Cenni storici: |
Le origini di Telese
sono strettamente legate allo sviluppo di quella civiltà sannitica che ne
condizionò tutta l’area territoriale nel periodo tra il VI ed il III secolo.
Le ipotesi degli studiosi, però, non escludono che il territorio potesse
essere abitato anche in età presannitica individuandone il sito sulla rocca
del Monte Acero oppure in un posto un po’ più ospitale come poteva essere
l’area di Castelvenere. Tali ipotesi non sono basate sul ritrovamento di
documenti materiali. Diversamente è per il successivo periodo sannitico
testimoniato da diversi reperti. Essi sono costituiti da alcuni resti
archeologici di tombe ritrovate al di sotto di un palazzo e da un gruppo di
altre cinque tombe in tufo grigio e con scarni corredi funerari, datate al
IV secolo, e rinvenute in località Truono, sulla strada provinciale
Telese-S.Salvatore. Sono state, inoltre, riconosciuti come testimonianze
della Telese sannitica preromana alcuni resti di mura megalitiche poligonali
relative ad una acropoli sulle pendici del Monte Acero. Purtroppo
nell’antichità non ci furono storici del Sannio a descriverne le vicende
contemporanee, come fu per altre civiltà come quella greca e romana, per cui
le prime notizie certe pervenute su questa regione sono successive alla sua
romanizzazione. A quel tempo il centro abitato aveva già assunto il nome di
Telesia. Il nome di questo centro non compare nei racconti di Livio sulle
guerre sannitiche ma è indirettamente citato attraverso il riferimento ai
“telesini” tra cui vi fu il famoso Caio Ponzio “Telesino”, famoso per aver
inflitto ai Romani l’umiliante sconfitta delle Forche Caudine nel 321 a.C.
Per avere una citazione diretta bisognò attendere il 217 a.C. quando il
centro diventò elemento d’interesse di Annibale nel corso della seconda
guerra punica. A quel tempo Telesia era una città opulenta, posta in una
terra fertile nella valle alla confluenza dei fiumi Calore e Volturno, in
posizione strategica al centro tra Capua, Benevento e Venafro e questi
furono tutti elementi che attirarono su di essa l’attenzione di Annibale.
Inoltre, forse perché naturalmente difesa dai monti circostanti, essa non fu
chiusa da una cinta muraria e pare che questo facilitò il capitano
cartaginese nella conquista. Quando, poi, l’anno successivo dopo la
battaglia di Canne, Annibale tornò sul luogo, i telesini non opposero
resistenza né fuggirono ma si allearono a lui contro Roma. Fu per questo
che, dopo la successiva sconfitta inferta dai Romani ai Cartaginesi, il
dittatore Fabio Massimo nel 214 a.C. la devastò riconducendola sotto la
potestà di Roma. Nel periodo successivo Telesia ridiventò un florido centro
in qualità di Prefettura e, forse, anche di Municipium : questo durò fino al
suo coinvolgimento nella Guerra sociale svoltasi tra il 90 ed l’88a.C.
Telesia, difatti fu tra le città italiche coalizzate contro Roma ed in
quell’occasione si distinse per la figura del generale chiamato, anch’egli,
Caio Ponzio Telesino. Quest’ultimo, dopo la vittoria romana, portò avanti la
guerriglia e parteggiò per Mario nella contesa con Silla, portando avanti un
audace piano contro i romani che, clamorosamente, fallì. Il risultato di
questi eventi fu una cruenta fine per il generale, il cui capo fu
esemplarmente infisso su una lancia e portato presso Preneste, ed una nuova
devastazione per Telesia in cui fu fatta tremenda strage di quasi tutti gli
abitanti allo scopo di estinguere la popolazione sannita. Successivamente i
Romani vi dedussero una colonia detta herculia che raggiunse nuovamente uno
stato di splendore e floridezza economica. Dal punto di vista urbanistico la
città del tempo assunse una forma pressoché circolare. Presso gli attuali
fossi di Truono e Portella sono ancora visibili, per gran parte del loro
percorso originario, le mura in opus incertum o quasi reticulatum. Gli
studiosi sostengono che la murazione era dotata di tre o quattro porte ed
era munita di torri rotonde o poligonali. Al suo interno, la città aveva un
impianto urbano perfettamente ortogonale sviluppato in un rettangolo diviso
in quattro fasce di undici isolati cadauna. Essa era dotata di un
acquedotto, di un teatro e di un anfiteatro nonché di ben due complessi
termali che testimoniano circa quella che fu, fin dall’antichità, una
vocazione del luogo. Allo stato attuale i resti della colonia telesina
appartengono al comune di San Salvatore Telesino mentre nel comune di Telese
Terme è in allestimento un Museo all’aperto dei reperti romani. Negli anni
del cristianesimo, Telesia fu tra i primi centri i cui si diffuse la nuova
religione. Già nel 70 d.C. vi si era insediata una numerosa comunità di
Ebrei accorsi dopo la distruzione di Gerusalemme ma fu molto più tardi che
la città si affermò come importante centro religioso: prima del V secolo
doveva essere già istituita la Cattedra telesina perché a quel secolo
risalgono le figure di Florenzio ed Agnello, vescovi di Telesia. Di queste
zone fu, inoltre, S.Barbato, vissuto nel VII secolo, noto per essersi
impegnato nella conversione dei Longobardi al Cattolicesimo e per aver
operato la riorganizzazione sul piano morale e culturale della Chiesa
sannita. Furono attive a Telesia anche diverse comunità monastiche
benedettine e basiliane; queste ultime ebbero una influenza notevole
nell’arte che assunse caratteri bizantineggianti. Molto influente per la
vita religiosa e culturale fu anche l’Abbazia del SS. Salvatore da cui prese
origine il centro di S.Salvatore Telesino. Per tutto ciò che è stato detto
si deduce che dovette essere esistita una chiesa cattedrale precedente a
quella di cui si ha notizia. L’attuale Cattedrale fu invece costruita
intorno all’anno mille con il notevole utilizzo di elementi di spoglio di
epoca romana: essa mutò il suo titolo da Maria Santissima della Trinità in
quella della Santissima Croce Si è in precedenza accennato alla presenza del
popolo longobardo anche a Telese che fu, così, elevata a sede di un
gastaldato dipendente da Benevento. Il IX secolo fu caratterizzato da
episodi drammatici; in particolare è da ricordare la distruzione operata da
Massar, feroce capitano dei Saraceni d’Africa, che devastò Telesia dopo
averla privata dell’alimentazione idrica e dopo averne smantellato le mura.
In seguito Massar fu barbaramente ucciso da Ludovico, figlio dell’imperatore
Lotario che si avvalse dell’aiuto di Radelchi. Con il successivo
smembramento del Principato, Telesia rimase nell’orbita beneventana. Dopo la
dipartita di Ludovico e la morte di due Principi ripresero le lotte e le
devastazioni saracene. Molti furono gli abitanti che fuggirono da Telesia
rifugiandosi sulle alture fino a formare piccoli villaggi e borghi in cui è
stata riconosciuta l’origine di alcuni degli attuali comuni circostanti.
Verso la fine di quel travagliato secolo vide la luce un nuovo centro,
quella Telesis nova di cui riferirono i “Chronica S.Benedicti Casinensis”.
Per la sua localizzazione fu scelto un luogo pianeggiante poco distante
dall’antica città che, d’altra parte, non era completamente scomparsa.
Relativamente alla città nuova è noto che essa era fortificata solo verso
ovest potendo contare, sugli altri lati, di difese naturali quali il
Grassano ed i torrenti Truono e Portella. Passata, intanto, sotto il dominio
normanno essa diventò contea con dipendenza da Capua, raggiungendo sotto il
governo della famiglia dei normanni Rainulfo una certa serenità e prosperità
economica. Questo favorevole periodo terminò con le successive contese tra
Rainulfo e Ruggero II e soprattutto quelle tra l’imperatore Enrico VI e
Tancredi, figlio illegittimo di Ruggero. Fu in seguito a queste ultime che
Telese, che aveva parteggiato per Enrico, fu, nel 1193, vittima di un
incendio fatto appiccare da re Tancredi. Successivamente fu incorporata alla
contea di Caserta. Coinvolta nelle lotte tra gli Svevi e la Chiesa, si
arrese per paura al Legato pontificio. Nel 1231, sotto Federico II fu data
in feudo prima a Pietro da San Germano e poi a Giovanni di Lauro. Nelle
successive lotte tra gli Svevi e gli Angioini, Telese parteggiò per questi
ultimi. Dopo la loro vittoria il feudo fu affidato a Guglielmo di Vaudemont,
poi a Sergio Siginulfo e, da questi al fratello Bartolomeo. Quest’ultimo fu
noto per l’appellativo di “Conte di Telese per antonomasia” ma, malgrado ciò
fu al centro di diverse accuse tra cui quella di adulterio con Caterina e di
tentativo di omicidio del marito di costei, Filippo d’Angiò. Pertanto, nel
1310, il re Roberto d’Angiò decise di destituirlo mentre Telese fu
dichiarata città regia. Essa fu poi smembrata in più parti ciascuna delle
quali venne affidata ad un diverso signore. Malgrado ciò essa continuò ad
avere una vita culturale , religiosa e sociale molto attiva grazie anche
all’opera di uomini come Francesco di Telese, giurista di fama e docente
nelle Università di Reggio Emilia e di Napoli, e i numerosi vescovi di
grande prestigio e cultura avvicendatisi sulla cattedra telesina. Tutto ciò
terminò bruscamente nel 1349 quando il territorio fu scosso da un violento
terremoto che distrusse la città e la rese invivibile per le mofete e le
esalazioni solforose scatenate in seguito ai profondi mutamenti geologici
avvenuti; essi però a lunga distanza si riveleranno benefiche per il paese
che vedrà accentuata la propria vocazione termale. Nei tempi immediatamente
seguenti, la città non fu del tutto abbandonata ma cominciò per essa un
periodo di forte decadenza da cui si riprenderà solo nell’Ottocento. |