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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: NAPOLI (Na)
Sito archeologico: Crypta Neapolitana e Tomba di Virgilio
Ubicazione: Via Piedigrotta (alle spalle della metropolitana) e Via Grotta Vecchia
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli - Ufficio scavi di Napoli (tel. 081440166)
Modalità di visita: A Piedigrotta è visibile nel parco la Tomba di Virgilio e l'ingresso alla Crypta Neapolitana (negli orari prestabiliti); in Via Grotta Vecchia è visibile l'altro accesso alla Crypta Neapolitana e rivolgendosi alla Soprintendenza è possibile visitarne il primo tratto.
Cenni storici:

Per la storia vedi la scheda su Partenope.

Illustrazione del sito:

Alle spalle della stazione ferroviaria di Mergellina si estende il piccolo, ma suggestivo Parco Virgiliano, così impropriamente chiamato perchè sistemato nel 1930, in occasione del bimillenario della nascita del poeta. A pochi metri dall’ingresso è l’edicola fatta apporre nel 1668 da Pedro d'Aragona. L'iscrizione superiore ricorda alcuni restauri della "crypta neapolitana" ed esalta il paesaggio dei Campi Flegrei. L'iscrizione inferiore fu composta da Sebastiano Bartolo, autore della Thermologia Aragonia, ed enumera i primi dodici balnea che si incontravano dall'uscita della crypta fino alla Solfatara, descrivendone le virtù. Nella parte inferiore dell'edicola vi sono alcuni distici che ricordano la presenza della tomba di Virgilio, fra i quali il distico attribuito al poeta Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua, rura, duces ("Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, ora mi tiene Partenope; cantai i pascoli, i campi, i condottieri").

Proseguendo lungo il viale si giunge alla tomba del grande poeta Giacomo Leopardi. Egli morì il 14 giugno 1837 a Napoli ed il suo amico Antonio Ranieri, dopo aver fatto benedire la salma da un frate agostiniano, dovette impedire con tutte le sue forze che le spoglie venissero buttate in una fossa comune dato che in quel periodo infuriava un'epidemia di colera e le norme igieniche erano severe per tutti. Tramite la conoscenza di un ministro di Polizia, il Ranieri riuscì ad ottenere il permesso di trasportare le spoglie del poeta fuori città e farle inumare nell’atrio della chiesa di S.Vitale a Fuorigrotta. In seguito Ranieri fece costruire per il suo amico poeta un decoroso sepolcro, poi dichiarato monumento nazionale e spostato nel 1939 nel luogo in cui si trova attualmente.

Continuando a salire lungo il viale si giunge all’ingresso della galleria chiamata "Crypta Neapolitana", attualmente non transitabile a causa di frane. Tale galleria venne aperta alla fine del I° sec. a.C. per velocizzare i collegamenti fra Neapolis e Puteoli evitando le curve tortuose e le irte salite della strada preesistente, la "Via Antiniana per colles", che giungeva a Fuorigrotta risalendo la collina del Vomero.
Attualmente la galleria si presenta lunga circa 700 metri, larga fra i 4 e i 5 metri ed alta tra i 5 e i 20 metri. Oltre che da fiaccole, la galleria veniva illuminata da due pozzi di luce. Riguardo alla costruzione, Strabone ci fornisce alcune utili informazioni: i lavori furono diretti da Lucio Cocceio Aucto, autore di molte altre gallerie dell'area flegrea (quella fra Cuma e l'Averno, ad esempio). Il ritrovamento di un bassorilievo marmoreo raffigurante il dio Mitra, ascrivibile al III° sec.d.C., ha portato ad ipotizzare l'esistenza di un luogo di questo culto in qualche anfratto della grotta. Inoltre, secondo alcuni scrittori pare che nella galleria si svolgessero, in antico, rituali dedicati a Priapo, figlio di Dioniso e di Afrodite, dio della fecondità, il cui culto comportava riti fallici notturni. La Crypta Neapolitana ha continuato a svolgere il suo ruolo fino all'inizio del ‘900. Quest'ultima situazione ha ovviamente determinato una serie di trasformazioni che hanno mutato l'aspetto originario della galleria che venne modificata dai lavori voluti dal re Alfonso d'Aragona nel 1455 e da vari vicerè spagnoli. Nel periodo in cui era vicerè don Pedro d'Aragona, a metà percorso, vi era una cappellina scavata nel tufo dedicata a Santa Maria della Grotta, ma ancora in tale tempo continuavano gli stessi riti osceni che avevano avuto luogo in passato, tanto che il vescovo di Pozzuoli organizzò un servizio di vigilanza per farli cessare. Alla fine del secolo scorso poi, sulla destra della grotta vi era una piccola cappella della quale aveva cura un vecchio eremita che con le elemosine che raccoglieva alimentava i ceri del piccolo altare. La "crypta" fu illuminata nel 1893 e, a cura degli architetti Virgilio Marengo e Adolfo Gianbarba, restaurata. Dopo poco però apparvero delle profonde lesioni tanto che si dovette far vietare il transito. Parallelamente alla Crypta, correva una condotta dell'Acquedotto del Serino. Costruito in età augustea, questo acquedotto serviva ad approvvigionare l'area flegrea ed in particolare il Porto di Miseno. Ancora abbastanza conservato è lo strato di cocciopesto alle pareti.

Presso l'ingresso della Crypta è un monumento funerario posto ad un livello più alto rispetto a quello antico. La tradizione vuole che questo fosse il Sepolcro del grande poeta Virgilio, ma tale attribuzione non può essere né smentita, né confermata. Di sicuro il colombario dovette appartenere ad un personaggio o ad una famiglia di grossa importanza civile o religiosa. In opera cementizia, con paramento in reticolato, il sepolcro è a pianta quadrata sormontato da un tamburo cilindrico; alle pareti vi sono 10 nicchie destinate ad accogliere le urne cinerarie (il tripode di bronzo è moderno). L'ingresso originario era dalla parte opposta a quello attuale, dal lato della strada che in questo punto imboccava la Crypta Neapolitana. Come si sa il poeta mantovano aveva una predilezione per Napoli dove aveva appreso dal greco Sirone la filosofia epicurea e, ormai maturo, aveva concepito non solo le Georgiche, ma anche vari passi dell'Eneide legati all'area flegrea. La sua morte è stata descritta da biografi in questo modo: partito per la Grecia per un viaggio di studi, il poeta si sarebbe ammalato gravemente e sarebbe deceduto a Brindisi, nel viaggio di ritorno, all'età di 51 anni, nel 19 a.C. I suoi resti furono trasportati a Napoli e raccolti nel sepolcro sulla via Puteolana presso la villa che aveva acquistato da Sirone. Molti letterati e poeti hanno venerato questa tomba, come Stazio, Silio Italico, Plinio il Giovane ed altri. Nel Medioevo la figura di Virgilio ebbe un carattere di taumaturgo e mago; i suoi resti sarebbero stati traslati e nascosti nel Castel dell'Ovo per paura che fossero rubati; in quel castello che lo stesso Virgilio, secondo la leggenda, avrebbe costruito su di un uovo magico posto nelle fondamenta. Nel 1688 Pedro d'Aragona fece abbassare il piano della galleria di ben 11 metri, sì che il sepolcro restò sospeso in alto. In seguito ci furono secolari discussioni tra studiosi sull'identificazione certa del sepolcro del poeta, fino a quando, nell'anno del bimillenario della nascita di Virgilio, questo colombario fu restaurato e sistemato nello stato attuale. Un tratto di un centinaio di metri della Crypta Neapolitana è visibile con ingresso da Via Grotta Vecchia a Fuorigrotta.

Note:  

IMMAGINI DEL SITO

Pianta del Parco della Tomba di Virgilio: 1= ingresso; 2=iscrizione di Sebastiano Bartolo; 3= Tomba di Giacomo Leopardi; 4=acquedotto del Serino; 5= Crypta Neapolitana; 6= Tomba di Virgilio

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