Cenni storici: |
Frasso coincide con la "Teravecchia",
importante sito di difesa della valle. Di epoca sannitica è il "Tesoretto di
Frasso", che contiene monete greche d'argento trovate negli anni trenta in
contrada "Murto" e attualmente conservate presso il Museo Nazionale di
Napoli. "TERRAVECCHIA" è il nome desunto dal primitivo nucleo abitativo di
Frasso, che sembra risalire, più o meno, al X secolo e che si distingue
soprattutto per i vicoletti, gli androni e gli angusti passaggi che lo
caratterizzano. Tutto all'intorno del quartiere "TERRAVECCHIA", poi, si è
progressivamente sviluppato il paese vero e proprio che sembra essersi quasi
adagiato su per le pendici del Monte Sant'Angelo, là dove questo declina
verso il Monte Cardito, dando così luogo a quella Valle di Prata, in cui, a
giudizio di illustri storici locali, le legioni romane subirono l'onta delle
Forche Caudine.
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Illustrazione del sito: |
Nel 1990, in
località "Arbusti", durante i lavori di ristrutturazione di un fabbricato di
proprietà del Sig. Alfonso Massaro, è venuto alla luce un importantissimo
tassello della secolare storia della Terra di Frasso: un piccolo gruppo di
tombe di epoca romana, in ottimo stato, con i resti dei defunti e il corredo
funerario. Con la monetina d'argento " Terentia ", rinvenuta nel 1951 sul
Monte Cardito, questo ritrovamento costituisce una testimonianza rilevante
della presenza di un insediamento umano nel territorio di Frasso, in epoca
romana. Tale insediamento è da collegare a quelli di San Nicola e di Orcoli
(Dugenta) dove le tracce di un lastricato romano e abbondanti ritrovamenti
di materiale anforario, fanno pensare a realtà urbane importanti con la
presenza anche di officine anforarie. Le tombe degli Arbusti possono essere
datate tra la tarda età repubblicana (11 sec. a.C.) e il tardo periodo
imperiale (IV sec. d.C.): esse potrebbero costituire l'indizio di un
insediamento più vasto e attestano con certezza una continuità di vita in
questo sito. Non si tratta di sepolture ricche, peraltro non comuni in epoca
romana, né, per il momento, si può ipotizzare nelle immediate vicinanze una
città delle dimensioni di Orcoli o Saticula. Forse esse testimoniano
l'esistenza di un piccolo agglomerato: un "vicus" o un "pagus" del
circondario della colonia romana vera e propria. Si potrebbe trattare,
altresi, del cimitero della fattoria ("villa rustica") di un latifondo con
gestione autonoma. Nella prima tomba ritrovata si vedono tracce delle tegole
che coprivano la sepoltura. In una seconda, "a cappuccino" (così detta per
le tegole disposte a doppio spiovente), sono stati rinvenuti oggetti
funerari: una lucema con scena erotica e una moneta di Agrippa (1 sec. d.
C). In un'altra tomba, anch'essa "a cappuccino", ai piedi del defunto, sono
emersi un' "olletta", di fine fattura, tipica del corredo funerario romano,
un chiodo, e una moneta dell'imperatore Galba (68-69 d.C.). Inoltre, nelle
vicinanze delle sepolture, sono stati trovati alcuni oggetti interessanti
tra cui un balsamario di vetro ottimamente conservato, di forma conica, con
collo allungato, databile tra il I e il II secolo a. C., e una moneta
dell'imperatore Massimino (degli inizi del IV secolo d.C.).
Le tombe, orientate nella direzione est-ovest, presentano corpi sepolti in
posizione distesa, e sono certamente pagane (come dimostra anche la presenza
delle monete: l'obolo per Caronte). Infine, la presenza di resti femminili,
escludendo sepolture di soldati o di gente di passaggio, conferma
l'esistenza di un insediamento stabile nelle vicinanze. |