Nessuno si cura più degli scavi di Flumeri (Av), centro romano mai identificato

Flumeri è un piccolo paese a pochi chilometri da Grottaminarda, in provincia di Avellino, conosciuto soprattutto per la pittoresca festa del carro che si tiene ad agosto.
Ma quasi nessuno è a conoscenza che nel territorio di Flumeri, nei campi della località denominata Fioccaglia, un insolito affioramento di materiale fittile di epoca romana ha portato, tra il 1989 ed il 1990, alla scoperta di una serie di strutture abitative romane pertinenti ad un sito fino a quel momento sconosciuto e che ancora oggi non ha un nome. Il clamore della scoperta suscitò grosse speranze sia fra gli archeologi che fra gli amministratori del luogo che videro in questa "nuova Pompei" una fonte di sviluppo turistico dell'area. Le cose, però, non andarono così. Ad oltre 13 anni gli scavi sono esattamente come furono lasciati: ma nel frattempo le lamiere di protezione cadono a pezzi, la rete di recinzione è stata divelta in più punti e le erbacce sommergono buona parte dei pavimenti e delle strutture. I proprietari dei terreni nei quali furono effettuati gli scavi ne chiedono la restituzione per poterli coltivare visto che di scavare non se ne parla. Eppure il sito dovrebbe riservare molte sorprese…

La storia

Il territorio nel quale sorge questo insediamento è quello della valle del fiume Ufìta che fin dall'antichità assunse una notevole importanza costituendo l'unica vera pianura dell'Irpinia e, per questo, sfruttata intensamente a fini agricoli. Lo stesso fondovalle dovette costituire una via di comunicazione di grossa importanza per tutto il territorio. In questo contesto si inserisce presumibilmente la fondazione dell'abitato rinvenuto a Fioccaglia e databile ai decenni finali del II secolo a.C. L'abitato si estende su un pianoro con un impianto abbastanza complesso con strade ampie e basolate e domus ad atrio e peristilio di chiara ispirazione ellenistica, ma già tipicamente italiche. Il centro sembra perdere di importanza nel periodo tra la fine della guerra sociale e civile fino ad essere abbandonato. L'assenza di fonti epigrafiche impedisce di riconoscere l'abitato quale municipium romano.

Lo scavo

Gli scavi del 1989/90 hanno messo in luce un decumano, orientato in senso est-ovest, largo 9 metri al di sotto del quale è un collettore in opera cementizia che raccoglieva le acque di scarico dalle abitazioni per mezzo di canalizzazioni secondarie. Lungo questo decumano è stato portato alla luce un isolato con tra abitazioni. La prima casa sfrutta lo spazio compreso fra i muri perimetrali delle altre due case ed è costituita da un ingresso che immette in altri tre ambienti di cui uno è identificabile con l'atrio della casa, essendo provvisto di un impluvium rivestito in signino. La seconda casa è stata scavata soltanto parzialmente e presenta tre ambienti di cui uno identificabile come cucina per la presenza, tra l'altro, di un dolio interrato. La terza casa presenta un ingresso suddiviso in due parti: la prima in cocciopesto con soglia di calcare sagomata; la seconda con soglia analoga alla precedente e pavimento in cocciopesto arancione. L'ingresso immette nell'atrio tuscanico con pavimento in cocciopesto rosso ed impluvium in calcare. Il compluvium, come testimoniato dai rinvenimenti, era decorato con terrecotte architettoniche (antefisse) a testa leonina e a palmetta. A destra dell'ingresso sono due piccoli ambienti, forse cubicoli con decorazione parietali in "primo stile pompeiano". Ai lati dell'atrio erano le alae precedute da altre due sale. L'atrio si apriva poi sul tablinio pavimentato in battuto bianco con due ambienti ai lati che immettevano verso un peristilio. Altri ambienti erano posti sul lato occidentale della casa e costituivano la zona di servizio con ampia cucina. Annesse alla casa erano due botteghe. Sia la casa che le botteghe dovevano avere anche un piano superiore.

Il nostro sopralluogo

A metà settembre 2003 abbiamo provveduto ad un sopralluogo in zona per verificare l'attendibilità della segnalazione che ci era giunta in redazione. Effettivamente gli scavi sono in condizioni di abbandono. La recinzione è, in alcuni punti, rotta e quindi si può facilmente accedere all'interno. Una parte dello scavo è coperto da erbacce, ma le strutture murarie in elevato sono ancora visibili, segno che un minimo di diserbo è stato effettuato di recente. Un contadino del posto, da noi interrogato, ci ha detto che lo scavo ha creato finora solo problemi. Infatti l'area, dopo gli scavi del 1990, non è mai stata fruibile per visite o altre iniziative didattiche e quindi finora non ha portato alcun beneficio dal punto di vista turistico. Contemporaneamente i proprietari del terreno hanno dovuto rinunciare a tale appezzamento e solo raramente si vede qualcuno che viene a tagliare l'erba più alta. In alcune occasioni l'erba ha raggiunto anche il metro di altezza. 

Il futuro

Al momento nessuna iniziativa sembra in cantiere per questa località. Tramite il Gruppo Archeologico Napoletano abbiamo provveduto ad inviare una richiesta di informazioni sul sito e sul suo possibile futuro agli organi competenti. Appena arriveranno le risposte provvederemo a pubblicarle su questo spazio ed eventualmente a porre in atto ulteriori azioni di tutela.

Le foto ed il testo sono di Rosario Serafino