Cenni storici: |
Le prime testimonianze
della presenza umana nella zona risalgono invece all’età neolitica (III-II
millennio a.C.), epoca a cui si riferiscono alcuni ritrovamenti archeologici
avvenuti in località Macchia Porcara. Relativamente alle grandi civiltà del
mondo antico che abitarono l’area di Casalbore, la prima di esse fu quella
dei Sanniti malgrado essi non avessero città propriamente dette e vivessero
sparsi nelle campagne. Un segno del grado di civilizzazione delle
popolazioni sannitiche fu certamente la loro religione ed in particolare il
culto di Venere, la cui presenza in territorio casalborese è ormai un dato
certo. Nella stessa area in cui sono stati effettuati i ritrovamenti
preistorici, durante una campagna di scavi condotta negli anni ottanta del
Novecento, è stato riportato alla luce un tempio di tipo italico; questa è
stata una scoperta di grande importanza perché si tratta dell’unico edificio
templare di età sannitica conosciuto finora in Irpinia. Il complesso delle
testimonianze archeologiche fino ad oggi conosciute (i materiali rinvenuti
provengono sia dall’area delle necropoli che dalle aree in prossimità
dell’attuale centro abitato) si estendono dal VII alla fine del IV secolo a.
C. periodo conclusivo delle guerre sannitiche. Nell’ambito di tali guerre la
cui durata si estese per circa due secoli, molte battaglie ebbero per teatro
proprio le campagne di Casalbore. Si ricorda, in proposito, il passaggio dei
romani da Lucera a Cluvia (di cui a quel tempo dovettero far parte le terre
casalboresi) durante il quale essi guerreggiarono anche in territorio
casalborese ed, ancora, la terribile battaglia svoltasi lungo il torrente di
S. Spirito che ora segna il confine tra Casalbore e Buonalbergo. Con
l’abbattimento di Cluvia, i Romani ne ripopolarono le campagne con genti
provenienti da altre aree italiche; nella Tavola Bebiana del catasto romano
vengono nominati 22 villaggi tra cui un certo pago Albanus in cui qualche
storico ha riconosciuto l’antenato di Casalbore (Casalis Albulus ). Pertanto
si può ipotizzare che verso la fine dell’impero romano e l’avvento del
Cristianesimo questo pagus si chiamasse Casal (is) albulus (villaggio
bianco).Esso dovette far parte di un primo insediamento spostatosi in epoca
romana per la presenza del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela; quasi
certamente l’antico insediamento, anche se spostatosi più ad est continuò ad
esistere anche dopo la conquista romana, favorito, appunto, dal passaggio
del Regio Tratturo che lo attraversa in pieno. Del periodo imperiale, nella
zona di Casalbore, sono state trovate vestigia tra cui resti di <<emporium>>,
vasi di bronzo, tracce di terme, tombe con lacrimatoi, lucerne, idoletti,
<<fosse>> a pareti che furono, forse, tombe. Altro ritrovamento fu quello di
un << oxillum>>, un piccolo oggetto pesante che i contadini appendevano in
onore di Dioniso; tale pratica diede origine ad un tipo di festa che é poi
diventata usanza folcloristica del luogo. Com’è noto, alla fine dell’Impero
Romano seguirono le invasioni da parte di vari popoli tra cui i Goti e i
Longobardi furono quelli che lasciarono nel Sannio le tracce più
significative. Ciò accadde soprattutto con i Longobardi in quanto i Goti
furono a Casalbore nel VI secolo, quando la città era un raggruppamento di
capanne. |
Illustrazione del sito: |
Al Neolitico
antico appartiene un insediamento capannicolo scoperto nella zona in
oggetto, in prossimità del fiume Miscano, in un’area ricca di sorgenti
perenni, a circa 570 metri di altitudine. Del villaggio sono stati messi in
luce qualche sottostruttura insediativa ed un fondo di capanna, da cui si
sono recuperati numerosi frammenti ceramici, d’impasto grossolano con
decorazioni impresse a punzonature e a tacche, frammenti d'impasto più fine,
con decorazione a motivi geometrici incisi, e frammenti ceramici d’impasto
compatto, pertinenti a tazze a calotta sferica, ciotole, olle, bacili e
orci. I recipienti presentano le superfici di colore grigio-bruno, levigate
e lucidate, decorate esternamente con motivi a rocker, con incisioni a
tremolo, ottenute per mezzo di uno strumento a punta sottile o con punzone
dentellato, premuto ad intervalli brevi e regolari, formanti motivi a sigma
o a “chevrons”. L’industria litica recuperata comprende numerosi nuclei e
schegge in selce, lame, lamelle e grattatoi in ossidiana. Sempre dallo
stesso sito si è recuperato un piccolo gruppo di frammenti appartenenti
all’Appenninico. Nella stessa località è la Chiesa di S. Maria dei Bossi,
costruita, nel suo impianto originario, nella metà del V secolo, utilizzando
anche le strutture murarie di un monumento funerario a camera, absidato, del
II secolo d. C. Di proprietà privata, l’edificio mostra oggi una semplice
facciata a capanna e si trova al centro di un’area di alto interesse
archeologico, come si rileva dalle testimonianze di età romana (materiali
architettonici ed aree di frammenti fittili) che emergono nelle sue
vicinanze. Nei pressi della grotta della cappella dell’Arcangelo, scavi
preventivi hanno messo in luce parte di un grande complesso rurale, del II
secolo d. C., con annessi un edificio termale ed alcuni ambienti con in situ
ancora alcuni dolia. Ville rustiche di produzione sono segnalate da
ritrovamenti di strutture murarie e materiale ceramico di età tardoromana
nelle località S. Ferro, Monte Calvello, Bassi, Pantana e S. Maria. Aree di
frammenti fittili sono state individuate pure nel settore orientale
dell’odierno territorio comunale e nelle contrade Fontanone, Pescola e Torre
S. Elia. |