Il mausoleo funerario e la strada romana nella Mostra d'Oltremare di Napoli

Durante i lavori di costruzione della Mostra d’Oltremare vennero scoperti dei ruderi consistenti in una strada di epoca romana, un mausoleo e alcuni resti di un acquedotto antico. Ovviamente, nel clima culturale dell’epoca fascista di recupero del glorioso passato romano, si pensò di integrare le rovine all’interno del parco della Mostra. La strada rinvenuta era un tratto della via Puteolana che collegava Napoli con Pozzuoli. Dopo i danni apportati durante la seconda guerra mondiale, negli anni ’50 Amedeo Maiuri restaurò e risistemò zona archeologica. Il tratto della via Puteolana è pavimentato con dei basoli in trachite lavica che presentano ancora i segni di usura lasciati dalle ruote dei carri; su uno dei lati si conserva il marciapiede, ancora in buono stato di conservazione. Il mausoleo che originariamente faceva parte dell’area sepolcrale, è costituito da un edificio a pianta quadrata con la muratura in conci di tufo e con la superficie esterna scompartita da lesene in laterizio; nella sua forma attuale esso è il risultato di un esteso restauro ricostruttivo, con la conseguente perdita degli elementi originali. Originariamente il monumento era circondato da un grande recinto quadrato in tufelli che delimitava la zona sepolcrale, di cui attualmente resta soltanto una breve porzione alle spalle del mausoleo; numerosi frammenti della decorazione in terracotta della cornice furono rinvenuti all’esterno del recinto, tale fatto unitamente alle lesioni riscontrate lungo le pareti della cella interna, dimostrebbe che in età imprecisabile il monumento venne sconvolto da un terremoto. La cella del mausoleo si apre con un ingresso dotato di una soglia in pietra lavica, la pavimentazione era in mattoni, le pareti intonacate e al momento dello scavo significative tracce di una decorazione ad affresco, oggi quasi del tutto sparita; di fronte all’ingresso vi è un edicola, quasi del tutto ricostruita ma simile all’originale. L’area archeologica è da tempo in abbandono.

Foto di Dante Caporali