Cenni storici: |
L’attuale abitato di
Oliveto Citra, storicamente costituito aggregandosi attorno al suo Castello,
domina l’alta valle del fiume Sele in una posizione che ne ha favorito, fin
dall’antichità, il collegamento e il controllo di un percorso naturale il
quale, attraverso la sella di Conza e la valle dell’Ofanto, collega la costa
tirrenica al territorio irpino e daunio, ovvero costa tirrenica e adriatica.
Non a caso Oliveto partecipa, fin dall’VIII sec a.C., alla cultura di “Oliveto-Cairano”,
la quale nell’ambito della Fossakultur era caratterizzata da forti tendenze
conservatrici, rilevate dall’esame di molti corredi tombali; geograficamente
tale cultura abbracciava i centri che si snodano nell’area dell’Ofanto,
perciò Cairano, Calitri, Bisaccia, Morra de Sanctis, e quelli dislocati
lungo il corso del Sele, Oliveto Citra, Montercovino Rovella,fino ai monti
picentini.
La “cultura Oliveto-Cairano” mostrava, altresì, affinità sostanziali con le
culture dell’opposta sponda adriatica, chiaro segno di una continua serie di
scambi, ovvero della provenienza di un primo gruppo di genti da quell’area.
Nella seconda metà dell’VIII sec a.C. si consolidò la presenza greca sulla
costa tirrenica con il centro di Pitecusa (Ischia) e la fondazione della
colonia di Cuma; l’incontro con una civiltà più evoluta ebbe un effetto
dirompente sulle comunità indigene della Campania, alcune delle quali ne
trassero, però, notevoli benefici. Divenne così un polo di attrazione
Pontecagnano, avendo una maggiore omogeneità politica; è probabile che in
questo momento le genti di Oliveto-Cairano varcano la sella di Conza e si
spingono nel salernitano, creando nuovi insediamenti: uno dei maggiori
Oliveto [Citra]: in realtà questo si configurava come un sistema di più
villaggi –segnalati da aree di necropoli- organizzati, presumibilmente,
intorno all’abitato principale della Civita, collina a ridosso del paese
attuale; tesi suffragata dai rinvenimenti sepolcrali che, infatti,
provengono da varie località di Oliveto Citra: Turni, Aia Sophia, Fontana
Volpacchio, Piceglia, Cava dell’Arena, Vazze, Isca, Casale, oltre,
naturalmente, Civita; tranne che per quest’ultima, si tratta generalmente di
necropoli collocate in un arco cronologico che va dalla fine dell’VIII al IV
sec a.C.
Si presume che queste popolazioni, viste le condizioni e la posizione
favorevoli, si dedicarono al controllo dei traffici che avvenivano, appunto,
tra la costa adriatica e la tirrenica.
I corredi tombali del IV sec a.C. sono molto simili a quelli rinvenuti in
altri centri della Campania sannitizzata, chiaro segno che anche Oliveto
partecipò a questo fenomeno verificatosi nel corso della seconda metà del V
sec a.C.; ritrovamenti di vasellame di quest’epoca, fanno definire un
rapporto con centri del Vallo di Diano, quali Buccino e Atena Lucana. Ormai
tutta la Campania era avviata verso un’altra epoca, iniziata con la
conquista sannita dell’ultimo avamposto etrusco di Capua, intorno al 400
a.C.
Anche in questo periodo le genti di Oliveto, cosi come di tutta l’area,
dovettero avere un ruolo non secondario, nel quale vennero in qualche modo a
fondersi; infatti non è un caso che da quel momento in poi non siano più
visibili i caratteri distintivi della cultura materiale denominata “Oliveto-Cairano”.
Le popolazioni locali erano talmente influenzate dai sanniti da essere
coinvolte nel III guerra sannitica contro i romani, che li vide sconfitti e
sottomessi nel 290 a.C. circa: una leggenda riporta che la Civita fu
distrutta come atto di ritorsione.
Alcune tracce fanno ipotizzare che vi siano comunque degli insediamenti
successivi, appunto di epoca romana.
Nei primi anni del 1900 fu ritrovata, nella località denominata Puceglia, la
corazza di un’armatura romana; una delle ipotesi formulate circa questo
ritrovamento abbastanza inusuale per l’area, è basata sulla teoria di vari
studiosi secondo i quali i territori nei dintorni di Oliveto (forse nelle
vicinanze dell’attuale abitato di Quaglietta) furono scenario della morte
del grande Spartaco e dei suoi circa sessantamila uomini per mano delle
truppe romane nel 71 a.C.
Segue poi un periodo abbastanza oscuro, soprattutto per una ricostruzione
storica che possa definirsi tale; anche in questo caso, come spesso accade,
la leggenda si sovrappone ad essa: ci è dato sapere che, nel periodo di
piena crisi dell’Impero, le popolazioni di Oliveto erano raggruppate a
piccoli gruppi in alcune località che ancora oggi riportano i nomi di santi
– ci si trovava in piena era cristiana! -. Iniziava ad assumere una certa
importanza, e questo per un periodo abbastanza lungo, la comunità insediata
nell’attuale località denominata Casale, che eresse la chiesa paleocristiana
di S. Maria de Faris (o Foris).
Il territorio di Oliveto fu compresa nell’antica Lucania, i cui confini
settentrionali erano delimitati proprio dal Sele: ne fece parte fino alla
caduta dell’Impero a seguito delle invasioni barbariche; con l’arrivo dei
Longobardi fu annessa, insieme agli altri centri della Valle intorno al 590
d.C., nel ducato di Benevento.
I secoli che seguirono, come risaputo, furono contrassegnati da un profondo
stato di caos politico e sociale, dovuto alle continue lotte intestine tra i
Longobardi per le successioni; tale situazione favorì, tra la metà del IX e
tutto il X sec d.C., le scorrerie dei saraceni, i quali spesso si
avventavano anche sulle contrade di Oliveto.
Alcuni riferimenti storici certi riguardo un centro con il nome di
“Oliveto”, compaiono all’epoca dei Normanni, nel frattempo sovrapposti ai
Longobardi ormai in declino; la storiografia ufficiale fa iniziare la loro
dominazione intorno alla seconda metà dell’anno 1000: Salerno fu conquistata
dai Normanni verso la fine del 1070. |
Illustrazione del sito: |
Tra i siti archeologici
principali il più interessante è, senza dubbio, quello in località "Civita",
che rappresenta l'unica traccia visibile dell'antica sede urbana del paese (VII-III
sec. a.C.). Si ritiene che l'abitato fosse il centro più importante di una
serie di villaggi sparsi nella zona, dai quali la presenza delle necropoli
di "Aia Sofice", "Fontana Volpacchio", "Piceglia", "Cava della Arena" ed,
infine, "Turni". Quest'ultimo è una splendida necropoli in cui sono stati
riportati alla luce dei bronzi ionici, attualmente custoditi presso il Museo
di Salerno. Il valore puramente storico e architettonico dei siti
archeologici di cui sopra, si somma l'inestimabile valore dei reperti che in
tali siti sono stati rinvenuti. Tra questi numerosi vasi che mostrano
diverse influenze, da quelle etrusche a quelle ioniche e corinzie, nonché
anelli d'oro ed altri oggetti che molto probabilmente risalgono all'Età del
ferro.
Tra gli altri siti archeologici, per finire, va segnalato l'Acquedotto
Romano che attraversa le campagne della località Fravitole in cattivo stato
di conservazione. |