Cenni storici: |
Posto su uno sperone di
tufo vulcanico, poco oltre il fiume Volturno, il centro agricolo di Mignano
è uno degli ultimi comuni della Campania ai confini con il Lazio. Alla
denominazione del comune, che deriverebbe dal nome proprio latino Minius o
Maenius, fu aggiunta nel 1947, la specificazione Monte Lungo in ricordo
della battaglia avvenuta, tra l’8 e il 16 dicembre 1943, tra le truppe
naziste e l’esercito italiano ricostituito dopo l’armistizio dell’8
settembre. Il territorio del paese sorse lungo la Via Latina, che da Roma
conduceva a Capua, in un’area inizialmente occupata dalla tribù osca dei
Sidicini, prima della sua romanizzazione. Ad età romana risalgono un ponte
sul fiume Rava, tratti della Via Latina e varie iscrizioni e reperti
archeologici rinvenuti nella zona. La posizione strategica del paese, che,
in età longobarda, fece parte prima del ducato di Benevento e poi, dal 776,
della contea di Capua, ne fece, nel 1139, il teatro dello scontro tra le
truppe normanne di Ruggero II e quelle pontificie di Innocenzo II,
conclusosi con la sconfitta dell’esercito pontificio e la cattura del Papa,
condotto prigioniero nel castello di Mignano.Ancora al centro di contese in
età sveva, tra Federico II e lo Stato pontificio, cambiò più volte signoria
con gli Angioini fino ad essere assegnato dagli Aragonesi ai Fieramosca con
i quali, in particolare Ettore e il fratello Guido, Mignano conobbe uno dei
migliori periodi della sua storia. Alla morte di Isabella Castriota, vedova
di Guido Fieramosca, il feudo, nel 1541, passò al nipote Antonio e, da
questi, nel 1557 ad Ettore Leognano Fieramosca che, a sua volta, lo vendette
nel 1581 a Giulio Cesare de Capua.Con l’arrivo dei Borboni, nel 1734, il
territorio acquistò, con Carlo III, l’indipendenza. |
Illustrazione del sito: |
Lungo le pendici del monte Cesima sono
state scoperte ben quattro cisterne d'acqua collegate da mura perimetrali,
che forse avevano il doppio scopo di trasportare acqua e di rappresentare la
cinta muraria dell'oppidum. Tali mura oggi sono completamente scomparse, le
cisterne invece, comprese in uno spazio di 3 km, hanno resistito. Ogni
cisterna è costituita da due camere comunicanti. La prima, in cui si
raccoglieva l'acqua piovana, era collegata alla seconda, che fungeva da
filtro. Nei pressi delle cisterne sono stati rinvenuti numerosi reperti
archeologici (tombe, anfore, ponti, busti, mosaici, iscrizioni ecc.), mentre
altri sono stati ritrovati in altre località del territorio mignanese.
Sul fiume Rava sono i ruderi di un ponte
romano. Altri rinvenimenti
sono avvenuti durante la costruzione della linea ferroviaria ad alta
velocità Napoli - Roma. Lo scavo archeologico ha messo in luce una
frequentazione che si estende dal periodo preromano, con fondi di capanna,
fino all’età paleocristiana, momento in cui si attesta un luogo di culto. Le
strutture che attualmente si possono osservare sono inerenti
all’insediamento, vicus, che inizia a vivere dall’età augustea, con
successivi restauri nel II d.C. L’impianto è quello tipico romano con strade
ortogonali (decumani e cardini, che si intersecano e delimitano gli
isolati), servizio idraulico (acquedotto, fontane e canalizzazioni), terme e
altri edifici destinati alla vita pubblica. Tale impostazione porta a
supporre che la nascita sia dovuta ad una volontà pubblica e non a una mano
privata. |