Cenni storici: |
Racchiusa nell’ansa del
fiume Volturno, nel territorio fertile dell’ager campanus, Capua, originaria
Casilinum è una delle poche città fluviali dell’Italia meridionale. Con
molta probabilità Casilinum aveva proporzioni modeste, tant’è vero che,
quando fu tracciata la Via Appia in linea retta tra il ponte Casilino e
Capua antica (odierna Santa Maria Capua Vetere), essa non trovò ostacoli di
preesistenti strutture urbane, altrimenti sarebbe stata deviata più ad
ovest. La fondazione della città resta avvolta nel mistero e a tal riguardo
sono state formulate diverse ipotesi. Svetonio sostiene la tesi di origini
greche e la vede fatta edificare dal troiano Capi (da cui il toponimo). Il
geografo Strabone ritiene Capua la capitale della dodecapoli etrusca in
Campania fondata, nell’ VIII secolo a.C., quando toccava le rive del
Volturno e quelle del Mar Tirreno. Altri storici posticipano la data della
fondazione al 598 a.C.. E’ comunque certo che la Capua etrusca venne
occupata dai Sanniti (montanari ostinati e coraggiosi) nel 424 a.C. e che a
quel tempo, in quanto porto, giocava un ruolo fondamentale nei traffici
marittimi del Mediterraneo. Questo popolo si insediò in territorio capuano
per progressive infiltrazioni fino ad impadronirsene in seguito ad un feroce
eccidio degli aristocratici colti di sorpresa nel sonno dopo un banchetto.
Il loro avvento interruppe bruscamente la produzione in terracotta, anche se
comunque resta molto difficile distinguere, all’interno della civiltà
artistica capuana, le componenti greche, osche ed etrusche che la
caratterizzavano. Capua, per la sua posizione geografica, fu per secoli il
punto di incontro \ scontro di diverse civiltà, ognuna delle quali ha
impresso un segno indelebile nel patrimonio politico, culturale ed artistico
del luogo. All’epoca sannita risalgono le famose Ioviliae: are o cippi a
carattere votivo o funerario, così chiamate perché dedicate a Giove. Intorno
al 340 a.C., la città si accordò con Roma, che la mise a capo della Lega
Campana: urbs maxima opulentissimaque Italiae. I Romani incrementarono i
traffici del porto fluviale di Casilinum e potenziarono la rete stradale con
la costruzione, nel 312 a.C., della via Appia, la Regina Viarum del Sud che
univa Capua a Roma e che condizionò lo sviluppo della città e del territorio
circostante. Lo stato di subordinazione a Roma fu evidente sin dai primi
tempi e con la nomina di una magistratura romana, che limitava il potere di
quella locale, la situazione si fece intollerante. Fu così che nel 216 a.C.
Capua si ribellò ai Romani ed aprì le porte della città ad Annibale, in
marcia verso Roma. A causa della sua posizione isolata rispetto agli altri
territori conquistati dal cartaginese, la sua difesa risultò praticamente
impossibile e sempre nel 216 l’esercito romano, forte di centomila uomini,
mosse verso Capua che fu sottoposta ad un assedio stringente al quale, nel
211 a.C., fu costretta ad arrendersi senza condizioni. La sua popolazione fu
dispersa nei pagi o deportata a colonizzare territori meno fertili del
Lazio. Solo un secolo e mezzo dopo, nel 58, Capua riacquistò la dignità di
città e vide l’istituzione dei primi duunviri: Pisone e Pompeo. Nonostante
la sconfitta ed il frazionamento in villaggi di piccole dimensioni, Capua
riuscì a mantenere in vita, nei secoli successivi, le attività che in
passato l’avevano fatta prosperare. Come altre regioni d’Italia, essa
sperimentò, inoltre, la furia distruttrice delle invasioni barbariche: i
Visigoti di Alarico (410 d.C.), i Vandali di Genserico (455 d.C.) e, alla
caduta dell’Impero Romano, gli Eruli di Odoacre (476 d.C.). Solo con gli
Ostrogoti di Teodorico, la città (493 d.C.) conobbe un periodo di ripresa
che vide la riconquista dell’autonomia amministrativa. A quel tempo il
governatore era un tribuno bizantino con poteri militari e civili. L’ultimo
di questi fu Gregorio che, nel 594, dovette cedere ai nuovi conquistatori: i
Longobardi. |