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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: MONTORO SUPERIORE (Av)
Sito archeologico: Insediamenti preistorici
Ubicazione: Località Aterrana e Torchiati
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Avellino (Via Ciccarelli n. 5 - tel.0825781862)
Modalità di visita: visibili liberamente
Cenni storici: Poco lontano dall’odierno comune di Mercato San Severino, sulle pendici dei colli ed alle radici del monte Tauro si estendono le sette frazioni di cui oggi si compone la città di Montoro. Fino alla prima metà del XIX secolo esso era un tutt’uno con il comune di Montoro Inferiore. Le origini di questo paese si perdono nella notte dei tempi. Come dimostrano alcuni ritrovamenti di natura archeologica avvenuti negli ultimi decenni, le prime presenze umane su questo territorio risalgono al periodo compreso tra il Paleolitico ed il Neolitico. Nei pressi di piazza Pandola è venuto alla luce altro materiale attestante l’esistenza della remota popolazione degli Abellinates, tra i resti più importanti ricordiamo: una lapide con dedica all’imperatore Giordano ed alcuni sparuti brandelli dell’acquedotto Claudio Fontis Auguster Aquaeductus. Nel 560 una colonia di Romani si stabilì inizialmente nella vicina Salerno per poi ampliare i propri domini fino alla terra di Montoro. La scoperta in contrada San Pietro a Murillo (nelle immediate vicinanze dell’antico abitato), di sepolcreti in tufo contenenti resti ossei, armi, monete e lucerne, ha dato un ulteriore testimonianza della presenza dei Romani in questo territorio. Con la caduta dell’Impero Romano, Montoro fu occupata dalla popolazione barbarica dei Goti, che dopo una sanguinosa battaglia furono scacciati dall’armata bizantina. Non si sa se durante la breve dominazione ellenica il paese esistesse già, ma è certo, però, che questa contrada fu sottoposta alla signoria dei Longobardi, come territorio sia del Ducato di Benevento che del Principato di Salerno. Quando i Longobardi giunsero a Montoro si trovarono dinanzi una terra già abitata da popolazioni selvagge. Così com’è riportato nella Cronaca Cavense di Pietro Abbate, i conti longobardi vollero qui l’edificazione di svariate abitazioni e casolari che in pochi anni si moltiplicarono fino a creare un vero e proprio borgo fortificato, con il suo eminente castello e la sua piccola chiesa. Il Codex Cavensis Diplomaticus riporta una delle prime citazioni della città, contenute in un atto ufficiale con il quale Sighelcaita, moglie di Giovanni, principe di Salerno, dona molti dei suoi possedimenti alla chiesa di Santa Maria di Salerno. Fra i beni offerti ritroviamo anche la Curte nostra de locu Muntorum: descritto come un territorio coltivato circondato da alte mura fortificate. Un manoscritto del 1004 ci ha permesso inoltre di stabilire che a quel tempo Montoro faceva parte del Gastaldato, cui era preposto Drogone; mentre nel 1012 fu dichiarato contea e concesso a Landone, alla morte del quale subentrò il figlio Drogocaro. A causa della mancanza di notizie certe non è stato possibile stabilire la serie di conti che dopo Drogocaro, si susseguirono nel possesso di Montoro. Da un diploma del 1075 risulta che in quegli anni il proprietario del castello era il normanno Raeli. Il maniero di Montoro viene menzionato in tanti altri documenti come la città in cui Gisulfo, ultimo Principe di Salerno, si rifugiò a seguito dell’assedio di Salerno (giugno 1076) da parte di Roberto il Guiscardo, ex marito di Sighelcaita, sorella di Gisulfo. Con l’avvento dei Normanni il feudo passò prima al cavaliere Turgisio De Rota (a titolo di donazione fattagli dal Guiscardo) e poi a Ruggiero Sanseverino, figlio del suddetto Turgisio. Con il passare del tempo le abitazioni continuano ad espandersi a vista d’occhio fino a creare, in piena epoca angioina, nove veri e propri Casali. Estintosi il dominio longobardo, Montoro entrò a far parte del Giustizierato di Principato e Terra Beneventana, nel 1284 diviso da Carlo II d’Angiò in due parti: il feudo di Montoro che in precedenza era incorporato alla provincia di Caserta, passò al Principato Citra serris Montorii, mentre quello facente parte del Ducato di Benevento fu inserito nel Principato Ultra serris Montorii.
Illustrazione del sito: Un grande riparo sottoroccia di epoca mesolitica è stato individuato nella seconda metà degli anni Settanta nella frazione Aterrana ai piedi di un ripido costone roccioso situato nel vallone Cardellito e denominato Balzi del Guacci dal nome del suo scopritore. Il deposito antropico, indagato solo in parte, ha restituito una complessa stratificazione di focolari con alternanze e facies di abbandono stagionali da parte di cacciatori seminomadi del periodo post-glaciale. Dai livelli di frequentazione si sono recuperati resti di industrie litiche in selce ed in calcare siliceo di natura microlitica ascrivibili alla Cultura Tardenoisiana tipica del Mesolitico. Si tratta di microbulini, punte foliate, raschiatoi, perforatori, lame, lamelle e numerose schegge. Evidenziate tracce dei focolari da cui provengono resti di pasto subfossilizzati e in parte combusti con ossa di cervidi.

Nella frazione Torchiati sono stati rinvenute tracce di un insediamento capannicolo del Neolitico antico da cui si sono recuperati strumenti litici in selce e frammenti ceramici d’impasto. Sempre nella stessa frazione si ha notizia del ritrovamento nel XVI secolo di sei lapidi con iscrizioni di epoca romana in cui si fa menzione della “Colonia Veneria Livia Augusta Alexandriana Abellinatum”.

Situazione attuale: Precaria

IMMAGINI DEL SITO

 

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