Cenni storici: |
La cittadina di Minori è
ubicata lungo la costa amalfitana e deve il suo nome all’aggettivo che
accompagnava il suo nome originario: infatti, era appellata dai Romani "Rheginna"
(dal nome del fiume che l'attraversa ancora oggi) cosicché, per distinguerla
dalla vicina Maiori, venne detta "Minor".
La fondazione dell'abitato è presumibilmente precedente all’arrivo dei
Romani, sebbene non esistano testimonianze dirette di tale origine. La
maggior parte degli studiosi sono concordi nell’affermare che la sua
fondazione risale agli Etruschi, presenti in zona fin dal VII secolo. Di
sicuro i Romani occuparono l’area costiera con una serie di ville
residenziali di notevole importanza e delle quali ne restano ancora oggi
alcuni esempi (una soltanto è al momento visitabile).
Numerosi scavi archeologici attestano che Minori, in epoca imperiale romana,
doveva certamente essere una notevole località di soggiorno soprattutto
"estivo", favorita in questo dalla natura del suo territorio che rendeva
facile l'approdo alle "villae" e disagevoli le comunicazioni terrestri per
vie montane. |
Illustrazione del sito: |
L’unica testimonianza
archeologica attualmente visitabile è la Villa Romana, risalente al primo
secolo d.C., della quale si conserva il pianterreno. Fu scoperta nella
primavera del 1932 dal muratore Luigi D'Amato, mentre eseguiva dei lavori
nella proprietà del Sig. Alfonso Sammarco. Durante i lavori, infatti, si
aprì una grossa buca nel pavimento dando la possibilità di intravedere come,
al di sotto, vi fosse un vuoto di apprezzabili dimensioni da dover
immediatamente controllare. In seguito all'alluvione del 26 ottobre 1954 la
villa fu sepolta nuovamente, e solo successivamente fu messa in luce nella
sua possibile interezza.
Non se ne conosce la proprietà. Della destinazione dei diversi ambienti
della villa poco può dirsi, in quanto la suppellettile ci è pervenuta in
pochissimi esemplari: la loro assenza e, soprattutto, la mancanza di lastre
di marmo asportate, lascia intendere che altri, prima del ritrovamento
ufficiale, scoprirono questo tesoro di inestimabile valore storico e
artistico, e, dopo averlo derubato, lo seppellirono nuovamente in un freddo
silenzio.
Molto probabilmente la Villa non ebbe una lunga vita: si ritiene che molta
probabilmente fu fatta costruire alla fine dell'età repubblicana mentre il
suo primo declino si fa coincidere con l'inizio dell'età imperiale.
Strutturalmente la Villa è circondata da un vasto cortile su un'area di 2500
metri quadri. Era costituita da due piani comunicanti tramite una scala,
parzialmente conservata, di 29 scalini, che andava allargandosi
progressivamente verso la base.
Originariamente vi era al centro una piscina circondata da un portico su tre
lati nel quale è visibile lo stupendo impianto idraulico. Sul quarto lato si
affacciava un "ninfeo", salone riccamente ornato di affreschi sulle pareti e
stucchi a rilievo nella volta a botte.
Di notevole interesse, tecnico oltre che storico, è anche l'impianto termale
strettamente connesso a quello idraulico: una tale ricerca di soluzioni
tecniche lascia intuire il grande interesse che i Romani, a partire dal I°
secolo in poi, nutrirono per quello che per loro era un'attività altamente
civile sociale, quale quella delle "thermae".
In corrispondenza del piano superiore vi era una terrazza ove è stato
riportato alla luce un ambiente con "suspensurae", colonnine di mattoni su
cui poggiava il pavimento di ambienti termali riscaldati per la diffusione,
nell'intercapedine venutasi così a creare, dei vapori necessari al
riscaldamento.
Di notevole interesse è anche un "antiquarium" che accoglieva le pitture
delle altre ville, un "larario" da Scafati, un cippo funerario a rilevo da
Angri e un altro da Nocera, oltre ad anfore, statue, frammenti
architettonici e molto altro ancora.
Va, infine, segnalato che i lavori eseguiti in seguito all'alluvione per
regolare il corso del Reginnolo hanno portato alla luce altre due ville, non
visitabili, delle quali una quasi distrutta e l'altra con ambienti ancora
ben conservati. |