Cenni storici: |
Il nome "Surrentum"
sembra collegato al mito delle Sirene che, ammaliando col loro canto i
naviganti, facevano loro perdere la rotta. Secondo la leggenda Ulisse e i
suoi compagni riuscirono a sfuggire loro turandosi le orecchie con cera; le
Sirene cosi' umiliate, furono tramutate negli scogli oggi chiamati Li Galli,
situati di fronte a Positano. Fondata forse dai Fenici, Sorrento fu colonia
greca e poi romana, con un territorio esteso dal fiume Sarno al tempio di
Minerva, verso la Punta della Campanella. Cadde sotto il dominio dei
Sanniti, poi dei Romani; a questi Sorrento presto' aiuto nella seconda
guerra punica, ma dopo la disfatta di Canne si diede ad Annibale (216 a.C.).
Spesso ribelle a Roma, fu presa da Papio Mutilo e di nuovo soggiogata da
Silla, tuttavia, non fu mai distrutta. Divenne Municipio e dimora prediletta
dei patrizi nell'eta' imperiale. Dal 420 fu un governo quasi autonomo di
arconti e duchi; dopo il dominio dei Goti passo' nel 552 ai Bizantini per
sfuggire la minaccia longobarda. Al principio del IX secolo divenne ducato
libero con Sergio I, ma nell'835 Sicardo, principe di Benevento, l'assali',
senza tuttavia riuscire a prenderla, forse per l'arrivo dei Saraceni, o
secondo la leggenda, per l'intervento miracoloso di Sant'Antonino. Nel
Medioevo si alternarono periodi di relativa liberta' sotto vescovi e duchi,
e periodi di dominazione sotto Goti e Bizantini; Sorrento tuttavia lotto'
sempre vittoriosamente contro i Saraceni, finche' fu conquistata dai
Normanni condividendo quindi le travagliate sorti del Regno di Napoli. |
Illustrazione del sito: |
La fondamentale caratteristica
topografica della città di Sorrento è la
sua disposizio-ne su di un blocco tufaceo a pareti ripide. Ciò deve aver
determinato la stessa scelta del luogo per i primi insediamenti. Il mare a
nord e i profondi burroni circostanti sugli altri lati hanno infatti
delimitato naturalmente, per molti secoli, la città antica. Ciò significa
che il centro antico, di origine greco-osca, ha all'incirca coinciso con
l'area compresa nella cinta muraria cinquecentesca (1551 - 1561) ancora oggi
diffusa-mente in vista. Tale affermazione è documentata da un lato
dall'esistenza della porta antica (prero-mana) alcuni metri al di sotto
dell'attuale porta di "Parsano Nuova" e degli elementi di struttura muraria
isodomica di origine greca presenti in località "Sopra le Mura"; d'altro
canto è confortata dai consistenti lineamenti di impianto urbano ippodameo
(cioè un sistema di planimetrie regolari, con la sistemazione dei terreni
accidentati) che ancora oggi si possono osservare nonostante le alterazioni
prodotte dall'espansione edilizia.
La città è attraversata da una serie di strade longitudinali e trasversali
di circa tre metri di larghezza (decumani e cardini, secondo la dizione dei
Romani, e primitivamente in numero di otto, come dalle ricerche
archeologiche di Mingazzini e Pfister) che si interse-cano ad angolo retto
dividendo la città in INSULAE, ciascuna di circa settanta metri per
cinquanta. I blocchi corrispondenti alle originarie INSULAE erano
concepiti come integrazione armonica e funzionale dei manufatti, dotandoli
di ampi spazi verdi necessari anche a risolvere il problema dell'angustia e
della scarsità di luce nell'ambiente antico. Tali caratteri e modelli,
nonostante le consistenti variazioni altimetriche intervenute, le varie
stratificazioni, il carattere conventuale assunto dalla città etc., sono
rimasti in gran parte integri fino al 1860-70.
Villa romana dell'Hotel Tramontano, Via Vittorio Veneto
L'albergo Tramontano ha assorbito il poco che era rimasto di quella casa,
così come ha inglobato opere laterizie assai va-ste, mura in reticolato,
capitelli corinzi ed altri ruderi della villa romana che vi pree-sisteva e
che forse era soltanto una continuazione della grande villa di Agrippa
Postumo.
Cisternoni di Spasiano-Corso Italia
Prendono il nome dai signori che furo-no proprietari di quegli orti nel
sec.XVII, ma furono costruiti in epoca romana, insieme all'acquedotto che li
alimentava, detto del Formiello. Acquedotto che nasceva a Piano di Sorrento
e sviluppatosi per una lunghezza di circa cinque miglia.
I Cisternoni di Spasiano, per la loro importanza e le dimensioni sono una
testimonianza dello sviluppo raggiunto dalla città in età augustea, quando
le terre della Penisola sorrentina furono assegnate ai veterani e sulla
costa sorsero numerosi e ampi complessi residenziali. Oggi rimangono due
cisternoni: il primo formato da nove "concamerazioni",
ancora utilizzato per l'alimentazione idrica di Ma-rina Grande e Marina
Piccola; l'altro di dieci "concamerazioni", in stato di completo abbandono.
Di notevole capacità, è un'opera laterizia a forma di parallelogramma con
volte a botte e rivestiti all'interno di una malta durissima, furono
certamente restaurati sotto Antonino Pio, come risulta dal ritrovamento di
un'iscrizione scolpita su una fistula acquaria di piombo, conservata oggi
presso il Museo Correale. Le
antiche mura-Largo Parsano, Via degli Aranci
Della cinta difensiva greca rimane la murazione esistente sotto il piano
stradale della Porta Parsano Nuova e visibile attraverso una grata. I
resti della Porta meridionale del-la Sorrento antica furono portati alla
luce nel 1921 e attribuiti erroneamente da una lapide all'età della
colonia di Augusto (mentre nel periodo romano rimasero in uso le mura di
epoca greca). Un altro rudere di dimensioni molto limitate della murazione
greca, oltre la Porta della Marina Grande, è il piccolo tratto (poco più di
3 m. di altezza e di larghezza) della cortina occidentale portato alla luce
nel 1933 in località via Sopra le Mura.
La città romana si sovrappose all'insediamento greco conservandone la pianta
urbana e la stessa cinta muraria a grossi blocchi isodomici.
Queste mura rimasero a difesa di Sorrento durante tutta l'epoca medioevale
resistendo a vari assedi. Il rifacimento di esse iniziò nel 1551, dopo che
le guerre combattute tra angioini e aragonesi avevano irreparabilmente
danneggiato la cinta muraria, e fu completato soltan-to nel 1561 dopo che la
tragica invasione turca del tredici giugno 1558 aveva convinto i sorrentini
ad accelerare i lavori.
La villa del Capo (detta "Bagni della
Regina Giovanna")
Durante il governo dell’imperatore Domiziano un ricco possidente di
Pozzuoli, Pollio Felice, volle edificare una villa sulla punta del Capo di
Sorrento, essendosi estasiato alla vista di una natura così lussureggiante e
di un così privilegiato punto di belvedere da cui si godeva una visione
estatica. Ce lo descrive il poeta Publio Papinio Stazio che potette ammirare
e godere questa natura oltrechè le splendide opere che Pollio Felice fece
eseguire: templi, ville, palazzi, bagni, cisternoni e acquedotti. Scrisse in
sue onore due canti nelle Silvae, descrivendo le bellezze che da qui si
godevano e la vista della stessa Puteoli (l’odierna Pozzuoli) luogo di
origine del padrone di casa. Il Capo di Santa Fortunata - parte del Capo di
Sorrento - fu descritto dettagliatamente da Nicola Iovino, fratello del
Parroco del Capo, Vincenzo, che nel 1895 lasciò memoria delle sue ricerche.
I resti di quello che fu un grande complesso edilizio, che dal Capo
conduceva fino a Puolo, prendendo il nome dal suo mecenate, dimostrano la
magnificenza delle costruzioni romane che resistono all’incuria dei tempi ed
alla barbarie dell’uomo. Oggi questo esteso territorio - in buona parte - è
entrato nel patrimonio pubblico comunale. I ruderi si trovano su Punta Santa
Fortunata che è una delle due Punte di cui è composto in realtà il Capo di
Sorrento (l’altra è Punta San Vincenzo) e costituiscono solo una minima
parte della Villa che è la più sontuosa di quelle finora note in Penisola. |