Cenni storici: |
Centro agricolo della
media valle del Sàbato, il paesino di Montefredane è situato sulla cima di
un colle del versante sinistro, dal quale domina il sottostante fondovalle;
alle pendici del colle si trova Arcella, centro formatosi di recente lungo
la via Appia. Le tre frazioni, Gaita, Bosco Magliano e Arcella, sorgono
nella piana del fiume a circa 260 metri, mentre il centro abitato è a circa
590 metri di altitudine. La vicinanza del fiume Sabato ha favorito a partire
da tempi assai remoti la nascita di nuclei abitativi, il capoluogo, però, è
viceversa sorto intorno al castello longobardo sviluppatosi nella zona
settentrionale del territorio. Il paesaggio è caratterizzato da rilievi
collinari, ricco di sorgenti e di torrenti fra cui il Fredane, che dà il
nome al paese, dove si trovano numerosi nuclei abitativi. Sul fondo valle si
estende la piana del Sabato e la valle del Cardoneto. L’origine di
Montefredane si fa risalire alla metà del VI secolo, quando gli abitanti
della vicina Abellinum abbandonarono l’insediamento, per trasferirsi lungo i
rilievi collinari intorno alla città. Arcella, infatti, nuova frazione del
paese, già prima della dominazione romana fu luogo di insediamenti sanniti,
come testimonia il ritrovamento di alcuni reperti, orci, sepolcri e
suppellettili in diverse località del territorio comunale. Nella località di
Bosco Prata, infatti, sono state ritrovate delle tombe con lucernette,
risalenti al II-III secolo d.C. ed un’epigrafe su un blocco di travertino.
Il nome deriva dal tedesco Frieden, freddo, come quello di una sorgente che
diventa torrente e si riversa nel fiume Sabato, il corso d’acqua dell’antico
Sannio, prima di congiungersi al Calore “a co’ del ponte presso Benevento”.
La sorgente del Fredane sorge fra i boschi di Pietracupa e dei Castelloni e
di lì la tradizione vuole che le prime comunità abbiano cominciato a scalare
la collina, da Perdito al Casale e poi a Ripa, Magliano ed infine Perrizzoni.
Altri nuclei si stabilirono a mezza costa, fra Boscomagliano e Alimata, a
poco più d’un miglio da Avellino romana, o a valle, dove c’era una piccola
arx (Arcella) di Avellino sannita. Nel Medioevo la comunità si chiuse
intorno alla rocca costruita sulla cima della collina, circondata di mura e
ben difesa dalla natura aspra dei luoghi. I primi nuclei umani, però, si
insediarono già in epoca remota, provenendo dalla valle e principalmente
dall’area dell’antica città sannitica, che sorgeva nei luoghi vallivi tra il
Sabato e la collina. Quando il console Spurio Carvilio espugnò “l’arx” della
tribù degli Abellintaes, ubicata, forse, nella località denominata Arcella,
gli abitanti si dispersero nei boschi vicini, insediandosi nei pressi di
sorgenti perenni (il Fredane, l’Acqua dei Militi, Fontanelle, Piscara). Fra
le muraglie naturali di Pietracupa (antichi dolmen distrutti ricavati da
grandi blocchi di pietra ancora esistenti) e di Castelloni c’erano già,
probabilmente, altri nuclei umani. Altri se ne aggiunsero quando la valle fu
infestata dalla guerra greco - gotica. Il bisogno di pascoli, la scarsezza
del vitto e l’opportunità del sito fecero allontanare dei nuclei da Avellino
per andare a fissarsi in altri luoghi (Capriglia, Montefredane). Furono
abbandonati anche i “pagi”, che sorgevano ai lati della strada che
costeggiava il Sabato e andava a raggiungere l’Appia nei pressi di Aeclanum,
e man mano si spostarono a monte dove c’era maggiore sicurezza. |