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SCHEDA INFORMATIVA A CURA DI ARCHEMAIL

Comune: NAPOLI (Na)
Sito archeologico: Gli scavi archeologici di San Lorenzo Maggiore
Ubicazione: Piazza San Gaetano
Ente di riferimento: Soprintendenza Archeologica di Napoli - Ufficio scavi di Napoli (tel. 081440166)
Modalità di visita: Visibile a pagamento in orari pretabiliti
Cenni storici:

Per la storia vedi la scheda su Partenope.

Illustrazione del sito:

Questo monumentale complesso si estende all'angolo fra via Tribunali e via San Gregorio Armeno e rappresenta un notevole esempio di stratificazione edilizia, avvenuta nel corso dei secoli.
A causa della conformazione non pianeggiante del territorio, in epoca greca in quest'area fu creato un terrazzamento, sostenuto da un muro di contenimento lungo tre lati (quello meridionale è a doppia cortina per contenere la spinta del terreno): lo spazio interno fu poi colmato artificialmente, in modo da avere a disposizione un pianoro. Nessuna certezza sulla funzione dell'area, da alcuni identificata con l'agorà.
Con l'arrivo dei Romani, l'area ricadde a ridosso del Foro e su di essa sorse il Macellum, il mercato della città, con botteghe estese su due livelli e con l'Erario.
Nel corso del V secolo d.C., una colata di fango dovuta ad un'alluvione ricoprì la zona, colmando l'intera strada ed il livello inferiore del macellum. Lo spessore della colata fangosa portò alla radicale decisione di colmare l'area fino al livello stradale.
Tra il 537 ed il 557, Giovanni II, vescovo di Napoli, fece costruire una Basilica paleocristiana le cui fondazioni, oltre a sfruttare le sostrutture del decadente macellum, furono in parte allocate nel fango.
Al IX-X secolo risale la fondazione del Seggio. Nel 1234 l'area fu ceduta ai Francescani che, a partire dal 1284, iniziarono la costruzione della Basilica gotica con annesso convento, il che comportò l'abbattimento delle strutture romane superstiti, della Basilica paleocristiana e del Seggio. Le strutture sottostanti ancora utilizzabili vennero cosi usate. nel corso dei secoli. come sversatoio di materiale edilizio, nonché come fosse comuni.

I primi sporadici ritrovamenti si ebbero nel 1929, durante lavori di restauro. Altri materiali vennero alla luce durante scavi tra il 1945 ed il 1950. Nel 1954, durante lavori di sistemazione del pavimento della chiesa, venne rilevato quasi completamente il perimetro della basilica paleocristiana, mentre scavi nel transetto portarono alla luce notevoli resti. I lavori di scavo ripresero nel 1972 portando alla luce i resti attualmente visibili. Negli ultimi anni si lavora solo per interventi di restauro o di consolidamento: essendo, infatti, gli scavi in galleria, il rischio maggiore è quello di trovarsi di fronte a crolli o a caduta di materiale.

Si accede agli scavi dai chiostro settecentesco della chiesa. Nel cortile del chiostro è visibile il livello di calpestio di parte del Macellum, ossia il mercato della città romana. L'intero edificio è largo 36 metri e si sviluppa a forma di rettangolo sul terrazzamento sopra citato In epoca romana, posteriormente al terremoto del 62 d.C., tutta l'area fu sistemata nell'attuale configurazione. Il Macellum, all'interno del terrazzamento, si presenta con un edificio circolare centrale (tholos) e file di botteghe (tabernae) sui lati est, sud, ovest, mentre il lato nord costituiva l'ingresso monumentale sul Decumano Massimo (l'attuale via Tribunali), all'altezza del Foro.
Da una scala si scende al livello del Seggio altomedievale (IX X secolo) con pavimento in lapillo battuto, posto a m. 2,50 sotto la Sala Capitolare. Da qui si scende allo stenopos romano, strada posta ad una profondità compresa fra i 5 e i 6,50 metri rispetto al piano di calpestio del chiostro. La strada è lunga m. 54, larga m. 3 ed è ricoperta in parte da un lastricato del V secolo d.C., ultimo rifacimento di pavimentazioni precedenti: essa si raccordava alla plateia (Via Tribunali) tramite alcuni gradini (questo spiega l'assenza dei solchi lasciati dal passaggio dei carri sul basolato) costituendo la naturale continuazione dell'attuale Vico Giganti. Risalendo la strada, si nota a destra un muro di sostruzione tardo (III sec.d.C.) in opera listata, mentre a sinistra sono una serie di ambienti in doppia fila, rilevati per una lunghezza di m.64: il tutto costituisce il lato orientale del macellum. fungendo anche da sostruzione per il terrazzamento sovrastante, grazie al sistema di volte a botte contrapposte. La facciata dell'edificio è in laterizio, mentre l'interno è prevalentemente in opera reticolata. Si incontra subito l’Erario della città: si riconosce dall'ingresso caratterizzato da due pilastri sormontati da trabeazione e da un timpano, con i segni di pesanti cardini, mentre affianco è una finestra con evidenti tracce della presenza di sbarre; tutto ciò testimonia la necessità di proteggere ingenti quantità di preziosi e danaro. Quasi al termine dello scavo dal lato settentrionale vi è una finestra tompagnata ed una porta trasformata in finestra, segno che la strada, in quel tratto, aveva subito un cedimento, per cui la porta non poteva servire più allo scopo originario.
Discendendo verso sud, si nota una stanza nella quale sono stati effettuati scavi nel pavimento: sono così venuti alla luce i grossi blocchi del muro di contenimento di epoca greca. La volta tagliata testimonia l'uso medievale di gettare i cadaveri nelle cavità sottostanti la chiesa.
Seguono una piccola fullonica (tintoria) ed un forno alquanto rozzo, privo persino del camino: è il segno del progressivo decadimento economico della città, dove nel III sec. d.C. non arrivava neanche più l'acquedotto del Serino e, per procurarsi l'acqua si era costretti a ricorrere all'acqua piovana; le botteghe sono inoltre ricavate, mediante tompagni, da un unico grosso magazzino.
Si giunge al termine della strada, sbucando in un ambiente dove si fondono le strutture di fondazione del Refettorio del Convento con strutture di età romana. Subito a destra si nota parte del muro di contenimento a doppia cortina di età greca.
Si prosegue sulla destra imboccando il cosiddetto criptoportico: si tratta di una serie di cinque ambienti coperti, ognuno occupato da due o più ripiani, ritenuti inizialmente banconi per esporre merci da vendere. In realtà, come dimostra la loro inclinazione opposta, essi svolgevano la funzione di letti triclinari, ossia luoghi dove i Romani mangiavano e si riposavano (si ricorda che era usanza per i Romani cibarsi stando sdraiati), per cui tutto questo ramo del complesso può essere considerato una grossa caupona (osteria). Sulla sinistra la parete è conservata solo parzialmente, essendo inglobata nel muro di fondazione del convento.
Oltre l'ultimo ambiente, gli scavi sono proseguiti per alcuni metri, mettendo in luce una cisterna di età greca, con volta ad arco del V secolo a.C.
Ritornati nel grosso salone si prosegue in direzione opposta dove si nota il lastricato di una strada attraversata da una fogna. In un ambiente a destra è attualmente sistemato un interessante plastico che presenta la ricostruzione di quest'area in età romana.

Note:  

IMMAGINI DEL SITO

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