Torna alla pagina precedente

Comune: BAIA (Na) - frazione del comune di Bacoli
Sito archeologico: Parco archeologico (insediamento romano)
Ubicazione: Via Sella di Baia 22 - tel. 0815233690
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli - Ufficio scavi di Bacoli (Via Castello n. 39 - tel.0815233797)
Modalità di visita: Il parco è aperto dalle 9 ad un'ora prima del tramonto; il biglietto d'ingresso cumulativo e valido per due giorni anche per il Museo archeologico di Baia, l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli e l'Acropoli di Cuma è di 4 euro (da 25 a 65 anni) e 2 euro (da 18 a 25 anni); il biglietto cumulativo valido per tre giorni e, oltre ai monumenti suddetti, anche per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è di 8,50 euro (da 25 a 65 anni) e 4,25 euro (da 18 a 25 anni).
Il Tempio di Venere è generalmente chiuso ma è visibile dall'esterno, mentre il Tempio di Diana è in proprietà privata.
Cenni storici:

Baia anticamente dovette essere uno dei tanti porti creati dai Cumani lungo l'arco del Golfo di Napoli al fine di controllare meglio il territorio ed il mare. Una leggenda ne ricollega il nome al compagno di Ulisse Baios, che su questo litorale sarebbe stato sepolto. In ogni caso lo sviluppo dell'insediamento di Baia è essenzialmente di età romana. Già a partire dal II sec. a.C., l'amenità del luogo e le numerose acque termali che sgorgavano dalle colline circostanti, favorirono l'edificazione di numerose ville, per lo più arroccate sulla collina e munite come fortilizi, giacché il pericolo dei pirati era una minaccia concreta in questi luoghi. Ma fu soprattutto dopo che Pompeo ebbe debellato la pirateria che lo sviluppo edilizio di Baia non ebbe più freni: in pochi decenni tutto il litorale e l'arco delle colline fu riempito di edifici sicché il geografo greco Strabone, in età augustea, scrisse: "Colà è sorta un'altra città, non inferiore a Pozzuoli, per la continua aggiunta di edifici ad edifici".
In realtà Baia non fu mai una città (le mancava ad esempio un nucleo di edifici pubblici, per cui continuò a dipendere da Cuma), ma un enorme agglomerato di ville, terme, alberghi che addirittura occuparono il mare (è il caso delle terme di Marco Crasso Frugi, costruite su un isola artificiale per sfruttare una polla termale sgorgante in mezzo al mare). L'edilizia di piacere assunse a Baia forme di fasto quali forse non si realizzarono neanche a Roma, tanto che parecchi scrittori come Varrone, Seneca e Properzio criticarono aspramente la vita mondana condotta a Baia. Possedere una villa baiana non rappresentava infatti una pura spesa voluttuaria; a parte il prestigio che conferiva il poter risiedere accanto a personaggi come Cesare o Pompeo, la gestione della villa comportava anche introiti derivanti dalle annesse campagne o dai vivai per frutti di mare o piscicultura. In ogni caso possedere una villa nella zona flegrea significava non perdere, neanche nell' "otium", i contatti con la vita economica e politica, l'opportunità di utili pubbliche relazioni; così della sua villa cumana Cicerone scriveva: "... desiderabile sì, ma purtroppo da evitare per la folla di chi mi richiedeva". Non bisogna poi dimenticare che le banche di cui si servivano per i loro affari e le loro speculazioni i grandi della politica romana erano a Puteoli.
Con l'età traianea e la costruzione di un porto presso Ostia, inizia la decadenza di Puteoli e con essa quella di tutta la regione flegrea, compreso il sito di Baia. Durante il III sec. d.C., si aggiunge anche il fenomeno del bradisismo a contribuire allo spopolamento della zona: inabissatisi moli, ville ed edifici, Baia si riduce ad una povera borgata arroccata sulla collina che cessa di vivere nel corso del IV sec. d.C.
Col Medioevo le virtù terapeutiche delle acque baiane furono riscoperte: vennero ricordate da Boccaccio e da Petrarca il quale riferisce la leggenda secondo la quale i medici della famosa Scuola salernitana, ingelositi dalla fama delle acque di Baia, ne avrebbero distrutto gli impianti, scontando poi la colpa, al ritorno, con un naufragio nelle acque di Capri. Anche nel XVII secolo, con il viceré spagnolo Pedro Antonio d'Aragona, le acque baiane furono rivalutate, ma il declino definitivo incominciò agli inizi del nostro secolo.

Illustrazione del sito: Superstite dello splendore passato è il complesso monumentale del parco archeologico. Per tutto il complesso è stata avanzata l'ipotesi di identificazione con il Palatium Imperiale. E' noto infatti il favore che la residenza imperiale di Baia godette presso vari imperatori, da Augusto a Marcello e ad Alessandro Severo. Scavato a partire dal 1941, il complesso non rappresenta un monumento unitario, ma un settore dell'ininterrotto continuo di edifici posti sulla collina. In tal modo non si ha una chiara visione delle costruzioni, che per tradizione sono divise in cinque settori.
Il primo settore che si incontra è la "villa dell'ambulatio", ritenuta fino a pochi anni fa un complesso termale. L'area scavata di questo settore comprende sei livelli costruiti su terrazzamenti che seguono l'andamento della collina: per questo il complesso è anche detto "delle terrazze". Si accede al terrazzo mediano che doveva essere un corridoio coperto a doppia volta, appunto un "ambulatio" (da cui il nome alla villa). Al di sopra di tale livello sono una serie di cisterne sulle quali è impiantata un'altra terrazza comprendente una serie di ambienti residenziali. Più in basso è la terza terrazza detta "a pilastri". Ancora più in basso sono la quarta e la quinta terrazza comprendenti una serie di ambienti termali e di soggiorno costruiti su un ampio basamento (la cosiddetta "basis villae"). Infine, in basso, è la sesta terrazza costituita da un ampia area a giardino.
A nord è il cosiddetto "settore di Mercurio", un complesso unitario il cui livello di calpestio attuale è ben più alto di quello antico. Domina il complesso la grandiosa aula del frigidarium denominata Tempio di Mercurio. Tale nome deriva dalla tradizione antiquaria settecentesca quando essa era già allagata per effetto del bradisismo: la sala ha un diametro di circa 22 metri e costituisce l'esempio più antico di cupola girata, precedendo anche il Pantheon di Roma. L'entrata odierna è ricavata con un foro del muro. Alle spalle dell'aula sono altri due ambienti termali allagati, ma pertinenti alla "villa dell'ambulatio". Altri ambienti sono tuttora da scavare.
Attraverso un suggestivo corridoio ad archi, si passa al "complesso di Sosandra", cosiddetto dal rinvenimento di una replica romana della statua di Afrodite Sosandra. In basso è un'area scoperta circondata da portici (forse una piscina). La terrazza sovrastante ospita un teatro-ninfeo con vasca circolare. Tale luogo era utilizzato sia come piacevole luogo di riposo che per rappresentazioni mimiche, musicali, ecc. Segue, sulla terrazza superiore, un vero e proprio quartiere di residenza, rimaneggiato in varie epoche. In esso spiccano un piccolo "balneum" decorato con stucchi ed una sala mosaicata con scena centrale raffigurante due attori teatrali.
Si passa infine al settore di Venere, centro del quale è il cosiddetto Tempio di Venere, posto all'esterno del recinto degli scavi. Tale aula era in realtà una grandiosa sala termale circolare all'interno ed ottagonale all'esterno, oggi interrata per effetto del bradisismo. Il complesso si sviluppa su tre livelli. Quello inferiore si sviluppa intorno ad un grande salone rettangolare con un'ampia abside sulla parete di fondo e con vasca che occupa tutta l'area dell'aula. Da notare anche una piccola sala mosaicata. Ad un livello intermedio è un'altra area termale costituita da più ambienti terminanti in una sala ottagonale (laconicum). Il livello più alto è quello detto "delle piccole terme", il più antico dell'area. La prima costruzione risale, infatti, al I sec. a.C.
Al di fuori del parco archeologico, presso la vecchia stazione della Cumana, è l'ultimo settore, quello delle Terme di Diana. Di esso è visibile solo la grandiosa sala termale, detta Tempio di Diana, in parte sezionata, a pianta circolare.
Situazione attuale: Discreta

IMMAGINI DEL SITO

Non si assume alcuna responsabilità per eventuali difformità da quanto riportato in questa pagina

Torna alla pagina precedente