L'abitato neolitico della Starza
La collina situata tra i fiumi Miscano, Starza e Cupido, sede di una
grossa cava di gesso, ha restituito un abitato fra i più antichi del
neolitico europeo e sicuramente il più antico della Campania. Nell'area
vennero effettuati alcuni saggi di scavo dalla scuola Britannica di Roma
nel periodo 1957 - 1962. Da circa un decennio sono in corso altri scavi
a cura della Soprintendenza Archeologica che hanno messo in luce un'area
isediativa, sistemata in origine sotto la cima della collina suuna
terrazza degradante verso il vallone della Starza. Il materiale
rinvenuto, in buona parte esposto al Museo Archeologico di Ariano,
documentano la presenza di comunità già da un momento avanzato del
Neolitico inferiore (VI millennio a.C.). L'occupazione del sito
prosegue, sebbene in maniera ridotta, durante il Neolitico medio e
quello superiore. Un nuovo sviluppo avviene nel corso dell'età del
Bronzo medio (XV-XIV sec. a.C.) che proseguirà anche durante il Bronzo
finale e la prima età del Ferro durante la quale l'abitato cesserà la
sua esistenza (intorno al 900 a.C.).
L'area archeologica di Aequum Tuticum
L'abitato di Aeequm Tuticum (il cui nome significa "ampio campo") venne
fondato dai Sanniti nell'area della località Sant'Eleuterio. Nel corso
del II sec. a.C. fu conquistato dai Romani assumendo grossa importanza
commerciale per la sua posizione all'incrocio fra la Via Appia Traiana e
la Via Herculea. Le invasioni barbariche, unite ad alcuni forti
terremoti, ne determinarono l'abbandono intorno al VI sec. d.C.
Scavi condotti nel corso degli anni '90 hanno messo in luce
alcune insule con edifici abitativi, attualmente chiusi in alcune aree
recintate fra i campi. A pochi metri dagli scavi, in località Sant'Eleuterio,
sotto alcune tettoie sono stati sistemati alcuni materiali come statue,
basi onorarie e steli funerarie.
I siti archeologici nel Comune di Ariano sono dimenticati ed abbandonati
alla drammatica sorte dell’incuria. Sulla testa degli arianesi sono
stati investite risorse ingenti per i programmi per il Regio Tratturo,
che hanno fatto la felicità dei politici di turno e delle istituzioni,
ma nemmeno un centesimo è stato destinato per il recupero e la
valorizzazione del museo diffuso. Languono
nell’abbandono più assoluto. La Soprintendenza
che fa?
Il sito della Starza è rimasto un involucro vuoto senza indicazioni e o
possibilità di valorizzazione. Identica sorte è stata riservata a quello
di Aequum Tuticum, l’antiquarium svuotato, la copertura semidistrutta,
sterpaglie a non finire, impraticabilità di visita.
E’ il Museo archeologico!? Fermo all’inaugurazione di 15 anni fa. E’
triste notare che una sede distaccata della Soprintendenza e polo
attrattore per l’arianese, langue per una politica culturale non idonea.
Non vi è alcun catalogo o brochure per le visite, poco valorizzato,
uffici che sono costretti ad affrontare disagi, non sono informatizzati,
unico collegamento un fax di vecchio tipo. Cosa fare?! Il Comune fa la
sua parte nell’impegno spesa e per offrire ospitalità ma resta compito
della Soprintendenza la necessaria politica di valorizzazione. La
speranza è l’ultima a morire. I giovani richiedono maggiore impegno e
diffusione. Speriamo che nel
futuro si possa muovere qualche foglia nel deserto
dell’indifferenza.
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