La
conoscenza che si ha del teatro antico è soprattutto libresca ed il
nostro approccio alle rappresentazioni sceniche risente delle mutazioni
intervenute nei due millenni e mezzo che ci separano dal convenzionale
anno 534 a.C,, in cui Tespi d’Icaria avrebbe messo in scena la prima
tragedia.
Furono i Greci ad inventare uno spazio
nel quale la gente potesse assistere ad uno spettacolo; la stessa parola
“theatron” deriva dal verbo greco theàomai, che significa
appunto vedere, osservare.
Nella democrazia ateniese la
rappresentazione teatrale costituiva soprattutto un’esperienza di vita
collettiva, dove l’eroe ed il coro impersonavano rispettivamente
l’individuo e la comunità. La rappresentazione teatrale era in Grecia,
al tempo stesso, rito, assemblea e gara.; i Romani invece, lontani dai
valori della grecità, perpetuarono il legame tra teatro e religione.
Nel
240 a.C. per onorare la presenza di Gerone II di Siracusa in visita a
Roma, il Senato Romano decise di far allestire spettacoli simili a
quelli che venivano rappresentati nelle città greche; fu chiamato allora
Livio Andronico, un greco di Taranto venuto a Roma come prigioniero, che
tradusse in latino le tragedie e le commedie di soggetto greco.
In origine - ossia nel IV e V sec. - si
usavano per le rappresentazioni strutture lignee e solo in poche città
sorsero costruzioni teatrali formate da un certo numero di gradini per
lo più rettilinei che non disponevano però di un’orchestra circolare né
di un edificio scenico: di tali theatra ne sono noti meno di una
decina, i migliori esempi dei quali ritrovati in area siceliota.
Il teatro di tipo greco si definisce
strutturalmente solo in età ellenistica e precisamente nella seconda
metà del IV sec. a.C.: si tratta di un edificio composto da tre parti:
la cavea, l’orchestra e la scena. La cavea,
per lo più di forma circolare, è addossata ad un pendio naturale ed è
completata ai lati da ali costruite artificialmente e contenute da muri
di sostegno, gli analémmata. L’orchestra, di forma
talvolta circolare, più spesso a ferro di cavallo, era destinata al coro
ed agli attori. La scena più semplice e antica è composta da un
palcoscenico allungato, sopraelevato di poco rispetto all’orchestra. Il
secondo tipo, più complesso, comprende il palcoscenico notevolmente alto
e poggiante su pilastri tra i quali venivano sistemate scenografie
dipinte, i pìnakes.
Il
più antico esempio di teatro greco fu il teatro di Dioniso ad Atene,
databile tra il 338 ed il 336 a.C. circa.
Tra la seconda metà del II e la prima
metà del I sec. a.C. in Italia centro-meridionale si diffonde una
struttura teatrale ispirata a quella greca ma con delle caratteristiche
proprie. A questi edifici sarà dato il nome di teatri greco-romani; essi
presentano la cavea su pendio, talvolta non naturale, ma formato
da un terrapieno almeno parzialmente artificiale. La cavea è a
forma di ferro di cavallo poco accentuato; le gradinate (per lo più
conservate) erano probabilmente lignee.
A Roma il teatro stabile compare con
notevole ritardo, data l’ostilità della classe aristocratica alle
rappresentazioni teatrali. E’ con il teatro di Pompeo, eretto nel 55
a.C. in una zona di sua proprietà al di fuori del pomerium, che
si dà origine, per così dire, ufficialmente al teatro di tipo romano: un
edificio totalmente in muratura che non ha necessità di un pendio cui
poggiare la cavea. All’esterno il teatro presenta una facciata ad
arcuazioni a due o tre ordini da cui entrava il pubblico, che
definiscono all’interno ambulacri semicircolari a varie altezze. Lo
spazio dell’orchestra anziché circolare come in quello greco, è ridotto
all’emiciclo verso la cavea. La facciata della scena è
abitualmente coordinata, come altezza, alla cavea.
Il teatro antico, greco o romano, è un
edificio perfettamente inserito nell’ambiente urbano, costituendo il
vero perno della vita pubblica, religiosa e politica. Con il propagarsi
dell’Impero romano, l’uso di costruire teatri si diffuse in tutte le
regioni occidentali allora conosciute: tuttavia, per un paradosso
storico, sia in Grecia che a Roma, la nascita dell’edificio teatrale
autonomo e stabile coincise con la fine della fase letterariamente più
creativa. |