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30/12/2004 UN
PARCO ARCHEOLOGICO PER PALINURO
Il Parco archeologico di Palinuro diventerà ben
presto realtà: a fare il punto sull'importante istituzione è stata
ieri una tavola rotonda organizzata dal Centro studi Publio Virgilio
Marone, cui hanno partecipato il sindaco di Centola Giovanni Stanziola
D'Angelo, il presidente del Parco nazionale Giuseppe Tarallo e
l'assessore al turismo della Lambro Mingardo Pasquale D'Angiolillo. Ed
è stato proprio il presidente del centro studi Antonio Rinaldi a
lanciare un appello alle istituzioni per "velocizzare
l'acquisizione dell'area del colle San Paolo, tuttora di proprietà
privata, su cui insiste una vasta necropoli arcaica con tombe a
inumazione e a incinerazione con corredi funerari". Gli ultimi
scavi effettuati nella zona risalgono agli anni '56-58, dopodiché una
ventina di ettari del colle furono sottoposti a vincolo. «Da allora,
cioè quasi 50 anni - spiega Rinaldi - non sono state effettuate altre
campagne di scavo». La creazione di un Parco archeologico in località
San Paolo è un obiettivo che l'amministrazione comunale sta
perseguendo già da alcuni anni, con un'esplicita previsione nel Prg.
L'incontro, svoltosi ieri presso l'hotel Santa Caterina, ha visto
anche il lancio di un'originale proposta ad opera di Giuseppe Mauro
Cavaliere, socio del centro studi Virgilio Marone, ovvero quella di
installare all'estremità del porto una statua di 6 sei metri,
raffigurante il nocchiero di Enea, «che vuole essere un epitaffio e
un simbolico fil rouge tra le vicende epiche narrate da Virgilio e la
storia scritta da noi». |
27/12/2004
SOMMERSO PER IL MALTEMPO IL VILLAGGIO PREISTORICO DI POGGIOMARINO
Consulta lo speciale
https://www.ganapoletano.it/archemail/poggiomarino.htm |
14/12/2004
ACCORDO PER L'ANTICA CAUDIUM (Bn)
Valorizzare e recuperare l’antica città romana di
“Caudium”, creando un asse strategico con il centro urbano di
Montesarchio. Questo è il principale obiettivo del Protocollo
d’Intesa firmato dal sindaco del Comune caudino, Antonio Izzo e dal
Sovrintendendente per i beni archeologici di Salerno, Avellino e
Benevento, Giuliana Tocco.
L’accordo si inserisce nell’ambito dello studio di fattibilità
denominato “Programma integrato sviluppo e riequilibrio del settore
turistico- ambientale e commerciale del Comune di Montesarchio” che
ha già ottenuto il via libera da parte dell’amministrazione
regionale della Campania. In base all’Intesa, sarà compito della
Sovrintendenza promuovere e valorizzare il centro antico di origine
romana, attraverso la realizzazione di un parco archeologico, il
rispetto del patrimonio storico-artistico ed ambientale e l’attività
di ricerca finalizzata al recupero di importanti reperti archeologici.
Il Comune di Montesarchio, invece, gestirà la fase più propriamente
“progettuale”, attraverso la selezione e l’affidamento degli
incarichi professionali necessari per l’esecuzione dei vari
interventi di recupero. L’ente municipale, tra l’altro, aveva già
inserito nel programma amministrativo il progetto di costruire un
“sistema integrato” costituito da tre parchi tematici:
archeologico, urbano e agricolo. Lo scopo è chiaro: preservare
l’equilibrio ambientale mediante un’azione sinergica che coinvolga
le diverse sfere territoriali e paesaggistiche. |
13/12/2004
FINANZIATE LE INFRASTRUTTURE PER GLI SCAVI DI CALES (CE)
Un progetto da 5 milioni di euro per la edificazione
delle infrastrutture e delle vie di accesso all’area ed ai siti
archeologici dell’antica Cales. È questa la progettazione esecutiva
approvata dalla giunta comunale calena e con la quale l’organo
esecutivo dell’ente ha deciso di prendere parte alla programmazione
del ministero delle Infrastrutture, denominata «Arcus». Il progetto
realizzato dall’ingegnere Alfredo Maciariello, capo dell’ufficio
tecnico comunale per il settore dell’edilizia privata, rappresenta
la «dote» con la quale l’amministrazione comunale calena intende
presentarsi all’atto della stipula definitiva del contratto che
sancirà la nascita del parco archeologico dell’antica Cales;
laddove saranno presenti e comparteciperanno, ciascuno con il proprio
apporto, la Sovrintendenza ai beni culturali di Napoli e Caserta, le
«Autostrade per l’Italia», il ministero delle Infrastrutture, la
Regione Campania e, appunto, il comune di Calvi Risorta. Soddisfatto
l’assessore ai beni culturali, Piero Salerno, che dichiara: «come
ci era stato detto già nei tavoli di concertazione del Pit Antica
Capua, il comune di Calvi era uno dei pochi a livello nazionale che
aveva i requisiti per richiedere questi finanziamenti, con una
adeguata progettazione esecutiva, ed allora abbiamo deciso di attivare
questo canale che per noi è una svolta importante nella politica di
valorizzazione dell’area archeologica». Nel frattempo si è
concluso il censimento dei monumenti e delle opere di valore storico e
architettonico, oltre che dei siti di rilievo archeologico: si aprono,
dunque, le porte, sia per il comune di Calvi che per i singoli
privati, per poter accedere ai finanziamenti previsti dalla legge 26 e
vengono individuati i centri storici comunali. Un lavoro reso
possibile grazie a un pool di archeologi, esperti di catalogazione e
conservazione di beni culturali, restauratori che, su mandato
dell’amministrazione comunale, hanno percorso tutte le strade
comunali per visionare, fotografare e catalogare tutti i reperti e le
testimonianze del passato, della storia e dell’arte calena. «Abbiamo
voluto aprire una prospettiva per tutti quei palazzi, le case, o le
semplici appendici che hanno un rilevante valore storico-culturale -
commenta l’assessore ai beni culturali Piero Salerno - un fatto
positivo sia per noi amministrazione comunale, in quanto possimo ora
accedere ai finanziamenti, sia per i singoli privati che possono
fruire dei benefici della legge 26». |
23/11/2004 A
MARIGLIANO (NA) NIENTE FONDI PER GLI SCAVI
Nulla di fatto per il parco archeologico della villa
imperiale di Ponte delle Tavole, a Marigliano. Il ministero per i Beni
Culturali taglia i finanziamenti per riportare alla luce la
prestigiosa villa di epoca romana, rinvenuta nei mesi scorsi a Faibano.
Il sottosegretario di Stato, Nicola Bono, ammette amareggiato: «Al
momento, pur auspicando un intervento di recupero del bene nel suo
insieme, non ci sono fondi che ci permettono di intervenire». Anche
la Provincia, che nel 2003 si era impegnata a finanziare l’acquisto
dell’area dove sorge l’importante monumento, continua a prendere
tempo. Nel nuovo bilancio di previsione, infatti, non c’è traccia
dei fondi per formalizzare l’operazione. L’ex assessore
provinciale ai Beni Culturali, Pasquale Sommese, aveva definito
prioritaria la questione davanti al coordinamento dei sindaci del
Nolano, prima del passaggio delle consegne. Mortificata, dunque,
ancora una volta la voglia di riscatto culturale della città.
L’antica villa romana, che aveva interessato gli intellettuali e
incuriosito i cittadini e le associazioni culturali, continuerà a
rimanere sotto terra. Per il sito archeologico di Marigliano era sceso
in campo addirittura il Fai, fondo per l’ambiente Italia, ma è
stato tutto inutile. L’importante complesso archeologico, riemerso
durante i lavori di sbancamento per la costruzione di un fabbricato,
resterà ancora nascosto alla collettività e al mondo scientifico. I
500 mila euro che la Provincia aveva proposto per acquisire l’area e
continuare i lavori di scavo, interrotti dallo stop della
soprintendenza, sono stati dirottati su altri siti del Nolano, e così
Marigliano è stata ancora una volta penalizzata. Una doccia fredda.
La scoperta, avvenuta in località Ponte delle Tavole, nella zona
interessata dal piano di insediamenti produttivi del Comune, aveva
incontrato l’opposizione dei proprietari dell'area, intenzionati a
dar vita a una maxi lottizzazione edilizia. La grandiosa villa
imperiale, già nel degrado al momento dell'eruzione del Vesuvio è
dunque destinata all’oblio. Sul piede di guerra gli storici, che
sottolineano che nel sito archeologico sono state rinvenute anche
consistenti tracce di una grande alluvione, che sarebbe seguita
all’eruzione. Una scoperta clamorosa, di cui fu messa a conoscenza
anche la Soprintendenza, la quale bloccò le ruspe per impedire che
quelle tracce della storia venissero cancellate. Non è stato più
possibile scavare per mancanza di fondi. La Soprintendenza intimò
l’alt, facendo scattare i sigilli e le procedure di esproprio
dell’area, mentre per evitare possibili saccheggi da parte dei
tombaroli il luogo preciso del ritrovamento per molto tempo non è
stato reso noto. Il patrimonio archeologico di Marigliano è sempre
più mortificato. Non solo non decolla il sito della villa imperiale
al Ponte delle Tavole per mancanza di fondi, ma sono anche altri i
siti archeologici negati. Restano al palo gli scavi in località Santa
Barbara, a via Nuova del Bosco, dove negli anni ’70 erano state
rinvenute le strutture di un luogo di culto, con una scultura
raffigurante una divinità femminile, di cui oggi si sono perse le
tracce. Fermi anche gli scavi archeologici nel complesso monumentale
«Antonia Maria Verna». (Da IL MATTINO del 23/11/2004) |
11/11/2004
STRADA ROMANA SCOPERTA A MUGNANO (NA)
Si scava per ampliare la strada, si
ritrovano dei reperti archeologici. La scoperta con l’inaugurazione
dei cantieri dell’arteria che collega i comuni di Calvizzano e
Mugnano, nell’area a nord di Napoli, i quali hanno fatto affiorare i
resti di un’antica strada, a poco più di un metro e mezzo di
profondità. Tracce del passato che in questa zona non rappresentano
una novità, visto che è già nota l’esistenza di insediamenti sia
romani che osco-sanniti, a pochi passi dagli scavi. Nella stessa area,
poi, sorgeva l’antica chiesa di San Giacomo, patrono di Calvizzano,
con annesso cimitero. Intanto dei ritrovamenti di ieri non si conosce
ancora l’epoca precisa, anche se appare scontato che siano anteriori
. Gli esperti della Soprintendenza ipotizzano che possano risalire
anch'essi al periodo osco-sannita. Ipotesi che troverebbe conferma
nella scoperta di una necropoli sotto una scuola media nel rione
Mugnano 2, cinque anni fa. Questi e i reperti di Calvizzano, venuti
alla luce già a metà degli anni ’80 nel corso di una campagna di
scavi effettuati da alcuni esperti di Villaricca, sono stati repertati
e poi ricoperti. Sotto il grande spiazzo giace anche una villa romana,
ricca di decori. Adesso il Comune sta procedendo di concerto con la
Soprintendenza. Mugnano è già censita come area archeologica, ma i
recenti ritrovamenti fanno davvero pensare a un tesoro sommerso e, per
questo, in queste ore super-sorvegliato per evitare l'assedio dei
tombaroli. A questo punto si attende la valutazione dei reperti, per
assegnargli una data più certa e attribuirgli il giusto valore.
Intanto si conta di poter effettuare analoghi setacciamenti sul
terreno rimosso dal cantiere stradale al confine tra Marano,
Calvizzano e Mugnano, a ridosso del vecchio percorso dell'Alifana. In
passato i rilievi condotti sul territorio circostante hanno consentito
di riportare alla luce oggetti di grande interesse, tutti conservati
nei magazzini del museo archeologico nazionale di Napoli, in attesa di
trovare posto in strutture del posto. Occasioni di riscoperta e
valorizzazione della storia e della cultura locale, seppur annunciate
più volte dagli amministratori, non hanno finora trovato concretezza. |
04/11/2004
LAVORI AD AECLANUM (Av)
Anche l'archeologia può dare un solido, e
sorprendente, contributo alla ripresa dell'economia locale aprendo una
nuova frontiera ad un indotto turistico che stenta ancora a decollare.
E di questo sono pienamente convinti pure i nuovi amministratori
comunali, decisi a rispolverare e rilanciare i progetti di recupero
storico-artistico di Ponte Appiano e della circostante area fluviale
del Calore. E dopo il lungo ponte festivo di Ognissanti potranno
finalmente iniziare i lavori, appaltati ad un'impresa romana e
finanziati di recente da un congruo contributo regionale, al primo
lotto della più famosa e visitata zona d'interesse archeologico della
nostra provincia. Dopo il beneplacito della Sovrintendenza provinciale
ai beni artistici e archeologici a breve vedranno di nuovo la luce
altri, e numerosi, reperti, nonchè la cinta muraria romana,
conservati sotto i cumuli di terreno al Passo di Mirabella. Terminato
il primo si penserà già al secondo. «La nostra storia - spiega il
primo cittadino di Mirabella, Vincenzo Sirignano - è nell'area
archeologica di Aeclanum, e noi abbiamo l'obbligo di doverla
valorizzare, rilanciando un settore come quello turistico che potrebbe
portare ad interessanti prospettive». Non è solo una questione di
immagine e di marketing, quindi, perchè alla base di questo
intervento c’è la volontà di lavorare per creare effettivamente
condizioni di sviluppo e di occupazione puntando su storia e cultura
locali. |
04/11/2004
LAVORI ALL'ARCO DEL SACRAMENTO A BENEVENTO
Il cantiere è stato aperto: da ieri l’altro sono
iniziati i lavori di ristrutturazione urbanistica dell’area nodale
Arco del Sacramento. Siamo alle spalle dell’ex Upim, a lato
dell’Episcopio, la zona ricompresa tra via Carlo Torre, via
S.Gaetano e le vecchie mura che confinano con piazza Manfredi di
Svevia. Complessivamente, il Comune spenderà 2 milioni 13 mila euro,
ma i lavori avviati riguarderanno soltanto l’area interessata alla
costruzione di un Centro servizi di quartiere e di un’arena, per i
primi 760 mila euro, lavoro appaltato all’impresa Romano
Costruzioni. La rimanente somma è destinata al restauro della
struttura dell’Arco del Sacramento con il riammagliamento della
murazione longobarda su piazza Manfredi di Svevia e la realizzazione
di muri di perimetrazione e percorsi. Ovviamente, il recupero delle
preesistenze archeologiche sarà effettuato in collaborazione con la
la Soprintendenza ai beni archeologici. Essenzialmente un’operazione
di restauro l’intervento sull’Arco del Sacramento e sulla
murazione longobarda. «Si conserveranno alcune aperture esterne ed
interne - spiega l’assessore all’Urbanistica, Fernando Petrucciano
-, a testimonianza della funzione residenziale assunta nel tempo, e un
percorso interno che, attraversando l’arco, condurrà sulla
copertura a terrazzo, punto alto di visuale sull’intera area
d’intervento. La ricompattata cinta muraria, infine, sarà il
fondale dell’area e valorizzerà l’Arco del Sacramento che torna
così a rievocare l’immagine storica di città urbica.
L’intervento, come è ben evidente, va a riqualificare una buona
fetta di centro storico. È sicuramente motivo di grossa soddisfazione
per l’amministrazione Viespoli prima e D’Alessandro oggi poter
restituire alla città luoghi devastati dagli eventi bellici e,
successivamente, dall’incuria delle amministrazioni succedutesi per
circa cinquant’anni.» |
22/10/2004 UN
NUOVO VILLAGGIO PROTOSTORICO LUNGO IL SARNO
Consulta lo speciale
https://www.ganapoletano.it/archemail/poggiomarino.htm |
22/10/2004 A
CALVI RISORTA (CE) INIZIANO GLI SCAVI DI UN SANTUARIO DI 2600 ANNI FA
Prende il via la campagna di scavi
organizzata dalla Sovrintendenza ai beni archeologici nella zona dove
è stato individuato un santuario pagano di 2600 anni fa. L’area si
trova nella frazione di Visciano proprio a ridosso delle colline dove
sorge, oggi, il santuario cristiano della «piccola Lourdes» meta di
fedeli e turisti.
Riportare alla luce questa antica testimonianza, secondo l’assessore
al ramo Piero Salerno, potrebbe avere anche ripercussioni dal punto di
vista turistico, con la presenza nei medesimi luoghi di ben due
santuari di cui il primo caratterizzato da un grande interesse di
natura storico-culturale, mentre il secondo improntato a
un’attrattiva fideistico-votiva. «Non solo - commenta ancora
Salerno - unitamente al capo dell’ufficio tecnico abbiamo previsto
la realizzazione di una strada d’accesso all’area, questo sia per
consentire una facilitazione delle operazioni di scavo, che per poter
poi in seguito attivare una discreta funzionalità in chiave turistica
per gli appassionati che vorranno visitare il sito: altri interventi,
poi, verranno attuati in base agli insediamenti che verranno riportato
alla luce dagli interventi delle autorità preposte. In ogni caso -
conclude l’assessore ai beni culturali - massima collaborazione da
parte dell’amministrazione comunale». |
19/10/2004 A
NOCERA INFERIORE I REPERTI DI PIAZZA DEL CORSO CORRONO SERI RISCHI
L'hanno trasformata in un campo di
calcio, in una pista per corse di biciclette e, nottetempo, di
motorini, oltre che in una discarica per cartoni per pizze e stampelle
per abiti. Non è una piazza della periferia degradata di una città
italiana, ma quello che doveva essere il salotto buono di Nocera
Inferiore.
Piazza del Corso, il cui progetto non piace, è diventata terra di
nessuno. Le scritte sulle mura abbondano, dopo poco più di un mese
dall'inaugurazione. Diventa difficile passeggiare senza ricevere una
pallonata o essere investiti da una bicicletta. Danneggiate le
canaline di scolo dell'acqua così come un vetro delle porte che
introducono alla scalinata per raggiungere i reperti archeologici
sottostanti, lasciate sempre aperte proprio nella speranza che
venissero salvate dai vandali. E se c'è qualcuno che vuole mangiare
una pizza, può gettare comodamente il contenitore in cartone giù in
quel fosso che era stato pensato per permettere di vedere gli
importanti reperti archeologici.
Purtroppo a star male più degli altri sono proprio queste vestigia di
un passato glorioso, soffocate da un'incomprensibile colata di cemento
e da 21 e più punti d'appoggio, quando all'inizio si era parlato di
non superare tre pilastri per sostenere una copertura che doveva avere
grandi lastre di vetro, dove camminare e ammirare dall'alto i reperti,
destinati così a diventare una vera attrazione. Non terminano,
quindi, le traversie per una piazza, osteggiata dagli speculatori
edilizi, salvata dai cittadini più avvertiti e soffocata da un
progetto sottratto ad un dibattito pubblico. |
19/10/2004
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A VICO EQUENSE
A Marina di Equa e nel centro urbano
stanno riemergendo dall'antichità significative pagine della storia
plurimillenaria della città grazie all'azione di sorveglianza e
tutela della Soprintendenza Archeologica.
In particolare l’archeologa Tommasina Budetta e la sua equipe stanno
riportando alla luce nella piana di Equa, nei pressi di via Pezzolo, i
resti ben conservati di una «natatio-cisterna» rivestita in
cocciopesto impermeabile e con decorazioni esterne con nicche
rettangolari realizzate in «opus reticulatum», la tipica tecnica
costruttiva romana.
Le costruzioni databili al primo secolo dopo Cristo, sono state
rinvenute in un vasto terreno agricolo a una profondità di oltre un
metro e a poca distanza da una ottocentesca casa colonica che presenta
interessanti sovrapposizioni costruttive e che ha nel cortile interno
due splendide colonne e due capitelli in marmo di epoca tardo
medioevale. Una conferma quest'ultima che, come da fonti storiche,
sembra attestare la presenza della ex cattedrale di Santa Maria di
Equa di cui si ha menzione fino al XIII secolo con descrizioni dei
suoi resti anche in epoche successive.
La presenza della grande cisterna potrebbe essere legata alla villa
marittima, ma è più probabile che si tratti della testimonianza di
più unità abitative poi integratesi tra i secoli I-II d.C. i cui
resti si ammirano sulla non lontana spiaggia del Pezzolo dove non a
caso venne scoperto nel 1924 un gruppo marmoreo di «Amore e Psiche»,
copia romana di un originale greco custodita al museo archeologico di
Napoli.
L'attività dell'archeologa Budetta responsabile della Soprintendenza
per la penisola sorrentina e dei suoi tecnici si è inoltre
focalizzata anche su un altro cantiere cittadino, in pieno centro.
A una quota di circa due metri e mezzo di profondità nel giardino
alle spalle dell'ex cinema Aequa sono state infatti rinvenute
interessanti tracce di frequentazione da parte di uomini dell'epoca
neolitica. Si tratta di frammenti di ceramiche a impasto di età
protostorica, databili IV millennio a.C. simili a quelle del vasellame
rinvenuto anni fa nel necropoli della Trinità a Piano di Sorrento e
ora esposto nel museo archeologico della penisola sorrentina «Georges
Vallet» di villa Fondi.
Ora si spera che altre testimonianze possano essere portate alla luce
negli scavi per la struttura polifunzionale che prenderà il posto
dell'ex cinema Aequa e nel cantiere di prossima apertura di via S.
Sofia dove sarà realizzato un parcheggio. |
29/09/2004
CALVI RISORTA: EMERGENZA
ARCHEOLOGIA: CROLLATA LA CASA ROMANA DI VIA FORMA (II Sec a. C.).
CROLLI ALLE TERME DI SAN LEO (II sec. d.C.) E AL PONTE DELLE MONACHE (IV
sec. a.C)
A Calvi Risorta, ormai, è emergenza
archeologia: la storica cittadina che fu capitale della Campania
romana, sta perdendo, a pezzi, tutti i suoi più importanti monumenti
archeologici. Dalle strutture abitative di Via Forma sull’antica Via
Latina (II sec. a. C.) alle Terme romane di San Leo (II sec. d. C.) al
Ponte romano delle Monache (IV sec. a.C.). Altro che museo
archeologico nel castello aragonese e info point della Società
Autostrade: nei giorni scorsi è crollato il terzo piano della Casa di
Via Forma (ambienti voltati, in opera reticolata) e sono apparsi
crolli e gravi lesioni nelle Terme di San Leo e nel Ponte delle
Monache. La situazione è di tale emergenza che ha spinto il sindaco
Giacomo Zacchia con un’apposita ordinanza ad inibire il transito
lungo le relative strade e a spingere i proprietari dei fondi
confinanti (una ventina) a sgombrare l’accesso alle aree interessate
dai crolli. L’ordinanza poi, è stata inviata, per sollecitarne
l’intervento, alla Sovrintendenza Regionale della Campania, alla
Sovrintendenza Archeologica, alla Sovrintendenza ai monumenti, al
Genio Civile, alla Protezione Civile, al Prefetto e all’autorità di
Bacino del fiume Volturno. In seguito ad un sopralluogo – spiega
l’arch. Alfredo Maciariello, responsabile del settore tecnico –
sono stati rinvenuti cospicui resti della c.d. Casa di Via forma
(setti murari in opera reticolata di tufo e porzioni di volta anche
affrescati) crollati sulla sede stradale. I resti del crollo hanno
anche invaso la carreggiata ostacolandone il transito. La strutture
murarie superstiti, poste a 15 metri di altezza dalla strada, invece,
potrebbero crollare da un momento all’altro. Analoga situazione di
pericolo è stata notata sulle Terme di San Leo, il cui impianto
architettonico si sviluppa su tre piani. La parete frontale (la meglio
conservata del monumento) si trova a quota 15 metri dalla strada e
presenta fenomeni di crollo di laterizio che va ad ostruire il
transito della carreggiata. Le condizioni del monumento, quindi –
spiega l’arch. Maciariello –determinano una preoccupante
situazione di imminente pericolo di crollo dell’intera struttura.
Poi c’è il Ponte delle Monache, un diaframma di roccia tufacea
attraversato da un cunicolo per il deflusso delle acque del Rio
Pezzasecca. Il cunicolo fu realizzato per permettere il transito da
Cales lungo la via Stellatina. Il nostro sopralluogo ha evidenziato
fenomeni di crolli causati da infiltrazioni d’acqua o dalle radici
della folta vegetazione che assedia il monumento. Questi fenomeni
rendono molto preoccupanti le condizioni statiche del monumento. In
particolare, ai margini della struttura sono visibili profonde
fratture di distacco e scoscendimento del tipo a cuneo. Queste
determineranno un afflusso di materiali di frana nell’alveo del
rivolo al punto da causare fenomeni erosivi, l’ostruzione del
cunicolo per il deflusso delle acque ed il crollo degli argini
laterali. Ora si spera nei fondi della Soprintendenza per realizzare
gli interventi più urgenti. Anche perché Calvi Risorta è stato
l’unico paese associato che non ha avuto assegnati i finanziamenti
del PIT “Appia Antica”, ma solo promesse. La promessa che saranno
destinati a Cales i fondi che rimarranno dopo il ribasso d’asta o
che ci lasceranno Capua e Teano. Da parte sua l’amministrazione
comunale farà di tutto per avere almeno quelli e cercare di evitare
“con somma urgenza” l’inarrestabile crollo dei monumenti caleni,
assediati dai rovi e dalle discariche abusive. (Da www.caserta24ore.it
a cura di Paolo Mesolella) |
28/09/2004
RIPRESI GLI SCAVI PREISTORICI A MONDRAGONE
È ripresa la campagna di scavi nella
grotta di epoca preistorica scoperta nella zona conosciuta come la
roccia di san Sebastiano, sulla collina che domina l'abitato della
città. La superficie è stata individuata e già parzialmente scavata
lo scorso anno, in occasione di un analogo intervento promosso
dall'ente locale. Lo scopo è procedere a un’analisi stratigrafica
per risalire a tutte le fasi della storia millenaria della roccia.
Nel corso della stessa campagna verranno proseguite e ampliate le
ricerche di carattere paleoambientale già avviate in collaborazione
con ricercatori dell'università «Federico II» di Napoli e quelle
rivolte a ottenere nuove datazioni assolute col metodo del carbonio
14, in collaborazione con l'istituto di Geochimica dell'università «La
Sapienza» di Roma. Gli scavi saranno finanziati da un contributo
concesso dall'assessorato al Museo e alla Riqualificazione dei siti
archeologici di Mondragone, nell'ambito di una collaborazione tra la
soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta e l'équipe guidata
dal professore Marcello Piperno, del dipartimento di Scienze Storiche,
Archeologiche e Antropologiche dell'Antichità - Sezione di
Paletnologia - della Sapienza.
Intanto, si è ultimata la nuova fase della campagna di scavi e
ricerche archeologiche sulla rocca medioevale «Montis Draconis»,
finanziata sempre dall'amministrazione comunale di Mondragone e
guidata dal direttore del museo civico archeologico «Biagio Greco».
La campagna, secondo le prime indiscrezioni sui risultati, sembra
abbia fornito esiti di straordinario interesse, che metteranno i
ricercatori nelle condizioni di ricostruire e illustrare perfettamente
il funzionamento di un opificio artigianale dell'età medievale.
«Il nostro impegno - dichiara l'assessore al Museo Giovanni Schiappa
- sarà quello di poter disporre, al più presto, grazie alla
collaborazione della Soprintendenza e degli Enti Regionali e
Provinciali, di un parco archeologico, unico nel suo genere, che sia
capace di offrire ai mondragonesi ed ai turisti una testimonianza
concreta della storia della nostra città nelle sue diverse peculiarità,
d'ordine culturale, architettonico e urbanistico». |
29/09/2004
ANFORE ROMANE SCOPERTE A CAPUA
Scavano nel terreno per gettare le
fondamenta di un nuovo palazzo e scoprono un tesoro archeologico. È
accaduto a Capua nel rione Porta Roma dove è in costruzione un
edificio sull’area di un fabbricato abbattuto. Quando le ruspe hanno
cominciato a scavare, sono emerse moltissime anfore che
presumibilmente, come affermato da un funzionario della Soprintendenza
archeologica di Napoli accorso sul luogo del ritrovamento, risalgono
all’epoca romana. Tutto il materiale portato alla luce è stato
trasferito al Museo archeologico di Santa Maria c.v. dove verrà
catalogato e conservato. |
28/09/2004
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE NEI CANTIERI AUTOSTRADALI A POLLA (Sa)
I lavori del primo
macro lotto della Salerno-Reggio Calabria, tra Sicignano ed Atena,
portano a galla reperti archeologici di epoca romana nel territorio di
Polla. E dopo il ritrovamento di due antiche strade, di cui una in
buono stato di conservazione, la Soprintendenza archeologica delle
province di Salerno, Avellino e Benevento ottiene la garanzia che
l'area in cui sono stati portati alla luce i reperti, non sarà
toccata dai lavori. Attualmente nei punti in cui ci sono stati i
ritrovamenti archeologici, i cantieri per l'ampliamento dell'A3
restano fermi. La scoperta, per altro già in parte conosciuta dagli
studiosi della Soprintendenza, almeno per quel che riguarda le
ricerche e la storiografia, è al momento ai primi passi. L'inizio
delle indagini risale a qualche settimana fa, con rilievi di
superficie, anche se, stante ai reperti rinvenuti e alle indagini
conoscitive che sono state condotte prima dei lavori, su tutto il
tratto tra Sicignano e Buonabitacolo, è presumibile che nel
territorio di Polla siano ancora presenti segni del Forum romano. Un
dato, questo, di grande rilevanza storica, in quanto connesso alla
presenza nel territorio pollese dell'Elogium (II secolo avanti Cristo)
e del Mausoleo Caio Uziano Rufo (I secolo dopo Cristo). I lavori degli
addetti della Soprintendenza, facenti capo alla sezione di Buccino
continuano con la collaborazione di alcuni operai delle ditte
appaltanti. Responsabile del tratto in questione della Sa-Rc è la
dottoressa Adele Laggi. Il primo importante ritrovamento è stato
quello di una strada di epoca romana in località Madonna del Loreto,
proprio a ridosso del tratto autostradale. Un pezzo di via di tre
metri circa, racchiuso tra filari di grandi alberi. Sembra che la
stessa Soprintendente, Giuliana Tocco, si sia portata sul posto per un
breve sopralluogo. La strada venuta alla luce si intreccia con una
seconda arteria rinvenuta poco distante, ma maggiormente rovinata da
alluvioni e frane. In questa località e in località Masseria sembra
si stia valutando la presenza del Forum romano. La Soprintendenza al
momento ha ottenuto che la zona non venisse toccata da nuovi tracciati
dell'autostrada e che i lavori non andassero oltre le aree interessate
in precedenza dalla A3. In futuro si provvederà con uno specifico
progetto all'intervento di scavo. Un altro punto di interesse
archeologico, poi, si trova in località San Pietro di Polla dove ci
sono reperti che lasciano presupporre situazioni di vita più
complesse. Intanto, da parte del sindaco Massimo Loviso si attendono
notizie più dettagliate, essendo le indagini all'inizio, ma c'è
ovviamente soddisfazione, per ritrovamenti di tale importanza storica
per il paese. |
19/09/2004
ACCORDO PER IL MUSEO DI CALES
Il Comune di Calvi Risorta e la
Regione Campania hanno trovato l'accordo per la realizzazione del
museo dell'antica Cales nei locali del Castello Aragonese:
all'amministrazione comunale calena competerà la definizione della
progettazione esecutiva dei lavori di rifacimento del castello e
l'allestimento della casa mussale; mentre la Regione provvederà a
reperire i fondi necessari nell'ambito del Pit Antica Capua.
A dare l'annuncio è il Sindaco Giacomo Zacchia: «questo è davvero
un bel piatto con il quale ci presenteremo alla tavola degli enti
coinvolti nella realizzazione del parco archeologico; fino a oggi gli
unici sforzi erano quelli compiuti dalle autostrade, dalla
sovrintendenza e grazie all'attenzione del sottosegretario alle
Infrastrutture, Nino Sospiri, mentre l'amministrazione comunale si era
ritagliata il ruolo di vagone trainato dagli altri enti. Adesso,
invece - continua il primo cittadino - possiamo divenire una motrice
che riesca a dare l'ultimo strappo per la realizzazione del più
importante progetto della storia del nostro comune».
Il museo nel castello aragonese potrebbe rappresentare, inoltre, la
naturale congiunzione di un altro ambizioso progetto, questa volta
redatto dalla sovrintendenza ai beni archeologici di Napoli e Caserta,
connesso al parco archeologico di Cales: la «porta della Campania»,
struttura questa che dovrebbe nascere proprio a ridosso della
Autostrada Roma-Napoli.
L'opera consisterà in un edificio nel quale, non solo saranno
rappresentati tutti i percorsi e le attrattive ricomprese nel
costruendo parco archeologico caleno, ma anche una presentazione
complessiva di tutti i principali siti archeologici e culturali
presenti in Campania e di come poterli raggiungere facilmente.La
progettazione, che compete ai tecnici della sovrintendenza ai beni
archeologici di Napoli e Caserta, prende le mosse dalla considerazione
storica che in passato, Cales era ritenuta dagli antichi romani,
strategicamente e politicamente, la porta della «Campania Felix»; da
ciò deriva l'idea di creare una sorta di tappa obbligata per tutti
quei turisti che, via autostrada e scendendo dal Nord, si accingono a
entrare in Campania, si vedranno proporre loro una panoramica
illustrata di quanto di bello ed interessante è presente in tutta la
Regione.
E ora, la porta della Campania, potrebbe sorgere, anch'essa insieme al
museo dell'antica Cales, nel Castello Aragonese che si trova ubicato
proprio a ridosso sia dell'autostrada che della statale 186 che
collega Napoli e Roma.
«Abbiamo dato, forse, una svolta decisiva alla creazione del parco
archeologico - commenta il vicesindaco, Remo Cipro - seppur questo
accordo con la Regione esula, in massima parte, anche dal tavolo di
concertazione aperto con gli enti coinvolti nella realizzazione del
parco; poiché è finalizzato, unicamente, alla creazione del museo di
Cales. Ciò non toglie che questa iniziativa potrà tornare utile
anche per il parco». |
13/09/2004
REPERTI ROMANI NEL CANTIERE DEL TERMOVALORIZZATORE AD ACERRA
Spuntano cocci di epoca romana e tracce di una
strada di epoca borbonica nell’area del cantiere. I lavori
rallentano, ma non si fermano. Il ritrovamento infatti non sembra di
tale portata da imporre alcuno stop. È il sindaco Espedito Marletta a
farlo sapere, dopo che in mattinata si era recato nell’area
interessata alla costruzione del termovalorizzatore: «Gli archeologi
- spiega - stanno controllando il lavoro degli operai, che a questo
punto procedono manualmente utilizzando scalpellini e altri utensili.
Si va avanti con prudenza, considerato che siamo in piena val Suessola,
zona ricchissima di testimonianze antiche». Aldo Mondello, della Soprintendenza, dice: «Abbiamo
trovato vasi di coccio del 1100. E un’anfora grande del sesto secolo
avanti Cristo. Anzi, non so se sia un’anfora o la copertura di una
tomba». Il parco archeologico di Suessola è in linea d’aria a 500
metri da qui. Questa, però, è zona paludosa. Da sempre. Vuol dire
che non dovrebbero esserci mai stati rilevanti insediamenti abitativi.
Sì, ma che vuol dire? Poco o nulla, fanno capire gli esperti. A un
tiro di schioppo, alla Casina Spinelli, spuntarono tempo fa pezzi di
marmo e le strutture di una basilica. Solo un esempio, fra mille
altri. Daniela Gianpaola è il dirigente di zona della soprintendenza.
In quale caso diventerebbe obbligatorio sospendere i lavori al
cantiere? «Solo se scoprissimo strutture murarie o pavimenti a
mosaico». È mai accaduto? «Sì, qui vicino: allo scalo merci di
Marcianise. Fu inevitabile imporre una deviazione». Bel guaio, se qui
spuntasse un mosaico. «Per noi è un lavoro come gli altri. Come la
Tav. Come la metropolitana. Faremo come sempre il nostro dovere».
Tanto per cominciare, la Gianpaola ieri pomeriggio è stata al
cantiere Fibe. Per un controllo. Un controllo su che cosa, se davvero
c’è solo cianfrusaglie? «Venga, venga con me, voglio farle vedere
una cosa», sussurra il giovane archeologo mirando dritto verso una
delle trincee. Che cosa c’è da vedere? Eccola, una grande vasca a
forma di uovo, anzi due mezze vasche separate da un muretto.
Bellissima. Era sepolta a tre metri di profondità. Sulle pareti
cicrcostanti, ceneri e pomice: i segni di un’eruzione vesuviana che
risale al 1700 avanti Cristo. E i segni di due alluvioni, che
ricoprirono tutto. Ma a che cosa serviva? «A depurare l’argilla»,
risponde il giovane archeologo. Che poi aggiunge: «Ma stiamo ancora
studiando. Bisogna verificare, esser certi. Per carità, non scriva
nulla prima che vengano i dirigenti». (Fonte: Enzo Ciaccio su IL MATTINO) |
09/09/2004 E A
CARIFE DA DIECI ANNI IL MUSEO ARCHEOLOGICO NON APRE
Resta ancora senza futuro il Museo archeologico di
Carife. La struttura, pronta ormai da quasi dieci anni, non riesce
ancora ad entrare in funzione. E così, continua a restare nel
cassetto il sogno di vedere finalmente esposti, nel luogo dove sono
stati rinvenuti, i reperti che testimoniano il passaggio, in
quest'area dell'Irpinia, di antiche popolazioni e civiltà, a partire
dal Neolitico.
I ritardi accumulati fino ad oggi, per un'apertura che più di una
volta è stata data per imminente, cominciano ad ingenerare sospetti e
sfiducia nella gente, specialmente se si considera che sostanziosi
finanziamenti a fondo perduto, erano stati assicurati, a suo tempo,
dal Patto territoriale della Baronia. Il museo di Carife, costruito
all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso, con una spesa che si
aggirava intorno ai due miliardi delle vecchie lire, doveva
raccogliere i reperti dell'intera Baronia, con particolare riferimento
al periodo pre-romano. Doveva testimoniare, partendo dal IV millennio
avanti Cristo, la continuità abitativa della zona, passata attraverso
l'Eneolitico, l'Età del Ferro, i Sanniti e la Romanizzazione. I
reperti, rinvenuti durante le numerose campagne sistematiche di scavo,
condotte dalla Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento, erano
di particolare importanza e già avevano attirato l'interesse della
comunità scientifica del settore. Avevano già fatto parte delle
mostre tenute a Roma e Benevento, in occasione dell'anno dei Sanniti,
e riscosso l'ammirazione e l'apprezzamento di tutti i visitatori.
Tanta ricchezza culturale, a tutt'oggi, resta ancora da valorizzare. |
08/09/2004
RIPARTONO GLI SCAVI ALLA VILLA ROMANA DI SOMMA VESUVIANA CON NUOVE
SCOPERTE
Potrebbe essere il primo elemento
della Basilica della villa dove morì l’imperatore Augusto, quel
timpano intercettato nei giorni scorsi dagli archeologi della missione
giapponese, che da tre anni stanno lavorando al recupero
dell’importante struttura d’epoca romana. «Quasi certamente -
conferma il coordinatore dello scavo Masanori Aoyagi (è professore di
Archeologia all’Università di Tokio e capo del Comitato Culturale
dell’Unesco per il Giappone, oltre ad essere ex Preside della facoltà
di Lettere ed ex Rettore dell’Ateneo della capitale nipponica) - si
tratta della parte superiore dell’ingresso di un grande santuario».
Un’apertura spettacolare, maestosa, per un edificio sacro dedicato a
un dio ancora sconosciuto. Il timpano, difatti, è di finissima
fattura e, anche se appare in condizioni di precarietà, offre ancora
la possibilità di leggere le tracce di stucco e i disegni che in
antico dovettero impreziosirlo. Al centro di quella architettura,
resta visibile una corona, anch’essa realizzata a rilievo, che
indica appunto la destinazione a monumento sacro della fabbrica. Ai
lati del timpano sono due nicchie, appena emerse e ancora da indagare,
che in antico ospitarono statue messe a maggior ornamento
dell’edificio.
Quest’ultimo rinvenimento, sulle prime, non aveva affatto
indirizzato gli archeologi verso l’ipotesi di edificio sacro, ma
aveva fatto pensare a un alloggiamento per una statua maestosa,
considerate le misure del timpano. Poi, il progredire dello scavo ha
fatto intravedere i segni di un vano e ha dato il ”la”
all’ipotesi dell’edificio sacro. Che dovrebbe continuare ancora
per diversi metri alla sinistra del portico d’ingresso della villa,
e sotto l’attuale calpestio del piano di campagna.
La scoperta dell’importante elemento architettonico conferma ancora
una volta che ci si ritrova di fronte a una costruzione al di fuori
dell’ordinario. In quel fabbricato che le indagini con il geo radar
(quando era ancora sotto terra) indicarono come una serie di strutture
colossali, esiste tutta una sequenza costruttiva che abbraccia almeno
tre secoli. Intercettata agli inizi degli anni Venti, il fabbricato
venne subito indicato da Matteo Della Corte, inventore
dell’Epigrafia pompeiana, come la residenza ”apud Nolam” (presso
Nola) dove morì l’imperatore Augusto nel 14 dopo Cristo. Dalle
prime indagini, allora, emersero, a otto metri di profondità, i resti
di un maestoso portico, in pietra vesuviana, a due livelli. Il primo,
alto dieci metri, sosteneva una fuga di colonne di marmo, alte ancora
quattro metri, su cui poggiava una travatura in travertino.
E di marmo speciale è anche il colonnato - peristilio — che gli
archeologi giapponesi stanno riportando alla luce. «Si tratta -
spiega Aoyagi - di colonne ricavate da blocchi unici di un marmo del
II secolo, fatto venire da una cava africana aperta dall’imperatore
Settimio Severo». Come poi siano state trasportate sino alla villa,
considerato che dovrebbero essere alte circa sei metri (sono ancora
interrate per metà), per adesso resta ancora un mistero.
«Forse - suggerisce l’archeologa Giuseppina Cerulli Irelli, già
Soprintendente archeologo di Napoli e di Pompei che della villa sta
indagando aspetto e impatto economico in epoca romana - sono state
trasportate sfruttando un corso d’acqua. Bisognerà trovarne le
tracce. Certo che la villa si dimostra giorno per giorno una
testimonianza di un eccezionale interesse scientifico, storico ed
economico». |
03/09/2004
STUDIO DI FATTIBILITA' PER UN PARCO ARCHEOLOGICO A LITERNUM
Entro 60 giorni la Provincia di Napoli presenterà
alla Regione Campania lo studio di fattibilità per la realizzazione
del parco archeologico naturalistico di Liternum sul litorale domitio.
E’ questo il risultato della riunione che si è tenuta, questa
mattina, presso la sede della Provincia di Napoli tra l'assessore
regionale ai Beni Culturali, Marco Di Lello, il vice-presidente
provinciale, Felice Iossa e l'assessore provinciale all'Urbanistica,
Domenico Moccia.
Un piano organico di interventi da attuare in una zona in parte
degradata ma dalle enormi potenzialità ambientali e culturali. Il
progetto, infatti, punta alla integrazione delle diverse risorse: beni
archeologici, zone naturali, giardini, aree agricole e mare. In tal
modo, da una parte si avvieranno opere di risanamento ambientale
dall'altro si consentirà il potenziamento della fruizione pubblica
dei siti. L'area archeologica di “Liternum” è già oggetto di un
intervento progettuale inserito nel Progetto integrato "Litorale
Domizio" promosso dalla Regione Campania, assessorato ai Beni
Culturali e per il quale sono investite risorse europee pari a 34
milioni di euro. Il parco rientra nel piano di intervento territoriale
per il litorale domitio e prevede, tra l'altro, la valorizzazione
integrata dell’area del Lago Patria inserita nella riserva naturale
Costa di Licola; interventi floro-faunistici e paesaggistici di
ricostruzione del paesaggio litoraneo, nonché, per gli aspetti
tecnici, interventi di riqualificazione morfologica e biologica
attraverso tecniche di ingegneria naturalistica, per i quali sono già
stati stanziati oltre 400 mila euro di fondi europei da parte della
Regione Campania."Siamo disponibili a investire risorse — dice
l'assessore Marco Di Lello - purché in tempi brevi ci venga inviato
un progetto. A seguito delle premialità che saranno concesse dalla
Unione Europea investiremo nuovi fondi sui Pit e su progetti come la
creazione del parco archeologico-naturalistico di Liternum”. |
02/09/2004
ANCORA SCOPERTE A MASSALUBRENSE
Straordinaria scoperta archeologica nella Terra
delle Sirene: ritrovato il tracciato che potrebbe nascondere un «opus
lastricatum» romano della Via Minervia: nella strada che dalla
frazione Termini porta a Punta Campanella accanto al ritrovamento di
alcuni tratti ancora in buono stato dell’acquedotto che portava
acqua alla villa romana di epoca imperiale nuovi saggi della
soprintendenza Archeologica portano alla luce il sentiero di Ulisse.
I lavori di scavo che una ditta appaltatrice dell'Enel stava
effettuando per la trincea che dovrebbe contenere i cavi di
alimentazione elettrica fanno emergere da cumuli di terriccio misto a
strati di conglomerato cementizio e bitume parti di lastricato della
famosa Via Minervia. Secondo i primi rilievi si tratta della strada
romana di Punta della Campanella che, cantata dai poeti Ovidio Nasone
e Papinio Stazio descritta da geografi e storici greci e romani, da
Pomponio Mela a Strabone a Tito Livio, da Plinio a Tacito a Claudio
Tolomeo, non era mai stata ritrovata.
I lavori dello scavo della trincea sono sono coordinati dalla
sovrintendente reggente Valeria Sampaolo e condotti dalla
sovrintendenza archeologica di Napoli e Caserta con la presenza
dell'archeologa Tommasina Budetta, direttrice del museo-antiquario di
Villa Fondi a Piano di Sorrento.
Pochi (tre per il momento), ma molto significativi i saggi effettuati:
i tratti rinvenuti dell'antica via, in pietra calcarea ben lavorata,
si trovano ad una profondità variabile dai 10 ai 45 ed ai 70
centimetri, hanno una larghezza di circa 2 metri sono lunghi da 3
metri e mezzo a 10 metri. Il calpestio stradale si snoda a poca
distanza dalla località Canciello: esso dovette servire prima ai
legionari romani, poi ai militari delle torri di avvistamento
antisaraceni, ed infine ai contadini per il collegamento a piedi o a
cavallo tra l’abitato di Termini e l’area sacra ed antica di Punta
Campanella.
I ritrovamenti, in successione di qualche settimana, prima delle
tracce dell'acquedotto che da Termini portava acqua al tempio di
Minerva ed alla villa imperiale di Punta Campanella e poi di alcuni
tratti della antica Via Minervia, hanno prodotto nella dirigenza della
sezione lubrense dell'Archeoclub d’Italia presieduta da Giuseppe
Esposito, una seria preoccupazione per il futuro di quello che è
stato rinvenuto.
Ad esprimere il pensiero dell'associazione sono il presidente don
Peppino Esposito ed il suo vice Stefano Ruocco da anni impegnati nella
lotta per la tutela del prezioso patrimonio archeolgico ed ambientale
della Terra delle Sirne, di Ulisse e di Minerva. «Se è vero che la
presenza della sovrintendenza è una garanzia per la tutela di quanto
ritrovato, non possiamo ritenere che altrettanto possa avvenire
all’interno delle proprietà private». L’associazione auspica una
salvaguardia ben organizzata ed una valorizzazione compatibile della
zona. La scoperta, casuale, di un frammento di una strada
che potrebbe risalire all’epoca romana, è ritenuta estremamente
interessante dagli studiosi: si tratta di un altro tassello che
potrebbe andare a comporre un mosaico di grande bellezza. Lo spiega la
sovrintendente reggente ai Beni archeologici di Napoli e Caserta,
Valeria Sampaolo.
Il tratto di strada rintracciato a Punta Campanella è certamente
databile in epoca romana?
«Che proprio in quella zona ci fosse la via Minervia risulta da
numerose fonti del periodo alto medievale e viene confermato dalla
presenza di un santuario dedicato ad Atena alla fine del V secolo
avanti Cristo. Sulla Punta della Campanella, poi, fu realizzato,
sempre durante l’epoca romana, un altro insediamento. Tuttora non
sappiamo se si trattasse di una villa, di una zona di partenza per
Capri o di un punto di avvistamento. Certo è, però, che i romani
costruirono in quella zona dove si facevano sacrifici alla dea Atena».
Perchè la destinazione dei manufatti resta incerta?
«Perchè proprio su quei ruderi sorsero in età vicereale il faro e
la torre di avvistamento che si conservano tuttora anche se restano in
cattive condizioni».
Come siete riusciti a individuare la strada?
«Seguiamo il tracciato della posa dei nuovi cavi elettrici con alcuni
saggi di allargamento: in uno di questi è venuto fuori un lastricato.
Io non ho visto lo scavo, ma solo una foto. In ogni caso io e la
collega che segue i lavori abbiamo l’impressione che non si tratti
di basolati romani. Potrebbe trattarsi, invece, della ripavimentazione
del tracciato romano, scavato nella roccia, e che più avanti non
sarebbe comunque lastricato. Contiamo di fare qualche saggio di
approfondimento per vedere se ci sono ceramiche o reperti che
potrebbero rivelarsi estremamente interessanti».
Gli scavi continueranno?
«La strada non verrà riportata alla luce perchè conviene tenerla
sottoterra altrimenti verrebbe malridotta».
Un tesoro che resterà nascosto?
«Non è detto. Potrebbe venire fuori un progetto di risistemazione
dell’intera zona. La strada, in questo caso potrebbe far parte di un
complesso più ampio che potrebbe comprendere anche la torre di
avvistamento dove dovrebbe terminare il restauro la sovrintendenza ai
Beni architettonici. I lavori cominciarono negli anni Ottanta e non si
sono mai conclusi. Si tratta di una delle torri vicereali che
servivano da avvistamento e che punteggiano la Costiera. Si potrebbe
creare uno spazio da utilizzare come sede espositiva o piccolo punto
di ristoro».
I problemi?
«Il posto è di difficile accesso, ci vuole una mezz’ora di cammino
per una strada impervia per raggiungerlo o si arriva dal mare anche se
non ci sono attracchi. Ma si potrebbe pensare a un’operazione simile
a quella realizzata per i Fortini a Capri che sono stati restaurati
con un percorso che ora va lanciato. Il problema resta quello dei
finanziamenti che sono legati ormai alla resa da un punto di vista
turistico. E non sempre il criterio è del tutto condivisibile». |
01/09/2004 CALES,
ANCORA PRESENTAZIONI DEL PARCO ARCHEOLOGICO
Una vera e propria «road map» in vista della
realizzazione del parco archeologico dell’antica Cales e
dell’omonimo svincolo autostradale annesso che determinerebbero la
creazione del primo parco archeologico.
È stata presentata in una conferenza stampa congiunta dal Sindaco di
Calvi Risorta, Giacomo Zacchia e dal consigliere regionale di An,
Benedetto Lombardi, con lo scopo di riaprire una nuova conferenza dei
servizi a cui possano sedere tutti gli enti e le istituzioni coinvolte
nella realizzazione dell’opera. La società «Autostrade per
l’Italia», che ha già stanziato 2 milioni e 500 mila euro per
l’apertura dello svincolo autostradale Cales, la Sovrintendenza ai
Beni Culturali, attraverso il Sovrintendente Stefano De Caro; quindi
il Governo nazionale, con il sottosegretario alle Infrastrutture Nino
Sospiri, e la Regione Campania, che ha già finanziato parte del
rifacimento del castello Aragonese con 175.000 euro, presto torneranno
ad incontrarsi per dare seguito al protocollo d’intesa stipulato lo
scorso anno e attivare le procedure esecutive per dare inizio ai
lavori.
«Ho già sentito il sovrintendente De Caro - commenta Benedetto
Lombardi - e presto a Calvi verrà anche il sottosegretario Sospiri;
loro sono pronti per riaprire la conferenza e questo grazie alle
disponibilità della Autostrade e della Regione, lascia ben sperare».
«Per noi è di vitale importanza- commenta il sindaco Giacomo Zacchia
- instaurare un proficuo dialogo con gli altri enti coinvolti affinché
si possa lavorare insieme alla creazione del parco». |
01/09/2004 DUE
MILIONI DI EURO PER GLI SCAVI AD AECLANUM
Supera i 2 milioni di euro il finanziamento
strutturale per la realizzazione del primo lotto del Parco
archeologico dell’antica Aeclanum. L’intervento (previsto dal
progetto integrato Regio Tratturo itinerario culturale) rientra in un
programma di scavi e restauri archeologici di più ampio respiro,
programmati dalla Soprintendenza di Salerno, Avellino e Benevento.
Obiettivo: preservare dal degrado le strutture già scavate, portare
alla luce quanto ancora è interrato e rendere pienamente fruibile al
pubblico l’intera area archeologica. In dettaglio, il progetto
prevede la perimetrazione del parco (112 mila metri quadrati) che a
oggi risulta completata solo nella zona d’accesso, il consolidamento
delle emergenze archeologiche e lo scavo archeologico nell’area
della basilica e dell’abitato interrotto per mancanza di fondi. Il
tutto s’inserisce tra gli obiettivi individuati nel Complemento di
programmazione al capitolo I asse II, misura 2.1: “consolidare
attraverso opportuni interventi le emergenze archeologiche oggi
fruibili, estendere la fruizione dell’area del parco archeologico,
riportando alla luce strutture attualmente sono poco visibili. In
ultimo, qualificare l’ambiente del parco attraverso interventi di
pulizia delle strutture archeologiche.
L’intero intervento rappresenta un segmento prioritario dei
Pit-itinerari culturali, definiti dalla Regione Campania e che mirano
alla valorizzazione dei beni culturali nelle aree interne del
territorio interessato.
L’ampliamento del Parco archeologico rientra, infatti, in un più
ampio programma di sviluppo dell’area. Partendo da un territorio
caratterizzato da una forte tradizione agricola ed artigianale, sono
state elaborate linee programmatiche tendenti ad incidere
positivamente sulla crescita economica locale, focalizzando
l’attenzione sulla qualità complessiva del territorio e sulla
riscoperta della sua identità socio-culturale. Il parco, pertanto, è
destinato ad una rilevante evoluzione dal punto di vista turistico,
legata anche alla realizzazione di percorsi archeologici appositamente
studiati, tali da formare un circuito di visita con possibili
itinerari turistici, coniugando tra loro vari momenti storici. Inoltre
la valorizzazione dei beni archeologici è da intendersi anche quale
importante ‘risorsa-turismo’ correlata non solo a vocazioni
commerciali, ma soprattutto all’apprezzamento dei valori storici e
naturalistici che possono costituire un miglioramento per il costume e
la qualità della vita. |
28/08/2004
A CASALBORE SI LAVORA PER CREARE UN MUSEO ARCHEOLOGICO
Si punta sul turismo storico e archeologico.
L'amministrazione sta lavorando per favorire questo tipo di
attività che potrebbero garantire al paese un forte impulso
allo sviluppo. In quest’ottica s’inserisce l’opera di
ristrutturazione che, negli ultimi giorni, è stata avviata al
castello e alla torre normanna. «Un’opera certosina di
recupero», come ama definirla il sindaco Eugenio Salvatore,
evidenziando le caratteristiche di lavori di conservazione, che
mireranno al restauro dei luoghi, lasciando inalterati lo stato
degli stessi, nonché le loro caratteristiche storiche ed
architettoniche. La ristrutturazione del castello e della torre
normanna rappresenta il primo progetto realizzato nell'ambito
del Pit regio tratturo, finanziato dalla regione Campania per un
importo di poco inferiore ai quattro miliardi e mezzo delle
vecchie lire. Il restauro consentirà la creazione di un museo
archeologico nazionale, nel quale verranno conservati gli
innumerevoli reperti di epoca sannita ritrovati nei siti
archeologici locali. Le tante testimonianza pre romaniche
ritrovate sono state ospitate in due mostre, la prima a Roma
alle terme di Caracalla, l'altra a Benevento, ed ora sono
custodite in alcuni locali di proprietà comunale. «Rischiavamo
- confida ancora il sindaco - di dover dire addio ai reperti
ritrovati in loco per favorire la loro collocazione in strutture
idonee. La creazione di un museo permetterà, invece, di
custodirli a Casalbore». Si guarda allo sviluppo culturale, in
questa parte di Valle Ufita. In questo senso, mentre si lavora
per favorire un intervento della sovrintendenza per continuare
gli scavi nella necropoli sannita ritrovata in località
Spineto, il gruppo guidato da Salvatore si è incaricato di fare
da tramite da privati e regione per favorire la creazione di
sistemazioni alberghiere. |
10/08/2004
SCOPERTE A CAPUA (CE) DURANTE I LAVORI DELLA FERROVIA AD ALTA
VELOCITA': L'ARCHEOCLUB VUOLE VEDERCI CHIARO
La
questione dei ritrovamenti di quattro anni fa dei ritrovamenti
archeologici in via Brezza, poi ricoperti per preservarli da
possibili danneggiamenti, ritorna prepotentemente alla ribalta.
L’Archeoclub infatti vuole vederci chiaro in merito agli
impegni assunti dalla Tav nel 2001, dopo che
c’erano stati i ritrovamenti archeologici nel territorio di
via Brezza, dove un tempo passava l’antica via Appia. Dopo
questi scavi, che misero alla luce un’ antica fabbrica di
profumi e un mausoleo con alcuni scheletri, nel 1998, la
Concessionaria T.A.V., per facilitare da parte del Comune
l’autorizzazione a concedergli il nulla osta per il tracciato
della linea veloce, dopo aver interrato gli scavi a scopo
protettivo, fece qualche vaga promessa, come quella di
realizzare un Parco Archeologico. A lavori finiti, di questo
Parco non se ne è parlato più. L'Archeoclub è ritornato
quindi alla carica per ricordare gli impegni assunti dalla
T.A.V. Si è costituito un tavolo da parte di varie
associazioni, nel corso del quale si è deciso di rimettere in
discussione gli accordi e i verbali con i quali si sancivano
certe cose. L’ insistenza deriva dal fatto che esiste agli
atti un verbale a firma del commissario prefettizio
Pasquale Manzo, della dott. Sanpaolo della Soprintendenza
archeologica e direttrice degli scavi, e per la T.A.V., dei
dirigenti Cirillo, Franda e Del Vecchio. Nel verbale è scritto
testualmente: “L’insieme dei ritrovamenti potrebbe essere
sistemato in un Parco della cui fase di scavo si può fare
carico la T.A.V. secondo un progetto che la Soprintendenza
approverebbe. La disponibilità della T.A.V. non comprende
l’onere degli espropri fuori fascia che nell’ipotesi per
Parco avrebbero un’estensione di 100.000 mq, rettangolo di 200
x 500 metri lineari”. Come condizione fu posto che si doveva
definire preliminarmente l’assetto gestionale del futuro Parco
e della sua manutenzione, aspetto del quale né la T.A.V. né la
Soprintendenza potevano farsi carico. |
07/08/2004
RICOPERTE LE MURA TROVATE A NOCERA SUPERIORE (SA)
Tornano ad
essere ricoperti dal terreno i reperti archeologici venuti alla
luce a pochi passi dal Battistero Paleocristiano di Santa Maria
Maggiore durante i lavori per la realizzazione di
un'area-parcheggio con verde attrezzato. Lo ha deciso la
Sovrintendenza dopo aver appurato che le mura romane ritrovate
non hanno alcuna importanza storica e artistica. |
04/08/2004
SPUNTA UNA VILLA ROMANA A MONTECALVO (AV)
Durante i lavori per
l'ampliamento della strada San Vito-Apice in contrada Mauriello
sono state ritrovate delle mura romane. Ancora non si sa se le
mura appartengano ad una singola villa patrizia oppure se
contrada Mauriello nasconde qualcosa di più. La Soprintendenza
per il momento non fa ancora nessuna ipotesi, ma ha subito
inviato sul posto un archeologo ed un operaio che da alcuni
giorni stanno scavando, con molta prudenza, per cercare oggetti
che possano dare risposte ai tanti interrogativi. Che in
contrada Mauriello ci fossero dei reperti romani era ormai noto
un po' a tutti in paese, visti gli studi condotti dallo storico
locale Gian Bosco Cavalletti e il ritrovamento di una tomba
romana e di altri oggetti a poche decine di metri dall'attuale
ritrovamento con il conseguente vincolo sulla zona da parte
della Soprintendenza stessa, ma mai era venuta alla luce una
opera così imponente. Al momento è visibile una sola stanza
con mura spesse una quarantina di centimetri per un'altezza
nella parte più alta, di un metro, per quattro metri di
lunghezza e tre di larghezza. La stanza è completamente
ricoperta dai detriti della struttura stessa. Durante le
operazioni di scavo i tecnici della Soprintendenza hanno
ritrovato anche pezzi di anfore decorate ed altri utensili. Al
momento attuale è molto difficile capire se la contrada di
Montecalvo nasconda qualcosa di veramente importante, come lo
storico locale Gian Bosco Cavalletti da qualche anno va
sostenendo, o se si tratta solo di una villa patrizia lungo la
strada che qualcuno dice collegasse Aeclanum con Equum Tuticum. |
02/08/2004
INIZIATO
IL RESTAURO DEGLI AFFRESCHI DELLE ANTICHE BOTTEGHE A POMPEI
Grazie a sponsor privati e
tecnologie in 3D sono iniziati i restauri delle pitture murali
di alcune botteghe di via dell'Abbondanza negli Scavi di Pompei,
che si concluderanno nel gennaio 2005. Il progetto di restauro
si e' avvalso di una sofisticata tecnologia tridimensionale,
fornita dalla Fondazione Kacyra dell'omonima azienda americana
che ideato il sistema di scansione laser in 3D. Grazie ai
rilievi effettuati e' stata realizzata una banca dati
tridimensionale dell'area dei Fori Civili di Pompei e da questa
e' scaturito il progetto di restauro e protezione delle pitture
murali del Regio IX, Insulae 7 e 11. Le pitture murali, che
comprendono anche varie scritte elettorali, fanno parte della
bottega dei feltrai, della tintoria con fornace e della locanda
di Asellina, tre tra gli edifici più conosciuti dell'area
archeologica. Per la bottega dei feltrai saranno restaurati il
dipinto della Venere in piedi su di una quadriga trainata da
quattro elefanti, le immagini di Fortuna e di Genius e quelle
che riprendono alcune fasi della lavorazione della lana,
sormontate da un'iscrizione elettorale. Nella tintoria con
fornace saranno restaurate le grandi pitture con immagini di
divinità: la Venere Pompeiana tra tre amorini e,
sull'architrave, i volti del Sole, Giove, Mercurio, Luna. Sarà
restaurata anche la processione di Cibele, situata nell'ultimo
piedritto, l'erma di Dioniso visibile in una nicchia. Sul
calderone posto alla destra della facciata sarà oggetto dei
lavori anche la raffigurazione di fallo alato in un tempietto in
stucco. Nella locanda di Asellina, uno dei più famosi locali
della Pompei antica, saranno riportate alla loro originaria
nitidezza la scritta ''luogo in cui si vendono bevande calde'' e
una serie di iscrizioni parietali che ricordano il sostegno dato
dalla padrona e dalle cameriere del locale ai candidati durante
le elezioni L'intero progetto di restauro e' curato dalla Facoltà
di Architettura di Ferrara, in collaborazione con la
Soprintendenza archeologica di Pompei, con la sponsorizzazione
dell'azienda Fassa Bortolo e della Fondazione americana Kacyra
Family Foundation. ''Siamo molto soddisfatti della
collaborazione con la Facoltà di Architettura di Ferrara - ha
dichiarato il soprintendente Pietro Giovanni Guzzo - e della
possibilità che abbiamo avuto di indirizzare risorse private
verso progetti di restauro e di conservazione dell'area
archeologica. Il restauro delle pitture e delle iscrizioni di
via dell'Abbondanza e' infatti un esempio del ruolo che
dovrebbero avere i privati, sia aziende che fondazioni, che
vogliano legare la propria immagine ad un bene culturale
sostenendo la ricerca e la tutela''. |
25/07/2004
APERTO IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CONZA FINO AL 25 SETTEMBRE
Apre il parco archeologico di Conza della
Campania, in prossimità dell’oasi naturalistica del Wwf. La
notizia è stata ufficializzata dal primo cittadino Vito Farese.
Dopo aver concluso i lavori per il recupero della città antica
e dei resti di epoca romana, il comune altirpino, si appresta ad
ospitare i turisti. «L’apertura del parco archeologico -
spiega il sindaco - testimonia la sinergia tra enti locali,
l'assessorato regionale all'Urbanistica e la Soprintendenza dei
Beni culturali ed Ambientali di Avellino. La nostra scommessa è
far conoscere ai turisti che anche l’Irpinia è una terra
ricca di storia. Insieme ad altri progetti che sono stati
approvati in collaborazione della comunità Montana ”Alta
Irpinia”, al Wwf e ai privati cittadini, intendiamo rilanciare
l'intera area, valorizzando ancora di più le sue bellezze
naturali attraverso nuovo infrastrutture e nuovi servizi
turistici». L'intera area archeologica che si potrà visitare,
si stende su un percorso disciplinato lungo circa due
chilometri. I luoghi più suggestivi e interessanti da vedere
sono la porta del Foro romano, la cattedrale del 1700 e le
numerose suppellettili di epoca romana. Il parco sarà aperto
fino al 25 settembre, ogni giorno, dalle 10 alle 13 e dalle 16
alle 20. Il costo del biglietto di ingresso è di due euro, che
include un buono consumazione da spendere presso l'apposito
punto ristoro interno al parco. |
21/07/2004
ALLA LUCE UN TRATTO DI MURA ROMANE A NOCERA SUPERIORE (Sa)
E' di ieri la prima sorpresa
del sottosuolo. Una cinta muraria, probabilmente di epoca
romana, è il primo ritrovamento fatto, nei pressi del
battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore. Nel corso
degli scavi che per legge devono essere effettuati prima di
innalzare nuove costruzioni, dunque, come era prevedibile,
qualcosa è saltato fuori. Grande entusiasmo tra gli addetti ai
lavori. Una dichiarazione ufficiale è mancata, probabilmente
perché si preferisce aspettare di individuare con precisione la
natura del lungo muro perfettamente intatto, venuto alla luce
sotto il manto di pietra pomice che dall'eruzione del Vesuvio
del 79 d.C. ricopre e conserva i resti dell'antica Nuceria.
Nessuna dichiarazione ufficiale da Palazzo di Città, ma non
sono mancate le solite speculazioni operate nella giornata di
ieri da chi ha cercato di prendersi meriti a tutti i costi. Non
è vero, per esempio, la presunta natura archeologica degli
scavi visto che le ruspe che stanno operando nell'area
immediatamente adiacente il battistero sono al lavoro per motivi
completamente differenti. Si tratta, infatti, di un'operazione
necessaria prima della realizzazione del progetto di
riqualificazione dell'area. Appena qualche mese fa, vale la pena
di ricordare, l'amministrazione annunciò l'approvazione del
progetto che prevede la realizzazione di un infopoint e di una
vasta area di parcheggio per autobus. Circa un mese fa, fu dato
il via ai lavori, con le operazioni di scavo, fino a tre metri,
come prevede la legge. Essendo Nocera Superiore una città
fortemente caratterizzata dal ritrovamento di beni e addirittura
siti archeologici, la legge prevede che, di concerto con i Baas,
i lavori siano preceduti da scavi ''di controllo'', per
escludere la presenza di eventuali siti nascosti. Non si sa bene
perché, però, già da 15 giorni, si parla, come anche ieri è
stato fatto, di scavi archeologici, finalizzati cioè, al
ritrovamento di ''tesori dell'antichità''. Un vero e proprio...
mistero. |
16/07/2004
UN TEMPIO SANNITA A POMPEI
Un tempio dedicato ad una divinità femminile,
risalente al III sec. a.C., è venuto alla luce durante gli
scavi del fronte sud occidentale di Pompei. Il tempio, con
portici e cisterne, è un inaspettato edificio religioso di età
sannita e rivela una società pompeiana preromana corrispondente
non al modello di piccolo villaggio bensì di vera e propria
città.
Nel tempio, che si ipotizza essere dedicato all’antica Mefite,
versione sannita di Venere, è stato rinvenuto, nelle due
profonde cisterne moltissimo materiale votivo come lucerne,
piattelli, coppette, terracotte votive, monete, ossa varie,
conchiglie e blocchetti di porpora utilizzati per i riti.
Accanto al Tempio di Mefite è stato individuato un impianto
termale che probabilmente serviva per effettuare i riti con le
acque o la così detta « prostituzione sacra» , come spesso è
definita l’ usanza dell’obolo, una moneta pagata alle
fanciulle che perdevano la verginità nel Tempio prima di
sposarsi.
Gli scavi sono stati effettuati dalla Scuola di Specializzazione
in Archeologia di Matera dell’ Università di Basilicata,
coordinati dal prof. Emmanuele Curti, docente al Birkbeck
College dell’ Università di Londra , attualmente in Italia
per il progetto ministeriale del «rientro dei Cervelli».
«I risultati sono di enorme interesse - spiega il professor
Curti - non solo per l’ individuazione e la ridatazione delle
varie fasi di vita dell’ area. Scopo del progetto è quello di
comprendere il sistema generale, e quindi la relazione tra spazi
pubblici e privati di questo settore cruciale della città,
proprio perché posto a metà strada tra l’ area pubblica più
importante, il Foro,e l’area esterna di Porta Marina, un’
area che riteniamo interessata dalla possibile presenza di
bacini portuali»." La nascita della divinità osca di
Mefitis è molto remota tanto da essere difficile risalire alle
origini del culto. Il nome in osco è Mefitis e deriva forse da
"medio-dluitis", donde "mefifitis"" e
quindi Mefitis, cioè "colei che fuma nel mezzo"
oppure da "Medhuio" cioè "colei che si
inebria". È una divinità pacifica, le si attribuivano il
potere di fare da tramite, cioè di presiedere al passaggio, di
personificare colei che presenzia ai dualismi come la vita e la
morte, il giorno e la notte, il caldo ed il freddo, il regno dei
vivi e l'oltretomba. La stessa sorgente è il simbolo della
forza dell'acqua che dalla terra sgorga e quindi passa all'aria,
e la dea Mefite presenzia questo passaggio. All'origine era la
deità ctonia - protettrice delle sorgenti, poi l'evolversi del
culto l'ha protesa verso i benefici derivanti dall'utilizzo
delle acque termali. |
16/07/2004
PROTESTE PER IL DEGRADO NEGLI SCAVI DI FLUMERI (Av)
Da sito archeologico a expo
dell’immondizia. Doveva rappresentare il fiore all’occhiello
delle testimonianze antiche presenti in Valle Ufita e invece è
il sito emblematico del degrado e dell'abbandono in cui versano
tanti altri luoghi d’Irpinia. Riemersa dal passato, ora
rischia di essere sepolto da erbacce e rifiuti l’area
archeologica di Fioccaglie, nel territorio di Flumeri. I lavori
di scavi, iniziati per caso, negli anni ottanta, a seguito delle
opere per infrastrutturare il metanodotto, terminarono ben
presto, visto che la mancanza di fondi ne impediva il prosieguo.
Ma da allora quei pochi metri quadrati di «civiltà antiche»
venute alla luce vengono custodite nel peggiore dei modi.
La puntuale e pacifica protesta che ogni anno, in piena estate,
viene alimentata dai cittadini di Flumeri che vivono a ridosso
delle terre poste sotto la sorveglianza della Soprintendenza
archeologica di Avellino testimonia come effettivamente il sito
di Fioccaglie rappresenta tutt'altro che un punto di attrazione.
I segni di operazioni di pulizia sono sempre più rari.
Da due anni non si provvede a ripulire le «reti fognarie»
d'epoca sannitica, o i «viottoli di quell'antico insediamento».
Sicché serpenti e ratti vagano indisturbati, anzi disturbando i
vicini abitanti.
«Non ne possiamo più - ammonisce Liberato Grasso, che ha dato
il via alla protesta - ogni estate ci troviamo a dover
affrontare rettili e altri animali, rischiando di ritrovarceli
in casa. Abbiamo interpellato chi è tenuto a intervenire per le
pulizie nella zona ma finora non c'è stato alcun segnale,
mentre noi stessi siamo costretti a dover rimettere in ordine le
zone adiacenti agli scavi, visto che all'interno del sito non ci
è concesso di mettere piede. È mai possibile che qualcuno
ritiene di tutelare in questo modo le testimonianze antiche
della nostra provincia?». |
16/07/2004
NUOVA CAPANNA PREISTORICA ALLA LUCE A NOLA
Consulta lo speciale
https://www.ganapoletano.it/archemail/nolatar.htm |
07/07/2004
MASSA LUBRENSE: IN LUCE TRATTI DELL'ACQUEDOTTO DI PUNTA
CAMPANELLA
Straordinaria scoperta archeologica su Via
Minerviae: lungo la strada che dalla frazione Termini porta a
Punta Campanella emergono tratti dell’acquedotto che portava
acqua alla villa romana di epoca imperiale.
Le ricchezze del patrimonio storico, artistico, culturale di
Punta Campanella, il sito ambientale e archeologico più
visitato della penisola sorrentina, non finiscono mai: i lavori
di scavo che una ditta appaltatrice dell’Enel stava
effettuando per la trincea che dovrebbe contenere i cavi di
alimentazione elettrica per l’illuminazione delle ville e dei
caseggiati rurali della zona fanno venire alla luce alcuni
tratti dell’acquedotto, che serviva a portare acqua non solo
al tempio di Minerva e alla villa imperiale di Tiberio,
dirimpettaia di quella di Capri, ma con tutta probabilità anche
ad altri insediamenti di coloni romani o presidi militari
dell’estrema propaggine del Promontorio Ateneo. Il tempestivo
intervento della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta
attraverso l’archeologa Tommasina Budetta, direttrice del
museo-antiquario di Villa Fondi a Piano di Sorrento, ha impedito
che anche inconsapevolmente si potesse arrecare dei danni allo
storico ritrovamento.
Pochi (quattro per il momento) ma molto significativi i saggi
effettuati dall’equipe diretta dall’archeologa Tommasina
Budetta: a una profondità variabile dai 45 ai 70 centimetri e
della lunghezza di alcuni del calpestio stradale attuale,
formato da orribile bitume misto spesso a conglomerato
cementizio gettato nei decenni scorsi dall’amministrazione
comunale di Massa Lubrense, gettato sul basolato roccioso, il
classico «opus lastricatum» romano per consentire a contadini,
villeggianti e turisti il collegamento pedonale e veicolare
della frazione Termini con l’area sacra e antica di Punta
Campanella, il classico «lastricatum» romano, inconfutabili
tracce della presenza d’un importantissimo acquedotto. Accanto
a un muro di circa 40 centimetri di larghezza corre una
canaletta delimitata da muri in cocciopisto e foderata di
intonaco impermeabile.
La canaletta, del cui studio dello stato stratigrafico minerale
saranno interessate le facoltà universitarie di chimica e di
geologica, è solcata da una massa calcarea formatasi coi
residui minerali dell’acqua così spessa che potrà riservare
altre sorprese di carattere storico ed archeologico di grande
importanza. Non è da scartare l’ipotesi che l’acquedotto,
alimentato con acque delle sorgenti della collina del Deserto di
Sant’Agata sui due Golfi, possa essere stato costruito a
servizio del tempio di Minerva e di un insediamento edificato
dai primi coloni greci che colonizzarono l’Athenayon, il
Promontorio di Atena.
Al tempio di Minerva, edificato secondo la leggenda da Ulisse
dopo lo scampato pericolo di morte in seguito all’incontro con
le Sirene appollaiate sui non lontani scogli de Li Galli, oltre
che da mare con due approdi nascosti nella roccia dello sperone
spartiacque ai due Golfi di Napoli e di Salerno, si arrivava
anche da terra attraverso la Via Minerviae. Quindi
l’acquedotto potrebbe essere una opera realizzata in epoca
antecedente di molti secoli alla edificazione della villa romana
di Tiberio. |
07/07/2004
RIVALUTIAMO GLI SCAVI A SUESSOLA
Via al rilancio degli scavi archeologici di
Suessola, nella zona di Acerra. L’annuncio arriva
dall’assessore regionale alla Cultura Teresa Armato.
"Stiamo concependo - racconta - un nuovo modo di promuovere
la Campania a livello nazionale ed internazionale. E l'area
nolana, tra percorsi religiosi, culturali o enogastronomici,
assumerà un ruolo di primo piano tra le mete inserite nel
Portale del turismo della Regione". L’obiettivo è
rilanciare la vocazione turistico-culturale del territorio:
“E’ un processo che non segue, ma accompagna le politiche di
risanamento ambientale”, sostiene l’assessore. E la Armato
sottolineato l'importanza di alcuni siti archeologici dell'area
napoletana. Qualche esempio? "A Somma Vesuviana l'Università
giapponese Tokio 1, in collaborazione con il Suor Orsola
Benincasa e la Federico II di Napoli, sta riportando alla luce
la villa dell'Imperatore Augusto. E poi ci sono Nola con il
villaggio preistorico, e Acerra dove ci sono gli scavi di
Suessola per la cui valorizzazione quest'anno arriveranno
300.000 euro". Suessola era una cittadina osco-romana
sorgeva nella campagna fra Acerra e Maddaloni, nei pressi
dell'edificio della Casina Spinelli. E fu proprio il conte
Spinelli ad iniziare alcuni scavi alla fine dell'Ottocento che
portarono alla luce ricchissimi corredi funerari. |
30/12/04 UN INTESA
PER L'INDAGINE ARCHEOLOGICA A PIETRAVAIRANO
L’intesa tra il Comune, la Provincia
di Caserta, la cattedra di Istituzioni e antichità medievali
dell’Università della Calabria, il gruppo di ricerca sul Medioevo
della Valle del Volturno e l’istituto comprensivo «Giovanni XXIII»,
avvierà presto il progetto d’indagine storico-archeologica
dell’insediamento altomedioevale di Santoianni situato nel territorio
di Pietravairano. L’accordo tra i vari enti per il progetto di ricerca
relativo al sito storico di Santoianni, localizzato nella proprietà del
principe Windisch-Graetz, che ha acconsentito allo studio, è seguito a
una serie di studi e sopralluoghi preliminari a cui ha preso parte anche
il responsabile dell’ufficio archeologico di Teano Francesco Sirano.
Lo studio e la valorizzazione del sito storico sono stati giudicati
particolarmente interessante dall’amministrazione comunale locale
anche in vista di un possibile sviluppo culturale e turistico
dell’area. «L’intesa raggiunta è solo un primo passo - afferma
Dario Rotondo, sindaco di Pietravairano - abbiamo intenzione di
coinvolgere in futuro anche le università di Caserta e Napoli». «Il
sito di Santoianni - sottolinea lo storico Domenico Caiazza, che assieme
a Luigi Cielo e Luigi Di Cosmo costituisce il gruppo di ricerca sul
medio Volturno - è formato dai resti di una fortificazione, una cinta
ovale con una cappella, e probabilmente dai resti di una torre che, a
giudicare dalle murature e dalle ceramiche, risale a un periodo compreso
tra la fine dell’VIII e l’inizio del XI secolo dopo Cristo, cioè in
epoca tardo longobarda. Si tratta di un sito di particolare interesse
proprio perché di epoca longobarda, in cui la documentazione è molto
povera. Inoltre ha caratteristica di non essere stato reinsediato nel
corso dei secoli - continua Caiazza - Tuttavia conosciamo una serie di
documenti storici che ci consentiranno di raffrontare i reperti». Dopo
le ultime formalità burocratiche, una volta autorizzata la concessione
di scavo da parte della Soprintendenza e superati tutti gli aspetti
organizzativi, partiranno, probabilmente in tarda primavera gli scavi
nell’area storica. «Una volta conclusa la parte burocratica - osserva
Caiazza - sarà effettuata una documentazione fotografica e cartacea del
sito dopodiché si partirà con gli scavi secondo il sistema classico
dello scavo stratigrafico. Tutti i reperti saranno fotografati, rimossi,
inventariati per essere successivamente studiati e restaurati. In questo
modo potremo ricostruire tutto il contesto storico, capire la vita, il
tipo di economia, le difese dell’epoca. Questo studio sarà anche un
campo di addestramento per gli studenti dell’università che, sotto la
guida dei docenti, impareranno praticamente come si svolge questo tipo
di ricerca». Secondo quanto concordato tra gli enti, i lavori di
rilevamento saranno eseguiti dalla cattedra di Istituzioni e antichità
medievali dell’Università della Calabria sotto il coordinamento del
professor Pietro Dalena. I lavori di scavo inoltre verranno eseguiti
sotto la sorveglianza dell’ufficio di tutela della Soprintendenza ai
beni archeologici competente per territorio e il gruppo di ricerca sul
Medioevo della Valle del Volturno, da parte sua, parteciperà a tutte le
attività di studio e catalogazione dei reperti e all’inquadramento
storico topografico del sito storico.
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10/08/04 A PAGO
DEL VALLO DI LAURO (AV) SPUNTA UN BATTISTERO DI MILLE ANNI FA
Continua l'appassionante avventura
dello scavo archeologico presso la chiesa dell'Assunta di Pago Vallo
Lauro. Iniziata nel 1995, con la scoperta della parte medievale
dell'edificio sacro, ornata degli splendidi affreschi dell'anno mille,
si è arricchita ultimamente di un nuovo tassello di alto profilo
culturale: la scoperta di un'area laterale usata come Battistero. La
sala del battesimo riportata alla luce è a forma circolare con
un'abside centrale, anch'essa affrescata con decorazioni antiche. Nella
parte bassa, i resti di una vasca per il battesimo, a forma
quadrangolare, di due metri quadrati, di quelle usate per il rito sacro
con immersione completa del cristiano. La struttura si conforma, con la
datazione storica della chiesa, intorno al 940, periodo alto-medievale.
La particolarità della struttura è la dimensione dell'area stessa -
spiegano gli esperti: il battistero, inteso come parte sacra di una
chiesa e non come semplice vasca per il battesimo. Anche la forma della
vasca, quadrata e non circolare, la rende di particolare risalto
storico. Tali caratteristiche ne fanno per importanza il terzo
battistero in Campania dopo quelli delle catacombe di San Gennaro a
Napoli e quello di Nocera Superiore. Per la gestione turistico-culturale
della chiesa cosiddetta Dei Carpinelli, è già stato costituito un
centro di studi medievali, ad opera del comune di Pago Vallo Lauro.
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16/07/04 NECROPOLI
MEDIEVALE A MONTORO INFERIORE
Rinvenimento archeologico misterioso a Montoro
Inferiore. Due scheletri umani sono venuti alla luce in una zona
pedemontana della frazione Misciano. Il ritrovamento è avvenuto alla
località Vallone durante i lavori di messa in sicurezza della montagna
sovrastante. E' questa, infatti, una zona ad alto rischio di dissesto
idrogeologico, interessata qualche anno fa da un movimento franoso.
E' una necropoli medievale quella che è venuta alla luce alla frazione
Misciano di Montoro Inferiore durante i lavori di messa in sicurezza
della montagna.
E i due scheletri umani, uno dei quali custodito in un ossario,
rinvenuti dagli operai l'altro pomeriggio, ne sarebbero la chiara
testimonianza. Continuando a setacciare l'area, infatti, altri reperti e
resti umani potrebbero presto riemergere dallo scavo che si è fermato,
per ora, ad una profondità di circa 5 metri. Per questo motivo l'intera
zona è stata sequestrata e sottoposta a vincolo archeologico e i lavori
di riassetto idrogeologico sono stati sospesi. E' questo il risultato di
un primo sopralluogo effettuato, ieri mattina, dalla dottoressa
Cinquantaquattro, funzionario della sede di Salerno della
Sovrintendenza. Accompagnata dai carabinieri della locale stazione,
l'archeologa ha ispezionato prima i due scheletri e poi l'area
circostante, alla località Vallone. Subito dopo ha proceduto ai primi
rilievi grafici e fotografici. Contrariamente a quanto ipotizzato al
momento del rinvenimento anche dal medico legale, per la Sovrintendenza,
quei due scheletri risalirebbero ad un periodo storico collocabile in
pieno Medioevo. Ad avvalorare questa tesi ci sono anche le testimonianze
di altri esperti. «E' chiaro che siamo di fronte ad un cimitero
medievale, una sorta di necropoli di fortuna, data anche la presenza
nelle vicinanze di una cappella adibita a chiesa di campagna - ha fatto
sapere lo storico Luciano De Felice -. Di necropoli simili se ne trovano
diverse sul territorio montorese. In questi luoghi, nella maggior parte
dei casi veniva data sepoltura alle vittime di pestilenze. E nel caso di
Misciano, non escludo che si possa trattare della tremenda peste del
1348 di cui parla anche il Boccaccio».
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10/05/04
RECUPERATO IL CASTELLO DI CAPUA (CE)
Grazie ai seri interventi di recupero attuati, la
fortezza di Capua, in gran parte distrutta dal bombardamento, è
ritornata al suo originario e possente splendore. Ora si pensa alla
valorizzazione della struttura tramite l’utilizzo per fini culturali
ed artistici. Il castello di Carlo V è uno
splendido esempio di architettura militare. La struttura di epoca
cinquecentesca è nota anche come Castello Spagnolo, per distinguerlo
dal castello normanno “delle Pietre”. La fortezza di Capua
consolidava la struttura difensiva interna della città e faceva parte
del programma di rafforzamento voluto da Carlo V. Il passaggio da
fortificazione a laboratorio pirotecnico, avvenne durante la dinastia
spagnola dei Borboni e il castello di Carlo V divenne un opificio
bellico. Oggi il castello è situato all'interno del moderno
"Stabilimento Militare Pirotecnico" di Capua che è una
fabbrica di cartucce e di altri materiali bellici, costruito dopo il
bombardamento del settembre 1943.
Grazie ai seri interventi di recupero attuati, il castello in gran parte
distrutto dal bombardamento, è ritornato al suo originario e possente
splendore. Una sorta di emersione dal vasto fossato che lo circonda. Ora
si pensa alla valorizzazione e all’utilizzo per fini culturali ed
artistici della struttura, tenendo conto del vincolo che lega il
castello al Pirotecnico.
Per la realizzazione di questo obiettivo, il Comune di Capua, insieme al
CIRA (Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali) e al Ministero della
Difesa, sta promuovendo uno studio sull’utilizzazione del complesso
monumentale per attività artigianali legate alla storia militare,
espositive, museali e di convegni. Il CIRA, in una nuova prospettiva di
apertura e di attenzione per il territorio capuano, sostiene
economicamente lo studio. (Fonte: Culturalweb.it)
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05/05/04 PALAZZO
ZONA A CALVI RISORTA DICHIARATO MONUMENTO NAZIONALE
Il palazzo Zona, un edificio del 1500
che si trova nella frazione di Zuni, entra nel novero dei monumenti di
notevole rilievo artistico messi sotto tutela dal Ministero ai Beni
Culturali.
Con un decreto del ministro Urbani, infatti, il palazzo Zona è stato
inserito nell'elenco di quei monumenti nazionali che vengono giudicati
meritevoli di ricevere tutela e sovvenzionamenti da parte del Ministero.
Si realizza, finalmente, il sogno di tanti studiosi ed appassionati
delle antichità calene che hanno, nel corso degli anni, promosso una
campagna per la valorizzazione del monumento, tesa proprio al
riconoscimento statale del valore del palazzo.
Prime fra tutte le associazioni quali gli "Amici della
Natura", la fondazione "Premio Cales", il "Gec"
e gli "Amici del Teatro", che hanno organizzato puntualmente
manifestazioni di richiamo e di interesse culturale proprio allo scopo
di porre "sotto i riflettori" questo antico monumento. Ogni
estate, infatti, tra premi di poesia, di pittura, concerti musicali,
rappresentazioni teatrali, mostre e rassegne sulla civiltà contadina
dell'800 e sugli antichi mestieri; il palazzo Zona, anche grazie alla
proverbiale disponibilità ed all'attaccamento alla comunità calena
degli attuali discendenti della famiglia Zona, che oggi risiedono a
Roma, si è sempre colorato di vita, di interesse e di iniziative che
hanno coinvolto sempre maggiore pubblico. Particolarmente soddisfatti
anche i redattori della rivista quadrimestrale di cultura "Le
Muse", edita a Pignataro Maggiore dal gruppo "Amici della
Musica", che hanno condotto un dettagliato studio sulle origini e
sui primi proprietari che nel 1500 realizzarono il palazzo baronale.
Dopo la antica Cattedrale Romanica, nominata dalla presidenza del
Consiglio dei Ministri, monumento nazionale; quindi, la comunità calena
ottiene un altro riconoscimento nel cammino di piena e completa
riqualificazione del proprio patrimonio archeologico che culminerà con
la realizzazione del parco dell'antica Cales.
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18/04/04 IL
CASTELLO DI LIMATOLA ACQUISTATO DAL COMUNE
Il Consiglio comunale di Limatola ha
espresso la volontà di esercitare il diritto di prelazione sul castello
medievale, ceduto dagli eredi Canelli alla società ”Il Maniero” di
Castel Campagnano. Michele Parisi, nell’aprire la seduta consiliare,
che aveva tra i punti all’ordine del giorno l’acquisizione del
castello, ha parlato di un’assemblea storica per la cittadina. «Per
poter fare nostro il castello - ha detto Parisi - dobbiamo accendere un
mutuo da 250.000 euro. Più che per l’acquisto il problema si pone per
la ristrutturazione del bene, ma ho già avuto un primo contatto con la
Provincia, che è disponibile ad un accordo di programma per
intercettare dei fondi che ci consentano di recuperare la struttura».
Il sindaco ha anche indicato le finalità di utilizzo del castello
stesso: «Per prima cosa dovremo delimitare il borgo medievale
attraverso l’approvazione di un decreto comunale che ne tuteli i
connotati storici-paesaggistici; la creazione di un polo museale legato
ad attività di ricerca archeologica da affidare ad enti preposti alla
conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-archeologico al
fine di impedirne il deterioramento; l’inserimento del castello in un
percorso culturale che vede coinvolte le diverse amministrazioni locali;
la creazione di una sala convegni e di poli attrattivi commerciali con
la vendita di prodotti legati alla cultura locale; la destinazione di
alcuni locali per scopi mutualistici e a biblioteca comunale con aula
studio».
L’assessore al Bilancio, Pietro Di Lorenzo, ha precisato che per poter
acquisire il bene in questa fase non bisogna preoccuparsi della
copertura finanziaria. Il sindaco ha quindi invitato a votare per
l’acquisizione; la proposta ha trovato quasi tutti d’accordo, ma
molte perplessità sono state espresse sia dall’ex presidente del
Consiglio comunale, Domenico Dragone, che dal capogruppo di minoranza,
Mario Marotta e dal consigliere indipendente Michele Ciervo. «Sono
favorevole all’acquisto del castello - ha dichiarato Dragone - ma
vorrei rassicurazioni in merito alla sicurezza di poterlo acquisire al
nostro patrimonio, con l’accensione di mutuo. Non vorrei che, come è
già successo in passato per altre questioni, il Consiglio deliberi e
poi non si riesca a dare seguito a quanto stabilito». Senza risposte le
domande del capogruppo di minoranza, nonché consigliere provinciale,
Mario Marotta, che si è detto favorevole all’acquisizione del
castello; ma un silenzio imbarazzante è sceso sul Consiglio alle sue
domande incalzanti sul perché, se l’amministrazione è effettivamente
interessata all’acquisto del castello non si è attivata come aveva
promesso nell’ultimo Consiglio comunale per poter accedere ai
finanziamenti sulla legge regionale 26/2002, che stabilisce norme ed
incentivi per la valorizzazione dei centri storici e la catalogazione
dei beni ambientali di qualità paesistica.
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22/03/04 NAPOLI:
RIAPRONO I CHIOSTRI DI SAN GIOVANNI A CARBONARA, DOPO IL
RESTAURO
Eccezionalmente aperti i due chiostri
di re Ladislao e della Pietraserena in occasione della manifestazione
per il ritorno della «Crocefissione» del Vasari - dopo il restauro -
nel complesso monumentale di San Giovanni a Carbonara, quartiere San
Lorenzo: il chiostro dedicato all’esponente dei D’Angiò-Durazzo
(morto nel 1414) e l’altro, che prende nome dalla particolare pietra
grigia tendente all’azzurro portata dagli artisti toscani del
Rinascimento (unico al Sud), sono ancora da ristrutturare. Una sorpresa
per i turisti in visita.
Alla festa organizzata da don Ciro Ricciardi è intervenuto il
sovrintendente ai beni architettonici Enrico Guglielmo che ha reso
possibile il recupero del «Cristo»: l’opera - attualmente esposta
nella chiesa principale - appartiene alla «cappella del Seripando»,
sede dell’antica Congregazione di Maria SS del Buon Consiglio
(rappresentata ieri da vari confratelli tra cui il professore Raffaele
Pinto) cui sarà restituita non appena la cappella, ora nel degrado,
tornerà degna di ospitarla. Il restauro è stato illustrato da Roberto
Middione, storico dell’arte, direttore dei lavori per la
Soprintendenza. Presenti l’assessore Dino Di Palma e il consigliere
circoscrizionale verde Mario D’Esposito; i medici Amec (associazione
ex dirigenti del Cardarelli) tra cui Giovanni Russo, Renato Cimino,
Giuseppe De Bono, Pasquale Saraceno e Giuseppe Mancini, esperto di re
Ladislao e di quel periodo che vide protagonisti la regina Giovanna e
l’odiato ser Gianni Caracciolo ucciso nel 1432 a Castelcapuano.
C’era anche Enzo Piscopo, il direttore di «Nuova Stagione».
Lavori in corso da 50 anni - spesso interrotti - nella parrocchia
devastata dai bombardamenti del 1943. Ma da un po’ di tempo si stanno
effettuando progressivamente interventi non solo manutentivi bensì di
restauro e valorizzazione per restituire alla città opere prima
inaccessibili o da sottrarre a usi impropri. Procedendo con fondi
ordinari (5 milioni di euro annui per la tutela del patrimonio di Napoli
e provincia). Ora si è alla metà dell’opera e con le idee più
chiare: il sovrintendente Guglielmo ritiene possibile completare il
recupero dell’intero plesso, raro esempio di sovrapposizione
dell’arte rinascimentale a quella tardo-gotica.
Tutto inquadrato nel più ampio progetto di una «cittadella culturale»
che comprenderebbe l’ex caserma Garibaldi, destinata (via i giudici di
pace) in parte a divenire sede della Sovrintendenza archeologica, in
parte all’esposizione museale. Gli uffici del Museo archeologico sono
da delocalizzare per ampliare gli spazi espositivi; e si pensa di
ristrutturare un’ala nuova (quella addossata all’Istituto Colosimo,
in abbandono) per creare servizi al pubblico e un auditorium. Nel
frattempo lungo l’asse di Carbonara è iniziato anche il restauro del
tamburo della cupola della chiesa Santa Caterina a Formiello; e palazzo
Caracciolo di Santobuono - in posizione strategica d’accesso al
decumano superiore - sarà trasformato in un albergo a tre stelle
(nell’ambito del protocollo d’intesa tra Sovrintendenza, Curia,
Comune, Regione). Ma la chiesa già è visitabile tutti i giorni, ha
ricordato Antonio Caliendo del «progetto Museo Aperto» del Comune,
dalle 9 alle 13.
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25/02/2004 AVERSA (Ce):
SCOPERTO CROCIFISSO QUATTROCENTESCO
“Abbiamo la volontà di ritrovare
tutte le opere di pregio artistico di proprietà aversana per la
costituzione del museo civico all’interno di Palazzo Gaudioso”.
L’assessore alla cultura della giunta Ciaramella Rosario Ippone, di
ritorno dal Museo di Capodimonte, dove ha potuto ammirare il crocifisso
del ‘200 consegnato negli anni ’60 dagli allora amministratori di
Aversa per il restauro e non più richiesto in restituzione, è venuto a
conoscenza di un’altra pregevolissima opera di proprietà della contea
normanna. “Il crocifisso che abbiamo scoperto, oltre quello già noto
del ‘200, è di epoca quattrocentesca, a grandezza naturale (200x173),
viene definito da una guida curata da Boris Ulianich come “un’opera
di altissima qualità formale”. L’opera, completamente sconosciuta,
anche ai più accorti studiosi di storia locale, è praticamente unica
nel suo genere. Il restauro ha permesso di accertare che la scultura non
è in legno, come si riteneva, ma è realizzata con una tecnica
particolare, ottenuta con un sistema di impannatura costituita da stucco
impastato con filamenti vegetali, probabilmente si tratta di paglia, che
definisce il modellato. Le vene che risaltano sulle gambe e sulle bracce
sono state realizzate con corde; sulla superficie così preparata è
stata poi applicata una incamottatura di tessuto fitto e sottile e
quindi uno strato di stucco levigato su cui è stata stesa la pellicola
pittorica, probabilmente una tempera grassa in antico estesamente
ridipinta. Gli unici elementi lignei sono le dita delle mani e dei
piedi, scolpite ed inserite ad incastro. L’interno della scultura è
cavo; in due cunei di legno collocati nella cavità all’altezza delle
spalle e del bacino, sono inseriti chiodi che sostengono il Cristo alla
croce. L’intervento di restauro è stato condotto da Giovanna Izzo.
Ora inizieranno i rapporti con la Soprintendenza dei Beni Culturali
della Provincia di Napoli, che ringrazio per la disponibilità mostrata,
per la restituzione dei due importanti crocifissi. Oltre che per le
cento chiese, Aversa diventerà nota anche per i crocifissi
pregevoli”. (Fonte: comunicato stampa)
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25/02/2004 AVELLINO:
SOTTO PALAZZO INA I RESTI DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO?
Consalvo Grella, ex direttore del museo irpino, ha
lanciato un grido d'allarme: sotto le macerie del cosiddetto Palazzo
INA, buttato giù per ricostruirlo, ci sarebbero le rovine della
cinquecentesca chiesa di San Francesco. Ecco perché è stato chiesto l’intervento
delle soprintendenze ai beni culturali e archeologici, per la
sospensione dei lavori di sbancamento e lo svolgimento di indagini.
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20/02/2004 RESTAURI
NELLA CHIESA DI SANTA MARIA AL RIFUGIO DI CAVA DE' TIRRENI (Sa)
Il
Comune di Cava dei Tirreni (Sa) inizia il restauro, anche se limitato ad
alcune parti, dell'importante complesso di Santa Maria al Rifugio. Gli
interventi interessano il restauro di quattro lastre lapidee
raffigurante santi francescani e di quattro portali. Complessivamente
l'investimento dell'amministrazione comunale ammonta a 26.000 euro.
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08/02/2004 RESTAURI NEL
DUOMO DI SALERNO
Sarà reso esecutivo il
progetto di recupero di un altro pezzo dell'importantissimo Duomo di
Salerno. I lavori saranno finalizzati al restauro dell'Altare costruito
all'interno della Cappella dei Santissimi Martiri Salernitani e della
Cripta della Cattedrale dedicata al Patrono San Matteo. La Cripta della
Cattedrale fu inaugurata nel 1084, appena tre anni dopo l'inizio della
costruzione del complesso da parte di Roberto il Guiscardo.
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24/01/04
VOLONTARI SCOPRONO CANALI ED UN PONTE DEL'500 A SOLOFRA (AV)
Grazie alla collaborazione fra volontari di
Legambiente ed enti locali, sono stati portati alla luce a Solofra (Av)
una serie di canali e ponti costruiti nel '500 ad opera degli Orsini.
Le opere giacevano sepolti da immondizia e vegetazione, accumulatasi
negli ultimi 50 anni. Le opere di canalizzazione risalgono addirittura
all'epoca romana anche se poi furono sfruttati nel corso del '500
dagli Orsini. Persino i ponti per l'attraversamento dei valloni,
costruiti dagli Orsini e poi rinforzati dai Borboni, erano spariti
dalla vista perché seppelliti vegetazione e rifiuti di ogni genere.
La collaborazione fra volontari ed enti ha liberato negli ultimi tre
mesi cinque valloni e con loro le opere che gli antichi utilizzavano
per regimentare le acque dei monti, e per attraversarne i versanti. In
particolare al vallone Fratte è riemerso un ponte in pietra di epoca
Orsini (XVI secolo) e una vasca per l'accumulo di acqua piovana. Nel
vallone San Nicola è stato recuperato un ponte dello stesso periodo,
con una parte delle opere di ingegneria idraulica realizzate dai
Romani. Opere murarie sono venute alla luce anche in vallone Rialvo,
Canterelle-Selva di Nuzzo.
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