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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: QUARTO FLEGREO (Na)
Sito archeologico: Mausoleo romano ("La Fescina") - altri resti romani
Ubicazione: Il complesso del mausoleo romano "La Fescina" è in Via Brindisi; gli altri resti sono in località diverse come indicato nel testo successivo
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta
Modalità di visita: Per il complesso del mausoleo romano "La Fescina" rivolgersi alla Soprintendenza Archeologica; per gli altri resti vedere nel testo successivo
Cenni storici:

La conca di Quarto, pur periferica nei Campi Flegrei, ha rivestito un importante ruolo nell'antichità. Lungo le sue pendici è stato infatti possibile riconoscere varie tracce di insediamenti preistorici, e certo in età greca essa dovette avere un suo ruolo precipuo in relazione alla vicina Cuma.
Ma le maggiori testimonianze monumentali risalgono all'età romana, quando la zona, con l'apertura della Via Campana, vide crescere la sua importanza economica.
Il modello insediativo e di utilizzo del territorio sembra riconducibile, più che a quello di un vero e proprio centro abitato, con un unico nucleo principale, a una serie di strutture abitative rurali - ville rustiche - disposte lungo i vari diverticoli della Via Campana e a mezza costa lungo le pendici della conca.

Illustrazione del sito:

Si entra a Quarto attraverso la Montagna Spaccata, eccezionale opera di ingegneria romana, probabilmente di tarda età repubblicana.

Lungo la via Campana dopo m. 400 ca. si incrocia sulla destra via Nuova. Qui, inglobati nell'attuale Masseria Crisci, sono i resti monumentali di una struttura romana in opera reticolata a due piani. E' possibile, in piccoli gruppi, visitare, col permesso dei proprietari, gli ambienti del piano terra, conservati ancora oggi ottimamente. La funzione di questa struttura nell'antichità non è ancora ben chiara: potrebbe trattarsi di enormi magazzini agricoli per la raccolta di derrate alimentari, posti nei pressi della mansio, cioè di un posto di sosta lungo la Via Campana, situato al quarto miglio da Puteoli (da qui il nome del Comune moderno).

A est della Masseria Crisci, lungo la Via S. Petrillo o Via Campana Antica sono ancora visibili resti di monumenti funerari, di cui quello più prossimo alla masseria, con basamento quadrato e tamburo superiore circolare, è in laterizio sul lato rivolto verso la strada e in reticolato sul retro. Degli altri mausolei ormai non è visibile che qualche scarsa traccia.

Tornati indietro, si imbocca, sul lato opposto, via Grotta del Sole. La strada prosegue sino a Cuma, ricalcando un'antica percorrenza - addirittura anteriore all'apertura della via Consularis Campana - che assicurava i collegamenti tra la città greca e Capua. Il primo tratto riveste ancora un certo interesse per la presenza di alcuni mausolei ben conservati. I due più facilmente raggiungibili si incontrano sulla sinistra dopo ca. 200 metri dal limite di confine tra Quarto e Pozzuoli (località Conocchietta). Il primo di questi, sito in proprietà privata, è costituito da un basamento quadrangolare, in opera vittata, su cui si innesta un tamburo, anch'esso a pianta quadrangolare. La camera funeraria è ancora interrata sotto l'attuale piano di calpestio, mentre è visibile, all'interno del basamento, un secondo ambiente attualmente adibito a deposito di attrezzi agricoli. Il secondo mausoleo, posto a ca. 100 metri dal primo e visibile soltanto dalla strada, è invece quasi completamente interrato. Se ne può scorgere la cuspide conica, in opera cementizia rivestita dl cocciopesto.

Proseguendo lungo la strada parzialmente sterrata si giunge al Monte Gauro, luogo rinomato nell'antichità e ancora ricchissimo di testimonianze del passato (ville, impianti termali ecc.). Oggi solo l'aiuto di una guida esperta del luogo può consentire la salita, attraverso sentieri naturali non battuti, e l'individuazione dei moltissimi ruderi di epoca romana sparsi lungo le pendici del monte e seminascosti dalla vegetazione.

Uno dei luoghi più suggestivi dell'area di Quarto è la necropoli che ospita il caratteristico mausoleo a cuspide piramidale. Il monumento si può raggiungere direttamente ritornando sulla via Campana e svoltando, dopo circa Km. 5, per via Brindisi, fino al cavalcavia della linea ferroviaria. La necropoli di via Brindisi è stata portata parzialmente alla luce nel corso degli anni settanta e ottanta, prima di allora era visibile solo il livello superiore del mausoleo a cuspide utilizzato come deposito di attrezzi agricoli. Delimitata da una bassa recinzione realizzata in opera reticolata, ne fanno parte tre mausolei funerari con basamento quadrangolare e vano ipogeo, un triclinio all'aperto, alcuni vani di servizio e due recinti minori. La struttura più antica è il monumentale mausoleo a cuspide piramidale, volgarmente noto come <<Fescina>>, con la recinzione ad esso pertinente.
Attraverso un varco alle spalle del monumento è possibile accedere al recinto, originariamente chiuso (Pianta A, n. 1), in cui si rinvennero tracce di incinerazioni, urne, anfore con resti di inumati e tombe a cappuccina che documentano la continuità d'uso della necropoli fino ad epoca tarda. Anche nell'area del recinto maggiore vennero alla luce sepolture ad inumazione. Nell'antichità tali spazi recintati erano detti ustrinae perché destinati soprattutto alla cremazione dei defunti. La camera superiore presenta un ingresso ad arco, visibile non appena si giunge nella zona archeologica: esso è posto a ca. 1 metro di altezza dall'attuale piano di campagna e, dal momento che non esiste traccia di una rampa di accesso, si deve ipotizzare in antico l'utilizzo di scale mobili in legno. Si tratta di un colombario a pianta quadrangolare esternamente cilindrico, con volta a botte e dotato di cinque nicchie, molto danneggiato dall'utilizzo prolungato da parte dei contadini del luogo. Questo ambiente è più piccolo rispetto al vano ipogeo posto al di sotto di esso, sia per dimensioni che per il numero di nicchie ricavate nelle pareti, tutte con tracce d'intonaco, due a pianta quadrangolare nelle pareti laterali, ed una a pianta semicircolare nella parete di fondo. Il taglio nell'attuale piano pavimentale è stato praticato in epoca moderna per accedere all'ipogeo.
La copertura del mausoleo è una cuspide piramidale a pianta esagonale, con due camere di alleggerimento, la cui tipologia non trova facili riscontri in ambito flegreo e campano, ma è diffusa invece in età ellenistica nel Mediterraneo orientale, particolarmente in ambito microasiatico e alessandrino. Il prototipo architettonico è rappresentato dal celebre mausoleo d'Alicarnasso del IV sec. a.C. (alto basamento rettangolare sormontato da una peristasi coronata da piramide a gradini), che influenzò numerosi monumenti minori in epoche successive; la ripresa di tale modello nel monumento di Quarto sembra rientrare in un attardamento di tale tradizione. Questo fenomeno ben si colloca nel quadro dei frequenti scambi di natura commerciale e culturale fra Puteoli - divenuta il grande porto di Roma nella prima età imperiale e nel cui ambito territoriale rientrava la piana di Quarto - e il mondo orientale. Sul retro del monumento, una scala moderna conduce all'ingresso del dromos (Pianta, D), un corridoio coperto a volta, attraverso il quale si accedeva al vano sotterraneo situato all'interno del basamento quadrangolare (Pianta, E). Il dromos, nella sua forma attuale, è il risultato di tre interventi costruttivi, come si evince da un esame della superficie esterna della sua copertura, separata in tre parti di differente tecnica edilizia. Inizialmente esso era coperto da una piccola volta a botte solo nella parte adiacente al basamento. Successivamente, anche un primo tratto del dromos venne dotato di copertura a volta, contemporanea alla realizzazione del recinto del mausoleo e non interamente conservata poiché tagliata all'altezza dell'arco; in base a questo particolare, si deve supporre un camminamento più lungo dell'attuale, che probabilmente doveva correre al di sotto di un asse viario situato in quest'area, sebbene non ancora individuato con certezza. Infine, anche la zona intermedia venne ricoperta in opera cementizia di sommaria esecuzione. Attraverso una piccola rampa di scale ed un ingresso ad arco si accede all'ipogeo vero e proprio (Pianta, E), un ambiente quadrangolare con volta a botte, interamente intonacato, con 11 nicchie a pianta semicircolare sulle pareti cui si appoggiano tre letti con pulvini per i pasti rituali; due feritoie illuminano il vano dall'alto. L'ambiente è purtroppo soggetto a frequenti allagamenti durante la stagione invernale. Sul retro del mausoleo, lungo questo ipotetico asse viario, sulla sinistra, si incontrano altri due spazi recintati, privi di un varco di accesso, destinati probabilmente anch'essi a funzioni funerarie (agri religiosi) (Pianta, F, G). Appena oltre, è possibile accedere al grande recinto (maceria), che ingloba tutto il complesso, attraverso una soglia (Pianta, H, n. 5) di pietra lavica con chiare tracce di tardi rimaneggiamenti che hanno comportato anche un innalzamento del livello di calpestio. Giunti all'interno, sulla sinistra, realizzato in uno spazio di risulta, si incontra un piccolo ambiente intonacato a pianta trapezoidale (Pianta I), pavimentato in cocciopesto, oggi quasi del tutto privo dell'originaria copertura (sono visibili sul fondo tracce dell'imposta di una volta). Per la sua struttura potrebbe avere avuto funzione di edicola. Procedendo si giunge di fronte a un triclinio all'aperto, costituito da una mensa centrale di forma rettangolare e da tre letti a sezione trapezoidale su tre lati (Pianta, L), sistemato a ridosso del recinto e destinato ai banchetti funebri. E' noto infatti che negli anniversari della morte o nelle celebrazioni commemorative dei defunti come il dies violae (22 marzo) e il dies rosae (21 maggio) si consumavano pasti funebri rituali in appositi triclini costruiti negli spazi antistanti il sepolcro, o all'interno del monumento stesso, come in E, oppure su banconi e sedili di muratura eretti lungo le facciate, come nel mausoleo N. Il triclinio appartiene all'ultima fase del complesso, quando la costruzione del mausoleo M e del triclinio stesso comportò un ampliamento e la distruzione di una precedente recinzione, (Pianta, nn. 6, 7) pertinente al solo mausoleo N. Il mausoleo posto accanto al triclinio presenta, proprio sul fronte, la scala di accesso al piano superiore e all'ipogeo e affiancate alla scala, due grosse nicchie, la cui funzione, connessa evidentemente all'utilizzo del triclinio, doveva essere di ripostiglio per suppellettili.
Dal solaio (non è ricostruibile l'assetto originario del piano superiore) si scendeva nel vano ipogeo attraverso una scala a doppia rampa, ora inagibile a causa di un crollo. L'ambiente, a pianta quadrangolare e con volta a botte, presenta su tre pareti 15 nicchie distribuite variamente su uno o due ordini; un'altra nicchia è ricavata sulla volta di sostruzione della scala. L'illuminazione era garantita da due feritoie che si aprivano su pareti adiacenti.
Di fronte e con orientamento opposto, il mausoleo N presenta un basamento a pianta rettangolare, al cui lato lungo si appoggia la scala che conduceva al livello superiore (Pianta, n. 11). Di quest'ultimo pochi sono gli elementi conservati, poiché le pareti sono quasi completamente rasate. Sulla facciata principale, poi, è possibile notare, all'estrema destra, i resti di un'ulteriore scala (Pianta, n. 12), funzionale esclusivamente all'accesso all'ipogeo.
Il prospetto del monumento mostra inoltre una panchina e tre avancorpi, disposti ai due lati e pressappoco nella zona mediana, con probabile funzione di sostegno di elementi verticali quali pilastri o colonne, che dovevano abbellire il fronte dell'edificio (Pianta, nn. 13-15). Anche in questo caso, dal pavimento del piano superiore si scendeva nell'ipogeo tramite una scala a doppia rampa. Tale ambiente, con volta a botte, analogamente agli ipogei già descritti, presenta una pianta quadrangolare, e riceve luce da due feritoie. Delle ventidue nicchie, distribuite in due ordini, due, interamente in stucco, sono del tipo ad edicola ricavate su pareti opposte ed inquadrate da un architrave ed un timpano sorretti da due lesene. Infine, gli ambienti O e P, oggi privi di copertura, dovevano avere varie funzioni di servizio: per l'ambiente P, ad esempio, si potrebbe ipotizzare la funzione di cucina per i già ricordati pasti funebri, a causa delle tracce di un piano d'appoggio; è noto infatti, in Campania, nella prima età imperiale, l'impiego di banconi in muratura per la cottura di cibi alla brace. Al di fuori del recinto (oltre il lato NO) sono presenti anche altri resti di strutture in opera reticolata solo in parte scavati, pertinenti probabilmente a una villa con ambiente termale; e inoltre una grande cisterna costruita in epoca tardo-antica.

Poco oltre, via Brindisi incrocia sulla sinistra via Pantaleo, che ricalca un antico asse viario e lungo la quale si attestano strutture romane, in parte isolate e fatiscenti, in parte inglobate in masserie. Tra queste, si segnalano la Masseria Cesa Pepere e la Masseria Pantaleo I. La prima conserva non solo i resti murari in opera reticolata, ma anche la disposizione su tre terrazze della villa romana su cui si è impostata (dalla terrazza superiore è possibile dare uno sguardo di insieme alla zona di Pantaleo, via Brindisi con il Mausoleo a cuspide e all'area delle cave). La seconda utilizza come cantine ambienti romani in opera reticolata. Si tratta probabilmente di magazzini per deposito di derrate agricole pertinenti ad una grande villa terrazzata: alcuni di essi presentano le pareti divisorie tra i vari ambienti alleggerite nella parte superiore da archetti di scarico.

Usciti sulla via Campana, imboccando sul lato opposto via Viticaglia, si incontra dopo pochi metri sulla sinistra la suggestiva via Cupa Orlando, incassata nel banco tufaceo, che rappresentava già in antico l'uscita della Via Campana dalla conca di Quarto. Qui doveva attestarsi la parte monumentale della necropoli, la cui zona più povera, costituita da tombe a cassa di tufo e a cappuccina (cioè con copertura a tegole accostate a formare un doppio spiovente), si estendeva ai margini della piana sottostante. Sul lato ovest della strada è possibile scorgere i pochi resti di strutture (sepolcri scavati nel tufo, cisterne ecc.) che sono stati risparmiati dall'ondata edilizia che ha interessato negli ultimi anni il comune di Quarto.

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