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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: CASALBORE (Av)
Sito archeologico: Insediamento neolitico e resti romani
Ubicazione: Lungo la Statale 90, all'altezza della Chiesa di Santa Maria dei Bossi
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Salerno - Ufficio scavi di Ariano Irpino (Via Anzani n. 8 - tel.0825824839)
Modalità di visita: Liberamente visibili
Cenni storici:

Le prime testimonianze della presenza umana nella zona risalgono invece all’età neolitica (III-II millennio a.C.), epoca a cui si riferiscono alcuni ritrovamenti archeologici avvenuti in località Macchia Porcara. Relativamente alle grandi civiltà del mondo antico che abitarono l’area di Casalbore, la prima di esse fu quella dei Sanniti malgrado essi non avessero città propriamente dette e vivessero sparsi nelle campagne. Un segno del grado di civilizzazione delle popolazioni sannitiche fu certamente la loro religione ed in particolare il culto di Venere, la cui presenza in territorio casalborese è ormai un dato certo. Nella stessa area in cui sono stati effettuati i ritrovamenti preistorici, durante una campagna di scavi condotta negli anni ottanta del Novecento, è stato riportato alla luce un tempio di tipo italico; questa è stata una scoperta di grande importanza perché si tratta dell’unico edificio templare di età sannitica conosciuto finora in Irpinia. Il complesso delle testimonianze archeologiche fino ad oggi conosciute (i materiali rinvenuti provengono sia dall’area delle necropoli che dalle aree in prossimità dell’attuale centro abitato) si estendono dal VII alla fine del IV secolo a. C. periodo conclusivo delle guerre sannitiche. Nell’ambito di tali guerre la cui durata si estese per circa due secoli, molte battaglie ebbero per teatro proprio le campagne di Casalbore. Si ricorda, in proposito, il passaggio dei romani da Lucera a Cluvia (di cui a quel tempo dovettero far parte le terre casalboresi) durante il quale essi guerreggiarono anche in territorio casalborese ed, ancora, la terribile battaglia svoltasi lungo il torrente di S. Spirito che ora segna il confine tra Casalbore e Buonalbergo. Con l’abbattimento di Cluvia, i Romani ne ripopolarono le campagne con genti provenienti da altre aree italiche; nella Tavola Bebiana del catasto romano vengono nominati 22 villaggi tra cui un certo pago Albanus in cui qualche storico ha riconosciuto l’antenato di Casalbore (Casalis Albulus ). Pertanto si può ipotizzare che verso la fine dell’impero romano e l’avvento del Cristianesimo questo pagus si chiamasse Casal (is) albulus (villaggio bianco).Esso dovette far parte di un primo insediamento spostatosi in epoca romana per la presenza del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela; quasi certamente l’antico insediamento, anche se spostatosi più ad est continuò ad esistere anche dopo la conquista romana, favorito, appunto, dal passaggio del Regio Tratturo che lo attraversa in pieno. Del periodo imperiale, nella zona di Casalbore, sono state trovate vestigia tra cui resti di <<emporium>>, vasi di bronzo, tracce di terme, tombe con lacrimatoi, lucerne, idoletti, <<fosse>> a pareti che furono, forse, tombe. Altro ritrovamento fu quello di un << oxillum>>, un piccolo oggetto pesante che i contadini appendevano in onore di Dioniso; tale pratica diede origine ad un tipo di festa che é poi diventata usanza folcloristica del luogo. Com’è noto, alla fine dell’Impero Romano seguirono le invasioni da parte di vari popoli tra cui i Goti e i Longobardi furono quelli che lasciarono nel Sannio le tracce più significative. Ciò accadde soprattutto con i Longobardi in quanto i Goti furono a Casalbore nel VI secolo, quando la città era un raggruppamento di capanne.   

Illustrazione del sito: Al Neolitico antico appartiene un insediamento capannicolo scoperto nella zona in oggetto, in prossimità del fiume Miscano, in un’area ricca di sorgenti perenni, a circa 570 metri di altitudine. Del villaggio sono stati messi in luce qualche sottostruttura insediativa ed un fondo di capanna, da cui si sono recuperati numerosi frammenti ceramici, d’impasto grossolano con decorazioni impresse a punzonature e a tacche, frammenti d'impasto più fine, con decorazione a motivi geometrici incisi, e frammenti ceramici d’impasto compatto, pertinenti a tazze a calotta sferica, ciotole, olle, bacili e orci. I recipienti presentano le superfici di colore grigio-bruno, levigate e lucidate, decorate esternamente con motivi a rocker, con incisioni a tremolo, ottenute per mezzo di uno strumento a punta sottile o con punzone dentellato, premuto ad intervalli brevi e regolari, formanti motivi a sigma o a “chevrons”. L’industria litica recuperata comprende numerosi nuclei e schegge in selce, lame, lamelle e grattatoi in ossidiana. Sempre dallo stesso sito si è recuperato un piccolo gruppo di frammenti appartenenti all’Appenninico. Nella stessa località è la Chiesa di S. Maria dei Bossi, costruita, nel suo impianto originario, nella metà del V secolo, utilizzando anche le strutture murarie di un monumento funerario a camera, absidato, del II secolo d. C. Di proprietà privata, l’edificio mostra oggi una semplice facciata a capanna e si trova al centro di un’area di alto interesse archeologico, come si rileva dalle testimonianze di età romana (materiali architettonici ed aree di frammenti fittili) che emergono nelle sue vicinanze. Nei pressi della grotta della cappella dell’Arcangelo, scavi preventivi hanno messo in luce parte di un grande complesso rurale, del II secolo d. C., con annessi un edificio termale ed alcuni ambienti con in situ ancora alcuni dolia. Ville rustiche di produzione sono segnalate da ritrovamenti di strutture murarie e materiale ceramico di età tardoromana nelle località S. Ferro, Monte Calvello, Bassi, Pantana e S. Maria. Aree di frammenti fittili sono state individuate pure nel settore orientale dell’odierno territorio comunale e nelle contrade Fontanone, Pescola e Torre S. Elia.
Situazione attuale: Precaria

IMMAGINI DEL SITO

 

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