Cenni storici: |
i stampo medioevale, ma
di origini ben più remote, se è vero, come vuole la tradizione, che il suo
territorio coincide con quello dell’antica Marcina, la cittadina di Vietri è
posta all’inizio della costiera amalfitana, articolandosi in un susseguirsi
architettonico di sbalzi e dislivelli.Al di là della leggenda mitologica che
lo vuole fondato da Giasone, che vi edificò anche un tempio dedicato a Hera
Argiva, massima divinità di Argo, il borgo, secondo quanto riferisce lo
storico e geografo greco Strabone, fu fondato dagli Etruschi, conquistato
poi dai Sanniti ed abitato dai Romani. I corredi tombali del VI secolo a.
C., rinvenuti ad est dell’attuale abitato, sono una significativa
testimonianza del periodo etrusco. Nell’alto medioevo la popolazione si
rifugiò nella zona pedemontana del monte San Liberatore e sulle vicine
pendici dei monti Lattari, originando un nucleo abitato, denominato “Veteris”,
cominciato a svilupparsi verso la fine del X secolo intorno alla chiesa di
San Giovanni Battista, costruita per volontà di Jannace di Atrani.La chiesa,
distrutta dai Saraceni a pochi anni dalla sua costruzione, venne fatta
riedificare dallo stesso Jannace, che riuscì anche ad ottenere, nel 1005,
dall’arcivescovo di Salerno, che fosse libera da ogni vincolo anche di
natura fiscale.Due successive bolle pontificie, di Eugenio III nel 1149 e di
Alessandro III nel 1168, conferirono il governo della Parrocchiale di San
Giovanni Battista, con annesso territorio, all’Abbazia benedettina della SS.
Trinità di Cava. |
Illustrazione del sito: |
Vietri presenta una
tradizione archeologica di lunga durata, infatti per secoli è stata
considerata l'antica Marcìna. Strabone, nella sua opera geografica,
descrivendo questo tratto di costa, racconta che l'unica città presente è
una colonia dei Tirreni e si chiama Marcìna; poiché l'autore antico riporta
la distanza che separa questo centro da quello di Nuceria Alfaterna, gli
storici hanno ritenuto che l'insediamento di cui parla Strabone dovesse
trovarsi sotto l'abitato moderno di Vietri, sorretti nelle loro ipotesi
anche da rinvenimenti archeologici consistenti.
Sotto la Chiesa di S. Antonio si rinvennero nei secoli passati tombe a
camere con urne cinerarie e un tratto di acquedotto con tubi in piombo, e
altre strutture simili vennero alla luce nei pressi della Chiesa di S.
Giovanni. Ma il rinvenimento più importante è sicuramente quello di un
ambiente termale venuto alla luce in Via Pellegrino 142, ambiente su cui fu
impiantata una faenzera.
Queste terme sorgono a ridosso di una parete di roccia e sono composte da un
ambiente circolare con nicchie e due vani d'accesso; un altro ambiente
doveva essere ad O, con apertura a S mediante un arco largo 1,05 m, quest'ultimo
vano era di pianta rettangolare. Parzialmente conservato era l'ipocausto, il
cui pavimento sospeso sui pilastrini è stato recuperato allo stato di
crollo, con resti di bipedali e cocciopesto. L'ambiente circolare presentava
due vasche, una circolare di marmo bianco a cui si accedeva mediante gradini
a NE, ed un'altra rettangolare, posta proprio sotto la parete rocciosa e
dove doveva essere presente una fontana. La grotta aveva un'apertura in
alto, da dove partivano delle tubature atte a portare acqua dalla sorgente.
L'umidità veniva controllata mediante mattoni forati. Il vano circolare è in
opera laterizia, con ricorsi in opera reticolata. La datazione risale al I
sec. a.C.-I sec. d.C..
Qui fu posta la fornace di una faenzera nel 1700. |