Illustrazione del sito: |
Si entra a Quarto attraverso la Montagna
Spaccata, eccezionale opera di ingegneria romana, probabilmente di tarda età
repubblicana.
Lungo la via Campana dopo m. 400 ca. si
incrocia sulla destra via Nuova. Qui, inglobati nell'attuale Masseria Crisci,
sono i resti monumentali di una struttura romana in opera reticolata a due
piani. E' possibile, in piccoli gruppi, visitare, col permesso dei
proprietari, gli ambienti del piano terra, conservati ancora oggi
ottimamente. La funzione di questa struttura nell'antichità non è ancora ben
chiara: potrebbe trattarsi di enormi magazzini agricoli per la raccolta di
derrate alimentari, posti nei pressi della mansio, cioè di un posto di sosta
lungo la Via Campana, situato al quarto miglio da Puteoli (da qui il nome
del Comune moderno).
A est della Masseria Crisci, lungo la
Via S. Petrillo o Via Campana Antica sono ancora visibili resti di monumenti
funerari, di cui quello più prossimo alla masseria, con basamento quadrato e
tamburo superiore circolare, è in laterizio sul lato rivolto verso la strada
e in reticolato sul retro. Degli altri mausolei ormai non è visibile che
qualche scarsa traccia.
Tornati indietro, si imbocca, sul lato opposto, via Grotta del Sole. La
strada prosegue sino a Cuma, ricalcando un'antica percorrenza - addirittura
anteriore all'apertura della via Consularis Campana - che assicurava i
collegamenti tra la città greca e Capua. Il primo tratto riveste ancora un
certo interesse per la presenza di alcuni mausolei ben conservati. I due più
facilmente raggiungibili si incontrano sulla sinistra dopo ca. 200 metri dal
limite di confine tra Quarto e Pozzuoli (località Conocchietta). Il primo di
questi, sito in proprietà privata, è costituito da un basamento
quadrangolare, in opera vittata, su cui si innesta un tamburo, anch'esso a
pianta quadrangolare. La camera funeraria è ancora interrata sotto l'attuale
piano di calpestio, mentre è visibile, all'interno del basamento, un secondo
ambiente attualmente adibito a deposito di attrezzi agricoli. Il secondo
mausoleo, posto a ca. 100 metri dal primo e visibile soltanto dalla strada,
è invece quasi completamente interrato. Se ne può scorgere la cuspide
conica, in opera cementizia rivestita dl cocciopesto.
Proseguendo lungo la strada parzialmente
sterrata si giunge al Monte Gauro, luogo rinomato nell'antichità e ancora
ricchissimo di testimonianze del passato (ville, impianti termali ecc.).
Oggi solo l'aiuto di una guida esperta del luogo può consentire la salita,
attraverso sentieri naturali non battuti, e l'individuazione dei moltissimi
ruderi di epoca romana sparsi lungo le pendici del monte e seminascosti
dalla vegetazione. Uno dei
luoghi più suggestivi dell'area di Quarto è la necropoli che ospita il
caratteristico mausoleo a cuspide piramidale. Il monumento si può
raggiungere direttamente ritornando sulla via Campana e svoltando, dopo
circa Km. 5, per via Brindisi, fino al cavalcavia della linea ferroviaria.
La necropoli di via Brindisi è stata portata parzialmente alla luce nel
corso degli anni settanta e ottanta, prima di allora era visibile solo il
livello superiore del mausoleo a cuspide utilizzato come deposito di
attrezzi agricoli. Delimitata da una bassa recinzione realizzata in opera
reticolata, ne fanno parte tre mausolei funerari con basamento quadrangolare
e vano ipogeo, un triclinio all'aperto, alcuni vani di servizio e due
recinti minori. La struttura più antica è il monumentale mausoleo a cuspide
piramidale, volgarmente noto come <<Fescina>>, con la recinzione ad esso
pertinente.
Attraverso un varco alle spalle del monumento è possibile accedere al
recinto, originariamente chiuso (Pianta A, n. 1), in cui si rinvennero
tracce di incinerazioni, urne, anfore con resti di inumati e tombe a
cappuccina che documentano la continuità d'uso della necropoli fino ad epoca
tarda. Anche nell'area del recinto maggiore vennero alla luce sepolture ad
inumazione. Nell'antichità tali spazi recintati erano detti ustrinae perché
destinati soprattutto alla cremazione dei defunti. La camera superiore
presenta un ingresso ad arco, visibile non appena si giunge nella zona
archeologica: esso è posto a ca. 1 metro di altezza dall'attuale piano di
campagna e, dal momento che non esiste traccia di una rampa di accesso, si
deve ipotizzare in antico l'utilizzo di scale mobili in legno. Si tratta di
un colombario a pianta quadrangolare esternamente cilindrico, con volta a
botte e dotato di cinque nicchie, molto danneggiato dall'utilizzo prolungato
da parte dei contadini del luogo. Questo ambiente è più piccolo rispetto al
vano ipogeo posto al di sotto di esso, sia per dimensioni che per il numero
di nicchie ricavate nelle pareti, tutte con tracce d'intonaco, due a pianta
quadrangolare nelle pareti laterali, ed una a pianta semicircolare nella
parete di fondo. Il taglio nell'attuale piano pavimentale è stato praticato
in epoca moderna per accedere all'ipogeo.
La copertura del mausoleo è una cuspide piramidale a pianta esagonale, con
due camere di alleggerimento, la cui tipologia non trova facili riscontri in
ambito flegreo e campano, ma è diffusa invece in età ellenistica nel
Mediterraneo orientale, particolarmente in ambito microasiatico e
alessandrino. Il prototipo architettonico è rappresentato dal celebre
mausoleo d'Alicarnasso del IV sec. a.C. (alto basamento rettangolare
sormontato da una peristasi coronata da piramide a gradini), che influenzò
numerosi monumenti minori in epoche successive; la ripresa di tale modello
nel monumento di Quarto sembra rientrare in un attardamento di tale
tradizione. Questo fenomeno ben si colloca nel quadro dei frequenti scambi
di natura commerciale e culturale fra Puteoli - divenuta il grande porto di
Roma nella prima età imperiale e nel cui ambito territoriale rientrava la
piana di Quarto - e il mondo orientale. Sul retro del monumento, una scala
moderna conduce all'ingresso del dromos (Pianta, D), un corridoio coperto a
volta, attraverso il quale si accedeva al vano sotterraneo situato
all'interno del basamento quadrangolare (Pianta, E). Il dromos, nella sua
forma attuale, è il risultato di tre interventi costruttivi, come si evince
da un esame della superficie esterna della sua copertura, separata in tre
parti di differente tecnica edilizia. Inizialmente esso era coperto da una
piccola volta a botte solo nella parte adiacente al basamento.
Successivamente, anche un primo tratto del dromos venne dotato di copertura
a volta, contemporanea alla realizzazione del recinto del mausoleo e non
interamente conservata poiché tagliata all'altezza dell'arco; in base a
questo particolare, si deve supporre un camminamento più lungo dell'attuale,
che probabilmente doveva correre al di sotto di un asse viario situato in
quest'area, sebbene non ancora individuato con certezza. Infine, anche la
zona intermedia venne ricoperta in opera cementizia di sommaria esecuzione.
Attraverso una piccola rampa di scale ed un ingresso ad arco si accede
all'ipogeo vero e proprio (Pianta, E), un ambiente quadrangolare con volta a
botte, interamente intonacato, con 11 nicchie a pianta semicircolare sulle
pareti cui si appoggiano tre letti con pulvini per i pasti rituali; due
feritoie illuminano il vano dall'alto. L'ambiente è purtroppo soggetto a
frequenti allagamenti durante la stagione invernale. Sul retro del mausoleo,
lungo questo ipotetico asse viario, sulla sinistra, si incontrano altri due
spazi recintati, privi di un varco di accesso, destinati probabilmente
anch'essi a funzioni funerarie (agri religiosi) (Pianta, F, G). Appena
oltre, è possibile accedere al grande recinto (maceria), che ingloba tutto
il complesso, attraverso una soglia (Pianta, H, n. 5) di pietra lavica con
chiare tracce di tardi rimaneggiamenti che hanno comportato anche un
innalzamento del livello di calpestio. Giunti all'interno, sulla sinistra,
realizzato in uno spazio di risulta, si incontra un piccolo ambiente
intonacato a pianta trapezoidale (Pianta I), pavimentato in cocciopesto,
oggi quasi del tutto privo dell'originaria copertura (sono visibili sul
fondo tracce dell'imposta di una volta). Per la sua struttura potrebbe avere
avuto funzione di edicola. Procedendo si giunge di fronte a un triclinio
all'aperto, costituito da una mensa centrale di forma rettangolare e da tre
letti a sezione trapezoidale su tre lati (Pianta, L), sistemato a ridosso
del recinto e destinato ai banchetti funebri. E' noto infatti che negli
anniversari della morte o nelle celebrazioni commemorative dei defunti come
il dies violae (22 marzo) e il dies rosae (21 maggio) si consumavano pasti
funebri rituali in appositi triclini costruiti negli spazi antistanti il
sepolcro, o all'interno del monumento stesso, come in E, oppure su banconi e
sedili di muratura eretti lungo le facciate, come nel mausoleo N. Il
triclinio appartiene all'ultima fase del complesso, quando la costruzione
del mausoleo M e del triclinio stesso comportò un ampliamento e la
distruzione di una precedente recinzione, (Pianta, nn. 6, 7) pertinente al
solo mausoleo N. Il mausoleo posto accanto al triclinio presenta, proprio
sul fronte, la scala di accesso al piano superiore e all'ipogeo e affiancate
alla scala, due grosse nicchie, la cui funzione, connessa evidentemente
all'utilizzo del triclinio, doveva essere di ripostiglio per suppellettili.
Dal solaio (non è ricostruibile l'assetto originario del piano superiore) si
scendeva nel vano ipogeo attraverso una scala a doppia rampa, ora inagibile
a causa di un crollo. L'ambiente, a pianta quadrangolare e con volta a
botte, presenta su tre pareti 15 nicchie distribuite variamente su uno o due
ordini; un'altra nicchia è ricavata sulla volta di sostruzione della scala.
L'illuminazione era garantita da due feritoie che si aprivano su pareti
adiacenti.
Di fronte e con orientamento opposto, il mausoleo N presenta un basamento a
pianta rettangolare, al cui lato lungo si appoggia la scala che conduceva al
livello superiore (Pianta, n. 11). Di quest'ultimo pochi sono gli elementi
conservati, poiché le pareti sono quasi completamente rasate. Sulla facciata
principale, poi, è possibile notare, all'estrema destra, i resti di
un'ulteriore scala (Pianta, n. 12), funzionale esclusivamente all'accesso
all'ipogeo.
Il prospetto del monumento mostra inoltre una panchina e tre avancorpi,
disposti ai due lati e pressappoco nella zona mediana, con probabile
funzione di sostegno di elementi verticali quali pilastri o colonne, che
dovevano abbellire il fronte dell'edificio (Pianta, nn. 13-15). Anche in
questo caso, dal pavimento del piano superiore si scendeva nell'ipogeo
tramite una scala a doppia rampa. Tale ambiente, con volta a botte,
analogamente agli ipogei già descritti, presenta una pianta quadrangolare, e
riceve luce da due feritoie. Delle ventidue nicchie, distribuite in due
ordini, due, interamente in stucco, sono del tipo ad edicola ricavate su
pareti opposte ed inquadrate da un architrave ed un timpano sorretti da due
lesene. Infine, gli ambienti O e P, oggi privi di copertura, dovevano avere
varie funzioni di servizio: per l'ambiente P, ad esempio, si potrebbe
ipotizzare la funzione di cucina per i già ricordati pasti funebri, a causa
delle tracce di un piano d'appoggio; è noto infatti, in Campania, nella
prima età imperiale, l'impiego di banconi in muratura per la cottura di cibi
alla brace. Al di fuori del recinto (oltre il lato NO) sono presenti anche
altri resti di strutture in opera reticolata solo in parte scavati,
pertinenti probabilmente a una villa con ambiente termale; e inoltre una
grande cisterna costruita in epoca tardo-antica.
Poco oltre, via Brindisi incrocia sulla
sinistra via Pantaleo, che ricalca un antico asse viario e lungo la quale si
attestano strutture romane, in parte isolate e fatiscenti, in parte
inglobate in masserie. Tra queste, si segnalano la Masseria Cesa Pepere e la
Masseria Pantaleo I. La prima conserva non solo i resti murari in opera
reticolata, ma anche la disposizione su tre terrazze della villa romana su
cui si è impostata (dalla terrazza superiore è possibile dare uno sguardo di
insieme alla zona di Pantaleo, via Brindisi con il Mausoleo a cuspide e
all'area delle cave). La seconda utilizza come cantine ambienti romani in
opera reticolata. Si tratta probabilmente di magazzini per deposito di
derrate agricole pertinenti ad una grande villa terrazzata: alcuni di essi
presentano le pareti divisorie tra i vari ambienti alleggerite nella parte
superiore da archetti di scarico.
Usciti sulla via Campana, imboccando sul lato
opposto via Viticaglia, si incontra dopo pochi metri sulla sinistra la
suggestiva via Cupa Orlando, incassata nel banco tufaceo, che rappresentava
già in antico l'uscita della Via Campana dalla conca di Quarto. Qui doveva
attestarsi la parte monumentale della necropoli, la cui zona più povera,
costituita da tombe a cassa di tufo e a cappuccina (cioè con copertura a
tegole accostate a formare un doppio spiovente), si estendeva ai margini
della piana sottostante. Sul lato ovest della strada è possibile scorgere i
pochi resti di strutture (sepolcri scavati nel tufo, cisterne ecc.) che sono
stati risparmiati dall'ondata edilizia che ha interessato negli ultimi anni
il comune di Quarto. |