30/12/2004 UN PARCO ARCHEOLOGICO PER PALINURO

Il Parco archeologico di Palinuro diventerà ben presto realtà: a fare il punto sull'importante istituzione è stata ieri una tavola rotonda organizzata dal Centro studi Publio Virgilio Marone, cui hanno partecipato il sindaco di Centola Giovanni Stanziola D'Angelo, il presidente del Parco nazionale Giuseppe Tarallo e l'assessore al turismo della Lambro Mingardo Pasquale D'Angiolillo. Ed è stato proprio il presidente del centro studi Antonio Rinaldi a lanciare un appello alle istituzioni per "velocizzare l'acquisizione dell'area del colle San Paolo, tuttora di proprietà privata, su cui insiste una vasta necropoli arcaica con tombe a inumazione e a incinerazione con corredi funerari". Gli ultimi scavi effettuati nella zona risalgono agli anni '56-58, dopodiché una ventina di ettari del colle furono sottoposti a vincolo. «Da allora, cioè quasi 50 anni - spiega Rinaldi - non sono state effettuate altre campagne di scavo». La creazione di un Parco archeologico in località San Paolo è un obiettivo che l'amministrazione comunale sta perseguendo già da alcuni anni, con un'esplicita previsione nel Prg. L'incontro, svoltosi ieri presso l'hotel Santa Caterina, ha visto anche il lancio di un'originale proposta ad opera di Giuseppe Mauro Cavaliere, socio del centro studi Virgilio Marone, ovvero quella di installare all'estremità del porto una statua di 6 sei metri, raffigurante il nocchiero di Enea, «che vuole essere un epitaffio e un simbolico fil rouge tra le vicende epiche narrate da Virgilio e la storia scritta da noi».

27/12/2004 SOMMERSO PER IL MALTEMPO IL VILLAGGIO PREISTORICO DI POGGIOMARINO

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14/12/2004 ACCORDO PER L'ANTICA CAUDIUM (Bn)

Valorizzare e recuperare l’antica città romana di “Caudium”, creando un asse strategico con il centro urbano di Montesarchio. Questo è il principale obiettivo del Protocollo d’Intesa firmato dal sindaco del Comune caudino, Antonio Izzo e dal Sovrintendendente per i beni archeologici di Salerno, Avellino e Benevento, Giuliana Tocco.
L’accordo si inserisce nell’ambito dello studio di fattibilità denominato “Programma integrato sviluppo e riequilibrio del settore turistico- ambientale e commerciale del Comune di Montesarchio” che ha già ottenuto il via libera da parte dell’amministrazione regionale della Campania. In base all’Intesa, sarà compito della Sovrintendenza promuovere e valorizzare il centro antico di origine romana, attraverso la realizzazione di un parco archeologico, il rispetto del patrimonio storico-artistico ed ambientale e l’attività di ricerca finalizzata al recupero di importanti reperti archeologici.
Il Comune di Montesarchio, invece, gestirà la fase più propriamente “progettuale”, attraverso la selezione e l’affidamento degli incarichi professionali necessari per l’esecuzione dei vari interventi di recupero. L’ente municipale, tra l’altro, aveva già inserito nel programma amministrativo il progetto di costruire un “sistema integrato” costituito da tre parchi tematici: archeologico, urbano e agricolo. Lo scopo è chiaro: preservare l’equilibrio ambientale mediante un’azione sinergica che coinvolga le diverse sfere territoriali e paesaggistiche.

13/12/2004 FINANZIATE LE INFRASTRUTTURE PER GLI SCAVI DI CALES (CE)

Un progetto da 5 milioni di euro per la edificazione delle infrastrutture e delle vie di accesso all’area ed ai siti archeologici dell’antica Cales. È questa la progettazione esecutiva approvata dalla giunta comunale calena e con la quale l’organo esecutivo dell’ente ha deciso di prendere parte alla programmazione del ministero delle Infrastrutture, denominata «Arcus». Il progetto realizzato dall’ingegnere Alfredo Maciariello, capo dell’ufficio tecnico comunale per il settore dell’edilizia privata, rappresenta la «dote» con la quale l’amministrazione comunale calena intende presentarsi all’atto della stipula definitiva del contratto che sancirà la nascita del parco archeologico dell’antica Cales; laddove saranno presenti e comparteciperanno, ciascuno con il proprio apporto, la Sovrintendenza ai beni culturali di Napoli e Caserta, le «Autostrade per l’Italia», il ministero delle Infrastrutture, la Regione Campania e, appunto, il comune di Calvi Risorta. Soddisfatto l’assessore ai beni culturali, Piero Salerno, che dichiara: «come ci era stato detto già nei tavoli di concertazione del Pit Antica Capua, il comune di Calvi era uno dei pochi a livello nazionale che aveva i requisiti per richiedere questi finanziamenti, con una adeguata progettazione esecutiva, ed allora abbiamo deciso di attivare questo canale che per noi è una svolta importante nella politica di valorizzazione dell’area archeologica». Nel frattempo si è concluso il censimento dei monumenti e delle opere di valore storico e architettonico, oltre che dei siti di rilievo archeologico: si aprono, dunque, le porte, sia per il comune di Calvi che per i singoli privati, per poter accedere ai finanziamenti previsti dalla legge 26 e vengono individuati i centri storici comunali. Un lavoro reso possibile grazie a un pool di archeologi, esperti di catalogazione e conservazione di beni culturali, restauratori che, su mandato dell’amministrazione comunale, hanno percorso tutte le strade comunali per visionare, fotografare e catalogare tutti i reperti e le testimonianze del passato, della storia e dell’arte calena. «Abbiamo voluto aprire una prospettiva per tutti quei palazzi, le case, o le semplici appendici che hanno un rilevante valore storico-culturale - commenta l’assessore ai beni culturali Piero Salerno - un fatto positivo sia per noi amministrazione comunale, in quanto possimo ora accedere ai finanziamenti, sia per i singoli privati che possono fruire dei benefici della legge 26».

23/11/2004 A MARIGLIANO (NA) NIENTE FONDI PER GLI SCAVI

Nulla di fatto per il parco archeologico della villa imperiale di Ponte delle Tavole, a Marigliano. Il ministero per i Beni Culturali taglia i finanziamenti per riportare alla luce la prestigiosa villa di epoca romana, rinvenuta nei mesi scorsi a Faibano. Il sottosegretario di Stato, Nicola Bono, ammette amareggiato: «Al momento, pur auspicando un intervento di recupero del bene nel suo insieme, non ci sono fondi che ci permettono di intervenire». Anche la Provincia, che nel 2003 si era impegnata a finanziare l’acquisto dell’area dove sorge l’importante monumento, continua a prendere tempo. Nel nuovo bilancio di previsione, infatti, non c’è traccia dei fondi per formalizzare l’operazione. L’ex assessore provinciale ai Beni Culturali, Pasquale Sommese, aveva definito prioritaria la questione davanti al coordinamento dei sindaci del Nolano, prima del passaggio delle consegne. Mortificata, dunque, ancora una volta la voglia di riscatto culturale della città. L’antica villa romana, che aveva interessato gli intellettuali e incuriosito i cittadini e le associazioni culturali, continuerà a rimanere sotto terra. Per il sito archeologico di Marigliano era sceso in campo addirittura il Fai, fondo per l’ambiente Italia, ma è stato tutto inutile. L’importante complesso archeologico, riemerso durante i lavori di sbancamento per la costruzione di un fabbricato, resterà ancora nascosto alla collettività e al mondo scientifico. I 500 mila euro che la Provincia aveva proposto per acquisire l’area e continuare i lavori di scavo, interrotti dallo stop della soprintendenza, sono stati dirottati su altri siti del Nolano, e così Marigliano è stata ancora una volta penalizzata. Una doccia fredda. La scoperta, avvenuta in località Ponte delle Tavole, nella zona interessata dal piano di insediamenti produttivi del Comune, aveva incontrato l’opposizione dei proprietari dell'area, intenzionati a dar vita a una maxi lottizzazione edilizia. La grandiosa villa imperiale, già nel degrado al momento dell'eruzione del Vesuvio è dunque destinata all’oblio. Sul piede di guerra gli storici, che sottolineano che nel sito archeologico sono state rinvenute anche consistenti tracce di una grande alluvione, che sarebbe seguita all’eruzione. Una scoperta clamorosa, di cui fu messa a conoscenza anche la Soprintendenza, la quale bloccò le ruspe per impedire che quelle tracce della storia venissero cancellate. Non è stato più possibile scavare per mancanza di fondi. La Soprintendenza intimò l’alt, facendo scattare i sigilli e le procedure di esproprio dell’area, mentre per evitare possibili saccheggi da parte dei tombaroli il luogo preciso del ritrovamento per molto tempo non è stato reso noto.  Il patrimonio archeologico di Marigliano è sempre più mortificato. Non solo non decolla il sito della villa imperiale al Ponte delle Tavole per mancanza di fondi, ma sono anche altri i siti archeologici negati. Restano al palo gli scavi in località Santa Barbara, a via Nuova del Bosco, dove negli anni ’70 erano state rinvenute le strutture di un luogo di culto, con una scultura raffigurante una divinità femminile, di cui oggi si sono perse le tracce. Fermi anche gli scavi archeologici nel complesso monumentale «Antonia Maria Verna». (Da IL MATTINO del 23/11/2004)

11/11/2004 STRADA ROMANA SCOPERTA A MUGNANO (NA)

Si scava per ampliare la strada, si ritrovano dei reperti archeologici. La scoperta con l’inaugurazione dei cantieri dell’arteria che collega i comuni di Calvizzano e Mugnano, nell’area a nord di Napoli, i quali hanno fatto affiorare i resti di un’antica strada, a poco più di un metro e mezzo di profondità. Tracce del passato che in questa zona non rappresentano una novità, visto che è già nota l’esistenza di insediamenti sia romani che osco-sanniti, a pochi passi dagli scavi. Nella stessa area, poi, sorgeva l’antica chiesa di San Giacomo, patrono di Calvizzano, con annesso cimitero. Intanto dei ritrovamenti di ieri non si conosce ancora l’epoca precisa, anche se appare scontato che siano anteriori . Gli esperti della Soprintendenza ipotizzano che possano risalire anch'essi al periodo osco-sannita. Ipotesi che troverebbe conferma nella scoperta di una necropoli sotto una scuola media nel rione Mugnano 2, cinque anni fa. Questi e i reperti di Calvizzano, venuti alla luce già a metà degli anni ’80 nel corso di una campagna di scavi effettuati da alcuni esperti di Villaricca, sono stati repertati e poi ricoperti. Sotto il grande spiazzo giace anche una villa romana, ricca di decori. Adesso il Comune sta procedendo di concerto con la Soprintendenza. Mugnano è già censita come area archeologica, ma i recenti ritrovamenti fanno davvero pensare a un tesoro sommerso e, per questo, in queste ore super-sorvegliato per evitare l'assedio dei tombaroli. A questo punto si attende la valutazione dei reperti, per assegnargli una data più certa e attribuirgli il giusto valore. Intanto si conta di poter effettuare analoghi setacciamenti sul terreno rimosso dal cantiere stradale al confine tra Marano, Calvizzano e Mugnano, a ridosso del vecchio percorso dell'Alifana. In passato i rilievi condotti sul territorio circostante hanno consentito di riportare alla luce oggetti di grande interesse, tutti conservati nei magazzini del museo archeologico nazionale di Napoli, in attesa di trovare posto in strutture del posto. Occasioni di riscoperta e valorizzazione della storia e della cultura locale, seppur annunciate più volte dagli amministratori, non hanno finora trovato concretezza.

04/11/2004 LAVORI AD AECLANUM (Av)

Anche l'archeologia può dare un solido, e sorprendente, contributo alla ripresa dell'economia locale aprendo una nuova frontiera ad un indotto turistico che stenta ancora a decollare. E di questo sono pienamente convinti pure i nuovi amministratori comunali, decisi a rispolverare e rilanciare i progetti di recupero storico-artistico di Ponte Appiano e della circostante area fluviale del Calore. E dopo il lungo ponte festivo di Ognissanti potranno finalmente iniziare i lavori, appaltati ad un'impresa romana e finanziati di recente da un congruo contributo regionale, al primo lotto della più famosa e visitata zona d'interesse archeologico della nostra provincia. Dopo il beneplacito della Sovrintendenza provinciale ai beni artistici e archeologici a breve vedranno di nuovo la luce altri, e numerosi, reperti, nonchè la cinta muraria romana, conservati sotto i cumuli di terreno al Passo di Mirabella. Terminato il primo si penserà già al secondo. «La nostra storia - spiega il primo cittadino di Mirabella, Vincenzo Sirignano - è nell'area archeologica di Aeclanum, e noi abbiamo l'obbligo di doverla valorizzare, rilanciando un settore come quello turistico che potrebbe portare ad interessanti prospettive». Non è solo una questione di immagine e di marketing, quindi, perchè alla base di questo intervento c’è la volontà di lavorare per creare effettivamente condizioni di sviluppo e di occupazione puntando su storia e cultura locali.

04/11/2004 LAVORI ALL'ARCO DEL SACRAMENTO A BENEVENTO

Il cantiere è stato aperto: da ieri l’altro sono iniziati i lavori di ristrutturazione urbanistica dell’area nodale Arco del Sacramento. Siamo alle spalle dell’ex Upim, a lato dell’Episcopio, la zona ricompresa tra via Carlo Torre, via S.Gaetano e le vecchie mura che confinano con piazza Manfredi di Svevia. Complessivamente, il Comune spenderà 2 milioni 13 mila euro, ma i lavori avviati riguarderanno soltanto l’area interessata alla costruzione di un Centro servizi di quartiere e di un’arena, per i primi 760 mila euro, lavoro appaltato all’impresa Romano Costruzioni. La rimanente somma è destinata al restauro della struttura dell’Arco del Sacramento con il riammagliamento della murazione longobarda su piazza Manfredi di Svevia e la realizzazione di muri di perimetrazione e percorsi. Ovviamente, il recupero delle preesistenze archeologiche sarà effettuato in collaborazione con la la Soprintendenza ai beni archeologici. Essenzialmente un’operazione di restauro l’intervento sull’Arco del Sacramento e sulla murazione longobarda. «Si conserveranno alcune aperture esterne ed interne - spiega l’assessore all’Urbanistica, Fernando Petrucciano -, a testimonianza della funzione residenziale assunta nel tempo, e un percorso interno che, attraversando l’arco, condurrà sulla copertura a terrazzo, punto alto di visuale sull’intera area d’intervento. La ricompattata cinta muraria, infine, sarà il fondale dell’area e valorizzerà l’Arco del Sacramento che torna così a rievocare l’immagine storica di città urbica. L’intervento, come è ben evidente, va a riqualificare una buona fetta di centro storico. È sicuramente motivo di grossa soddisfazione per l’amministrazione Viespoli prima e D’Alessandro oggi poter restituire alla città luoghi devastati dagli eventi bellici e, successivamente, dall’incuria delle amministrazioni succedutesi per circa cinquant’anni.»

22/10/2004 UN NUOVO VILLAGGIO PROTOSTORICO LUNGO IL SARNO

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22/10/2004 A CALVI RISORTA (CE) INIZIANO GLI SCAVI DI UN SANTUARIO DI 2600 ANNI FA

Prende il via la campagna di scavi organizzata dalla Sovrintendenza ai beni archeologici nella zona dove è stato individuato un santuario pagano di 2600 anni fa. L’area si trova nella frazione di Visciano proprio a ridosso delle colline dove sorge, oggi, il santuario cristiano della «piccola Lourdes» meta di fedeli e turisti.
Riportare alla luce questa antica testimonianza, secondo l’assessore al ramo Piero Salerno, potrebbe avere anche ripercussioni dal punto di vista turistico, con la presenza nei medesimi luoghi di ben due santuari di cui il primo caratterizzato da un grande interesse di natura storico-culturale, mentre il secondo improntato a un’attrattiva fideistico-votiva. «Non solo - commenta ancora Salerno - unitamente al capo dell’ufficio tecnico abbiamo previsto la realizzazione di una strada d’accesso all’area, questo sia per consentire una facilitazione delle operazioni di scavo, che per poter poi in seguito attivare una discreta funzionalità in chiave turistica per gli appassionati che vorranno visitare il sito: altri interventi, poi, verranno attuati in base agli insediamenti che verranno riportato alla luce dagli interventi delle autorità preposte. In ogni caso - conclude l’assessore ai beni culturali - massima collaborazione da parte dell’amministrazione comunale».

19/10/2004 A NOCERA INFERIORE I REPERTI DI PIAZZA DEL CORSO CORRONO SERI RISCHI

L'hanno trasformata in un campo di calcio, in una pista per corse di biciclette e, nottetempo, di motorini, oltre che in una discarica per cartoni per pizze e stampelle per abiti. Non è una piazza della periferia degradata di una città italiana, ma quello che doveva essere il salotto buono di Nocera Inferiore.
Piazza del Corso, il cui progetto non piace, è diventata terra di nessuno. Le scritte sulle mura abbondano, dopo poco più di un mese dall'inaugurazione. Diventa difficile passeggiare senza ricevere una pallonata o essere investiti da una bicicletta. Danneggiate le canaline di scolo dell'acqua così come un vetro delle porte che introducono alla scalinata per raggiungere i reperti archeologici sottostanti, lasciate sempre aperte proprio nella speranza che venissero salvate dai vandali. E se c'è qualcuno che vuole mangiare una pizza, può gettare comodamente il contenitore in cartone giù in quel fosso che era stato pensato per permettere di vedere gli importanti reperti archeologici.
Purtroppo a star male più degli altri sono proprio queste vestigia di un passato glorioso, soffocate da un'incomprensibile colata di cemento e da 21 e più punti d'appoggio, quando all'inizio si era parlato di non superare tre pilastri per sostenere una copertura che doveva avere grandi lastre di vetro, dove camminare e ammirare dall'alto i reperti, destinati così a diventare una vera attrazione. Non terminano, quindi, le traversie per una piazza, osteggiata dagli speculatori edilizi, salvata dai cittadini più avvertiti e soffocata da un progetto sottratto ad un dibattito pubblico.

19/10/2004 SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A VICO EQUENSE

A Marina di Equa e nel centro urbano stanno riemergendo dall'antichità significative pagine della storia plurimillenaria della città grazie all'azione di sorveglianza e tutela della Soprintendenza Archeologica.
In particolare l’archeologa Tommasina Budetta e la sua equipe stanno riportando alla luce nella piana di Equa, nei pressi di via Pezzolo, i resti ben conservati di una «natatio-cisterna» rivestita in cocciopesto impermeabile e con decorazioni esterne con nicche rettangolari realizzate in «opus reticulatum», la tipica tecnica costruttiva romana.
Le costruzioni databili al primo secolo dopo Cristo, sono state rinvenute in un vasto terreno agricolo a una profondità di oltre un metro e a poca distanza da una ottocentesca casa colonica che presenta interessanti sovrapposizioni costruttive e che ha nel cortile interno due splendide colonne e due capitelli in marmo di epoca tardo medioevale. Una conferma quest'ultima che, come da fonti storiche, sembra attestare la presenza della ex cattedrale di Santa Maria di Equa di cui si ha menzione fino al XIII secolo con descrizioni dei suoi resti anche in epoche successive.
La presenza della grande cisterna potrebbe essere legata alla villa marittima, ma è più probabile che si tratti della testimonianza di più unità abitative poi integratesi tra i secoli I-II d.C. i cui resti si ammirano sulla non lontana spiaggia del Pezzolo dove non a caso venne scoperto nel 1924 un gruppo marmoreo di «Amore e Psiche», copia romana di un originale greco custodita al museo archeologico di Napoli.
L'attività dell'archeologa Budetta responsabile della Soprintendenza per la penisola sorrentina e dei suoi tecnici si è inoltre focalizzata anche su un altro cantiere cittadino, in pieno centro.
A una quota di circa due metri e mezzo di profondità nel giardino alle spalle dell'ex cinema Aequa sono state infatti rinvenute interessanti tracce di frequentazione da parte di uomini dell'epoca neolitica. Si tratta di frammenti di ceramiche a impasto di età protostorica, databili IV millennio a.C. simili a quelle del vasellame rinvenuto anni fa nel necropoli della Trinità a Piano di Sorrento e ora esposto nel museo archeologico della penisola sorrentina «Georges Vallet» di villa Fondi.
Ora si spera che altre testimonianze possano essere portate alla luce negli scavi per la struttura polifunzionale che prenderà il posto dell'ex cinema Aequa e nel cantiere di prossima apertura di via S. Sofia dove sarà realizzato un parcheggio.

29/09/2004 CALVI RISORTA: EMERGENZA ARCHEOLOGIA: CROLLATA LA CASA ROMANA DI VIA FORMA (II Sec a. C.). CROLLI ALLE TERME DI SAN LEO (II sec. d.C.) E AL PONTE DELLE MONACHE (IV sec. a.C)

A Calvi Risorta, ormai, è emergenza archeologia: la storica cittadina che fu capitale della Campania romana, sta perdendo, a pezzi, tutti i suoi più importanti monumenti archeologici. Dalle strutture abitative di Via Forma sull’antica Via Latina (II sec. a. C.) alle Terme romane di San Leo (II sec. d. C.) al Ponte romano delle Monache (IV sec. a.C.). Altro che museo archeologico nel castello aragonese e info point della Società Autostrade: nei giorni scorsi è crollato il terzo piano della Casa di Via Forma (ambienti voltati, in opera reticolata) e sono apparsi crolli e gravi lesioni nelle Terme di San Leo e nel Ponte delle Monache. La situazione è di tale emergenza che ha spinto il sindaco Giacomo Zacchia con un’apposita ordinanza ad inibire il transito lungo le relative strade e a spingere i proprietari dei fondi confinanti (una ventina) a sgombrare l’accesso alle aree interessate dai crolli. L’ordinanza poi, è stata inviata, per sollecitarne l’intervento, alla Sovrintendenza Regionale della Campania, alla Sovrintendenza Archeologica, alla Sovrintendenza ai monumenti, al Genio Civile, alla Protezione Civile, al Prefetto e all’autorità di Bacino del fiume Volturno. In seguito ad un sopralluogo – spiega l’arch. Alfredo Maciariello, responsabile del settore tecnico – sono stati rinvenuti cospicui resti della c.d. Casa di Via forma (setti murari in opera reticolata di tufo e porzioni di volta anche affrescati) crollati sulla sede stradale. I resti del crollo hanno anche invaso la carreggiata ostacolandone il transito. La strutture murarie superstiti, poste a 15 metri di altezza dalla strada, invece, potrebbero crollare da un momento all’altro. Analoga situazione di pericolo è stata notata sulle Terme di San Leo, il cui impianto architettonico si sviluppa su tre piani. La parete frontale (la meglio conservata del monumento) si trova a quota 15 metri dalla strada e presenta fenomeni di crollo di laterizio che va ad ostruire il transito della carreggiata. Le condizioni del monumento, quindi – spiega l’arch. Maciariello –determinano una preoccupante situazione di imminente pericolo di crollo dell’intera struttura. Poi c’è il Ponte delle Monache, un diaframma di roccia tufacea attraversato da un cunicolo per il deflusso delle acque del Rio Pezzasecca. Il cunicolo fu realizzato per permettere il transito da Cales lungo la via Stellatina. Il nostro sopralluogo ha evidenziato fenomeni di crolli causati da infiltrazioni d’acqua o dalle radici della folta vegetazione che assedia il monumento. Questi fenomeni rendono molto preoccupanti le condizioni statiche del monumento. In particolare, ai margini della struttura sono visibili profonde fratture di distacco e scoscendimento del tipo a cuneo. Queste determineranno un afflusso di materiali di frana nell’alveo del rivolo al punto da causare fenomeni erosivi, l’ostruzione del cunicolo per il deflusso delle acque ed il crollo degli argini laterali. Ora si spera nei fondi della Soprintendenza per realizzare gli interventi più urgenti. Anche perché Calvi Risorta è stato l’unico paese associato che non ha avuto assegnati i finanziamenti del PIT “Appia Antica”, ma solo promesse. La promessa che saranno destinati a Cales i fondi che rimarranno dopo il ribasso d’asta o che ci lasceranno Capua e Teano. Da parte sua l’amministrazione comunale farà di tutto per avere almeno quelli e cercare di evitare “con somma urgenza” l’inarrestabile crollo dei monumenti caleni, assediati dai rovi e dalle discariche abusive. (Da www.caserta24ore.it a cura di Paolo Mesolella)

28/09/2004 RIPRESI GLI SCAVI PREISTORICI A MONDRAGONE

È ripresa la campagna di scavi nella grotta di epoca preistorica scoperta nella zona conosciuta come la roccia di san Sebastiano, sulla collina che domina l'abitato della città. La superficie è stata individuata e già parzialmente scavata lo scorso anno, in occasione di un analogo intervento promosso dall'ente locale. Lo scopo è procedere a un’analisi stratigrafica per risalire a tutte le fasi della storia millenaria della roccia.
Nel corso della stessa campagna verranno proseguite e ampliate le ricerche di carattere paleoambientale già avviate in collaborazione con ricercatori dell'università «Federico II» di Napoli e quelle rivolte a ottenere nuove datazioni assolute col metodo del carbonio 14, in collaborazione con l'istituto di Geochimica dell'università «La Sapienza» di Roma. Gli scavi saranno finanziati da un contributo concesso dall'assessorato al Museo e alla Riqualificazione dei siti archeologici di Mondragone, nell'ambito di una collaborazione tra la soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta e l'équipe guidata dal professore Marcello Piperno, del dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell'Antichità - Sezione di Paletnologia - della Sapienza.
Intanto, si è ultimata la nuova fase della campagna di scavi e ricerche archeologiche sulla rocca medioevale «Montis Draconis», finanziata sempre dall'amministrazione comunale di Mondragone e guidata dal direttore del museo civico archeologico «Biagio Greco». La campagna, secondo le prime indiscrezioni sui risultati, sembra abbia fornito esiti di straordinario interesse, che metteranno i ricercatori nelle condizioni di ricostruire e illustrare perfettamente il funzionamento di un opificio artigianale dell'età medievale.
«Il nostro impegno - dichiara l'assessore al Museo Giovanni Schiappa - sarà quello di poter disporre, al più presto, grazie alla collaborazione della Soprintendenza e degli Enti Regionali e Provinciali, di un parco archeologico, unico nel suo genere, che sia capace di offrire ai mondragonesi ed ai turisti una testimonianza concreta della storia della nostra città nelle sue diverse peculiarità, d'ordine culturale, architettonico e urbanistico».

29/09/2004 ANFORE ROMANE SCOPERTE A CAPUA

Scavano nel terreno per gettare le fondamenta di un nuovo palazzo e scoprono un tesoro archeologico. È accaduto a Capua nel rione Porta Roma dove è in costruzione un edificio sull’area di un fabbricato abbattuto. Quando le ruspe hanno cominciato a scavare, sono emerse moltissime anfore che presumibilmente, come affermato da un funzionario della Soprintendenza archeologica di Napoli accorso sul luogo del ritrovamento, risalgono all’epoca romana. Tutto il materiale portato alla luce è stato trasferito al Museo archeologico di Santa Maria c.v. dove verrà catalogato e conservato.

28/09/2004 SCOPERTE ARCHEOLOGICHE NEI CANTIERI AUTOSTRADALI A POLLA (Sa)

I lavori del primo macro lotto della Salerno-Reggio Calabria, tra Sicignano ed Atena, portano a galla reperti archeologici di epoca romana nel territorio di Polla. E dopo il ritrovamento di due antiche strade, di cui una in buono stato di conservazione, la Soprintendenza archeologica delle province di Salerno, Avellino e Benevento ottiene la garanzia che l'area in cui sono stati portati alla luce i reperti, non sarà toccata dai lavori. Attualmente nei punti in cui ci sono stati i ritrovamenti archeologici, i cantieri per l'ampliamento dell'A3 restano fermi. La scoperta, per altro già in parte conosciuta dagli studiosi della Soprintendenza, almeno per quel che riguarda le ricerche e la storiografia, è al momento ai primi passi. L'inizio delle indagini risale a qualche settimana fa, con rilievi di superficie, anche se, stante ai reperti rinvenuti e alle indagini conoscitive che sono state condotte prima dei lavori, su tutto il tratto tra Sicignano e Buonabitacolo, è presumibile che nel territorio di Polla siano ancora presenti segni del Forum romano. Un dato, questo, di grande rilevanza storica, in quanto connesso alla presenza nel territorio pollese dell'Elogium (II secolo avanti Cristo) e del Mausoleo Caio Uziano Rufo (I secolo dopo Cristo). I lavori degli addetti della Soprintendenza, facenti capo alla sezione di Buccino continuano con la collaborazione di alcuni operai delle ditte appaltanti. Responsabile del tratto in questione della Sa-Rc è la dottoressa Adele Laggi. Il primo importante ritrovamento è stato quello di una strada di epoca romana in località Madonna del Loreto, proprio a ridosso del tratto autostradale. Un pezzo di via di tre metri circa, racchiuso tra filari di grandi alberi. Sembra che la stessa Soprintendente, Giuliana Tocco, si sia portata sul posto per un breve sopralluogo. La strada venuta alla luce si intreccia con una seconda arteria rinvenuta poco distante, ma maggiormente rovinata da alluvioni e frane. In questa località e in località Masseria sembra si stia valutando la presenza del Forum romano. La Soprintendenza al momento ha ottenuto che la zona non venisse toccata da nuovi tracciati dell'autostrada e che i lavori non andassero oltre le aree interessate in precedenza dalla A3. In futuro si provvederà con uno specifico progetto all'intervento di scavo. Un altro punto di interesse archeologico, poi, si trova in località San Pietro di Polla dove ci sono reperti che lasciano presupporre situazioni di vita più complesse. Intanto, da parte del sindaco Massimo Loviso si attendono notizie più dettagliate, essendo le indagini all'inizio, ma c'è ovviamente soddisfazione, per ritrovamenti di tale importanza storica per il paese.

19/09/2004 ACCORDO PER IL MUSEO DI CALES

Il Comune di Calvi Risorta e la Regione Campania hanno trovato l'accordo per la realizzazione del museo dell'antica Cales nei locali del Castello Aragonese: all'amministrazione comunale calena competerà la definizione della progettazione esecutiva dei lavori di rifacimento del castello e l'allestimento della casa mussale; mentre la Regione provvederà a reperire i fondi necessari nell'ambito del Pit Antica Capua.
A dare l'annuncio è il Sindaco Giacomo Zacchia: «questo è davvero un bel piatto con il quale ci presenteremo alla tavola degli enti coinvolti nella realizzazione del parco archeologico; fino a oggi gli unici sforzi erano quelli compiuti dalle autostrade, dalla sovrintendenza e grazie all'attenzione del sottosegretario alle Infrastrutture, Nino Sospiri, mentre l'amministrazione comunale si era ritagliata il ruolo di vagone trainato dagli altri enti. Adesso, invece - continua il primo cittadino - possiamo divenire una motrice che riesca a dare l'ultimo strappo per la realizzazione del più importante progetto della storia del nostro comune».
Il museo nel castello aragonese potrebbe rappresentare, inoltre, la naturale congiunzione di un altro ambizioso progetto, questa volta redatto dalla sovrintendenza ai beni archeologici di Napoli e Caserta, connesso al parco archeologico di Cales: la «porta della Campania», struttura questa che dovrebbe nascere proprio a ridosso della Autostrada Roma-Napoli.
L'opera consisterà in un edificio nel quale, non solo saranno rappresentati tutti i percorsi e le attrattive ricomprese nel costruendo parco archeologico caleno, ma anche una presentazione complessiva di tutti i principali siti archeologici e culturali presenti in Campania e di come poterli raggiungere facilmente.La progettazione, che compete ai tecnici della sovrintendenza ai beni archeologici di Napoli e Caserta, prende le mosse dalla considerazione storica che in passato, Cales era ritenuta dagli antichi romani, strategicamente e politicamente, la porta della «Campania Felix»; da ciò deriva l'idea di creare una sorta di tappa obbligata per tutti quei turisti che, via autostrada e scendendo dal Nord, si accingono a entrare in Campania, si vedranno proporre loro una panoramica illustrata di quanto di bello ed interessante è presente in tutta la Regione.
E ora, la porta della Campania, potrebbe sorgere, anch'essa insieme al museo dell'antica Cales, nel Castello Aragonese che si trova ubicato proprio a ridosso sia dell'autostrada che della statale 186 che collega Napoli e Roma.
«Abbiamo dato, forse, una svolta decisiva alla creazione del parco archeologico - commenta il vicesindaco, Remo Cipro - seppur questo accordo con la Regione esula, in massima parte, anche dal tavolo di concertazione aperto con gli enti coinvolti nella realizzazione del parco; poiché è finalizzato, unicamente, alla creazione del museo di Cales. Ciò non toglie che questa iniziativa potrà tornare utile anche per il parco».

13/09/2004 REPERTI ROMANI NEL CANTIERE DEL TERMOVALORIZZATORE AD ACERRA

Spuntano cocci di epoca romana e tracce di una strada di epoca borbonica nell’area del cantiere. I lavori rallentano, ma non si fermano. Il ritrovamento infatti non sembra di tale portata da imporre alcuno stop. È il sindaco Espedito Marletta a farlo sapere, dopo che in mattinata si era recato nell’area interessata alla costruzione del termovalorizzatore: «Gli archeologi - spiega - stanno controllando il lavoro degli operai, che a questo punto procedono manualmente utilizzando scalpellini e altri utensili. Si va avanti con prudenza, considerato che siamo in piena val Suessola, zona ricchissima di testimonianze antiche». Aldo Mondello, della Soprintendenza, dice: «Abbiamo trovato vasi di coccio del 1100. E un’anfora grande del sesto secolo avanti Cristo. Anzi, non so se sia un’anfora o la copertura di una tomba». Il parco archeologico di Suessola è in linea d’aria a 500 metri da qui. Questa, però, è zona paludosa. Da sempre. Vuol dire che non dovrebbero esserci mai stati rilevanti insediamenti abitativi. Sì, ma che vuol dire? Poco o nulla, fanno capire gli esperti. A un tiro di schioppo, alla Casina Spinelli, spuntarono tempo fa pezzi di marmo e le strutture di una basilica. Solo un esempio, fra mille altri. Daniela Gianpaola è il dirigente di zona della soprintendenza. In quale caso diventerebbe obbligatorio sospendere i lavori al cantiere? «Solo se scoprissimo strutture murarie o pavimenti a mosaico». È mai accaduto? «Sì, qui vicino: allo scalo merci di Marcianise. Fu inevitabile imporre una deviazione». Bel guaio, se qui spuntasse un mosaico. «Per noi è un lavoro come gli altri. Come la Tav. Come la metropolitana. Faremo come sempre il nostro dovere». Tanto per cominciare, la Gianpaola ieri pomeriggio è stata al cantiere Fibe. Per un controllo. Un controllo su che cosa, se davvero c’è solo cianfrusaglie? «Venga, venga con me, voglio farle vedere una cosa», sussurra il giovane archeologo mirando dritto verso una delle trincee. Che cosa c’è da vedere? Eccola, una grande vasca a forma di uovo, anzi due mezze vasche separate da un muretto. Bellissima. Era sepolta a tre metri di profondità. Sulle pareti cicrcostanti, ceneri e pomice: i segni di un’eruzione vesuviana che risale al 1700 avanti Cristo. E i segni di due alluvioni, che ricoprirono tutto. Ma a che cosa serviva? «A depurare l’argilla», risponde il giovane archeologo. Che poi aggiunge: «Ma stiamo ancora studiando. Bisogna verificare, esser certi. Per carità, non scriva nulla prima che vengano i dirigenti». (Fonte: Enzo Ciaccio su IL MATTINO)

09/09/2004 E A CARIFE DA DIECI ANNI IL MUSEO ARCHEOLOGICO NON APRE

Resta ancora senza futuro il Museo archeologico di Carife. La struttura, pronta ormai da quasi dieci anni, non riesce ancora ad entrare in funzione. E così, continua a restare nel cassetto il sogno di vedere finalmente esposti, nel luogo dove sono stati rinvenuti, i reperti che testimoniano il passaggio, in quest'area dell'Irpinia, di antiche popolazioni e civiltà, a partire dal Neolitico.
I ritardi accumulati fino ad oggi, per un'apertura che più di una volta è stata data per imminente, cominciano ad ingenerare sospetti e sfiducia nella gente, specialmente se si considera che sostanziosi finanziamenti a fondo perduto, erano stati assicurati, a suo tempo, dal Patto territoriale della Baronia. Il museo di Carife, costruito all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, con una spesa che si aggirava intorno ai due miliardi delle vecchie lire, doveva raccogliere i reperti dell'intera Baronia, con particolare riferimento al periodo pre-romano. Doveva testimoniare, partendo dal IV millennio avanti Cristo, la continuità abitativa della zona, passata attraverso l'Eneolitico, l'Età del Ferro, i Sanniti e la Romanizzazione. I reperti, rinvenuti durante le numerose campagne sistematiche di scavo, condotte dalla Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento, erano di particolare importanza e già avevano attirato l'interesse della comunità scientifica del settore. Avevano già fatto parte delle mostre tenute a Roma e Benevento, in occasione dell'anno dei Sanniti, e riscosso l'ammirazione e l'apprezzamento di tutti i visitatori.
Tanta ricchezza culturale, a tutt'oggi, resta ancora da valorizzare.

08/09/2004 RIPARTONO GLI SCAVI ALLA VILLA ROMANA DI SOMMA VESUVIANA CON NUOVE SCOPERTE

Potrebbe essere il primo elemento della Basilica della villa dove morì l’imperatore Augusto, quel timpano intercettato nei giorni scorsi dagli archeologi della missione giapponese, che da tre anni stanno lavorando al recupero dell’importante struttura d’epoca romana. «Quasi certamente - conferma il coordinatore dello scavo Masanori Aoyagi (è professore di Archeologia all’Università di Tokio e capo del Comitato Culturale dell’Unesco per il Giappone, oltre ad essere ex Preside della facoltà di Lettere ed ex Rettore dell’Ateneo della capitale nipponica) - si tratta della parte superiore dell’ingresso di un grande santuario». Un’apertura spettacolare, maestosa, per un edificio sacro dedicato a un dio ancora sconosciuto. Il timpano, difatti, è di finissima fattura e, anche se appare in condizioni di precarietà, offre ancora la possibilità di leggere le tracce di stucco e i disegni che in antico dovettero impreziosirlo. Al centro di quella architettura, resta visibile una corona, anch’essa realizzata a rilievo, che indica appunto la destinazione a monumento sacro della fabbrica. Ai lati del timpano sono due nicchie, appena emerse e ancora da indagare, che in antico ospitarono statue messe a maggior ornamento dell’edificio.
Quest’ultimo rinvenimento, sulle prime, non aveva affatto indirizzato gli archeologi verso l’ipotesi di edificio sacro, ma aveva fatto pensare a un alloggiamento per una statua maestosa, considerate le misure del timpano. Poi, il progredire dello scavo ha fatto intravedere i segni di un vano e ha dato il ”la” all’ipotesi dell’edificio sacro. Che dovrebbe continuare ancora per diversi metri alla sinistra del portico d’ingresso della villa, e sotto l’attuale calpestio del piano di campagna.
La scoperta dell’importante elemento architettonico conferma ancora una volta che ci si ritrova di fronte a una costruzione al di fuori dell’ordinario. In quel fabbricato che le indagini con il geo radar (quando era ancora sotto terra) indicarono come una serie di strutture colossali, esiste tutta una sequenza costruttiva che abbraccia almeno tre secoli. Intercettata agli inizi degli anni Venti, il fabbricato venne subito indicato da Matteo Della Corte, inventore dell’Epigrafia pompeiana, come la residenza ”apud Nolam” (presso Nola) dove morì l’imperatore Augusto nel 14 dopo Cristo. Dalle prime indagini, allora, emersero, a otto metri di profondità, i resti di un maestoso portico, in pietra vesuviana, a due livelli. Il primo, alto dieci metri, sosteneva una fuga di colonne di marmo, alte ancora quattro metri, su cui poggiava una travatura in travertino.
E di marmo speciale è anche il colonnato - peristilio — che gli archeologi giapponesi stanno riportando alla luce. «Si tratta - spiega Aoyagi - di colonne ricavate da blocchi unici di un marmo del II secolo, fatto venire da una cava africana aperta dall’imperatore Settimio Severo». Come poi siano state trasportate sino alla villa, considerato che dovrebbero essere alte circa sei metri (sono ancora interrate per metà), per adesso resta ancora un mistero.
«Forse - suggerisce l’archeologa Giuseppina Cerulli Irelli, già Soprintendente archeologo di Napoli e di Pompei che della villa sta indagando aspetto e impatto economico in epoca romana - sono state trasportate sfruttando un corso d’acqua. Bisognerà trovarne le tracce. Certo che la villa si dimostra giorno per giorno una testimonianza di un eccezionale interesse scientifico, storico ed economico».

03/09/2004 STUDIO DI FATTIBILITA' PER UN PARCO ARCHEOLOGICO A LITERNUM

Entro 60 giorni la Provincia di Napoli presenterà alla Regione Campania lo studio di fattibilità per la realizzazione del parco archeologico naturalistico di Liternum sul litorale domitio. E’ questo il risultato della riunione che si è tenuta, questa mattina, presso la sede della Provincia di Napoli tra l'assessore regionale ai Beni Culturali, Marco Di Lello, il vice-presidente provinciale, Felice Iossa e l'assessore provinciale all'Urbanistica, Domenico Moccia.
Un piano organico di interventi da attuare in una zona in parte degradata ma dalle enormi potenzialità ambientali e culturali. Il progetto, infatti, punta alla integrazione delle diverse risorse: beni archeologici, zone naturali, giardini, aree agricole e mare. In tal modo, da una parte si avvieranno opere di risanamento ambientale dall'altro si consentirà il potenziamento della fruizione pubblica dei siti. L'area archeologica di “Liternum” è già oggetto di un intervento progettuale inserito nel Progetto integrato "Litorale Domizio" promosso dalla Regione Campania, assessorato ai Beni Culturali e per il quale sono investite risorse europee pari a 34 milioni di euro. Il parco rientra nel piano di intervento territoriale per il litorale domitio e prevede, tra l'altro, la valorizzazione integrata dell’area del Lago Patria inserita nella riserva naturale Costa di Licola; interventi floro-faunistici e paesaggistici di ricostruzione del paesaggio litoraneo, nonché, per gli aspetti tecnici, interventi di riqualificazione morfologica e biologica attraverso tecniche di ingegneria naturalistica, per i quali sono già stati stanziati oltre 400 mila euro di fondi europei da parte della Regione Campania."Siamo disponibili a investire risorse — dice l'assessore Marco Di Lello - purché in tempi brevi ci venga inviato un progetto. A seguito delle premialità che saranno concesse dalla Unione Europea investiremo nuovi fondi sui Pit e su progetti come la creazione del parco archeologico-naturalistico di Liternum”.

02/09/2004 ANCORA SCOPERTE A MASSALUBRENSE

Straordinaria scoperta archeologica nella Terra delle Sirene: ritrovato il tracciato che potrebbe nascondere un «opus lastricatum» romano della Via Minervia: nella strada che dalla frazione Termini porta a Punta Campanella accanto al ritrovamento di alcuni tratti ancora in buono stato dell’acquedotto che portava acqua alla villa romana di epoca imperiale nuovi saggi della soprintendenza Archeologica portano alla luce il sentiero di Ulisse.
I lavori di scavo che una ditta appaltatrice dell'Enel stava effettuando per la trincea che dovrebbe contenere i cavi di alimentazione elettrica fanno emergere da cumuli di terriccio misto a strati di conglomerato cementizio e bitume parti di lastricato della famosa Via Minervia. Secondo i primi rilievi si tratta della strada romana di Punta della Campanella che, cantata dai poeti Ovidio Nasone e Papinio Stazio descritta da geografi e storici greci e romani, da Pomponio Mela a Strabone a Tito Livio, da Plinio a Tacito a Claudio Tolomeo, non era mai stata ritrovata.
I lavori dello scavo della trincea sono sono coordinati dalla sovrintendente reggente Valeria Sampaolo e condotti dalla sovrintendenza archeologica di Napoli e Caserta con la presenza dell'archeologa Tommasina Budetta, direttrice del museo-antiquario di Villa Fondi a Piano di Sorrento.
Pochi (tre per il momento), ma molto significativi i saggi effettuati: i tratti rinvenuti dell'antica via, in pietra calcarea ben lavorata, si trovano ad una profondità variabile dai 10 ai 45 ed ai 70 centimetri, hanno una larghezza di circa 2 metri sono lunghi da 3 metri e mezzo a 10 metri. Il calpestio stradale si snoda a poca distanza dalla località Canciello: esso dovette servire prima ai legionari romani, poi ai militari delle torri di avvistamento antisaraceni, ed infine ai contadini per il collegamento a piedi o a cavallo tra l’abitato di Termini e l’area sacra ed antica di Punta Campanella.
I ritrovamenti, in successione di qualche settimana, prima delle tracce dell'acquedotto che da Termini portava acqua al tempio di Minerva ed alla villa imperiale di Punta Campanella e poi di alcuni tratti della antica Via Minervia, hanno prodotto nella dirigenza della sezione lubrense dell'Archeoclub d’Italia presieduta da Giuseppe Esposito, una seria preoccupazione per il futuro di quello che è stato rinvenuto.
Ad esprimere il pensiero dell'associazione sono il presidente don Peppino Esposito ed il suo vice Stefano Ruocco da anni impegnati nella lotta per la tutela del prezioso patrimonio archeolgico ed ambientale della Terra delle Sirne, di Ulisse e di Minerva. «Se è vero che la presenza della sovrintendenza è una garanzia per la tutela di quanto ritrovato, non possiamo ritenere che altrettanto possa avvenire all’interno delle proprietà private». L’associazione auspica una salvaguardia ben organizzata ed una valorizzazione compatibile della zona. La scoperta, casuale, di un frammento di una strada che potrebbe risalire all’epoca romana, è ritenuta estremamente interessante dagli studiosi: si tratta di un altro tassello che potrebbe andare a comporre un mosaico di grande bellezza. Lo spiega la sovrintendente reggente ai Beni archeologici di Napoli e Caserta, Valeria Sampaolo.
Il tratto di strada rintracciato a Punta Campanella è certamente databile in epoca romana?
«Che proprio in quella zona ci fosse la via Minervia risulta da numerose fonti del periodo alto medievale e viene confermato dalla presenza di un santuario dedicato ad Atena alla fine del V secolo avanti Cristo. Sulla Punta della Campanella, poi, fu realizzato, sempre durante l’epoca romana, un altro insediamento. Tuttora non sappiamo se si trattasse di una villa, di una zona di partenza per Capri o di un punto di avvistamento. Certo è, però, che i romani costruirono in quella zona dove si facevano sacrifici alla dea Atena».
Perchè la destinazione dei manufatti resta incerta?
«Perchè proprio su quei ruderi sorsero in età vicereale il faro e la torre di avvistamento che si conservano tuttora anche se restano in cattive condizioni».
Come siete riusciti a individuare la strada?
«Seguiamo il tracciato della posa dei nuovi cavi elettrici con alcuni saggi di allargamento: in uno di questi è venuto fuori un lastricato. Io non ho visto lo scavo, ma solo una foto. In ogni caso io e la collega che segue i lavori abbiamo l’impressione che non si tratti di basolati romani. Potrebbe trattarsi, invece, della ripavimentazione del tracciato romano, scavato nella roccia, e che più avanti non sarebbe comunque lastricato. Contiamo di fare qualche saggio di approfondimento per vedere se ci sono ceramiche o reperti che potrebbero rivelarsi estremamente interessanti».
Gli scavi continueranno?
«La strada non verrà riportata alla luce perchè conviene tenerla sottoterra altrimenti verrebbe malridotta».
Un tesoro che resterà nascosto?
«Non è detto. Potrebbe venire fuori un progetto di risistemazione dell’intera zona. La strada, in questo caso potrebbe far parte di un complesso più ampio che potrebbe comprendere anche la torre di avvistamento dove dovrebbe terminare il restauro la sovrintendenza ai Beni architettonici. I lavori cominciarono negli anni Ottanta e non si sono mai conclusi. Si tratta di una delle torri vicereali che servivano da avvistamento e che punteggiano la Costiera. Si potrebbe creare uno spazio da utilizzare come sede espositiva o piccolo punto di ristoro».
I problemi?
«Il posto è di difficile accesso, ci vuole una mezz’ora di cammino per una strada impervia per raggiungerlo o si arriva dal mare anche se non ci sono attracchi. Ma si potrebbe pensare a un’operazione simile a quella realizzata per i Fortini a Capri che sono stati restaurati con un percorso che ora va lanciato. Il problema resta quello dei finanziamenti che sono legati ormai alla resa da un punto di vista turistico. E non sempre il criterio è del tutto condivisibile».

01/09/2004 CALES, ANCORA PRESENTAZIONI DEL PARCO ARCHEOLOGICO

Una vera e propria «road map» in vista della realizzazione del parco archeologico dell’antica Cales e dell’omonimo svincolo autostradale annesso che determinerebbero la creazione del primo parco archeologico.
È stata presentata in una conferenza stampa congiunta dal Sindaco di Calvi Risorta, Giacomo Zacchia e dal consigliere regionale di An, Benedetto Lombardi, con lo scopo di riaprire una nuova conferenza dei servizi a cui possano sedere tutti gli enti e le istituzioni coinvolte nella realizzazione dell’opera. La società «Autostrade per l’Italia», che ha già stanziato 2 milioni e 500 mila euro per l’apertura dello svincolo autostradale Cales, la Sovrintendenza ai Beni Culturali, attraverso il Sovrintendente Stefano De Caro; quindi il Governo nazionale, con il sottosegretario alle Infrastrutture Nino Sospiri, e la Regione Campania, che ha già finanziato parte del rifacimento del castello Aragonese con 175.000 euro, presto torneranno ad incontrarsi per dare seguito al protocollo d’intesa stipulato lo scorso anno e attivare le procedure esecutive per dare inizio ai lavori.
«Ho già sentito il sovrintendente De Caro - commenta Benedetto Lombardi - e presto a Calvi verrà anche il sottosegretario Sospiri; loro sono pronti per riaprire la conferenza e questo grazie alle disponibilità della Autostrade e della Regione, lascia ben sperare». «Per noi è di vitale importanza- commenta il sindaco Giacomo Zacchia - instaurare un proficuo dialogo con gli altri enti coinvolti affinché si possa lavorare insieme alla creazione del parco».

01/09/2004 DUE MILIONI DI EURO PER GLI SCAVI AD AECLANUM

Supera i 2 milioni di euro il finanziamento strutturale per la realizzazione del primo lotto del Parco archeologico dell’antica Aeclanum. L’intervento (previsto dal progetto integrato Regio Tratturo itinerario culturale) rientra in un programma di scavi e restauri archeologici di più ampio respiro, programmati dalla Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento. Obiettivo: preservare dal degrado le strutture già scavate, portare alla luce quanto ancora è interrato e rendere pienamente fruibile al pubblico l’intera area archeologica. In dettaglio, il progetto prevede la perimetrazione del parco (112 mila metri quadrati) che a oggi risulta completata solo nella zona d’accesso, il consolidamento delle emergenze archeologiche e lo scavo archeologico nell’area della basilica e dell’abitato interrotto per mancanza di fondi. Il tutto s’inserisce tra gli obiettivi individuati nel Complemento di programmazione al capitolo I asse II, misura 2.1: “consolidare attraverso opportuni interventi le emergenze archeologiche oggi fruibili, estendere la fruizione dell’area del parco archeologico, riportando alla luce strutture attualmente sono poco visibili. In ultimo, qualificare l’ambiente del parco attraverso interventi di pulizia delle strutture archeologiche.
L’intero intervento rappresenta un segmento prioritario dei Pit-itinerari culturali, definiti dalla Regione Campania e che mirano alla valorizzazione dei beni culturali nelle aree interne del territorio interessato.
L’ampliamento del Parco archeologico rientra, infatti, in un più ampio programma di sviluppo dell’area. Partendo da un territorio caratterizzato da una forte tradizione agricola ed artigianale, sono state elaborate linee programmatiche tendenti ad incidere positivamente sulla crescita economica locale, focalizzando l’attenzione sulla qualità complessiva del territorio e sulla riscoperta della sua identità socio-culturale. Il parco, pertanto, è destinato ad una rilevante evoluzione dal punto di vista turistico, legata anche alla realizzazione di percorsi archeologici appositamente studiati, tali da formare un circuito di visita con possibili itinerari turistici, coniugando tra loro vari momenti storici. Inoltre la valorizzazione dei beni archeologici è da intendersi anche quale importante ‘risorsa-turismo’ correlata non solo a vocazioni commerciali, ma soprattutto all’apprezzamento dei valori storici e naturalistici che possono costituire un miglioramento per il costume e la qualità della vita.

28/08/2004 A CASALBORE SI LAVORA PER CREARE UN MUSEO ARCHEOLOGICO

Si punta sul turismo storico e archeologico. L'amministrazione sta lavorando per favorire questo tipo di attività che potrebbero garantire al paese un forte impulso allo sviluppo. In quest’ottica s’inserisce l’opera di ristrutturazione che, negli ultimi giorni, è stata avviata al castello e alla torre normanna. «Un’opera certosina di recupero», come ama definirla il sindaco Eugenio Salvatore, evidenziando le caratteristiche di lavori di conservazione, che mireranno al restauro dei luoghi, lasciando inalterati lo stato degli stessi, nonché le loro caratteristiche storiche ed architettoniche. La ristrutturazione del castello e della torre normanna rappresenta il primo progetto realizzato nell'ambito del Pit regio tratturo, finanziato dalla regione Campania per un importo di poco inferiore ai quattro miliardi e mezzo delle vecchie lire. Il restauro consentirà la creazione di un museo archeologico nazionale, nel quale verranno conservati gli innumerevoli reperti di epoca sannita ritrovati nei siti archeologici locali. Le tante testimonianza pre romaniche ritrovate sono state ospitate in due mostre, la prima a Roma alle terme di Caracalla, l'altra a Benevento, ed ora sono custodite in alcuni locali di proprietà comunale. «Rischiavamo - confida ancora il sindaco - di dover dire addio ai reperti ritrovati in loco per favorire la loro collocazione in strutture idonee. La creazione di un museo permetterà, invece, di custodirli a Casalbore». Si guarda allo sviluppo culturale, in questa parte di Valle Ufita. In questo senso, mentre si lavora per favorire un intervento della sovrintendenza per continuare gli scavi nella necropoli sannita ritrovata in località Spineto, il gruppo guidato da Salvatore si è incaricato di fare da tramite da privati e regione per favorire la creazione di sistemazioni alberghiere.

10/08/2004 SCOPERTE A CAPUA (CE) DURANTE I LAVORI DELLA FERROVIA AD ALTA VELOCITA': L'ARCHEOCLUB VUOLE VEDERCI CHIARO

La questione dei ritrovamenti di quattro anni fa dei ritrovamenti archeologici in via Brezza, poi ricoperti per preservarli da possibili danneggiamenti, ritorna prepotentemente alla ribalta. L’Archeoclub infatti vuole vederci chiaro in merito agli impegni assunti dalla Tav  nel 2001, dopo che  c’erano stati i ritrovamenti archeologici nel territorio di via Brezza, dove un tempo passava l’antica via Appia. Dopo questi scavi, che misero alla luce un’ antica fabbrica di profumi e un mausoleo con alcuni scheletri, nel 1998, la Concessionaria T.A.V., per facilitare da parte del Comune l’autorizzazione a concedergli il nulla osta per il tracciato della linea veloce, dopo aver interrato gli scavi a scopo protettivo, fece qualche vaga promessa, come quella di realizzare un Parco Archeologico. A lavori finiti, di questo Parco non se ne è parlato più. L'Archeoclub è ritornato quindi alla carica per ricordare gli impegni assunti dalla T.A.V. Si è costituito un tavolo da parte di varie associazioni, nel corso del quale si è deciso di rimettere in discussione gli accordi e i verbali con i quali si sancivano certe cose. L’ insistenza deriva dal fatto che esiste agli atti  un verbale a firma del commissario prefettizio Pasquale Manzo, della dott. Sanpaolo della Soprintendenza archeologica e direttrice degli scavi, e per la T.A.V., dei dirigenti Cirillo, Franda e Del Vecchio. Nel verbale è scritto testualmente: “L’insieme dei ritrovamenti potrebbe essere sistemato in un Parco della cui fase di scavo si può fare carico la T.A.V. secondo un progetto che la Soprintendenza approverebbe. La disponibilità della T.A.V. non comprende l’onere degli espropri fuori fascia che nell’ipotesi per Parco avrebbero un’estensione di 100.000 mq, rettangolo di 200 x 500 metri lineari”. Come condizione fu posto che si doveva definire preliminarmente l’assetto gestionale del futuro Parco e della sua manutenzione, aspetto del quale né la T.A.V. né la Soprintendenza potevano farsi carico. 

07/08/2004 RICOPERTE LE MURA TROVATE A NOCERA SUPERIORE (SA)

Tornano ad essere ricoperti dal terreno i reperti archeologici venuti alla luce a pochi passi dal Battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore durante i lavori per la realizzazione di un'area-parcheggio con verde attrezzato. Lo ha deciso la Sovrintendenza dopo aver appurato che le mura romane ritrovate non hanno alcuna importanza storica e artistica.

04/08/2004 SPUNTA UNA VILLA ROMANA A MONTECALVO (AV)

Durante i lavori per l'ampliamento della strada San Vito-Apice in contrada Mauriello sono state ritrovate delle mura romane. Ancora non si sa se le mura appartengano ad una singola villa patrizia oppure se contrada Mauriello nasconde qualcosa di più. La Soprintendenza per il momento non fa ancora nessuna ipotesi, ma ha subito inviato sul posto un archeologo ed un operaio che da alcuni giorni stanno scavando, con molta prudenza, per cercare oggetti che possano dare risposte ai tanti interrogativi. Che in contrada Mauriello ci fossero dei reperti romani era ormai noto un po' a tutti in paese, visti gli studi condotti dallo storico locale Gian Bosco Cavalletti e il ritrovamento di una tomba romana e di altri oggetti a poche decine di metri dall'attuale ritrovamento con il conseguente vincolo sulla zona da parte della Soprintendenza stessa, ma mai era venuta alla luce una opera così imponente. Al momento è visibile una sola stanza con mura spesse una quarantina di centimetri per un'altezza nella parte più alta, di un metro, per quattro metri di lunghezza e tre di larghezza. La stanza è completamente ricoperta dai detriti della struttura stessa. Durante le operazioni di scavo i tecnici della Soprintendenza hanno ritrovato anche pezzi di anfore decorate ed altri utensili. Al momento attuale è molto difficile capire se la contrada di Montecalvo nasconda qualcosa di veramente importante, come lo storico locale Gian Bosco Cavalletti da qualche anno va sostenendo, o se si tratta solo di una villa patrizia lungo la strada che qualcuno dice collegasse Aeclanum con Equum Tuticum.

02/08/2004 INIZIATO IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI DELLE ANTICHE BOTTEGHE A POMPEI

Grazie a sponsor privati e tecnologie in 3D sono iniziati i restauri delle pitture murali di alcune botteghe di via dell'Abbondanza negli Scavi di Pompei, che si concluderanno nel gennaio 2005. Il progetto di restauro si e' avvalso di una sofisticata tecnologia tridimensionale, fornita dalla Fondazione Kacyra dell'omonima azienda americana che ideato il sistema di scansione laser in 3D. Grazie ai rilievi effettuati e' stata realizzata una banca dati tridimensionale dell'area dei Fori Civili di Pompei e da questa e' scaturito il progetto di restauro e protezione delle pitture murali del Regio IX, Insulae 7 e 11. Le pitture murali, che comprendono anche varie scritte elettorali, fanno parte della bottega dei feltrai, della tintoria con fornace e della locanda di Asellina, tre tra gli edifici più conosciuti dell'area archeologica. Per la bottega dei feltrai saranno restaurati il dipinto della Venere in piedi su di una quadriga trainata da quattro elefanti, le immagini di Fortuna e di Genius e quelle che riprendono alcune fasi della lavorazione della lana, sormontate da un'iscrizione elettorale. Nella tintoria con fornace saranno restaurate le grandi pitture con immagini di divinità: la Venere Pompeiana tra tre amorini e, sull'architrave, i volti del Sole, Giove, Mercurio, Luna. Sarà restaurata anche la processione di Cibele, situata nell'ultimo piedritto, l'erma di Dioniso visibile in una nicchia. Sul calderone posto alla destra della facciata sarà oggetto dei lavori anche la raffigurazione di fallo alato in un tempietto in stucco. Nella locanda di Asellina, uno dei più famosi locali della Pompei antica, saranno riportate alla loro originaria nitidezza la scritta ''luogo in cui si vendono bevande calde'' e una serie di iscrizioni parietali che ricordano il sostegno dato dalla padrona e dalle cameriere del locale ai candidati durante le elezioni L'intero progetto di restauro e' curato dalla Facoltà di Architettura di Ferrara, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica di Pompei, con la sponsorizzazione dell'azienda Fassa Bortolo e della Fondazione americana Kacyra Family Foundation. ''Siamo molto soddisfatti della collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara - ha dichiarato il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo - e della possibilità che abbiamo avuto di indirizzare risorse private verso progetti di restauro e di conservazione dell'area archeologica. Il restauro delle pitture e delle iscrizioni di via dell'Abbondanza e' infatti un esempio del ruolo che dovrebbero avere i privati, sia aziende che fondazioni, che vogliano legare la propria immagine ad un bene culturale sostenendo la ricerca e la tutela''.

25/07/2004 APERTO IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CONZA FINO AL 25 SETTEMBRE

Apre il parco archeologico di Conza della Campania, in prossimità dell’oasi naturalistica del Wwf. La notizia è stata ufficializzata dal primo cittadino Vito Farese. Dopo aver concluso i lavori per il recupero della città antica e dei resti di epoca romana, il comune altirpino, si appresta ad ospitare i turisti. «L’apertura del parco archeologico - spiega il sindaco - testimonia la sinergia tra enti locali, l'assessorato regionale all'Urbanistica e la Soprintendenza dei Beni culturali ed Ambientali di Avellino. La nostra scommessa è far conoscere ai turisti che anche l’Irpinia è una terra ricca di storia. Insieme ad altri progetti che sono stati approvati in collaborazione della comunità Montana ”Alta Irpinia”, al Wwf e ai privati cittadini, intendiamo rilanciare l'intera area, valorizzando ancora di più le sue bellezze naturali attraverso nuovo infrastrutture e nuovi servizi turistici». L'intera area archeologica che si potrà visitare, si stende su un percorso disciplinato lungo circa due chilometri. I luoghi più suggestivi e interessanti da vedere sono la porta del Foro romano, la cattedrale del 1700 e le numerose suppellettili di epoca romana. Il parco sarà aperto fino al 25 settembre, ogni giorno, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20. Il costo del biglietto di ingresso è di due euro, che include un buono consumazione da spendere presso l'apposito punto ristoro interno al parco.

21/07/2004 ALLA LUCE UN TRATTO DI MURA ROMANE A NOCERA SUPERIORE (Sa)

E' di ieri la prima sorpresa del sottosuolo. Una cinta muraria, probabilmente di epoca romana, è il primo ritrovamento fatto, nei pressi del battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore. Nel corso degli scavi che per legge devono essere effettuati prima di innalzare nuove costruzioni, dunque, come era prevedibile, qualcosa è saltato fuori. Grande entusiasmo tra gli addetti ai lavori. Una dichiarazione ufficiale è mancata, probabilmente perché si preferisce aspettare di individuare con precisione la natura del lungo muro perfettamente intatto, venuto alla luce sotto il manto di pietra pomice che dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ricopre e conserva i resti dell'antica Nuceria. Nessuna dichiarazione ufficiale da Palazzo di Città, ma non sono mancate le solite speculazioni operate nella giornata di ieri da chi ha cercato di prendersi meriti a tutti i costi. Non è vero, per esempio, la presunta natura archeologica degli scavi visto che le ruspe che stanno operando nell'area immediatamente adiacente il battistero sono al lavoro per motivi completamente differenti. Si tratta, infatti, di un'operazione necessaria prima della realizzazione del progetto di riqualificazione dell'area. Appena qualche mese fa, vale la pena di ricordare, l'amministrazione annunciò l'approvazione del progetto che prevede la realizzazione di un infopoint e di una vasta area di parcheggio per autobus. Circa un mese fa, fu dato il via ai lavori, con le operazioni di scavo, fino a tre metri, come prevede la legge. Essendo Nocera Superiore una città fortemente caratterizzata dal ritrovamento di beni e addirittura siti archeologici, la legge prevede che, di concerto con i Baas, i lavori siano preceduti da scavi ''di controllo'', per escludere la presenza di eventuali siti nascosti. Non si sa bene perché, però, già da 15 giorni, si parla, come anche ieri è stato fatto, di scavi archeologici, finalizzati cioè, al ritrovamento di ''tesori dell'antichità''. Un vero e proprio... mistero.

16/07/2004 UN TEMPIO SANNITA A POMPEI

Un tempio dedicato ad una divinità femminile, risalente al III sec. a.C., è venuto alla luce durante gli scavi del fronte sud occidentale di Pompei. Il tempio, con portici e cisterne, è un inaspettato edificio religioso di età sannita e rivela una società pompeiana preromana corrispondente non al modello di piccolo villaggio bensì di vera e propria città.
Nel tempio, che si ipotizza essere dedicato all’antica Mefite, versione sannita di Venere, è stato rinvenuto, nelle due profonde cisterne moltissimo materiale votivo come lucerne, piattelli, coppette, terracotte votive, monete, ossa varie, conchiglie e blocchetti di porpora utilizzati per i riti.
Accanto al Tempio di Mefite è stato individuato un impianto termale che probabilmente serviva per effettuare i riti con le acque o la così detta « prostituzione sacra» , come spesso è definita l’ usanza dell’obolo, una moneta pagata alle fanciulle che perdevano la verginità nel Tempio prima di sposarsi.
Gli scavi sono stati effettuati dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera dell’ Università di Basilicata, coordinati dal prof. Emmanuele Curti, docente al Birkbeck College dell’ Università di Londra , attualmente in Italia per il progetto ministeriale del «rientro dei Cervelli».
«I risultati sono di enorme interesse - spiega il professor Curti - non solo per l’ individuazione e la ridatazione delle varie fasi di vita dell’ area. Scopo del progetto è quello di comprendere il sistema generale, e quindi la relazione tra spazi pubblici e privati di questo settore cruciale della città, proprio perché posto a metà strada tra l’ area pubblica più importante, il Foro,e l’area esterna di Porta Marina, un’ area che riteniamo interessata dalla possibile presenza di bacini portuali»." La nascita della divinità osca di Mefitis è molto remota tanto da essere difficile risalire alle origini del culto. Il nome in osco è Mefitis e deriva forse da "medio-dluitis", donde "mefifitis"" e quindi Mefitis, cioè "colei che fuma nel mezzo" oppure da "Medhuio" cioè "colei che si inebria". È una divinità pacifica, le si attribuivano il potere di fare da tramite, cioè di presiedere al passaggio, di personificare colei che presenzia ai dualismi come la vita e la morte, il giorno e la notte, il caldo ed il freddo, il regno dei vivi e l'oltretomba. La stessa sorgente è il simbolo della forza dell'acqua che dalla terra sgorga e quindi passa all'aria, e la dea Mefite presenzia questo passaggio. All'origine era la deità ctonia - protettrice delle sorgenti, poi l'evolversi del culto l'ha protesa verso i benefici derivanti dall'utilizzo delle acque termali.

16/07/2004 PROTESTE PER IL DEGRADO NEGLI SCAVI DI FLUMERI (Av)

Da sito archeologico a expo dell’immondizia. Doveva rappresentare il fiore all’occhiello delle testimonianze antiche presenti in Valle Ufita e invece è il sito emblematico del degrado e dell'abbandono in cui versano tanti altri luoghi d’Irpinia. Riemersa dal passato, ora rischia di essere sepolto da erbacce e rifiuti l’area archeologica di Fioccaglie, nel territorio di Flumeri. I lavori di scavi, iniziati per caso, negli anni ottanta, a seguito delle opere per infrastrutturare il metanodotto, terminarono ben presto, visto che la mancanza di fondi ne impediva il prosieguo. Ma da allora quei pochi metri quadrati di «civiltà antiche» venute alla luce vengono custodite nel peggiore dei modi.
La puntuale e pacifica protesta che ogni anno, in piena estate, viene alimentata dai cittadini di Flumeri che vivono a ridosso delle terre poste sotto la sorveglianza della Soprintendenza archeologica di Avellino testimonia come effettivamente il sito di Fioccaglie rappresenta tutt'altro che un punto di attrazione. I segni di operazioni di pulizia sono sempre più rari.
Da due anni non si provvede a ripulire le «reti fognarie» d'epoca sannitica, o i «viottoli di quell'antico insediamento». Sicché serpenti e ratti vagano indisturbati, anzi disturbando i vicini abitanti.
«Non ne possiamo più - ammonisce Liberato Grasso, che ha dato il via alla protesta - ogni estate ci troviamo a dover affrontare rettili e altri animali, rischiando di ritrovarceli in casa. Abbiamo interpellato chi è tenuto a intervenire per le pulizie nella zona ma finora non c'è stato alcun segnale, mentre noi stessi siamo costretti a dover rimettere in ordine le zone adiacenti agli scavi, visto che all'interno del sito non ci è concesso di mettere piede. È mai possibile che qualcuno ritiene di tutelare in questo modo le testimonianze antiche della nostra provincia?».

16/07/2004 NUOVA CAPANNA PREISTORICA ALLA LUCE A NOLA

Consulta lo speciale https://www.ganapoletano.it/archemail/nolatar.htm

07/07/2004 MASSA LUBRENSE: IN LUCE TRATTI DELL'ACQUEDOTTO DI PUNTA CAMPANELLA

Straordinaria scoperta archeologica su Via Minerviae: lungo la strada che dalla frazione Termini porta a Punta Campanella emergono tratti dell’acquedotto che portava acqua alla villa romana di epoca imperiale.
Le ricchezze del patrimonio storico, artistico, culturale di Punta Campanella, il sito ambientale e archeologico più visitato della penisola sorrentina, non finiscono mai: i lavori di scavo che una ditta appaltatrice dell’Enel stava effettuando per la trincea che dovrebbe contenere i cavi di alimentazione elettrica per l’illuminazione delle ville e dei caseggiati rurali della zona fanno venire alla luce alcuni tratti dell’acquedotto, che serviva a portare acqua non solo al tempio di Minerva e alla villa imperiale di Tiberio, dirimpettaia di quella di Capri, ma con tutta probabilità anche ad altri insediamenti di coloni romani o presidi militari dell’estrema propaggine del Promontorio Ateneo. Il tempestivo intervento della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta attraverso l’archeologa Tommasina Budetta, direttrice del museo-antiquario di Villa Fondi a Piano di Sorrento, ha impedito che anche inconsapevolmente si potesse arrecare dei danni allo storico ritrovamento.
Pochi (quattro per il momento) ma molto significativi i saggi effettuati dall’equipe diretta dall’archeologa Tommasina Budetta: a una profondità variabile dai 45 ai 70 centimetri e della lunghezza di alcuni del calpestio stradale attuale, formato da orribile bitume misto spesso a conglomerato cementizio gettato nei decenni scorsi dall’amministrazione comunale di Massa Lubrense, gettato sul basolato roccioso, il classico «opus lastricatum» romano per consentire a contadini, villeggianti e turisti il collegamento pedonale e veicolare della frazione Termini con l’area sacra e antica di Punta Campanella, il classico «lastricatum» romano, inconfutabili tracce della presenza d’un importantissimo acquedotto. Accanto a un muro di circa 40 centimetri di larghezza corre una canaletta delimitata da muri in cocciopisto e foderata di intonaco impermeabile.
La canaletta, del cui studio dello stato stratigrafico minerale saranno interessate le facoltà universitarie di chimica e di geologica, è solcata da una massa calcarea formatasi coi residui minerali dell’acqua così spessa che potrà riservare altre sorprese di carattere storico ed archeologico di grande importanza. Non è da scartare l’ipotesi che l’acquedotto, alimentato con acque delle sorgenti della collina del Deserto di Sant’Agata sui due Golfi, possa essere stato costruito a servizio del tempio di Minerva e di un insediamento edificato dai primi coloni greci che colonizzarono l’Athenayon, il Promontorio di Atena.
Al tempio di Minerva, edificato secondo la leggenda da Ulisse dopo lo scampato pericolo di morte in seguito all’incontro con le Sirene appollaiate sui non lontani scogli de Li Galli, oltre che da mare con due approdi nascosti nella roccia dello sperone spartiacque ai due Golfi di Napoli e di Salerno, si arrivava anche da terra attraverso la Via Minerviae. Quindi l’acquedotto potrebbe essere una opera realizzata in epoca antecedente di molti secoli alla edificazione della villa romana di Tiberio.

07/07/2004 RIVALUTIAMO GLI SCAVI A SUESSOLA

Via al rilancio degli scavi archeologici di Suessola, nella zona di Acerra. L’annuncio arriva dall’assessore regionale alla Cultura Teresa Armato. "Stiamo concependo - racconta - un nuovo modo di promuovere la Campania a livello nazionale ed internazionale. E l'area nolana, tra percorsi religiosi, culturali o enogastronomici, assumerà un ruolo di primo piano tra le mete inserite nel Portale del turismo della Regione". L’obiettivo è rilanciare la vocazione turistico-culturale del territorio: “E’ un processo che non segue, ma accompagna le politiche di risanamento ambientale”, sostiene l’assessore. E la Armato sottolineato l'importanza di alcuni siti archeologici dell'area napoletana. Qualche esempio? "A Somma Vesuviana l'Università giapponese Tokio 1, in collaborazione con il Suor Orsola Benincasa e la Federico II di Napoli, sta riportando alla luce la villa dell'Imperatore Augusto. E poi ci sono Nola con il villaggio preistorico, e Acerra dove ci sono gli scavi di Suessola per la cui valorizzazione quest'anno arriveranno 300.000 euro". Suessola era una cittadina osco-romana sorgeva nella campagna fra Acerra e Maddaloni, nei pressi dell'edificio della Casina Spinelli. E fu proprio il conte Spinelli ad iniziare alcuni scavi alla fine dell'Ottocento che portarono alla luce ricchissimi corredi funerari.

30/12/04 UN INTESA PER L'INDAGINE ARCHEOLOGICA A PIETRAVAIRANO

L’intesa tra il Comune, la Provincia di Caserta, la cattedra di Istituzioni e antichità medievali dell’Università della Calabria, il gruppo di ricerca sul Medioevo della Valle del Volturno e l’istituto comprensivo «Giovanni XXIII», avvierà presto il progetto d’indagine storico-archeologica dell’insediamento altomedioevale di Santoianni situato nel territorio di Pietravairano. L’accordo tra i vari enti per il progetto di ricerca relativo al sito storico di Santoianni, localizzato nella proprietà del principe Windisch-Graetz, che ha acconsentito allo studio, è seguito a una serie di studi e sopralluoghi preliminari a cui ha preso parte anche il responsabile dell’ufficio archeologico di Teano Francesco Sirano. Lo studio e la valorizzazione del sito storico sono stati giudicati particolarmente interessante dall’amministrazione comunale locale anche in vista di un possibile sviluppo culturale e turistico dell’area. «L’intesa raggiunta è solo un primo passo - afferma Dario Rotondo, sindaco di Pietravairano - abbiamo intenzione di coinvolgere in futuro anche le università di Caserta e Napoli». «Il sito di Santoianni - sottolinea lo storico Domenico Caiazza, che assieme a Luigi Cielo e Luigi Di Cosmo costituisce il gruppo di ricerca sul medio Volturno - è formato dai resti di una fortificazione, una cinta ovale con una cappella, e probabilmente dai resti di una torre che, a giudicare dalle murature e dalle ceramiche, risale a un periodo compreso tra la fine dell’VIII e l’inizio del XI secolo dopo Cristo, cioè in epoca tardo longobarda. Si tratta di un sito di particolare interesse proprio perché di epoca longobarda, in cui la documentazione è molto povera. Inoltre ha caratteristica di non essere stato reinsediato nel corso dei secoli - continua Caiazza - Tuttavia conosciamo una serie di documenti storici che ci consentiranno di raffrontare i reperti». Dopo le ultime formalità burocratiche, una volta autorizzata la concessione di scavo da parte della Soprintendenza e superati tutti gli aspetti organizzativi, partiranno, probabilmente in tarda primavera gli scavi nell’area storica. «Una volta conclusa la parte burocratica - osserva Caiazza - sarà effettuata una documentazione fotografica e cartacea del sito dopodiché si partirà con gli scavi secondo il sistema classico dello scavo stratigrafico. Tutti i reperti saranno fotografati, rimossi, inventariati per essere successivamente studiati e restaurati. In questo modo potremo ricostruire tutto il contesto storico, capire la vita, il tipo di economia, le difese dell’epoca. Questo studio sarà anche un campo di addestramento per gli studenti dell’università che, sotto la guida dei docenti, impareranno praticamente come si svolge questo tipo di ricerca». Secondo quanto concordato tra gli enti, i lavori di rilevamento saranno eseguiti dalla cattedra di Istituzioni e antichità medievali dell’Università della Calabria sotto il coordinamento del professor Pietro Dalena. I lavori di scavo inoltre verranno eseguiti sotto la sorveglianza dell’ufficio di tutela della Soprintendenza ai beni archeologici competente per territorio e il gruppo di ricerca sul Medioevo della Valle del Volturno, da parte sua, parteciperà a tutte le attività di studio e catalogazione dei reperti e all’inquadramento storico topografico del sito storico.

10/08/04 A PAGO DEL VALLO DI LAURO (AV) SPUNTA UN BATTISTERO DI MILLE ANNI FA

Continua l'appassionante avventura dello scavo archeologico presso la chiesa dell'Assunta di Pago Vallo Lauro. Iniziata nel 1995, con la scoperta della parte medievale dell'edificio sacro, ornata degli splendidi affreschi dell'anno mille, si è arricchita ultimamente di un nuovo tassello di alto profilo culturale: la scoperta di un'area laterale usata come Battistero. La sala del battesimo riportata alla luce è a forma circolare con un'abside centrale, anch'essa affrescata con decorazioni antiche. Nella parte bassa, i resti di una vasca per il battesimo, a forma quadrangolare, di due metri quadrati, di quelle usate per il rito sacro con immersione completa del cristiano. La struttura si conforma, con la datazione storica della chiesa, intorno al 940, periodo alto-medievale. La particolarità della struttura è la dimensione dell'area stessa - spiegano gli esperti: il battistero, inteso come parte sacra di una chiesa e non come semplice vasca per il battesimo. Anche la forma della vasca, quadrata e non circolare, la rende di particolare risalto storico. Tali caratteristiche ne fanno per importanza il terzo battistero in Campania dopo quelli delle catacombe di San Gennaro a Napoli e quello di Nocera Superiore. Per la gestione turistico-culturale della chiesa cosiddetta Dei Carpinelli, è già stato costituito un centro di studi medievali, ad opera del comune di Pago Vallo Lauro.

16/07/04 NECROPOLI MEDIEVALE A MONTORO INFERIORE

Rinvenimento archeologico misterioso a Montoro Inferiore. Due scheletri umani sono venuti alla luce in una zona pedemontana della frazione Misciano. Il ritrovamento è avvenuto alla località Vallone durante i lavori di messa in sicurezza della montagna sovrastante. E' questa, infatti, una zona ad alto rischio di dissesto idrogeologico, interessata qualche anno fa da un movimento franoso.
E' una necropoli medievale quella che è venuta alla luce alla frazione Misciano di Montoro Inferiore durante i lavori di messa in sicurezza della montagna.
E i due scheletri umani, uno dei quali custodito in un ossario, rinvenuti dagli operai l'altro pomeriggio, ne sarebbero la chiara testimonianza. Continuando a setacciare l'area, infatti, altri reperti e resti umani potrebbero presto riemergere dallo scavo che si è fermato, per ora, ad una profondità di circa 5 metri. Per questo motivo l'intera zona è stata sequestrata e sottoposta a vincolo archeologico e i lavori di riassetto idrogeologico sono stati sospesi. E' questo il risultato di un primo sopralluogo effettuato, ieri mattina, dalla dottoressa Cinquantaquattro, funzionario della sede di Salerno della Sovrintendenza. Accompagnata dai carabinieri della locale stazione, l'archeologa ha ispezionato prima i due scheletri e poi l'area circostante, alla località Vallone. Subito dopo ha proceduto ai primi rilievi grafici e fotografici. Contrariamente a quanto ipotizzato al momento del rinvenimento anche dal medico legale, per la Sovrintendenza, quei due scheletri risalirebbero ad un periodo storico collocabile in pieno Medioevo. Ad avvalorare questa tesi ci sono anche le testimonianze di altri esperti. «E' chiaro che siamo di fronte ad un cimitero medievale, una sorta di necropoli di fortuna, data anche la presenza nelle vicinanze di una cappella adibita a chiesa di campagna - ha fatto sapere lo storico Luciano De Felice -. Di necropoli simili se ne trovano diverse sul territorio montorese. In questi luoghi, nella maggior parte dei casi veniva data sepoltura alle vittime di pestilenze. E nel caso di Misciano, non escludo che si possa trattare della tremenda peste del 1348 di cui parla anche il Boccaccio».

10/05/04 RECUPERATO IL CASTELLO DI CAPUA (CE)

Grazie ai seri interventi di recupero attuati, la fortezza di Capua, in gran parte distrutta dal bombardamento, è ritornata al suo originario e possente splendore. Ora si pensa alla valorizzazione della struttura tramite l’utilizzo per fini culturali ed artistici. Il castello di Carlo V è uno splendido esempio di architettura militare. La struttura di epoca cinquecentesca è nota anche come Castello Spagnolo, per distinguerlo dal castello normanno “delle Pietre”. La fortezza di Capua consolidava la struttura difensiva interna della città e faceva parte del programma di rafforzamento voluto da Carlo V. Il passaggio da fortificazione a laboratorio pirotecnico, avvenne durante la dinastia spagnola dei Borboni e il castello di Carlo V divenne un opificio bellico. Oggi il castello è situato all'interno del moderno "Stabilimento Militare Pirotecnico" di Capua che è una fabbrica di cartucce e di altri materiali bellici, costruito dopo il bombardamento del settembre 1943.
Grazie ai seri interventi di recupero attuati, il castello in gran parte distrutto dal bombardamento, è ritornato al suo originario e possente splendore. Una sorta di emersione dal vasto fossato che lo circonda. Ora si pensa alla valorizzazione e all’utilizzo per fini culturali ed artistici della struttura, tenendo conto del vincolo che lega il castello al Pirotecnico.
Per la realizzazione di questo obiettivo, il Comune di Capua, insieme al CIRA (Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali) e al Ministero della Difesa, sta promuovendo uno studio sull’utilizzazione del complesso monumentale per attività artigianali legate alla storia militare, espositive, museali e di convegni. Il CIRA, in una nuova prospettiva di apertura e di attenzione per il territorio capuano, sostiene economicamente lo studio. (Fonte: Culturalweb.it)

05/05/04 PALAZZO ZONA A CALVI RISORTA DICHIARATO MONUMENTO NAZIONALE

Il palazzo Zona, un edificio del 1500 che si trova nella frazione di Zuni, entra nel novero dei monumenti di notevole rilievo artistico messi sotto tutela dal Ministero ai Beni Culturali.
Con un decreto del ministro Urbani, infatti, il palazzo Zona è stato inserito nell'elenco di quei monumenti nazionali che vengono giudicati meritevoli di ricevere tutela e sovvenzionamenti da parte del Ministero. Si realizza, finalmente, il sogno di tanti studiosi ed appassionati delle antichità calene che hanno, nel corso degli anni, promosso una campagna per la valorizzazione del monumento, tesa proprio al riconoscimento statale del valore del palazzo.
Prime fra tutte le associazioni quali gli "Amici della Natura", la fondazione "Premio Cales", il "Gec" e gli "Amici del Teatro", che hanno organizzato puntualmente manifestazioni di richiamo e di interesse culturale proprio allo scopo di porre "sotto i riflettori" questo antico monumento. Ogni estate, infatti, tra premi di poesia, di pittura, concerti musicali, rappresentazioni teatrali, mostre e rassegne sulla civiltà contadina dell'800 e sugli antichi mestieri; il palazzo Zona, anche grazie alla proverbiale disponibilità ed all'attaccamento alla comunità calena degli attuali discendenti della famiglia Zona, che oggi risiedono a Roma, si è sempre colorato di vita, di interesse e di iniziative che hanno coinvolto sempre maggiore pubblico. Particolarmente soddisfatti anche i redattori della rivista quadrimestrale di cultura "Le Muse", edita a Pignataro Maggiore dal gruppo "Amici della Musica", che hanno condotto un dettagliato studio sulle origini e sui primi proprietari che nel 1500 realizzarono il palazzo baronale.
Dopo la antica Cattedrale Romanica, nominata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, monumento nazionale; quindi, la comunità calena ottiene un altro riconoscimento nel cammino di piena e completa riqualificazione del proprio patrimonio archeologico che culminerà con la realizzazione del parco dell'antica Cales.

18/04/04 IL CASTELLO DI LIMATOLA ACQUISTATO DAL COMUNE

Il Consiglio comunale di Limatola ha espresso la volontà di esercitare il diritto di prelazione sul castello medievale, ceduto dagli eredi Canelli alla società ”Il Maniero” di Castel Campagnano. Michele Parisi, nell’aprire la seduta consiliare, che aveva tra i punti all’ordine del giorno l’acquisizione del castello, ha parlato di un’assemblea storica per la cittadina. «Per poter fare nostro il castello - ha detto Parisi - dobbiamo accendere un mutuo da 250.000 euro. Più che per l’acquisto il problema si pone per la ristrutturazione del bene, ma ho già avuto un primo contatto con la Provincia, che è disponibile ad un accordo di programma per intercettare dei fondi che ci consentano di recuperare la struttura».
Il sindaco ha anche indicato le finalità di utilizzo del castello stesso: «Per prima cosa dovremo delimitare il borgo medievale attraverso l’approvazione di un decreto comunale che ne tuteli i connotati storici-paesaggistici; la creazione di un polo museale legato ad attività di ricerca archeologica da affidare ad enti preposti alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico al fine di impedirne il deterioramento; l’inserimento del castello in un percorso culturale che vede coinvolte le diverse amministrazioni locali; la creazione di una sala convegni e di poli attrattivi commerciali con la vendita di prodotti legati alla cultura locale; la destinazione di alcuni locali per scopi mutualistici e a biblioteca comunale con aula studio».
L’assessore al Bilancio, Pietro Di Lorenzo, ha precisato che per poter acquisire il bene in questa fase non bisogna preoccuparsi della copertura finanziaria. Il sindaco ha quindi invitato a votare per l’acquisizione; la proposta ha trovato quasi tutti d’accordo, ma molte perplessità sono state espresse sia dall’ex presidente del Consiglio comunale, Domenico Dragone, che dal capogruppo di minoranza, Mario Marotta e dal consigliere indipendente Michele Ciervo. «Sono favorevole all’acquisto del castello - ha dichiarato Dragone - ma vorrei rassicurazioni in merito alla sicurezza di poterlo acquisire al nostro patrimonio, con l’accensione di mutuo. Non vorrei che, come è già successo in passato per altre questioni, il Consiglio deliberi e poi non si riesca a dare seguito a quanto stabilito». Senza risposte le domande del capogruppo di minoranza, nonché consigliere provinciale, Mario Marotta, che si è detto favorevole all’acquisizione del castello; ma un silenzio imbarazzante è sceso sul Consiglio alle sue domande incalzanti sul perché, se l’amministrazione è effettivamente interessata all’acquisto del castello non si è attivata come aveva promesso nell’ultimo Consiglio comunale per poter accedere ai finanziamenti sulla legge regionale 26/2002, che stabilisce norme ed incentivi per la valorizzazione dei centri storici e la catalogazione dei beni ambientali di qualità paesistica.

22/03/04 NAPOLI: RIAPRONO I CHIOSTRI DI SAN GIOVANNI A CARBONARA, DOPO IL RESTAURO

Eccezionalmente aperti i due chiostri di re Ladislao e della Pietraserena in occasione della manifestazione per il ritorno della «Crocefissione» del Vasari - dopo il restauro - nel complesso monumentale di San Giovanni a Carbonara, quartiere San Lorenzo: il chiostro dedicato all’esponente dei D’Angiò-Durazzo (morto nel 1414) e l’altro, che prende nome dalla particolare pietra grigia tendente all’azzurro portata dagli artisti toscani del Rinascimento (unico al Sud), sono ancora da ristrutturare. Una sorpresa per i turisti in visita.
Alla festa organizzata da don Ciro Ricciardi è intervenuto il sovrintendente ai beni architettonici Enrico Guglielmo che ha reso possibile il recupero del «Cristo»: l’opera - attualmente esposta nella chiesa principale - appartiene alla «cappella del Seripando», sede dell’antica Congregazione di Maria SS del Buon Consiglio (rappresentata ieri da vari confratelli tra cui il professore Raffaele Pinto) cui sarà restituita non appena la cappella, ora nel degrado, tornerà degna di ospitarla. Il restauro è stato illustrato da Roberto Middione, storico dell’arte, direttore dei lavori per la Soprintendenza. Presenti l’assessore Dino Di Palma e il consigliere circoscrizionale verde Mario D’Esposito; i medici Amec (associazione ex dirigenti del Cardarelli) tra cui Giovanni Russo, Renato Cimino, Giuseppe De Bono, Pasquale Saraceno e Giuseppe Mancini, esperto di re Ladislao e di quel periodo che vide protagonisti la regina Giovanna e l’odiato ser Gianni Caracciolo ucciso nel 1432 a Castelcapuano. C’era anche Enzo Piscopo, il direttore di «Nuova Stagione».
Lavori in corso da 50 anni - spesso interrotti - nella parrocchia devastata dai bombardamenti del 1943. Ma da un po’ di tempo si stanno effettuando progressivamente interventi non solo manutentivi bensì di restauro e valorizzazione per restituire alla città opere prima inaccessibili o da sottrarre a usi impropri. Procedendo con fondi ordinari (5 milioni di euro annui per la tutela del patrimonio di Napoli e provincia). Ora si è alla metà dell’opera e con le idee più chiare: il sovrintendente Guglielmo ritiene possibile completare il recupero dell’intero plesso, raro esempio di sovrapposizione dell’arte rinascimentale a quella tardo-gotica.
Tutto inquadrato nel più ampio progetto di una «cittadella culturale» che comprenderebbe l’ex caserma Garibaldi, destinata (via i giudici di pace) in parte a divenire sede della Sovrintendenza archeologica, in parte all’esposizione museale. Gli uffici del Museo archeologico sono da delocalizzare per ampliare gli spazi espositivi; e si pensa di ristrutturare un’ala nuova (quella addossata all’Istituto Colosimo, in abbandono) per creare servizi al pubblico e un auditorium. Nel frattempo lungo l’asse di Carbonara è iniziato anche il restauro del tamburo della cupola della chiesa Santa Caterina a Formiello; e palazzo Caracciolo di Santobuono - in posizione strategica d’accesso al decumano superiore - sarà trasformato in un albergo a tre stelle (nell’ambito del protocollo d’intesa tra Sovrintendenza, Curia, Comune, Regione). Ma la chiesa già è visitabile tutti i giorni, ha ricordato Antonio Caliendo del «progetto Museo Aperto» del Comune, dalle 9 alle 13.

25/02/2004 AVERSA (Ce): SCOPERTO CROCIFISSO QUATTROCENTESCO

“Abbiamo la volontà di ritrovare tutte le opere di pregio artistico di proprietà aversana per la costituzione del museo civico all’interno di Palazzo Gaudioso”. L’assessore alla cultura della giunta Ciaramella Rosario Ippone, di ritorno dal Museo di Capodimonte, dove ha potuto ammirare il crocifisso del ‘200 consegnato negli anni ’60 dagli allora amministratori di Aversa per il restauro e non più richiesto in restituzione, è venuto a conoscenza di un’altra pregevolissima opera di proprietà della contea normanna. “Il crocifisso che abbiamo scoperto, oltre quello già noto del ‘200, è di epoca quattrocentesca, a grandezza naturale (200x173), viene definito da una guida curata da Boris Ulianich come “un’opera di altissima qualità formale”. L’opera, completamente sconosciuta, anche ai più accorti studiosi di storia locale, è praticamente unica nel suo genere. Il restauro ha permesso di accertare che la scultura non è in legno, come si riteneva, ma è realizzata con una tecnica particolare, ottenuta con un sistema di impannatura costituita da stucco impastato con filamenti vegetali, probabilmente si tratta di paglia, che definisce il modellato. Le vene che risaltano sulle gambe e sulle bracce sono state realizzate con corde; sulla superficie così preparata è stata poi applicata una incamottatura di tessuto fitto e sottile e quindi uno strato di stucco levigato su cui è stata stesa la pellicola pittorica, probabilmente una tempera grassa in antico estesamente ridipinta. Gli unici elementi lignei sono le dita delle mani e dei piedi, scolpite ed inserite ad incastro. L’interno della scultura è cavo; in due cunei di legno collocati nella cavità all’altezza delle spalle e del bacino, sono inseriti chiodi che sostengono il Cristo alla croce. L’intervento di restauro è stato condotto da Giovanna Izzo. Ora inizieranno i rapporti con la Soprintendenza dei Beni Culturali della Provincia di Napoli, che ringrazio per la disponibilità mostrata, per la restituzione dei due importanti crocifissi. Oltre che per le cento chiese, Aversa diventerà nota anche per i crocifissi pregevoli”. (Fonte: comunicato stampa)

25/02/2004 AVELLINO: SOTTO PALAZZO INA I RESTI DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO?

Consalvo Grella, ex direttore del museo irpino, ha lanciato un grido d'allarme: sotto le macerie del cosiddetto Palazzo INA, buttato giù per ricostruirlo, ci sarebbero le rovine della cinquecentesca chiesa di San Francesco. Ecco perché è stato chiesto l’intervento delle soprintendenze ai beni culturali e archeologici, per la sospensione dei lavori di sbancamento e lo svolgimento di indagini.

20/02/2004 RESTAURI NELLA CHIESA DI SANTA MARIA AL RIFUGIO DI CAVA DE' TIRRENI (Sa)

Il Comune di Cava dei Tirreni (Sa) inizia il restauro, anche se limitato ad alcune parti, dell'importante complesso di Santa Maria al Rifugio. Gli interventi interessano il restauro di quattro lastre lapidee raffigurante santi francescani e di quattro portali. Complessivamente l'investimento dell'amministrazione comunale ammonta a 26.000 euro.

08/02/2004 RESTAURI NEL DUOMO DI SALERNO

Sarà reso esecutivo il progetto di recupero di un altro pezzo dell'importantissimo Duomo di Salerno. I lavori saranno finalizzati al restauro dell'Altare costruito all'interno della Cappella dei Santissimi Martiri Salernitani e della Cripta della Cattedrale dedicata al Patrono San Matteo. La Cripta della Cattedrale fu inaugurata nel 1084, appena tre anni dopo l'inizio della costruzione del complesso da parte di Roberto il Guiscardo. 

24/01/04 VOLONTARI SCOPRONO CANALI ED UN PONTE DEL'500 A SOLOFRA (AV)

Grazie alla collaborazione fra volontari di Legambiente ed enti locali, sono stati portati alla luce a Solofra (Av) una serie di canali e ponti costruiti nel '500 ad opera degli Orsini. Le opere giacevano sepolti da immondizia e vegetazione, accumulatasi negli ultimi 50 anni. Le opere di canalizzazione risalgono addirittura all'epoca romana anche se poi furono sfruttati nel corso del '500 dagli Orsini. Persino i ponti per l'attraversamento dei valloni, costruiti dagli Orsini e poi rinforzati dai Borboni, erano spariti dalla vista perché seppelliti vegetazione e rifiuti di ogni genere. La collaborazione fra volontari ed enti ha liberato negli ultimi tre mesi cinque valloni e con loro le opere che gli antichi utilizzavano per regimentare le acque dei monti, e per attraversarne i versanti. In particolare al vallone Fratte è riemerso un ponte in pietra di epoca Orsini (XVI secolo) e una vasca per l'accumulo di acqua piovana. Nel vallone San Nicola è stato recuperato un ponte dello stesso periodo, con una parte delle opere di ingegneria idraulica realizzate dai Romani. Opere murarie sono venute alla luce anche in vallone Rialvo, Canterelle-Selva di Nuzzo.