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16/12/2006
PARTE IL
PROGETTO CALES (CE)
Parte ufficialmente il recupero e della valorizzazione del
patrimonio storico ed archeologico dell’antica Cales. Assegnati ieri i
760 mila euro di fondi per il recupero e la sistemazione dell’area
medioevale di Calvi Vecchia. L’inizio dei lavori è stimato dei lavori
entro Gennaio 2007, il più importante progetto di recupero e
valorizzazione del patrimonio storico ed archeologico dell’antica Cales.
Dopo più di 20 anni di attesa, Nascerà il parco archeologico caleno: il
primo parco «on the road» perché accomunato al programma della società
Autostrade di realizzare l'uscita autostradale «Cales».
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15/12/2006
AVANZA IL DEGRADO SULLA VILLA ROMANA DI PATERNO AD EBOLI (SA)
La villa romana in località Paterno è in perenne stato di abbandono.
Rifiuti, erba alta: la testimonianza del passato è da mesi in condizioni
di abbandono. È un pò l’emblema di un quartiere con strade sconnesse,
erba alta ai marciapiedi, strade allagate con un pò di pioggia, una
strada, quella di Fontanelle, con i lavori di rifacimento iniziati e poi
interrossi. E su tutto spicca la testimonianza del passato
nell’immondizia. L’amministrazione comunale aveva annunciat il taglio
dell’erba, è avvenuto parzialmente sembra per le condizioni
atmosferiche. Ma è da mesi che la villa romana è nell’abbandono. L'area
è antichissima: necropoli durante l'età del ferro (IX-VIII sec. a.C.),
complesso residenziale dal IV sec. a.C., gli scavi racchiudono anche un
gruppo di tombe della prima età imperiale (I-II sec d.c.). Le rovine
resistite allo scorrere dei secoli e giunte fino a noi, ora corrono il
rischio di deteriorarsi per l'assenza di manutenzione e di interventi in
grado di dar loro il lustro e l'attenzione che meritano. «La pioggia ha
bloccato i lavori - dichiara l'assessore Lavorgna - li termineremo
appena il tempo ce lo permetterà». L'intervento manutentivo si pone
l'obiettivo minimo di liberare gli scavi dall'erba alta e dagli arbusti.
«Il Comune sta effettuando la pulizia a sue spese, nonostante spetti
alla Sovrintendenza farsene carico. Ma quest'ultima ci ha comunicato la
mancanza di fondi per la manutenzione ed il recupero dell'area». Fino a
pochi giorni fa, il sito era immerso in una fitta coltre di erbacce ed
arbusti, che lo rendevano del tutto invisibile allo sguardo dei
passanti. «Non potevamo più tollerare questo scempio - tuona Lavorgna -
Abbiamo dunque chiesto alla Sovrintendenza il permesso di ripulire
l'area, ma servirebbe molto di più di una ripulita». «In seguito agli
scavi sarebbe dovuta sorgere una rete di servizi turistico-culturali
collegata al sito - fa sapere l'assessore - ma l'assenza di
finanziamenti ha bloccato un progetto già esistente». Lavorgna
sottolinea l'urgenza di un recupero: «Oltre ad essere esposta alle
intemperie, l'area era divenuta un covo per animali di ogni tipo. Siamo
intervenuti anche sotto la sollecitazione dei residenti che hanno
protestato per lo stato in cui versava il sito, posto peraltro accanto a
numerose abitazioni. Come amministrazione siamo preoccupati per il
futuro dell'area che senza adeguati interventi, rischia davvero di
perdersi irrimediabilmente».
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13/12/2006
ANCORA SCOPERTE AD ARIENZO (CE)
Sono due vasche parallele in tufo e un muro in pietra calcarea,
perpendicolare alla piazza, ancora di incerta datazione, gli ultimi
interessanti reperti emersi dallo scavo, ancora avvolto dal mistero, in
corso da circa un mese nella piazza Lettieri di Arienzo che ha portato
alla luce un muro in tufo e un tracciato viario probabilmente risalente
al Quattrocento. Gli scavi procedono sotto il diretto controllo
dell’archeologo Marco D’Onofrio, consulente esterno della Soprintendenza
archeologica, che preferisce ancora non pronunciarsi, e sotto lo sguardo
attento degli arienzani che disputano incessantemente sulla natura
ancora incerta dei reperti. Al momento l’ipotesi più probabile
sembrerebbe quella che individua nel muro in tufo, di imponenti
proporzioni, l’antica cinta muraria della città, ricostruita nel
Quattrocento dopo la distruzione della cinta originaria, risalente al
Duecento. Rimangono invece misteriose, sia quanto a datazione sia per
l’individuazione dell’uso, le due vasche emerse recentemente ed esterne
alla presunta cinta muraria. C’è chi ipotizza che possano essere più
antiche della cinta e chi, invece, superando velocemente secoli e
ipotesi dotte, ritiene possa trattarsi semplicemente delle vecchie
cisterne usate dal distributore di benzina presente su quel lato della
piazza fino alla metà degli anni 90. Sicuramente antico, precedente
forse il Quattrocento, è il muro in pietra calcarea che attraversa da
est ad ovest la piazza, ma che sembra difficile da collocare quanto alla
funzione. (FONTE: Il MATTINO)
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13/12/2006
VANDALI IMBRATTANO REPERTO A GRUMO NEVANO
Per 1700 anni ha resistito all'incuria del tempo e degli uomini,
adesso il basamento della statua di Celio Censorino, sistemato due
giorni in piazza Pio XII, rischia di subire danni irreversibili. Ignoti,
con una bomboletta spray, hanno scritto sul marmo consegnato alla città,
insieme ad un'artistica fontana, dal sindaco Angelo Di Lorenzo, solo
venerdì scorso. Il ceppo marmoreo che fungeva da piedistallo alla statua
di Caio Celio Censorino, illustre cittadino di Atella, secondo gli
storici console della Campania nel 326 d.C., sarebbe stato portato a
Grumo, quando Atella venne distrutta dai normanni. Per anni è stato
custodito in municipio, da venerdì scorso si trova nella piazza
antistante la basilica di San Tammaro. Adesso è stato vandalizzato. «Era
prevedibile che accadesse visto che non si è provveduto a difendere il
basamento con una protezione» accusa An che ha pubblicato le foto dello
scempio. «Non saranno simili episodi a scoraggiarci - dice il
vicesindaco Pierino Salvato - continueremo nei nostri progetti, abbiamo
puntato sul sociale, perché la battaglia che bisogna combattere e
vincere è quella della cultura, ci stiamo dirigendo, con l'ambito 5,
verso i centri polifunzionali. Obiettivo? Anche i ragazzi... dai 18 ai
27 anni!». (FONTE: Il MATTINO)
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21/11/2006
ALLA LUCE
RESTI ROMANI IN VIA MONTAGNA SPACCATA A PIANURA (NAPOLI)
Mura di epoca romana, gradini e una discreta quantità di monete,
vasetti e parti di grandi anfore sono emersi nel corso dei lavori del
cantiere che interessa la parte alta di via Montagna spaccata, proprio
all’altezza della nuova chiesa del quartiere. Proprio la presenza di
un’importante costruzione antica a ridosso della chiesa (probabilmente
un edificio sacro di età imperiale) fa ritenere che l’intera area possa
essere interessante per ritrovi archeologici. I lavori, avviati da
settembre sono realizzati dal consorzio Copin per conto della Regione.
L’area del ritrovamento, dopo il recupero dei reperti da parte della
sovrintendenza, è stata rilevata e coperta con materiale in grado di
preservare l’antica struttura. (FONTE: Il MATTINO)
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20/11/2006
IL MURO ALLA LUCE FORSE LA CINTA MURARIA DI ARIENZO (CE)
E' un muro, sicuramente antico, ma ancora di incerta datazione,
quello emerso dai controllatissimi scavi di piazza Lettieri ad Arienzo.
Il muro, spesso un metro e trentacinque centimetri, inserito in quello
che sembra essere un antico tracciato stradale, potrebbe essere la prima
porzione emersa dell'antica cinta muraria di Arienzo, risalente,
probabilmente, al XII secolo d. C., oppure al XV secolo se appartenente
alla ricostruzione della cinta muraria, avvenuta dopo la distruzione
della prima fortificazione, nel 1460. Lo scavo effettuato sino ad ora è
ancora troppo superficiale, con un'area di saggio profonda ancora
soltanto dieci metri, per potere azzardare ipotesi, ma la questione si
pone fin da ora come controversa: dopo la distruzione della prima
fortificazione, risalente al XII secolo, la riedificazione avvenne ex
novo, oppure sui resti e sulle fondamenta della prima fortificazione? Se
si accetta la prima ipotesi, il rudere emerso sarebbe indiscutibilmente
del XV secolo, se verrà confermato trattarsi effettivamente dell'antica
cinta muraria del paese; se si considera valida invece la seconda
ipotesi, potrebbe trattarsi della più antica e originaria fortificazione
sulle cui rovine venne poi riedificata la cinta muraria. Per secoli gli
storici locali, anche illustri come il giurista-filosofo del settecento,
Nicola Valletta, hanno dibattuto la questione, senza poterla dirimere in
mancanza di rilievi sul campo, ma ora il momento sembra decisivo.
"Potrebbe trattarsi, ma il condizionale è d'obbligo in questi casi, di
una porzione del tracciato occidentale dell'antica cinta muraria di
Arienzo - afferma l'archeologo Marco D'Onofrio, consulente esterno della
Soprintendenza archeologica che da qualche giorno segue attentamente gli
scavi - ma bisognerà scavare fino a scoprire la fondazione del muro
prima di avere la possibilità di dare risposte scientifiche ai quesiti
circa il tipo di reperto rinvenuto e la datazione. Per ora si continua a
scavare e le ipotesi fantasiose non ci interessano: le ossa ritrovate
diffusamente in tutto lo scavo, ad esempio, sono assolutamente ossa di
animali che, insieme a materiale di risulta, era stato coperto dalla
pavimentazione risalente alla seconda metà dell'ottocento."
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09/11/2006
RIEMERGE UNA NECROPOLI ROMANA A VENTICANO (AV)
Sotto la nuova area industriale, quella in fase d’espansione alla
periferia di Venticano, vi sarebbe un'area cimiteriale di epoca romana.
La sorprendente scoperta è venuta alla luce durante i lavori di
sbancamento e divisione del terreno in lotti eseguiti da un'impresa
locale. Dai cumuli di terra argillosa, smossa dal movimento dei mezzi
meccanici, è sbucata fuori una necropoli, quasi intatta, risalente al I
o II secolo dopo Cristo. Si tratta d’una serie di tombe, dette alla
«cappuccina» per la particolare forma triangolare del tetto che ricopre
le urne funerarie. Un noto archeologo della zona, conoscitore e
scopritore del patrimonio antico nascosto sotto le dorsali della valle
del medio Calore, dopo aver effettuato un sopralluogo tecnico in
contrada San Nicola ritiene che la necropoli appena individuata,
circoscritta in quel punto esatto, sia comunque molto più estesa e che
nei paraggi, com'era consuetudine ai tempi dei romani, possano esserci
pure i resti di una villa patrizia. Se così fosse si tratterebbe di
un'altra sensazionale e preziosa scoperta per l'archeologia irpina che
va ad arricchire quelle già eseguite di recente a Taurasi e Montemiletto,
e a confortare soprattutto gli studi e le mappature archeologiche per
cui questo bacino viene indicato solitamente come una miniera
inesauribile, tutta da esplorare. Il tesoro del trapassato sta
riemergendo poco alla volta nel presente, e in circostanze quasi sempre
casuali.
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09/11/2006
RUDERI
DAGLI SCAVI IN PIAZZA AD ARIENZO (CE)
Ancora un colpo di scena, ad Arienzo, per i lavori di restauro della
piazza Lettieri, l’antica piazza del mercato, che attende da oltre un
anno di rifarsi il look. I lavori sono ormai nuovamente bloccati da
quando, alla fine della settimana scorsa, durante gli scavi, sono emerse
delle pietre vive, squadrate, traccia forse di una pavimentazione antica
della piazza, o forse ancora più antiche, resti di valore archeologico.
Mentre la ditta appaltatrice dei lavori, i tecnici e l’amministrazione
comunale organizzavano il da farsi, è misteriosamente partita, da
Arienzo, una denunzia anonima alla Soprintendenza archeologica che ha
immediatamente effettuato un primo sopralluogo in base al quale ha
ritenuto di bloccare i lavori in attesa di ulteriori verifiche. Intanto,
in attesa dell’archeologo, che arriverà lunedì prossimo e che effettuerà
rilievi e studi approfonditi sugli ancora misteriosi reperti, le
congetture in paese si moltiplicano. C’è chi assicura che tra le ormai
famigerate pietre sono state anche trovate ossa e resti di vasellame,
tanto da ipotizzare la presenza di una tomba romana o, data la vastità,
addirittura di una necropoli e già pensa alla piazza trasformata in un
sito di interesse incalcolabile. C’è chi sorride alle ipotesi fantasiose
e tende a minimizzare, ritenendo possa trattarsi semplicemente di una
pregressa pavimentazione della piazza, al massimo ottocentesca, e le
ossa solo ossa di animali e il vasellame semplicemente detriti. Di
sicuro c’è che i lavori sono nuovamente bloccati e, al momento, a tempo
indeterminato. «La situazione può sembrare quasi comica - asserisce il
sindaco di Arienzo Giuseppe Medici - e credo si possa asserire,
parafrasando indegnamente Shakespeare, tanto rumore per nulla. Tuttavia
attendiamo con fiducia l’arrivo dell’esperto, l’archeologo inviato dalla
Soprintendenza archeologica, che arriverà lunedì per effettuare rilievi
più approfonditi e probabilmente un prelievo di campioni».
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09/11/2006
SPONSOR PER GLI SCAVI DI AECLANUM (AV)
L'archeologia va di... moda tanto che la nota maison che firma
l'abbigliamento sportivo «Sergio Tacchini» ha investito circa centomila
euro, per una campagna, non pubblicitaria, ma di scavi. Da qualche
settimana infatti sono ripresi, grazie anche a questo lauto contributo,
gli scavi presso l’area archeologica di Aeclanum. La Tacchini ha deciso
di impegnarsi a favore di un settore, come quello della ricerca e della
cultura, costretto solitamente ad arrangiarsi con i pochi spiccioli
pubblici. «Le opere di scavo come questa di Aeclanum richiedono
consistenti finanziamenti - spiega l'archeologo Piero Talamo,
responsabile della Sovrintendenza di Avellino - per poter essere
ultimate. La commistione pubblico-privato potrebbe rivelarsi molto
proficua a questo fine, e speriamo che anche altre aziende possano
seguire l'esempio della Sergio Tacchini». I lavori, ripresi pure in
seguito ad un apposito contributo stanziato dall'Unione Europea, stanno
interessando una vasta area pubblica all'ingresso del parco. Il livello
dello scavo è giunto in una fase detta in gergo «disturbata» che non
consente cioè di stabilire ancora con esattezza se dal sottosuolo di
Aeclanum stia riemergendo un grosso edificio pubblico o un importante
luogo di culto pagano. «Questa offerta della Sergio Tacchini è come una
manna per la nostra opera - aggiunge Piero Talamo che ha bisogno di
incentivi come questo per andare avanti, altrimenti gli scavi non
vedranno mai la luce».
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09/11/2006
DEVIATA LA STRADA CHE TAGLIA IL TEATRO ROMANO
DI TEANO (CE)
Sarà deviata la strada che taglia a metà l’area degli scavi
archeologici, consentendo così di riportare alla luce altre importanti
strutture antiche, tra cui il porticato del teatro romano, l’ultimo
tassello ancora mancante per la ricostruzione integrale della maestosa
scena costituita da ben tre ordini di colonne e alta oltre 24 metri.
Tutto questo grazie al provvedimento, affisso proprio in questi giorni
all’albo pretorio del municipio, con cui l’amministrazione comunale di
Teano dà, praticamente, il via libera alla pubblicazione della gara di
appalto per la sistemazione, miglioramento e modifica della strada
adiacente al Teatro Romano. L’importo a base d’asta dell’opera è di
oltre 220 mila euro, fondi di provenienza regionale, mentre il progetto
è stato redatto da un professionista del luogo. «Si tratta - spiega
l’assessore all’Urbanistica e alle Politiche Sociali Gian Paolo D’Aiello
- di un intervento non solo migliorativo del primo tratto dell’attuale
percorso, ma anche modificativo del secondo tratto. Tale modifica è
stata concordata con la Soprintendenza Archeologica per far sì che le
aree più recentemente acquisite dalla stessa fossero inglobate nello
spazio del Teatro Romano». In questo modo, il più importante monumento
dell’antica Teanum Sidicinum potrà essere recuperato nella sua
interezza, dotando la città anche di un importante attrattore turistico,
di una sorta di passeggiata archeologica che servirà a valorizzare il
patrimonio antico che sta ancora emergendo dagli scavi. Infatti, potrà
essere riportato alla luce il porticato che si trova a tre metri di
dislivello sotto l’orchestra del Teatro e che vi consentiva l’accesso
attraverso delle rampe o delle . Queste, dal terrazzo del
porticato, immettevano al terrazzo del Teatro e, quindi, a quello del
tempio posto alla sommità del monumento. E all’inizio del prossimo anno
riscaleprenderanno i lavori, coordinati dal responsabile del locale ufficio
archeologico Francesco Sirano, per la sistemazione di tutti gli elementi
architettonici che facevano parte dell’imponente edificio scenico.
Ritornando alla gara di appalto che sarà bandita nei prossimi giorni,
l’assessore D’Aiello fa notare che i lavori prevedono anche il
potenziamento dell’illuminazione pubblica, attualmente poco efficiente,
e la realizzazione di una striscia verde per migliorarne opportunamente
l’aspetto estetico di tutta l’area interessata ai lavori.
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09/11/2006
PARTE IL
RECUPERO DELL'ANTICA BEBIO A CIRCELLO (BN)
Creare le condizioni di base per migliorare l'attrattività del
territorio con la finalità di favorire l'implementazione delle attività
economiche connesse allo sviluppo rurale. È questo l'obiettivo che
l'amministrazione comunale di Circello intende raggiungere con i lavori
di recupero e restauro dell'invaso spaziale pubblico con annessa fontana
da realizzarsi alla località Macchia. Un intervento finanziato
attraverso i fondi derivanti dai PIR (Progetti Integrati Rurali) ”Terre
dei Tratturi e della Transumanza” misura 4.12 - lettera e) il cui
progetto esecutivo dell'importo complessivo di 354.000,00 euro, redatto
dall'ufficio tecnico comunale, è stato approvato dalla giunta comunale.
Esso è organizzato allo scopo di ripristinare un luogo di vitale
importanza storica e della memoria di un paese, le cui persone hanno
realizzato con tanti sacrifici e con convinzione, rifacendosi ad una
necessità ideologica e per non dimenticare gli eventi catastrofici della
prima guerra mondiale. Inoltre, tecnicamente è stato risolto in modo da
avere massima durabilità nel tempo e restituire, attraverso i materiali,
l'immagine originaria del luogo. Con questo progetto si vuole migliorare
le condizioni di vita delle popolazioni rurali, contenere lo
spopolamento delle aree rurali svantaggiate, promuovere il turismo ed
accrescere l'attrattiva del territorio che rappresenta così un
presupposto fondamentale per lo sviluppo del turismo rurale. Secondo
quanto previsto dalle linee progettuali questo intervento si configura
funzionale e subordinato all'implementazione di attività economiche per
lo sviluppo del turismo, dell'agriturismo e dell'artigianato. Il
recupero e la conservazione dell'invaso spaziale pubblico in località
Macchia, che sarà realizzato senza per nulla alterare i caratteri
distintivi della specificità dei luoghi, assume una importanza ancora
maggiore perché esso ricade in una zona, dove, dagli inizi degli anni
ottanta furono avviati i lavori degli scavi archeologici che portarono
alla luce i resti della città di Bebbio (180 a.C.) ed ora in virtù di un
progetto del Comune gli scavi dovranno proseguire. Nella stessa zona,
l'edificio che una volta ospitava la scuola elementare di contrada
Macchia presto diventerà un vero e proprio museo di archeologia in cui
saranno sistemati ed esposti i reperti rinvenuti negli scavi
archeologici. Questa località del Comune di Circello, nelle immediate
vicinanze vi sono strutture ricettive, potrà rappresentare un sito di
particolare interesse storico, artistico ed architettonico per il
turista che sceglie di trascorrere un week end a Circello, così da
visitare gli scavi, ma anche ammirare i reperti archeologici conservati
nel museo ed apprezzare il recupero ed il restauro dell'invaso spaziale
e della fontana. Un soggiorno nell'Alto Tammaro alla scoperta di un
territorio che custodisce centri storici di epoca medioevale, borghi
rurali, opere d'arte dell'artigianato locale, nonché una cucina tipica e
numerose manifestazioni tradizionali.
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02/11/2006
APPROVATO IL PARCO DI CALABRICITO DALLA GIUNTA COMUNALE DI ACERRA (NA)
La giunta di Acerra, presieduta dal sindaco Espedito Marletta, ha
approvato, su proposta degli assessori Giovanni La Montagna
(Urbanistica) e Angela Piscitelli (Marketing territoriale) una delibera
riguardante l'istituzione del parco urbano Bosco di Calabricito. Il
passaggio successivo riguarda la richiesta al Consiglio comunale di
manifestare l'interesse alla realizzazione del parco. «Il nostro
obiettivo è quello di valorizzare dal punto di vista urbanistico un'area
ricca di storia dovuta non solo alla presenza dei reperti archeologici
dell'antica città di Suessola, ma anche agli importanti siti di
interesse naturalistico come i fusari e i vecchi mulini che
costituiscono i segni concreti della Campania Felix nel territorio del
nostro Comune», dichiara l'assessore La Montagna. «È tuttavia necessario
- aggiunge l'assessore Piscitelli - promuovere interventi che puntino
non solo a bonificare l'area, ma allo stesso tempo a riqualificare e
valorizzare un bene così prezioso e d'interesse per l'intera comunità».
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02/11/2006
SCOPERTE A
TEANO (CE)
Dopo l'area del mercato della città antica, continuano le scoperte
archeologiche nel territorio sidicino. Stavolta sono state effettuate durante i lavori di
restauro, ancora in corso, di una torre medievale, risalente al
tredicesimo secolo, lungo la cinta muraria tra viale Italia e le rampe
dell'ospedale. Sono stati, infatti, rinvenuti nella parete esterna alcuni
grossi blocchi architettonici di un monumento funerario di epoca romana,
molto probabilmente risalente al I secolo dopo Cristo e proveniente dalla
vicina necropoli di "Orto Ceraso". Inoltre, alla base della torretta è
stata scoperta una cisterna di epoca medievale con un sistema di
canalizzazione esterno che serviva a convogliare l'acqua piovana. A
fornire queste notizie è stato, ieri mattina, l'architetto Alfredo
Balasco, esperto della materia, tra i primi a prendere visione della nuova
duplice scoperta, avvenuta casualmente durante i lavori eseguiti da una
ditta specializzata nell'ambito del progetto "Ospitalità nei borghi",
finanziato dalla Regione Campania su richiesta dell'amministrazione
comunale guidata dal sindaco Raffaele Picierno. Ciò ha suscitato anche
l'interesse di Maria Luisa Nava, responsabile della Soprintendenza
Archeologica, che ha incaricato l'ufficio di Teano, diretto da Francesco
Sirano, di seguire i lavori ed eseguire lo scavo della cisterna, in
prossimità della quale sono state, inoltre, individuate arcate e cunicoli,
alcuni dei quali forse facenti parte dell'antico acquedotto della città.
"Questo conferma che c'è una Teano sotterranea ancora tutta da scoprire",
sottolinea l'assessore all'urbanistica e alle politiche sociali Gian Paolo
D'Aiello, che per conto dell'amministrazione comunale si sta occupando
dell'intervento. "Oltre a restaurare la torretta e a realizzare alla base
un'idonea pavimentazione -spiega D'Aiello- è prevista anche la
realizzazione di una rotonda per canalizzare meglio il traffico e
istituire i sensi unici in viale Italia e in viale Europa, attualmente a
doppio senso". Nell'ambito dello stesso progetto finanziato dalla Regione
sono previsti altri due interventi. Il primo consiste nella realizzazione
di un giardino sopraelevato in borgo Sant'Antonio Abate, all'ingresso
della città, nel punto in cui è stata scoperta una domus romana di età
augustea; il secondo nel potenziamento della pubblica illuminazione e
nella realizzazione di una striscia verde lungo le antiche mura,
denominate "Muraglione", a ridosso del centro storico. Da segnalare, poi,
la prossima gara di appalto per la valorizzazione dell'area dove è stato
rinvenuto l'antico mercato della città, illustrato con l'ausilio di una
suggestiva ricostruzione dallo stesso architetto Alfredo Balasco nel
convegno sull'istituzione del Parco Archeologico di Teano.
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21/10/2006
SMONTATA TOMBA ANTICA A
SALERNO
Il «signorotto» di Oliva
Torricella riprende il suo sonno millenario. La civiltà ha le sue ragioni,
la vita continua e così, dopo il clamore suscitato dal ritrovamento della
tomba alto preistorica, riprendono i lavori per l’impianto di
illuminazione pubblica lungo la statale Fuorni-San Leonardo. Ieri il
sepolcro è stato smontato ed i resti del nostro illustre antenato con
l’annesso corredo funebre sono stati conservati nei depositi della
soprintendenza archeologica pronti per essere studiati e documentati. «È
stata una grande scoperta, miracolosa per come è avvenuta. Cercavamo
disperatamente la necropoli del villaggio paleolitico rinvenuto cinque
anni fa nell’area dove doveva sorgere Finmatica e la fortuna ci ha dato
una mano - dice il soprintendente Giuliana Tocco Sciarelli - Abbiamo
aggiunto ora un ulteriore tassello alla conoscenza della storia della
città, ma è giusto che il progetto di urbanizzazione del Comune di Salerno
vada avanti». Messe da parte le polemiche tra l’ente di tutela e
l’amministrazione comunale sulla duplice necessità di salvaguardia
dell’antico e l’evoluzione dell’esistente, ecco che si pongono le basi per
una pacifica convivenza dei due interessi, facendo addirittura della
cultura un volano per lo sviluppo, essenzialmente turistico, della città.
Partendo proprio dalla «Pompei della preistoria», ovvero l’insediamento
sorto nella zona orientale intorno al 2000 a. C. e distrutto, qualche
secolo dopo, da un cataclisma. Giuliana Tocco ne è convinta e rilancia
l’idea del «Museo della città», annunciato qualche tempo fa nel corso di
un convegno del Rotary. Il progetto è già predisposto, deve essere
semplicemente sottoposto al vaglio del Comune. Certo manca la sede e,
ancor di più, i finanziamenti, ma l’idea è intrigante e soprattutto
vincente. Già perchè, come spiega l’archeologa Maria Antonietta Iannelli,
funzionaria responsabile di Salerno e Costiera, si tratta di mettere a
confronto la città del futuro con quella del passato, mostrando
contemporaneamente le opere pubbliche recenti con i ritrovamenti in sito.
Un esempio? La cittadella giudiziaria di Chipperfield con il borgo
longobardo, custodito da un «guerriero» con tanto di corazza e spada, o la
Lungoirno con il cammino dei cacciatori del mesolitico, la cui presenza è
stata attestata dalle numerose schegge di selce (per intenderci le armi
usate nel periodo della pietra), o, ancora, la Metropolitana di Mercatello
con il «vicus» marittimo databile all’età di Domiziano. «Ci sono delle
emergenze straordinarie - continua la Iannelli - Basti pensare solo al
corredo della “dama di Fontanelle”, messo in luce durante il cantiere
dell’autostrada nei pressi di Montevetrano. Siamo in piena età del ferro
orientalizzata e, a quei tempi, la nostra Salerno doveva essere
ricchissima. Lo si evince dalle vesti preziose della nobildonna: un abito
di lana guarnito da centinaia di borchie ed anellini in bronzo che
formavano un avanguardistico disegno geometrico e da una cintura, sempre
in tessuto, arricchita da grossi anelli in bronzo. Il tutto reso ancor più
raffinato dalla parure, orecchini e collana, in ambra». L’elenco continua
con i monili ed i vasi protostorici scoperti ad Ostaglio durante i lavori
di fornitura gas di Salerno Energia, gli edifici pubblici romani di piazza
Abate Conforti e San Michele rivelati grazie alle opere di Urban,
l’impianto termale alto medioevale individuato nel complesso dell’Umberto
I. Insomma, quanto basta per costituire un museo, perchè no anche a cielo
aperto, degno di entrare a far parte dei grandi attrattori
turistico-culturali della regione. (Fonte: Il
Mattino)
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17/10/2006
SCAVI
ABBANDONATI A BENEVENTO
Gli scavi in via Stefano Borgia sono in uno
stato di degrado. Abbandonati da oltre due mesi sono diventati ricettacolo
di rifiuti e di ratti. Eppure si era puntato su questi scavi per dare non
solo una sistemazione viaria alla zona, ma anche per rendere più
interessante quell’itinerario pedonale realizzato a corso Garibaldi. I
reperti venuti alla luce sono rilevanti risalendo all’epoca romana e
probabilmente nella zona sottostante l’attuale via Stefano Borgia c’erano
delle terme. Gli esperti della Sovrintendenza archeologica ne sono
convinti da tempo e la campagna di scavi che era stata portata avanti
finora, giorno dopo giorno, aveva portato a delle conferme. Poi si erano
esauriti i fondi e ne occorrevano degli altri. Questi ulteriori fondi
erano stati reperiti perchè c’era la volontà, da parte del Comune, di
portare avanti e di concludere questa campagna di scavi al più presto per
dare la completa agibilità dell’area, sia agli abitanti della zona che
all’adiacente edificio della Prefettura del tutto bloccato da questi
lavori. Il Comune, d’intesa con la Sovrintendenza, aveva anche deciso che
i reperti venuti fuori dovevano essere visibili. E l’ente locale aveva
pertanto deciso di affidare all’architetto Palmieri l’incarico di redigere
un progetto che consentisse a questi reperti e ad altri venuti alla luce a
vico Tre settembre di essere visibili. Ma il progetto finora non si è
concretizzato. Solo nella giornata di ieri c’è stato tra i tecnici
comunali e la Sovrintendenza ai beni archeologici un colloquio e ne è
scaturita la decisione di tenere una riunione per fare il punto sulla
situazione e verificare le varie ipotesi circa il modo più opportuno per
rendere visibili questi scavi, ma anche per fare in modo che sia del tutto
agibile quel tratto di via Stefano Borgia. Analogo discorso anche per la
valorizzazione dei restanti reperti venuti alla luce in vico Tre
settembre. Del resto si tratta degli unici reperti che, dopo la
pedonalizzazione di corso Garibaldi, si è deciso per il loro valore di
renderli visibili con moderne tecniche. (Fonte: Il
Mattino)
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12/10/2006
SCOPERTE A
POZZUOLI (NA)
L'ultima chicca è di pochi giorni fa, quando dal dedalo archeologico
del Rione Terra di Pozzuoli è tornato alla luce uno splendido rilievo
marmoreo raffigurante una scena votiva dedicata alla Giunione Sospita.
Ma il «collage» dei percorsi flegrei dedicato al culto e al mistero di
Iside nella terra dei campi ardenti è praticamente infinito. Cuore
pulsante del favoloso mito egizio restano le colonne e i fregi del più
famoso Serapèo, si capisce, simbolo della storia locale, termometro
indelebile del bradisismo, con il suo eterno ritmo che misura la
risalita e l'abbassamento del suolo puteolano, attraverso i millenni.
Nello stesso tempo, sono migliaia le testimonianze dell'antica arte
orientale ritrovate (e non sempre salvate, purtroppo) nel corso delle
campagne di scavo condotte nel centro storico e nelle periferie di
Pozzuoli, a Baia, Bacoli Cuma, Miseno, Liternum. Piccole e grandi opere
decorative, pezzi raffinati di mercanzie in oro, argento, bronzo,
avorio, arrivati dal mare, «aegyptiaca» autentici, ovvero amuleti in
forma di scarabei, collane, pendagli e statuine in ambra e pasta di
vetro, commissionate in serie dai ricchi commercianti flegrei che
controllavano il traffico nel porto commerciale fino all'avvento di
Ostia. Un patrimonio sino a pochi anni fa insospettabile per i musei e i
siti archeologici dell'area puteolana. Una realtà in parte inedita per
gli antiquari minori della periferia flegrea. In minima parte le
scoperte dell'antica arte egiziana hanno impreziosito la mostra
destinata al museo del Rione Terra, allestita per il momento nei locali
(un po' troppo decentrati) del Castello aragonese di Baia. Una
testimonianza in più del culto definito dell'egittomania: una vera e
propria moda, espressa non soltanto nelle pitture delle case e degli
edifici pubblici, ma anche attraverso le decorazioni scultoree di mobili
e giardini, oggetti di faience, suppellettili, amuleti, monili.
Pozzuoli, dagli studiosi definita la Delo minore d'Italia, certamente fu
l'emporio mediterraneo più aperto agli scambi delle comunità straniere,
centro nevralgico delle attività commerciali che governavano i sistemi
economici del mondo antico. I legami fra le comunità campane e l'Egitto
in epoca romana, infatti, non si limitarono al culto di Iside, di
Serapide, di Arpocrate: in seguito alle conquiste di Augusto, sotto
l'impulso della corte imperiale, si diffuse a macchia d'olio il filone
dell'egittomania. Tutto questo, e altro, si condensa nel progetto della
mostra da domani aperta negli spazi del Museo Archeologico Nazionale di
Napoli. Con una nota di grande interesse in più, proposta nel catalogo
da una testimonianza storica del professore Fausto Zevi, per molti anni
Soprintendente ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta. Un contributo
indispensabile per rileggere l'importanza del ruolo centrale svolto
dalla comunità puteolana sino ai giorni fatali della decadenza. (Fonte: Il
Mattino)
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05/10/2006
UN CAPPELLO DAGLI SCAVI PREISTORICI AD AFRAGOLA (NA)
A chi apparteneva quel cappello di paglia risalente al Bronzo antico
(2100-1600 a. C.) che è stato recuperato dagli specialisti della
Soprintendenza archeologica di Napoli durante i lavori per la
realizzazione della linea Tav a Afragola? Il copricapo, magistralmente
intrecciato con steli d’erba, è stato rinvenuto accanto a una capanna
dello stesso periodo storico e in prossimità di quella che dovrebbe
essere una dispensa casalinga. Ancora, di quell’epoca si sono rinvenute
le tracce di un’attività frenetica: solchi, impronte umane, resti
ceramici e lo scheletro di un vitello appena macellato. Tutti elementi
che hanno consentito la ricostruzione di una scena apocalittica: la
distruzione di un villaggio dell’età del Bronzo, ai confini tra Afragola
e Caivano, durante l’eruzione detta delle «Pomici di Avellino» (1800 a.
C., circa) perché il materiale eruttato dal Vesuvio giunse sino in
quell’area. «Certo - conferma il soprintendente archeologo di Napoli,
Maria Luisa Nava - i rinvenimenti ci consentono di scrivere una nuova
pagina scientifica su quella eruzione: non avvenne improvvisamente e
prima di riprendere in maniera parossistica ebbe certamente un periodo
di riposo». Una decina di capanne in tutto, il villaggio, datato al
Bronzo Antico, ma con un’assoluta valenza scientifica per i dati
recuperati. Gli abitanti, dopo la prima fase dell’eruzione, tornarono a
recuperare quanto era scampato alla distruzione lasciando tracce
d’impronte sulla cenere calda. Il cappello, secondo gli archeologi, era
un copricapo da contadino. Intanto, il reperto è stato presentato nei
giorni scorsi in un convegno sulla Magna Graecia. E sarà certamente uno
dei pezzi forti della grande mostra sulla preistoria campana che -
rivela la Soprintendente Nava - «abbiamo in progetto d’allestire al
Museo nazionale entro i prossimi due anni». (Fonte: Il
Mattino)
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28/09/2006
TERMINATI GLI SCAVI ALLA VILLA DI SOMMA VESUVIANA (NA)
Per i prossimi due sabati e le successive domeniche la ”Villa di
Augusto” a Somma Vesuviana, sarà aperta alle visite. Con le strutture
già restaurate sarà possibile vedere per la prima volta le ultime
scoperte. Tra queste, un ambiente dalla volta a cupola la cui altezza,
al punto massimo della curvatura, misura più di cinque metri (ma non si
è ancora arrivati a livello del calpestio) e con un ingresso largo
almeno sei metri. La stanza, stando alle indagini appena iniziate, deve
ancora essere sgomberata dal fango consolidato, appare completamente
affrescata, anche se il settore prossimo al soffitto risulta molto
degradato dall’umidità di risalita, ed è straordinariamente conservata
dal lato strutturale. «La parte inferiore dell’ambiente - spiega Satoshi
Matsuyama, archeologo dell’Università di Tokio e assistente di Masanori
Aoyagi, responsabile dello scavo e direttore del Museo Nazionale d’Arte
occidentale tokiota - è stata protetta molto bene, ci auguriamo di
trovare pitture interessanti così come possiamo dedurre dai colori
ancora presenti sulla sommità della cupola». Il ritrovamento segue di
qualche giorno un altro intercetto, quello di alcuni coppi - tegole -
prossimi a un muretto che si trova a livello del calpestio, ai piedi di
tre archi su colonne. La lettura di questo dato, secondo gli archeologi,
apre ancora un altro affascinate capitolo sullo sviluppo dell’edificio:
la villa aveva un livello abitativo sottostante, del quale non si
ipotizzava l’esistenza. «Certamente si tratta di una costruzione di
grandissimo pregio - conferma Maria Luisa Nava, soprintendente
archeologa di Napoli, responsabile della concessione di scavo - è
possibile che sia organizzata come le grandi ville imperiali, avendo a
modello Villa Adriana a Tivoli, con le costruzioni che si distribuiscono
praticamente su uno spazio enorme». Il settore sino ad oggi recuperato
potrebbe appartenere a uno dei tanti padiglioni che all’inizio
costituivano il complesso edificato. «Difatti - chiarisce Giuseppina
Cerulli Irelli, ex soprintendente archeologo di Napoli - se si trattasse
di un unico, ancorché grande edificio, ci si dovrebbe ritrovare in
presenza di bagni, porticati, quartieri di servizio, che invece sono del
tutto assenti». Il dato che secondo gli studiosi rimanderebbe a un
agglomerato di strutture emerge anche dal recupero del grande portale
che si affacciava su un’area lastricata in pietra lavica, di cui si sono
recuperati solo pochi metri. Il monumento alto circa sei metri era
dedicato a Bacco-Dioniso: le nicchie laterali risultano affrescate con
motivi floreali e grappoli d’uva, c’è il flauto pastorale; sono presenti
le impronte di tamburelli; c’è la cesta con il serpente; un remo e un
delfino. «Insomma - puntualizza Antonio De Simone, professore
d’Archeologia al Suor Orsola Benincasa (l’Istituto supporta le indagini
dei nipponici) sono presenti tutti i simboli che rimandano al culto del
dio del vino». Il perché, poi, del passaggio da grande complesso
imperiale a piccola struttura agricola, con perdita delle funzioni
iniziali, rimane ancora nel campo delle ipotesi. Fatto sta che non sono
ancora state trovate testimonianze che potessero spiegare il degrado. Il
complesso, al momento, appare spoglio di qualsivoglia elemento di
pregio. Si pensa che gli abitanti abbiano svenduto bronzi, marmi e
suppellettili nel tentativo di sopravvivere a una grave crisi economica.
«Il complesso è di sicuro appartenuto a un personaggio eminentissimo -
sottolinea la soprintendente - bisognerà continuare a indagare: noi
rinnoveremo la concessione, poi servirà avere i fondi». (Fonte: Il
Mattino)
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28/09/2006
RESTAURI ALLA VILLA DI OPLONTIS
Avranno inizio lunedì prossimo e proseguiranno per circa un anno i
lavori di restauro della Villa di Poppea a Torre Annunziata inserita
nell’ambito del progetto integrato «Pompei, Ercolano e il sistema
archeologico vesuviano» finanziato dalla Regione Campania e dal
ministero per i Beni e le Attività culturali. I lavori di restauro del
sito archeologico riguarderanno la zona del peristilio servile, il
larario e il triclino estivo con gli affreschi della ”cassata” e del
”vaso con frutta”, nonché i pavimenti e le strutture architettoniche. La
Villa, rende noto la Soprintendenza, resterà comunque aperta al pubblico
che potrà visitare la zona archeologica esclusa dai lavori di restauro.
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22/09/2006
NECROPOLI
SANNITA SCOPERTA A CARIFE (AV)
Nuovi ritrovamenti archeologici nel territorio. In località Piano La
Sala, dove già in passato era stata rinvenuta una eccezionale necropoli
sannitica, è stata scoperta una nuova sepoltura. Conteneva lo scheletro
di una giovane donna, dall'apparente età di 16-17 anni, con un corredo
funebre fuori dal comune. Una quantità spropositata di vasi, quasi tutti
di piccole dimensioni, erano collocati ai piedi della defunta. Sul
petto, che all'atto della sepoltura era ricoperto dai vestiti, c'era una
spilla in ferro e, in prossimità delle mani, alcuni anellini di
finissima fattura. Tra i vasi, di cui due acromi e altri a vernice nera,
ce n'era uno con forma assai diversa da quelli recuperati nelle tombe
limitrofe. Molta impressione ha destato un gioiello con una colorazione
bianca e turchese che gli archeologi della Soprintendenza, ai quali è
stato affidato il recupero, non hanno ancora classificato. Con molta
probabilità, la tomba risale alla fine del V secolo avanti Cristo,
allorchè tutta l'area era occupata dai Sanniti. Il ritrovamento, fatto
durante i lavori di ampliamento di un esercizio commerciale, conferma,
l'importanza che questa zona ebbe nella mappa degli stanziamenti delle
popolazioni che successivamente contrastarono l'avanzata degli eserciti
romani verso il sud. A Piano La Sala, durante gli scavi sistematici
condotti dalla Soprintendenza archeologica negli anni Ottanta, furono
rinvenute le tombe n. 89 e 90 che restituirono due rari e ricchi corredi
principeschi ai quali si interessò anche E.T. Salmon, uno dei più
illustri studiosi dei Sanniti. (Fonte: Il Mattino)
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22/09/2006
AREE MARINE DI BAIA E GAIOLA E BRADISISMO TRA I CANDIDATI A PATRIMONIO
DELL'UNESCO
Il bradisismo nell'area flegrea potrebbe essere presto protetto
dall'Unesco come patrimonio mondiale dell'umanità. Tre i siti candidati
al riconoscimento da inserire alla lista che il ministero dell'Ambiente
dovrà presentare entro il 30 settembre: le aree marine protette di Baia
e della Gaiola e le colonne del Serapeo di Pozzuoli. Ieri il primo step
burocratico con la firma del protocollo d'intesa tra il sindaco di
Napoli Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia Dino Di
Palma, il sindaco di Bacoli Antonio Coppola e il commissario
straordinario di Pozzuoli Vincenzo Madonna. Sarà compito dell'Unesco
esaminare poi il corposo dossier della Sovrintendenza archeologica
relativo ai beni e il conseguente piano di gestione. Per febbraio 2007 è
prevista, inoltre, la consegna definitiva degli elaborati tecnici, ma è
certo che una risposta definitiva giungerà solo tra un paio di anni. «I
valutatori dell'Unesco saranno in città già il 2 ottobre per parlare di
qualità abitativa - ricorda il sindaco Iervolino - coglieremo
l'occasione per spingere su questa importante candidatura». Non sarà
facile. I tre siti flegrei, sebbene abbiano presentato una candidatura
di tipo naturalistico e non culturale, dovranno fare i conti con le
indicazioni generali dati dall'organizzazione mondiale per la difesa del
patrimonio artistico nel 2004, quando decise di ridurre drasticamente il
numero di aree europee in lizza, a vantaggio dei paesi del Terzo Mondo.
E tuttavia l'ingresso dell'area flegrea nel patrimonio mondiale
dell'umanità è auspicato fortemente dal sindaco di Bacoli e dal
commissario di Pozzuoli come garanzia ulteriore rispetto al costante
monitoraggio compiuto dall'Osservatorio vesuviano sul bradisismo. Il
fenomeno indica un lento ma inesorabile sollevamento, dopo i picchi
registrati nel periodo 1969-1972 (1,70 metri) e tra il 1982 e il 1984
(1,80 metri). Per il momento la candidatura delle aree protette di Baia
e della Gaiola e delle colonne di Serapo a Pozzuoli si affiancano a
quella presentata lo scorso anno del presidente della Mostra d'Oltremare
Raffaele Cercola che, martedì scorso, ha incontrato a Parigi gli esperi
dell'Unesco per completare l'iter relativo all'immensa struttura
costruita nel 1940.
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22/09/2006
INIZIANO I LAVORI DEL PARCO ARCHEOLOGICO A MONTE DI PROCIDA (NA)
Iniziano i lavori per realizzare il parco archeologico di Cappella
che custodirà la necropoli di epoca imperiale. Il Comune ha assegnato la
gara d'appalto alla ditta Paribello di Afragola. Un milione di euro il
costo dell'opera, stanziati con un accordo di programma conseguito da
Regione e ministero per i Beni culturali. Le opere di scavo e di
restauro, concluse ad opera dalla sovrintendenza, hanno riportato alla
luce due colombari, strutture ipogeiche del periodo repubblicano e primo
imperiale. Il complesso funerario custodiva le urne cinerarie dei
militari che facevano parte della «praetoria classis misenensis», la
flotta al servizio diretto dell'imperatore. Il progetto prevede la
costruzione di una struttura trasparente che ne permette anche la
visione dall'alto, con una copertura curvilinea a spicchi, sorretta da
tralicciate in acciaio. La facciata sulla strada è vetrata, mentre dal
calpestio della piazza emergono due cubi in acciaio corten, un materiale
leggero forato che contrasterà l'umidità. Raggiungibile mediante scale,
il parco sara dotato di un sistema di videosorveglianza. «Il programma è
molto prestigioso - dice Michele Petrone, l'assessore alle Politiche del
Territorio - La realizzazione del parco è un'importante occasione di
rilancio del paese».
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21/09/2006
MUSEO
ARCHEOLOGICO AD OPLONTIS: SBLOCCATI I FONDI
Come un sogno che si avvera, ecco nascere a Torre Annunziata il
museo archeologico di Oplonti. Il “Museo degli Ori di Oplonti”, questo
il nome della struttura, sorgerà nell’ex stazione ferroviaria di piazza
Nicotera, a sud di Torre Annunziata, a pochi metri dal sito
archeologico. Per tre anni, crisi politiche e cavilli burocratici,
avevano impantanato il progetto. Ieri, il piano esecutivo è stato
inviato dal Comune alla Soprintendenza archeologica di Pompei. Si
attende ora l’approvazione per dare il via ai lavori. A disposizione ci
sono trecento mila euro di fondi governativi, stanziati nel 2003 e da
investire entro l’anno. La notizia arriva dagli uffici tecnici comunali
spinti dalle società del polo nautico torrese (Ferretti, Gagliotta, Air
Naval Yacht, Centro Rimessaggio Baia Rovigliano, Fast Form), dal partito
dei comunisti italiani e da rappresentanti istituzionali locali,
provinciali e regionali, che hanno organizzato sul tema tre giorni di
dibattiti e convegni dal 15 al 17 settembre. Obiettivo: riportare
l’attenzione pubblica sul patrimonio archeologico di Torre Annunziata,
riconosciuto patrimonio dell’Unesco. “Siamo riusciti in questa impresa —
commenta Salvatore Civaro, organizzatore dei convegni — unendo intorno
al tema politici, manager, imprenditori e tecnici della città. Ci tengo
a ringraziare soprattutto gli amministratori della società “Centro
Rimessaggio Baia Rovigliano”, che rientra nel gruppo di imprenditori del
polo nautico torrese, tutti gli iscritti del pdci, il gruppo giovanile
dei Verdi, il regista Enzo Celone, che ha collaborato attivamente per la
realizzazione del progetto e gli uffici tecnici comunali, a cui ora
spetta gestire la parte più difficile dell’iniziativa”. Intanto, si sta
provvedendo a stringere maggiori contatti con la sede dell’Unesco, con
l’intento di promuovere altre manifestazioni sul territorio e continuare
il percorso avviato di promozione e sviluppo del sito archeologico
torrese e degli Ori di Oplonti.“I nostri investimenti in città nel
settore della nautica — spiega Renato Martucci, amministratore delegato
di “Gagliotta” e presidente regionale dell’associazione nautica — sono
legati allo sviluppo del territorio, che inevitabilmente passa
attraverso il turismo marittimo, ma anche archeologico”.
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12/09/2006
NUOVA CAMPAGNA DI SCAVO A MONDRAGONE
Riprende in questi giorni la VI^ Campagna di scavo Preistorico in
località Roccia San Sebastiano, finanziata dall'Assessorato alla Cultura
del Comune di Mondragone e condotta dal prof. Marcello Piperno
dell'Università "La Sapienza" di Roma in collaborazione con la
Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta. I primi risultati delle
ricerche condotte dal prof. Marcello Piperno, che illustrano la
Preistoria a Mondragone, sono stati riassunti in una agile pubblicazione
dal titolo "I cacciatori di cavalli di Roccia San Sebastiano",
disponibile presso il il Museo Civico Archeologico.
Clicca qui per lo speciale
MONDRAGONE dove sono presenti le ultime notizie in merito.
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07/09/2006
POLEMICHE A BENEVENTO: RICOPERTI REPERTI ARCHEOLOGICI
Buone notizie per Zamparini dalla Soprintendenza per i Beni
Archeologici: Giuliana Tocco ha detto sì alla richiesta
dell’imprenditore tendente ad ottenere l’autorizzazione per l’interro di
parte delle strutture archeologiche, richiesta esaudita con una celerità
da Guinness dei primati visto che l’istanza di Zamparini, assunta in
data 4 settembre al protocollo, ha ottenuto risposta positiva già il
giorno seguente. Preso atto della revoca della delibera n. 84 da parte
della giunta comunale di Benevento, che rende necessario l’utilizzo come
parcheggio di una larga parte dell’area dove sono stati effettuati gli
scavi archeologici e, considerata l’urgente necessità di rendere
fruibile l’accesso al Centro commerciale già previsto, tenuto pure conto
che altre soluzioni tecniche tese ad oltrepassare l’area degli scavi non
sono allo stato attuale realizzabili, «visti i tempi ristretti
manifestati dal committente per l’apertura del Centro, con consistenti
danni econmomici legati ad eventuali ritardi», la Soprintendenza ha
deciso di accettare che la zona in questione venga ricoperta, visto che
le predette strutture sono state debitamente indagate e documentate e
che la copertura prevista è totalmente reversibile e ne assicura la
conservazione e la tutela. La Soprintendente, inoltre, ribadisce
contestualmente l’assoluto divieto di realizzare nell’area il previsto
parcheggio interrato, incompatibile con le strutture archeologiche
rinvenute. Infine, considerato che l’intervento richiesto da Zamparini
comporta modifiche sostanziali al progetto di Parco Archeologico, il
rilascio del parere di competenza è sospeso a tutti gli effetti.
Tuttavia - conclude la Soprintendente - si ritiene opportuno segnalare,
anche al Comune di Benevento, la necessità di perseguire nella
valorizzazione dell’area archeologica portata alla luce, contestualmente
agli interventi previsti in merito al recupero dell’antico casale
antistante la zona archeologica e alla realizzazione del Parco
fluviale». Ricordiamo che, un anno fa, a proposito dei reperti
archeologici rinvenuti nell’area, la Soprintendenza così ne sottolineava
testualmente l’importanza in data 11 agosto: «Tra i rinvenimenti di
particolare rilievo, spiccano un tratto di acquedotto di età imperiale
in buono stato di conservazione, alcune strutture murarie in opus
reticulatum pertinenti ad un edificio databile al II secolo dopo
Cristo..., un’area acciottolata risalente all’età del ferro con cospicui
livelli di frequentazione pertinenti al Bronzo antico». L’ultima nota
della Soprintendenza non mancherà di innescare polemiche, anzi, le prime
reazioni sono all’insegna dello sbigottimento: «È veramente sconcertante
quanto sta accadendo in questi ultimi giorni a proposito della vicenda
Zamparini - commenta Gabriele Corona in rappresentanza di «altrabenevento»
-. La Soprintenza archeologica, che prima aveva dichiarato quei reperti
essere di estrema importanza, oggi ne autorizza la copertura per
realizzare dei parcheggi che non sono affatto necessari. Non a caso,
seppur realizzati, non sarebbero sufficienti, assieme agli altri già
costruiti, a rispettare gli standard. Colpisce l’atteggiamento della
Soprintendenza, che subordina la realizzazione del bene archeologico,
che è pubblico per eccellenza, all’interesse di Zamparini. Non ci resta
che inoltrare un esposto al ministro per i Beni culturali!». (Fonte: IL
MATTINO)
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06/09/2006
FONDI PER CALES (CE)
La Regione Campania ha espresso parere favorevole al progetto del
Comune per il "Recupero e sistemazione dell'area medioevale di Calvi
Vecchia" concedendo un finanziamento di circa 760 mila euro. Dopo più di
20 anni di attesa, è stata, forse scritta la pagina più importante per
tramutare in realtà il parco archeologico dell'antica Cales: il primo
parco "on the road" poiché accomunato al programma della società
Autostrade di realizzare il casello autostradale "Cales". I fondi
rientrano nell’ambito di quelli previsti dal Pit antica Capua: ora
l'amministrazione comunale attiverà le procedure per gli interventi di
recupero e di valorizzazione dell'area medioevale, ovvero Cattedrale
Romanica, Dogana Borbonica e Castello Aragonese che, peraltro, dovrebbe
divenire la sede del museo di Cales. Il finanziamento, che rappresenta
il più corposo sovvenzionamento mai ottenuto da un’amministrazione
comunale di Calvi, fatti salvi i 3 miliardi di lire con i quali la
Sovrintendenza riportò alla luce il Teatro Romano, permetterà al Comune
di portare a termine gli impegni sottoscritti nel protocollo d'intesa
con la società Autostrade e la Sovrintendenza. Esso prevedeva, appunto,
per l'amministrazione, il compito di valorizzazione dell'area
Medioevale; per la Sovrintendenza, l’attuazione di una campagna di scavi
nell'area romanico-etrusca che venne parzialmente sepolta dalla
Napoli-Roma negli anni 50; mentre per le Autostrade, la realizzazione
dello svincolo autostradale denominato Cales. «Dopo tanto lavoro siamo
finalmente riusciti a porre una pietra miliare nella storia del parco
dell'antica Cales- commenta l'assessore ai beni culturali Piero Salerno-
ora il museo nel Castello Aragonese e la riqualificazione dell'area non
sono più un miraggio».
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01/09/2006
CONTINUA
LA VICENDA DEL VILLAGGIO DELL'ETA' DEL BRONZO DI NOLA (NA)
L’allarme era stato lanciato ieri dal nostro giornale: il villaggio
preistorico, uno degli esempi meglio conservati risalenti all’Età del
Bronzo, non avrebbe riaperto.
Clicca qui per lo speciale
NOLA dove sono presenti le ultime notizie sulla vicenda.
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26/08/2006
FONDI PER GLI SCAVI DI AECLANUM (AV)
Fondi privati per riportare alla luce le antiche vestigia che videro
protagonisti anche imperatori romani. Un gruppo d’imprenditori irpini
scommette sull'archeologia finanziando alcuni lavori di scavo nel parco
archeologico dell'antica Aeclanum a Passo di Mirabella. Tra questi si
annovera anche l'esclusivista del marchio Sergio Tacchini, Antonella
Scoppettuolo. Lo scavo, suddiviso in due lotti, interesserà una porzione
di terreno a ridosso della casa cantoniera proprio sul ciglio della
statale 90. Il finanziamento totale previsto ammonterebbe a 250mila
euro. Una iniziativa lodevole, tra i primi casi in Irpinia. A gestire il
progetto, che si baserebbe sulla sottoscrizione di una convenzione con
la sovrintendenza ai beni archeologici di Avellino Salerno e Benevento,
proprio la dottoressa Antonella Scoppettuolo. Il finanziamento del primo
lotto, che sarebbe pari a 120mila euro, s’inserisce in un progetto più
ampio in cui entreranno a pieno titolo numerosi imprenditori della zona.
Si tratta d’un progetto pluriennale che ha la finalità di attirare
sempre nuovi sponsor privati. Una strategia di marketing che, da una
parte dà visibilità alle aziende e le radicalizza sul territorio,
dall'altra favorisce la tutela e la valorizzazione di un patrimonio
troppo spesso dimenticato. Il perimetro di scavo si trova all'interno
della cinta muraria dell'antica Aeclanum, in una zona ai limiti del foro
che insiste, secondo alcuni studi, sul tratto della via Appia che
attraversava la città.
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25/08/2006
UN PIANO PER RIAPRIRE LITERNUM (NA)
Un'oasi verde da realizzare intorno a una sorgente d'acqua, con una
torretta per l'avvistamento degli uccelli migratori in riva al lago
Patria, arricchirà presto gli scavi archeologici di Liternum. Chiuso al
pubblico da anni, il sito risalente al 215 a.C. potrebbe finalmente
riaprire la prossima primavera con una nuova veste. E ancora una novità:
a settembre il sito ospiterà una tappa della rassegna cinematografica
promossa dalla Provincia. Nel frattempo a far sperare per la riapertura
definitiva al pubblico è l'assegnazione della gara per i lavori di
riqualificazione dell'area finanziati dalla Regione con 484mila euro e
la recente ufficializzazione di un nuovo finanziamento di 2 milioni e
750mila euro nell'ambito del Pit Domitio per il completamento del
progetto del «Parco e il museo archeologico». Insomma un'occasione
preziosa da non perdere per consentire al sito della fascia costiera di
Giugliano di essere inserito nei percorsi culturali della provincia
napoletana, ma soprattutto di diventare tappa privilegiata delle
scolaresche all'oscuro delle bellezze che si celano dietro i cancelli.
«La conoscenza rafforza l'identità ed evita atteggiamenti di
disinteresse che condannano i beni monumentali al degrado - sottolinea
infatti il sindaco Francesco Taglialatela - e Liternum deve ritornare a
essere il simbolo del rilancio turistico e sociale di Giugliano, per
questo mi sono battuto anche al tavolo del Pit domitio». Intanto in
cantiere l'esproprio di altri terreni e l'ampliamento della campagna di
scavi per riportare alla luce nuovi reperti, mentre i primi interventi
prevedono la realizzazione di un'oasi intorno alla sorgente, una falda
acquifera superficiale che costruirà il fulcro di uno spazio verde e del
punto di osservazione degli uccelli migratori. (Fonte: IL
MATTINO)
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25/08/2006
IL VOLTO
NASCOSTO DI CUMA (NA)
Tra canneti, alberi da frutto, villette fregiate di parabola domina
la collina che fu acropoli di Cuma: e, prima, sede di indigeni fin dal
IX secolo a. C. Il mare si indovina più in là: come il profilo di
Ischia. Sotto questa apparenza contemporanea si intravede l’ossatura di
una città antica: e la successione dei suoi rifacimenti. La
Sovrintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta, prima con il
sovrintendente Stefano De Caro e adesso con Maria Luisa Nava, ha
progettato e dirige un’ampia operazione rivolta a tutelare e valorizzare
la parte bassa della città. I lavori sono finanziati dalla Regione
Campania tramite fondi europei: e realizzati insieme con le Università
napoletane. Così che gli scavi sono anche occasione per gli studenti di
prendere diretta conoscenza dello scavo archeologico, per una
preparazione, non solamente teorica, che potrà loro essere utile in una
futura professione. I cantieri di scavo si sono ritagliati spazio nella
campagna che occupa la pianura: dall’ombra di un filare di alberi di
fico si ha un colpo d’occhio sulla piazza del Foro, rimessa in luce per
circa la metà della sua originaria estensione. Colpisce una batteria
composta da sette fornaci per la cottura della calce, operante in età
bizantina al centro della piazza. Se a questa piccola industria si
aggiungono le altre numerose fornaci note nella città antica, si potrà
ricostruire la quantità di manufatti in pietra calcarea che sono stati
trasformati in calce. Pietre da costruzione, ma anche epigrafi e statue
in marmo: a quante finora se ne conoscevano da Cuma romana, le recenti
scoperte ne hanno aggiunte altre. Carlo Gasparri, docente della Federico
II, ne discute con i suoi studenti all’interno del magazzino che le
conserva: così da collegare fra loro due aspetti della disciplina
archeologica. Da un lato, il saper leggere la terra, identificandovi le
azioni antiche che hanno portato alle costruzioni ed alle distruzioni,
ai rifacimenti, alle ristrutturazioni, fino all’abbandono: che a Cuma si
è verificato, tra fine del mondo antico e inizio di quello medievale. E,
dall’altro, il saper leggere quanto dalla terra ordinatamente si è
estratto: così che se ne possano ricostruire le vicende d’uso e,
insieme, il messaggio originario. Ogni reperto, sia frammento ceramico
oppure statua, muro o colonna, reca in sé il proprio codice di lettura:
quando e dove è stato costruito, con quali altri elementi può
confrontarsi. Intendere quel codice permette di inquadrare storicamente
e culturalmente quel reperto: collegare questa decodificazione alla
lettura della terra di scavo fa comprendere perché esso sia stato dagli
antichi utilizzato in quel luogo, quando e fino a quando. È così, in un
paziente susseguirsi di scavo e di interpretazione, che si sta
ricostruendo l’antico Foro di Cuma. Strutturato nel III secolo a. C.
entro un bel muro di pietra calcarea che lo delimitava, a ovest è
dominato da un tempio, poi trasformato in capitolium, il tempio
ufficiale della città romana. Nelle trasformazioni successive operate su
questo edificio furono sepolte (e non distrutte: in quanto erano sacre)
le metope della fase più antica. Si tratta di quelle strutture piane, di
forma rettangolare, che corrono tra l’architrave che unisce le sommità
delle colonne e la gronda del tetto soprastante. Caso unico finora in
Italia, quelle metope, anziché decorate a rilievo o lasciate cieche,
recano ognuna una figurazione dipinta sul fondo stuccato bianco:
centauri e armati alla sannita, con l’elmo imbarbarito da lunghe corna,
si alternato in un immaginario che risente della tradizione mitologia
ellenica e, insieme, della realtà quotidiana che viveva la città. Allora
Cuma partecipava a una cultura che dominava gran parte di Campania e
Abruzzo: quella dei Sanniti, a lungo contrappostisi all’espansione verso
sud della Repubblica Romana, ricchi per prodotti agricoli e per
commercio, per potenziale demografico di sempre nuove generazioni rotte
agli sforzi militari, per la saggezza dei propri governanti. Ma che i
romani riuscirono, infine, a debellare insinuandosi nei vuoti che
lasciavano fra loro i diversi popoli che li componevano. Ma Cuma, il
sito nel quale adesso i giovani studenti ricostruiscono la storia, ci
svela testimonianze ancora più antiche. Come l’edificio, finora solo in
parte evidenziato a circa cinque metri di profondità dall’attuale piano
di campagna da Giovanna Greco, anch’essa della Federico II, subito a sud
del Foro. La struttura, a quanto finora si può dire, fu utilizzata nel
corso del VII secolo a. C.: appartiene alle primissime generazioni di
vita della colonia calcidese di Cuma in Opicia, così definita per
distinguerla da altre due omonime, una nell’isola di Eubea, la seconda
in Asia Minore. I coloni, tra l’VIII secolo a. C. e il successivo, si
stanziarono su questa terraferma: occupando la collina ben protetta che
domina la piana, in vista diretta con Ischia, nella quale fin
dall’inizio dell’VIII secolo a. C. sono documentati stanziamenti greci.
E sottomettendo, e forse piuttosto sterminando, gli indigeni che fino ad
allora ne avevano tenuto il possesso: come documentano i corredi
funerari recuperati fin dall’Ottocento, ora nel museo Archeologico di
Napoli. Sepolture pertinenti a una Cuma precedente lo stanziamento greco
sono state ritrovate ora sia nei pressi del Foro sia più a nord, sotto
la necropoli romana, dal I secolo a. C. in poi sorta lungo un asse
stradale, attrezzato poi nella via Domitia dall’imperatore Domiziano.
Siamo, con queste scoperte, all’esterno delle mura di difesa, impiantate
dai cumani fin dall’età arcaica, come ha dettagliatamente ricostruito
Bruno D’Agostino, dell’università L’Orientale. L’area sepolcrale, a sua
volta, è stata indagata da Jean-Pierre Brun, del Centre Jean Bérard: i
mausolei romani sono stati depredati dei rivestimenti e delle
decorazioni in marmo, finiti nelle calcare bizantine. Ma sono stati
recuperati alcuni corredi d’accompagno, costituiti da recipienti in
bronzo e in vetro, e da strigili in bronzo; e si sono documentate
particolari ritualità di sepoltura, sia incinerata sia inumata. Alla
piena età imperiale appartiene un mausoleo dall’interno affrescato con
ghirlande, volatili, fiori: a dimostrazione ulteriore che la pittura
delle pareti non era esclusiva delle città vesuviane, che solo
l’eruzione del Vesuvio ha trasformato da modeste e poco note cittadine a
casi unici, per noi, di documentazione. Più in profondità, con uno scavo
difficile per la presenza dell’acqua, si è scavata una necropoli
indigena più antica della colonizzazione greca. Lo studio di essa
costituirà un’acquisizione importante per la disciplina archeologica: in
quanto è la prima volta che si documenta il sistema di deposizione e la
relazione reciproca, spaziale e di cronologia relativa, delle sepolture
indigene. Questi diversi cantieri archeologici ricostruiscono, grazie
alle metodologie contemporanee di scavo, di documentazione, di restauro,
di interpretazione, la storia del sito, divenuto Cuma con l’impianto
della colonia greca, lungo un arco di almeno 1500 anni. Non appare un
risultato banale, solo che si ricordi cha da qui i romani appresero
l’uso dell’alfabeto: proprio quello che utilizziamo oggi, io per
scrivere, voi per leggere queste righe. La monumentalità del Foro,
immutata nonostante le distruzioni, si situa in un paesaggio che rimanda
- basta astrarsi mentalmente - alle descrizioni dell’Ottocento. Ma,
mettendole in serie con quelle di Baia, non è azzardato riandare al
Petrarca e al Boccaccio. L’archeologia contemporanea tende a che di
quanto rimesso in luce e interpretato nella dinamica storica e
culturale, siano resi partecipi i cittadini, alla cui contribuzione si
deve la possibilità di aver compiuto scavi e ricerche. La realizzazione
di un «parco archeologico» rientra nei programmi della Regione Campania:
così da offrire l’opportunità a ognuno che lo desideri di conoscere i
monumenti dissepolti, all’interno di un paesaggio ancora intatto, per
quanto pericolosamente accerchiato. Ma se realizzare un «parco
archeologico» è, in sé, solo questione di volontà politica e di risorse,
sia professionali sia finanziarie (e ambedue i requisiti, al momento,
sono assicurati), la vera scommessa consiste nel garantirne la
continuità nel tempo. Curare la manutenzione, il diserbo, il decoro,
l’accoglienza ai visitatori: difendere il parco dall’assedio
dell’abusivismo edilizio, dall’interessata sottovalutazione finalizzata
a realizzazioni che paiono più immediatamente produttive rispetto alla
conservazione delle memorie materiali dei nostri progenitori. Non sarà
agevole per i responsabili assicurare tutto ciò, e assicurarlo a un
livello di qualità corrispondente al valore culturale e storico che Cuma
rappresenta. C’è, come sempre, da operare con tenacia e prudenza, con
saggezza e lungimiranza: per rendere un servizio ai cittadini, anche a
coloro di essi che ne sono inconsapevoli, e per non tradire l’innocente
fiducia e l’attenzione partecipe che si leggono negli occhi dei giovani
studenti ai quali dobbiamo queste scoperte. (Fonte: IL
MATTINO)
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25/08/2006
NUOVO
MUSEO ARCHEOLOGICO AD ATENA LUCANA (SA)
Dopo decenni di studi, ricerche e catalogazioni, ha aperto i
battenti, nei giorni scorsi, il museo Archeologico della cittadina
salernitana. Ubicato nel cuore del centro storico, in via San Mauro, in
un antico fabbricato, già sede della Casa comunale, la struttura si
sviluppa su diversi livelli ed occupa una superficie complessiva di
trecento metri quadri.
Nelle varie sezioni di cui si compone sono esposti reperti archeologici
di raro interesse, epigrafi, oggetti scultorei di epoca romana ed anche
stupendi corredi funerari risalenti ad epoche comprese fra il VII ed il
VI secolo. In particolare si possono, fra l’altro, ammirare: elmi di
tipo calcidese in bronzo, una stele funeraria con figura femminile, un
cinturone bronzeo e ceramiche con decorazioni geometriche. Il Museo di
Atena è stato istituito a seguito di un’apposita convenzione siglata tra
il ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i
beni archeologici di Salerno, Avellino e Benevento, la Regione, la
Provincia di Salerno ed il Comune di Atena Lucana.
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07/08/2006
TOMBE SANNITICHE ALLA LUCE A CARIFE
Sei tombe sannitiche a fossa, alcune delle quali di bambino, sono
venute alla luce in località Piano La Sala, durante i lavori di
ampliamento di una attività commerciale. L'intervento della
Soprintendenza, per il recupero dei reperti contenuti nelle sepolture, è
stato immediato. Vasi di terracotta e altri oggetti, che sicuramente
aggiungono nuovi tasselli alla conoscenza dei Sanniti in quest'area
interna dell'Irpinia, sono stati rimossi con cura e destinati ai
laboratori di restauro. L'operazione sembrava aver scongiurato il
rischio, per il proprietario, di non completare l'opera, dichiarata
urgente e inderogabile. Purtroppo non è stato così. Il giorno dopo,
appena l'escavatore ha iniziato a rimuovere il terreno sottostante, sono
emerse altre strutture sepolcrali. I lavori sono stati nuovamente
sospesi ed è stata fatta richiesta per un ulteriore intervento degli
archeologi autorizzati. Nessuno, però, aveva fatto i conti con agosto,
il mese delle vacanze. In questo periodo, gli Uffici della
Soprintendenza hanno il personale al minimo, perciò, non resta che
aspettare il rientro dalle ferie. Il proprietario del terreno da questa
interruzione dichiara di subire una consistente perdita ma, cosa più
grave, conoscendo le lungaggini burocratiche della Soprintendenza,
paventa il rischio di un blocco dei lavori almeno di un mese. (Fonte: IL
MATTINO)
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02/08/2006
TORNERA' ALLA LUCE L'ANFITEATRO DI NOCERA
Un'altra parte, forse la più rilevante e significativa, dell'Antica
Nuceria Alfaterna sta per tornare alla luce. Ancora una volta è stata
scelta la strada della concertazione per avviare l'opera di recupero
dell'Anfiteatro romano di Grotti a Nocera Inferiore. Della progettazione
si occuperà Agro Invest secondo il protocollo d'intesa «Valorizzazione
del I ambito di Nuceria Alfaterna» siglato nella giornata di lunedì al
Castello Fienga tra la società, braccio operativo del Patto, i Comuni di
Nocera Inferiore e Superiore e le Soprintendenze. Già pronto un
finanziamento di quattro milioni di euro di cui ha dato precise garanzie
l'assessore regionale, Marco Di Lello, ma si sta pensando di
coinvolgere, nell'ambizioso progetto, anche capitali privati. Il
progetto interesserà l'Anfiteatro, sito scoperto da Matteo Fresa nel
1926, ispezionato e reso noto al mondo scientifico solo nel 1958, dopo
la convalida del celebre archeologo Amedeo Maiuri. «L'intervento
riporterà alla luce un Anfiteatro che, secondo i sondaggi fatti, sembra
essere più grande di quello di Capua - ha dichiarato Antonio Iannello
membro del cda di Agro Invest - i lavori interesseranno anche aree ed
edifici annessi al sito per collegare la zona ludica dell'antica Nuceria
con quella attuale che comprende lo stadio e altre strutture sportive».
Secondo il protocollo di intesa Agro Invest si occuperà di proseguire le
attività necessarie alla concreta attuazione del Piano Integrato
strategico per la Valorizzazione dell'Ambito di Nuceria Alfaterna: il
Vescovado e le aree storico-archeologiche, anche per gli stralci
funzionali; di avviare le attività di progettazione e gli adempimenti
connessi, attraverso il continuo e costante coordinamento con gli uffici
tecnici dei Comuni interessati e delle due Soprintendenze; di verificare
la fattibilità economico-finanziaria, anche in riferimento ai
finanziamenti pubblici e/o privati acquisibili, con particolare riguardo
alle possibili risorse della Regione Campania. Di svolgere tutte le
altre funzioni necessarie all'attuazione dell'iniziativa salvo quelle
per legge riservate agli Enti sottoscrittori del Documento. (Fonte: IL
MATTINO)
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23/07/2006
A STABIA AFFIORA IL PERISTILIO DI VILLA SAN MARCO
Nuove scoperte nel corso dei saggi di scavo della “Passeggiata
archeologica di Stabia”: nella vasta area del pianoro di Varano è
affiorato il peristilio di Villa San Marco. Si tratta di una tappa
importante verso la realizzazione del Parco Archeologico Stabiese, un
progetto della Soprintendenza Archeologica di Pompei (SAP) con Restoring
Ancient Stabiae (RAS) e Comune di Castellammare di Stabia che
comprenderà le splendide Villa San Marco e Villa Arianna, già recuperate
e aperte al pubblico (ingresso gratuito).
Il servizio con altre notizie ed alcune foto nello
speciale STABIA.
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19/07/2006
ALLA LUCE
UNA VILLA ROMANA A MONTEMILETTO (AV)
Dallo scavo agli scavi. Sensazionale e fortuSiono astaa scoperta per
una squadra di operai di un'impresa privata che stava effettuando per
conto del comune di Montemiletto un lavoro di ampliamento stradale in
contrada San Giovanni. Sotto i loro occhi, e sotto uno strato di terra
neppure tanto spesso, è emerso il perimetro, ben definito, di una villa
romana della prima età imperiale, ossia il periodo cosiddetto tardo
antico. Una sorpresa che ha suscitato assai scalpore nella zona e anche
meraviglia, certo, meno forse tra gli esperti che erano a conoscenza
della possibilità di ritrovare, più o meno in coincidenza di questo
luogo, dei resti di antiche abitazioni nobiliari di epoca romana. Le
pareti dell'edificio, circondato dal nastro biancorosso, sbucano appena
dal terreno smosso, ma sono comunque una traccia significativa per gli
archeologi della presenza umana prima ancora che nascesse il centro
abitato di Mons Militum. Un rinvenimento notevole che potrebbe dare un
contributo ulteriore agli studiosi locali che da anni stanno mappando
questo territorio che in fondo è una miniera di reperti. Poco più avanti
delle mura che delimitano la residenza patrizia è stato recuperato anche
uno scheletro, quasi integro. Secondo gli esperti della Sovrintendenza
ai beni archeologici di Avellino si tratterebbe di un defunto non
appartenente però alla famiglia che abitava nella villa sepolto
successivamente nei pressi di quella dimora che nel frattempo era stata
abbandonata. In sostanza il corpo sarebbe stato deposto lì vicino, ma
diversi anni dopo. Il cantiere intanto è stato temporaneamente sospeso
in attesa che i vertici della Sovrintendenza si pronuncino, d'intesa
naturalmente con gli amministratori comunali di Montemiletto,
sull'effettiva valenza storica e archeologica del sito scoperto.
Un'equipe di tecnici, affiancata da un funzionario della Sovrintendenza
responsabile per quest'area irpina e da un'archeologa, ha già avviato
una serie di verifiche approfondite e sopralluoghi per catalogare quanto
è venuto alla luce. Sono stati apposti anche i numeri delle
stratificazioni. Oltre a quei poveri resti umani sono stati ritrovati
anche oggetti d'uso comune a quel tempo: cocci di vasellame, ceramiche,
qualche moneta. Se si deciderà di scavare in profondità la villa romana
di contrada San Giovanni riemergerà dalle fondamenta con tutti i suoi
tesori e i suoi segreti sepolti dai secoli e dalla terra.
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15/07/2006
SPUNTANO
ANCORA TOMBE ROMANE AD ATRIPALDA (AV)
Nuovi ed eccezionali rinvenimenti archeologici in piazza Di Donato.
Una campagna di scavi da parte della Soprintendenza sulla quale tuttavia
soffiano anche forti polemiche, visto che alla fine non lascerà nulla
alla città, con le zone interessate dai saggi e dai ritrovamenti che
saranno a breve tutte ricoperte senza che nessuno possa ammirare mai più
quanto riaffirato dal sottosuolo. Dopo il rinvenimento di tombe per
bambini d'epoca romana in vico Carlo, ieri in piazza Di Donato ritrovate
diverse tombe romane, in ottimo stato di conservazione, a meno di
ottanta centimetri di profondità, con al loro interno lo scheletro
intatto. Ad effettuare i rinvenimenti gli operai diretti dall'archeologa
Pierina De Simone e da Raffaella Cecere, capo tecnico disegnatore della
Soprintendenza. Riaffiorati dal sottosuolo ben tre incinerati: sono i
morti bruciati su cataste di legno nel I° secolo A.C., i cui resti ossei
venivano deposti in olle cinerarie. Una di queste tre tombe conservava
ancora intatto il rito funebre della libagione, un rito romano
antichissimo dove i parenti dell'incinerato mangiavano sul luogo della
sepoltura. Intatto anche il vasellame utilizzato per il rito: brocche in
ceramica, bicchiere, unguentai e ollette. In un'altra tomba (vedi foto),
poco distante, rinvenuto uno scheletro in una cassa in tegole con ai
piedi il corredo funebre costituito da un'olletta con coperchio al cui
interno è stata rinvenuta una lucerna ed una moneta, che rappresentava
nel passato il cosiddetto obolo di Caronte, la moneta da consegnare al
traghettatore di anime sul fiume Acheronte. «Un rituale tipico
dell'epoca romana del I° secolo D.C. - spiega l'archeologa Pierina De
Simone - Saggi che dimostrano che il centro storico rappresenta la parte
più antica della necropoli di Abellinum». Infine un'altra tomba celava
un incinerato direttamente sulla terra, con corredo di tre coppe
impilate una nell'altra, una lucerna ed una moneta. Tutti i ritrovamenti
sono stati inseriti in appositi contenitori per successive analisi.
Tuttavia non mancano le polemiche sulla modalità di scavo. Tutte le
tombe infatti ritrovate sono state poi rimosse. (fonte: IL MATTINO)
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13/07/2006
IL PUNTO
SUI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI A BENEVENTO
Vertice tra l’assessore ai Lavori pubblici, Claudio Mosè Principe,
il dirigente comunale del settore Opere pubbliche, Roberto La Peccerella,
e il responsabile del procedimento, Pasquale Palmieri, per fare il punto
sui lavori attualmente in corso. L’obiettivo è far acquisire alla città
di Benevento una nuova centralità urbana, attraverso la valorizzazione e
riqualificazione del patrimonio archeologico. Lo stesso assessore
Principe, accompagnato da La Peccerella, ha successivamente effettuato
un sopralluogo nelle varie zone urbane interessate dalle emergenze
archeologiche, a partire dall’area dell’Arco del Sacramento, dove c’è
già il placet della Soprintendenza ed è stato approvato il progetto in
variante.
“Più complessa appare la situazione della Piazza Ponzio Telesino, una
zona ricca di emergenze archeologiche che - spiega Principe - vanno
opportunamente salvaguardate e valorizzate”. A tal proposito, la
prossima settimana è stata programmata una conferenza di servizio tra il
Comune e l’impresa che sta effettuando i lavori per una rapida
riapertura del cantiere. Concordata con la Soprintendenza archeologica
anche una rapida sistemazione di via Stefano Borgia, dove le emergenze
saranno salvaguardate.
“L’ultima emergenza - spiega ancora Principe - riguarda piazza III
Settembre dove, nel corso dei lavori della sistemazione, è venuto alla
luce un interessante mosaico, oggetto di studio da parte della
Soprintendenza. Anche in questo caso stiamo valutando delle soluzioni
tecniche che consentano di procedere ad un intervento strutturale che
preservi e valorizzi le preesistenze. Un intervento che dovrà conferire
una profonda identità all’intera area archeologica che comprende anche
l’Arco di Traiano e il complesso di Sant’Ilario”.
Gli interventi di riqualificazione riguardano, infine, aree nodali del
centro storico di Benevento che nel corso degli anni hanno subito
numerosi cambiamenti e stratificazioni.
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13/07/2006
RUDERI
ROMANI IN VIA TOLEDO A NAPOLI
Che il palazzo fosse da quelle parti lo si sapeva, ma l’emozione che
hanno provato i tecnici della metropolitana - il cantiere è quello di
via Toledo - nel rinvenirlo è stata grande lo stesso. Si tratta delle
fondamenta di un palazzotto ottocentesco all’epoca abbattuto perché
infestato dal colera. Ma c’è qualcos’altro che potrebbe venire presto
alla luce: reperti risalenti ad epoche molto antecedenti, Fra gli
archeologi c’è chi sostiene che si potrebbero trovare mura del porto
romano o chissà addirittura di epoca greca. In via Toledo spunterà
sicuramente qualche altra meravigli . Per la gioia di Sovrintendenza,
appassionati e studiosi. Un po’ meno felici rischiano di essere invece
cittadini e automobilisti che pure amano l’arte, ma attendono con
impazienza e la chiusura del cantiere del metrò per tornare a respirare.
Le nuove scoperte ritarderanno quasi certamente i lavori. (fonte: IL MATTINO)
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13/07/2006
I
RINVENIMENTI MICENEI AD AFRAGOLA SARANNO ESPOSTI NELLA STAZIONE
DELL'ALTA VELOCITA'
Un angolo museo sui 30mila metri quadrati dei quattro piani di
gallerie della stazione di Afragola. Saranno collocati qui i pezzi più
belli ritrovati durante gli scavi per la stazione e che gli archeologici
fanno risalire a un insediamento miceneo. Scoperta che ha sorpreso
storici e archeologi visto che non si conoscevano insediamenti greci
lontano dalla costa. (fonte: IL MATTINO)
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12/07/2006
NASCE IL
PARCO DELL'ANTICA ABELLINUM
Arriva in consiglio comunale il progetto di recupero del Parco
archeologico «Antica Abellinum». Sarà la direttrice della
Soprintendenza, Giuliana Tocco, insieme al funzionario responsabile del
procedimento, Gabriella Pescatore, ad illustrare mercoledì prossimo a
sindaco, giunta e consiglio comunale il progetto redatto dall'Ente di
tutela che punta a far rinascere l'antica Abellinum, la «civitas
foederata» di Roma. L'antica colonia romana che sovrastava un tempo la
valle del Sabato, tornerà così alla luce nel suo antico splendore dopo
anni di abbandono e degrado attraverso la realizzazione di un Parco
Archeologico. Un progetto di riqualificazione degli scavi archeologici
molto atteso e sul quale la città di Atripalda punta per un proprio
rilancio economico e turistico. Per l'intervento di realizzazione del
Parco Archeologico dell'Antica Abellinum-Sillana sono già disponibili
circa 3 milioni e novecentomila euro, soldi rientranti dalla
ripartizione dei Fondi Fas regionali. Un intervento che interesserà
oltre 20 ettari di terreno per un'area che sovrasta via Roma, via
Manfredi, piazza Umberto, via Ferrovia e via San Lorenzo. Una superficie
tra le più grandi della Provincia. Oltre ad acquisire nuovi terreni
mediante espropri in modo da ampliare l'area di interesse storico, si
procederà alla continuazione delle operazioni di scavo per far
riemergere le antiche domus romane. Il tutto consentirà di realizzare un
vero e proprio parco, con tanto di percorsi pedonali per i turisti sul
modello di Pompei. Inoltre in accordo con l'amministrazione comunale,
l'ex casa del custode dell'ex scuola elementare di rampa San Pasquale
diventerà porta d'ingresso principale agli scavi archeologici
dell'Antica Abellinum. L'edificio, una volta recuperato, sarà infatti
destinato a diventare Punto informativo per i turisti, biglietteria e
negozio per la vendita di gadget e brochure sul sito archeologico.
L'avvio dei lavori è stato fissato per l'inizio del nuovo anno.
L'illustrazione in consiglio comunale del progetto di valorizzazione del
sito archeologico rappresenta così un momento importante per l'esecutivo
comunale e per l'intero consiglio di poter conoscere tutti i dettagli
del progetto redatto e sviluppato direttamente dalla Soprintendenza. Un
momento informativo ma anche un'occasione di discussione tra tutte le
forze politiche di maggioranza ed opposizione sul rilancio turistico
della città. (fonte: IL MATTINO)
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03/07/2006
AD AFRAGOLA (NA) C'ERANO I MICENEI
C’erano i micenei ad Afragola, trentadue secoli fa. La scoperta è
stata fatta dagli esperti della Soprintendenza archeologica di Napoli,
guidata da Maria Luisa Nava, durante lo scavo del tracciato destinato
alla Tav, allorché hanno intercettato quattro fosse di scarico che
custodivano numerosa ceramica micenea frammentata. I reperti, elementi
di piatti, vasi, coppe, si trovavano a una profondità tra i due e i
cinque metri dal piano di campagna. I pozzi, poi, hanno la particolarità
di essere prossimi a un insediamento (che a ben leggere i dati potrebbe
essere costituito da un insieme di piccoli nuclei abitati) capannicolo
risalente a un periodo compreso tra Bronzo ”recente” (1300-1200 a.C.) e
”finale” (1200-900 a.C.) ma che non ha nessun legame con i reperti
micenei. ù L’indagine sviluppata su uno dei gruppi di capanne, in genere
di forma circolare, ha consentito il recupero di manufatti di bronzo:
fibbie, anelli, spille, caratteristici dell’epoca. La ceramica micenea,
secondo gli archeologi, era parte sia di oggetti d’importazione, che
arrivavano in zona trasportati dai mercanti, sia d’imitazione, cosa che
dunque presuppone la presenza di officine e delle necessarie conoscenze
tecniche per quella particolare produzione. La produzione micenea,
difatti, si distingue dalle altre del periodo, se non altro, per le
decorazioni di raffinata finezza che arricchiscono i manufatti: colori
brillanti, spirali, segni geometrici. Vale a dire che in quell’area
pertinente al villaggio che dal XII secolo d.C. fu conosciuto come «Afraore»
o «Afraora», c’era un abitato di cui facevano parte anche individui che
provenivano dal Mediterraneo orientale. Un bacino marittimo, questo, che
per secoli ha visto i micenei coloni, marinai e conquistatori di prim’ordine.
La capitale di quelle genti, fu appunto Micene, città della Grecia
antica, situata nella piana di Argo, fondata, secondo la tradizione, da
Perseo figlio di Zeus e di Danae. Un loro re fu Agamennone, della
dinastia degli Atridi, condottiero dei greci nella guerra di Troia. Una
città del mito, nel mito, dunque: fornì ottanta soldati scelti per la
battaglia delle Termopili, combattuta tra greci e persiani nel 480 a.
C.; e quattrocento nel successivo scontro, avvenuto nel 479 a. C. a
Platea. E con tombe reali, tra cui quella di Clitennestra, sposa di
Agamennone, e di Egisto, l’amante della regina, scavate da Heinrich
Schliemann alla fine del 1800. L’elemento eccezionale della scoperta,
però, potrebbe essere quello che considera il territorio di Afragola, o
una sua ben precisa area, quale vero è proprio insediamento - villaggio
segnato da spiccate caratteristiche commerciali e produttive. E con la
particolarità, fatto assolutamente straordinario, di essere un centro
miceneo dai caratteri non squisitamente costieri o isolani, considerati
gli insediamenti micenei sin qui trovati e di cui esistono, tra gli
altri, gli esempi campani di Ischia e Vivara. L'agglomerato di Afragola,
invece, si incunea nell’entroterra napoletano quasi a formare una testa
di ponte distante una decina di chilometri dal mare. Una penetrazione
dettata solo da esigenze di aprire nuovi mercati e nuove rotte
commerciali? Oppure c’era per quella gente la necessità impellente di
trasferirsi su territori magari più ospitali, visto che proprio nel XII
secolo a.C. le colonie di Ischia e Vivara iniziano a perdere
l’importanza sin allora avuta? Tutte domande che sono diventate ipotesi
di lavoro al vaglio degli archeologi. «Il materiale emerso è di tale
valore - conferma il soprintendente Nava - che la scoperta è in grado di
stravolgere le certezze che ci hanno accompagnato sino ad oggi. Qui, per
la prima volta sulla terraferma e in una zona dell’entroterra si ritrova
grande quantità di ceramica di importazione e di imitazione dal
Mediterraneo orientale: ciò potrebbe far pensare a contatti diretti, se
non a un vero e proprio ”teikos” (villaggio), con i mercanti che
venivano dall’Oriente sullo scorcio del II millennio a.C. Per
comprendere l’eccezionalità del ritrovamento basta solo pensare che la
scoperta, una volta confermata da ulteriori indagini, farà riscrivere la
protostoria dell’intera regione mediterranea». (fonte: IL MATTINO)
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26/06/2006
A FUORIGROTTA (NAPOLI) UN VILLAGGIO DI 3500 ANNI FA
I napoletani di 3500 anni fa erano anche agricoltori e pastori. Ma
il loro Dna era comunque strutturato perché fossero marinai e pescatori.
Alcuni galleggianti per reti da posta, costruiti magistralmente e
sagomando in forma circolare delle pietre pomici scelte tra le tante
espulse nel corso delle eruzioni vesuviane o flegree, ritrovati dagli
archeologi, hanno dato la cifra dell'importanza di quel rinvenimento.
Nella zona di Piazzale Tecchio, proprio nell'area oggi occupata dal
palazzone della Facoltà di Ingegneria, secondo gli esperti della
Soprintendenza archeologica di Napoli, trentacinque secoli fa, ci doveva
essere un villaggio abitato da pescatori, pastori e agricoltori. La
parte periferica dell'insediamento, datato dagli archeologi al «Bronzo
medio», è stata intercettata durante i lavori per la realizzazione del
metrò cittadino a una profondità di quasi dieci metri, al centro della
piazza. Le indagini hanno consentito di trovare un recinto con tracce di
frequentazioni preistoriche, materiali ceramici di uso comune come
scodelle, brocche, bicchieri, e scorie di produzione del bronzo. Cosa
che secondo gli archeologi dimostra come in quell'area fosse presente
una notevole attività - quindi con l'uso di fornaci appositamente
attrezzate - destinata alla lavorazione e alla fusione di rame e stagno,
trasformando gli elementi nella lega Bronzo. Lo studio dei sedimenti -
microrganismi, conchiglie - ha quindi permesso di accertare come la
linea di costa, in antico, fosse molto più arretrata rispetto a quella
attuale. Vale a dire che il mare, tra il 1550 e il 2000 a.C. si spingeva
nell'entroterra sin quasi ad occupare per intero l'area dell'attuale
abitato di Fuorigrotta. Quanto fosse esteso poi quel villaggio,
costruito su una leggera altura per restare all'asciutto, e se ve ne
fossero altri in zona, forse non si potrà mai sapere: si dovrebbe
scavare e indagare sotto mezza Fuorigrotta. Comunque, una ipotesi sulla
forma delle capanne, secondo Giuseppe Vecchio, l'archeologo della
Soprintendenza di Napoli, responsabile delle le indagini, si può
azzardare e porterebbe a immaginare un’architettura «a ferro di
cavallo», non molto differente da edifici della stessa epoca trovati in
via Polveriera a Nola, cinque anni fa. «Ovviamente - sottolinea
l'archeologo - l'eccezionalità del ritrovamento sta tutta nel fatto che
il villaggio era abitato anche da pescatori, visto che pastorizia e
agricoltura all'epoca erano un fatto comune». Il mare poi, secondo gli
esperti, avrebbe lasciato libera quell'area in seguito a fenomeni dovuti
al bradisismo, anche se gli studi di settore, poco frequenti, forniscono
scarsi elementi a sostegno delle ipotesi. Lo scavo ha anche consentito
di trovare presenze di epoche successiva, in particolare romana.
Numerosi solchi appartenenti a coltivazioni, datati dagli esperti al I e
al II secolo avanti Cristo, e segni di arature, testimoniano di campi
coltivati in prossimità di una villa rustica. Anche per quest'altro
dato, come per il villaggio del «bronzo», vista la profondità, sarà
difficile recuperare elementi capaci di squarciare i veli sulla vita di
Parthenope - Neapolis - Napoli. E viene ancora una volta confermata
l’identità di Napoli come città fatta a strati e a livelli, di cui si
erano già intuite storia e valenza attraverso i rinvenimenti, ancorché
scarsi, del secolo scorso. E oggi, con le indagini favorite dagli scavi
del metrò, la quantità di rimandi al passato della città si sta
rivelando assolutamente straordinaria. Basta pensare solo ai
rinvenimenti del periodo greco sotto piazza Nicola Amore, ai mosaici, al
porticato romano imperiale presso il tempio, con la parete di fondo
rivestita di lastre di marmo con segnati i nomi dei vincitori dei giochi
Isolimpici napoletani, i Sebastà; alle barche e all'antico porto di
Piazza Municipio; ai reperti del cantiere per la stazione di Toledo.
Adesso, il villaggio preistorico di Piazzale Tecchio. E c'è il progetto
per valorizzarlo: si realizzeranno pannelli con ricostruzioni virtuali
della zona e delle capanne e si metteranno in mostra nella stazione
quando sarà completata. (Fonte: IL MATTINO)
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20/06/2006
TOMBE DI BAMBINI SCOPERTE AD ATRIPALDA (AV)
Tombe per bambini d'epoca romana in vico Carlo. Nuovi ed eccezionali
rinvenimenti archeologici sono emersi nei giorni scorsi durante i saggi
eseguiti dalla Soprintendenza in vico Carlo, stradina che collega piazza
Municipio con piazza Di Donato. Tra lo stupore e la contentezza per il
sensazionale rinvenimento, gli operai diretti dall'archeologa Pierina De
Simone sulla supervisione della Soprintendenza diretta dalla dottoressa
Gabriella Pescatori, hanno riportato alla luce piccole tombe di bambini
d'epoca romana contenenti delle ossa. Ben tre tombe di giovani
fanciulli, che gli esperti dell'ente di tutela presumono che possano
risalire tra un periodo compreso dal primo avanti Cristo al quarto
secolo dopo Cristo. Ogni piccolo sarcofago presenta una dimensione di
circa 80 centimetri di lunghezza, 40 cm. di larghezza per altrettanti di
profondità. Il loro rinvenimento è avvenuto a meno di mezzo metro di
profondità. Dopo aver rimosso lo strato di catrame e del terreno, agli
operai sono apparsi due strati di tegole di argilla. Dalla loro
rimozione è emersa la piccola tomba ben conservata tra pareti formate di
argilla ed un piano di deposizione in mattoni. Il sarcofago è stato così
minuziosamente riportato alla luce, ripulito con tanta pazienza ed un
lavoro certosino, misurato ed infine fotografato per la successiva
catalogazione. Le ossa invece recuperate sono state inserite in appositi
contenitori per successive analisi. «Si tratta di tombe di bambini
d’epoca romana - spiega l'archeologa Pierina De Simone - risalenti
presumibilmente tra il primo avanti Cristo al quarto dopo Cristo.
Purtroppo le ossa ritrovate sono in cattivo stato di conservazione a
causa della forte acidità del terreno che le ha quasi totalmente
frantumate».
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01/06/2006
TORNA ALLA
LUCE UNA VILLA ROMANA A CASTELLAMMARE DI STABIA (NA)
Torna alla luce a Castellammare l’antica villa romana di “Anteros ed
Heraclo”. La struttura è stata riscoperta dal nucleo ambiente della
protezione civile stabiese, durante la pulizia del costone della collina
di Varano, adiacente a via passeggiata archeologica. Si trova a trenta
metri di distanza da villa San Marco, nel pieno centro urbano
dell’antica Stabiae, distrutta con Ercolano, Pompei ed Oplonti,
dall’eruzione del Vesuvio nel ’79 d.c.
“Un gruppo di volontari stava ripulendo l’area da erbacce e spazzatura –
spiega Vincenzo Di Martino, presidente del Centro emergenza stabia – c’è
stato un crollo e continuando a scavare hanno riportato alla luce uno
dei locali della villa. Sembra un androne, con mura bianche,
pavimentazione interamente scolpita e c’è la cerniera di una porta”.
L’antica villa risulta agli atti dal 1749. Si trova sul percorso
archeologico che collega Castellammare al Comune di Gragnano e, secondo
i dati raccolti dalla Soprintendenza archeologica di Pompei, è l’unica
struttura di otium rinvenuta sul territorio, proprietà di magistrati
romani.
“E’ una vera sorpresa – commenta Raffaele Longobardi, assessore
all’ambiente – che ci sprona ad andare avanti negli interventi di
pulizia, così da fare spazio agli scavi. Abbiamo previsto degli
interventi di ingegneria naturalistica. Inoltre la soprintendenza ha
garantito continua sorveglianza per difendere la struttura da eventuali
atti vandalici”.
Oggi stesso si recheranno sul posto dei tecnici della soprintendenza per
dei sopralluoghi più accurati. Intanto è stato comunicata al Comune
l’impossibilità di continuare lo scavo, perché l’area è sormontata da
una costruzione abusiva ancora da espropriare. (Fonte: L'Opinione di
Stabia)
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25/05/2006
ERCOLANO (NA): DOPO 2000 ANNI TORNA LA STATUA DEL PROCONSOLE BALBO
Torna dopo duemila anni sulla terrazza degli Scavi che porta il suo
nome: è la copia della statua con corazza del senatore Marco Nonio
Balbo, pretore, proconsole e patrono dell'antica Ercolano. L'originale,
restaurato dopo sei mesi di lavoro, sarà invece visibile al pubblico per
tutto giugno, dalle 14 alle 18, all'ingresso del parco archeologico. Si
tratta di una scultura in marmo che è stato possibile ricomporre per
buona parte: nel 1942 Amedeo Maiuri ritrovò la base marmorea nell’area
della piazza rettangolare accanto alle terme e a poca distanza recuperò
la testa. Nel 1981, durante i lavori di scavo dell'antica spiaggia fu
ritrovato l’enorme frammento del busto. Stando agli esperti, l’eruzione
del Vesuvio ha spezzato la statua trascinandola per decine di metri. Per
facilitare il lavoro degli archeologi è stato realizzato nei mesi scorsi
un calco in vetroresina per guidare gli esperti nel corretto montaggio
dei frammenti: e proprio il calco-copia sarà sistemato sulla terrazza.
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26/05/2006
DEGRADO PER GLI SCAVI ARCHEOLOGICI DI EBOLI (SA)
Giardini, fontane, piazze ed aree verdi in stato di abbandono,
ricoperti di erbacce e privi di alcuna manutenzione. E' questo il
desolante quadro che si presenta agli occhi degli ebolitani e di
chiunque transiti per le strade cittadine. «Ogni angolo della città è
costellato da visibili condizioni di degrado» dichiara il delegato
Assoutenti, Luigi Peduto Una situazione indecorosa per l'immagine di
Eboli, che riguarda sia le zone periferiche, che quelle del centro. «La
bonifica iniziata intorno alle aiuole spartitraffico di via Sturzo o
sugli alberi di Piazza della Repubblica non è stata ultimata» continua
Peduto. nei pochi posti dove sono stati eseguiti i lavori di taglio
delle erbacce sono stati lasciati sui marciapiedi, vicino alle aiuole,
ai margini delle carreggiate fasci di erba. Molte segnalazioni sono
giunte alla responsabile Urp del Comune, Lucia Fulgione, a cui i
cittadini hanno segnalato le numerose situazioni di degrado delle aree
verdi cittadine. I pochi giardini pubblici che esistono sono
abbandonati: Piazza della Repubblica, Piazza Epitaffio, il percorso
natura intorno al Palasele, i giardini del Paterno, del quartiere
Pescara e di Santa Cecilia. Da mesi veniva segnalato il problema
dell’erba alta nei pressi di uno spazio verde proprio di fronte la
sezione dell’Ufficio del Lavoro in via Fontanelle. È stata tagliata
l’erba, sono riemersi i rifiuti che venivano nascosti dall’erba alta. La
denuncia viene accolta con obiettività dal neo assessore all'ambiente
con delega alla manutenzione, Pierino Infante: «Non posso non
riconoscere che l'emergenza esiste Mi sono insediato da circa quindici
giorni e posso dire che qualcosa stiamo iniziando a fare, ma ammetto che
fino a due mesi fa il paese era davvero abbandonato». Infante, che ha
ricevuto la delega dall’ex assessore all’ambiente Fernando Laurino, non
se la sente di attaccare le società che effettuano il servizio di
manutenzione: «C'è stato un momento di rilassamento da parte della
Multiservizi e della Seta durante il periodo elettorale, ma ora hanno il
mio fiato sul collo. Presto verrà completata la bonifica di via Sturzo
ed inizieranno altri lavori». In condizioni di assoluto degrado il rione
Paterno, soprattutto lungo le zone adiacenti all'area archeologica.
Quest'ultima, invasa da ogni tipo di sporcizia ed erbacce, sta divenendo
una vera e propria discarica pubblica. Nei suoi pressi non vengono più
effettuate nemmeno i normali interventi di pulizia, a danno della salute
e dell'incolumità dei cittadini. Eppure l'area custodisce un patrimonio
storico ed artistico immenso, essendo stata, nei secoli passati, sede di
una villa romana d'epoca imperiale. L'interruzione degli scavi ha
compromesso l'opportuna rivalutazione della zona che sembra essere stata
dimenticata dalle istituzioni. «Per bonificarla occorre un lavoro
immenso - dichiara l'assessore all'ambiente Infante - I cittadini hanno
ragione, ma devono pazientare perché non è facile attuare la
manutenzione in questa parte della città, nel bel mezzo di una
situazione di emergenza come quella che stiamo attraversando».
Dichiarazioni che non risolvono il problema che, con il passare del
tempo, diventa sempre più fastidioso per gli abitanti del quartiere.
«L'erba alta ora occulta la presenza dei rifiuti presenti nell'area -
dichiarano alcuni - Ma la situazione igienica è intollerabile». (fonte: IL MATTINO)
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25/05/2006
PRESENTAZIONE DI UNA VILLA ROMANA A QUARTO (NA)
Ritorna alla luce una villa romana realizzata tra il II e il I
secolo a.C, una delle più antiche della zona flegrea. Ma quella
rinvenuta nella piana di Quarto, durante lo scavo per la realizzazione
di un centro commerciale non è una scoperta come le altre: la villa -
che presenta un impianto quadrangolare - non ha solo un settore
padronale, ma ha una distinta pars fructuaria, un settore cioè dove
produrre e conservare il vino. Il ritrovamento di una cella vinaria e di
un torchio in discrete condizioni lasciano intendere che l'edificio
fosse un centro di produzione e di distribuzione di vino per la vicina
Puteoli. Tutta la villa è organizzata come una moderna azienda agricola,
con ambienti allestiti in base alle esigenze dei signori romani della
falanghina: il torcularium (il torchio) - rimasto quasi intatto - è
formato da un calcatorium (la base) in cocciopesto destinato alla
premitura, sul quale veniva istallato il torchio per la successiva
spremitura delle vinacce. Un torchio formato da un sostegno verticale,
infisso in un grande blocco di pietra lavica sul quale era innestato il
prelum (la pietra lavica circolare), che veniva abbassato su una cesta.
I signori romani della falanghina avevano dotato l’azienda anche di
immense vasche di raccolta del vino, perfettamente conservate. Dopo la
fermentazione, il mosto veniva raccolto in grandi recipienti. L'unico
dolium (l’otre) integro è stato recuperato alla spalle della cella. A
partire dal V secolo d.C. l'area comincia a essere utilizzata per le
sepolture: sono state rinvenute, infatti, 24 tombe di diversa tipologia
a ridosso del cortile. Centinaia le monete di bronzo raccolte in questi
mesi di scavi dagli archeologi diretti da Costanza Gialanella,
responsabile flegrea della soprintendenza archeologica di Napoli e
Caserta e condotti da Michela Ascione della Xenia, la cooperativa che
gestisce lo scavo. La presentazionme della villa con il torchio di
Quarto si terrà domenica, in occasione della XII edizione della
manifestazione «Cantine Aperte». (fonte: IL MATTINO)
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24/05/2006
AL VIA
SCAVI A POLLENA TROCCHIA (NA)
Al via la seconda fase del progetto «Apolline Poject». Il professore
Roger Macfarlane insieme con il gruppo di studio della Brigham Young
University dello Utah (Usa) è ritornato, a distanza di un anno, nel
territorio di Trocchia con l'intento di recuperare e restituire alla
comunità siti e reperti risalenti all'eruzione del 79 d.C. Il lavoro
partito in questi giorni rientra nel progetto, diviso in tre fasi, che
il Comune ha firmato lo scorso luglio tra l'Istituto universitario Suor
Orsola Benincasa e la Brigham Young University (Utah-Usa) che ha
promosso il progetto. Il nome del progetto, «Apolline», è quello
dell'antica Pollena risalente al X sec d.C. Dopo la fase di studio,
parte ora il recupero di due siti: quello in zona Parco Europa e in
località San Martino. «Obiettivo di quest'anno - dice l'assessore
Giorgio Panico - è recuperare e valorizzare i reperti già emersi durante
i lavori di edificazione del Parco Europa e a San Martino. Reperti
segnalati alla sovrintendenza ai beni culturali, ma mai ritenuti
interessanti». Grazie all'impegno dell'università Suor Orsola Benincasa
e a quella dello Utah sono partiti i lavori a Parco Europa che stanno
dando ragione agli studiosi: «Ripulendo le antiche mura romane dal
terreno e dalla vegetazione si intravedono tracce dell'esistenza di una
villa rustica probabilmente in buone condizioni risalente almeno al
secondo sec d.C», spiega l'archeologo Antonio De Simone docente del Suor
Orsola. Nel sito di San Martino, segnalato già negli anni trenta, stanno
recuperando una cisterna per la raccolta delle acque, anche questa del
primo secolo, e una interessante cella vinaria. (fonte: IL MATTINO)
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19/05/2006
NUOVI
RINVENIMENTI AD ATRIPALDA (AV)
Nuovi importanti rinvenimenti in vico Carlo ad Atripalda. Anche i
saggi archeologici eseguiti da personale della Soprintendenza nella
stradina del centro storico che collega piazza Municipio con piazza Di
Donato, si stanno rilevando molto interessanti dal punto di vista
storico. L'equipe della Soprintendenza, guidata dalla dottoressa
Gabriella Pescatori, ha infatti riportato alla luce strutture murarie
d'epoca romana. «Si tratta di tombe di epoca romana e di un mausoleo
funerario sempre romano - spiega l'archeologa Pierina De Simone -.
Queste evidenze archeologiche furono già ritrovate dalla Soprintendenza
nel 1992 durante degli scavi per la ricostruzione post-sismica. In
quell’occasione l'ente di tutela dei beni effettuò, come oggi, dei saggi
preventivi dai quali riaffiorarono dal sottosuolo tali tombe di epoca
romana. Oggi con gli scavi li abbiamo riportate alla luce per ripulirle
e fotografarle. Una documentazione da archiviare». Importanti
rinvenimenti quindi che seguono altri avvenuti nelle scorse settimane,
quando proprio in piazza Municipio, nello slargo antistante Palazzo di
Città, emersero dal sottosuolo resti umani, tra cui ossa dello scheletro
e del cranio risalenti ad un ossario delle Terre Sante, piccoli monili,
medagline ed anelli in bronzo, chiodi, frammenti di stoffa e grani di
rosario. Materiale datante importantissimo ai fini del buon esito della
ricerca. Reperti tutti prelevati, fotografati, catalogati e sottoposti
ad attente e scrupolose analisi per la datazione. Ritrovamenti possibili
grazie al lavoro instancabile degli operai diretti proprio
dall'archeologa Pierina De Simone, dal capo tecnico della Soprintendenza
Raffaella Cecere, sotto l'attenta e competente direzione della
dottoressa Gabriella Pescatori. Nei prossimi giorni, oltre a vico Carlo,
si procederà ad allargare l'area di scavo, spostando le operazioni di
carotaggio in piazza Di Donato, lo slargo antistante l'antichissima
basilica di S.Ippolisto Martire, culla della cristianità in Irpinia,
vista la presenza dell'antichissimo Specus Martyrum, dove riposano le
ossa dei martiri cristiani.
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10/05/2006
UN NUOVO
GRANDE MUSEO ARCHEOLOGICO REGIONALE A POMPEI (NA)
Pompei avrà il suo Museo regionale archeologico. E’ ormai ad un
passo dalla firma l’intesa tra la Regione Campania, il Comune di Pompei,
la Soprintendenza archeologica e la Delegazione Pontificia, per la
realizzazione del Museo regionale della Storia dell’archeologia
Vesuviana. Il progetto, incluso nel Pit Grande attrattore
“Pompei-Ercolano e sistema archeologico Vesuviano” prevede un
investimento di 12 milioni e 400 mila euro che serviranno a trasformare
in polo museale l’area del Sacro Cuore, situata in pieno centro
cittadino, di fronte all’ingresso degli scavi di piazza Immacolata.
L’enorme struttura, costruita dal beato Bartolo Longo nei primi anni del
secolo scorso per accogliere ed educare le orfanelle, sarà ceduto con un
contratto di comodato d’uso cinquantennale dalla delegazione Pontificia
di Pompei alla Regione Campania che predisporrà i finanziamenti
necessari alla realizzazione della struttura museale.
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09/05/2006
PARTE IL RESTAURO DI SAN VITO A MARIGLIANO (NA) MENTRE LE VILLE ROMANE
RESTANO SOTTO TERRA
Parte il restauro del complesso monumentale dei frati minori di San
Vito a Marigliano. Il Ministero delle finanze ha stanziato 200 mila euro
per la ristrutturazione e il recupero del quattrocentesco convento che
versa in condizioni di desolante degrado e abbandono. Tra gli interventi
che saranno eseguiti è previsto il rifacimento del tetto e il recupero
degli antichi stucchi rinascimentali. Lavori urgenti per impedire che le
infiltrazioni d'acqua danneggino irrimediabilmente dipinti e affreschi
attributi a vari pittori napoletani del Cinquecento e del Settecento tra
cui Decio Tramontano e Francesco De Mura. Anche la grande tela del
soffitto della navata, che raffigura «La gloria di San Vito» del pittore
di Palma Campania, Salvatore Caliendo, che ha sostituito una grande tela
del Vitale, presenta grandi squarci e cadute di colore. Un patrimonio di
inestimabile valore che negli anni ha dovuto fare i conti con progetti
sfumati per mancanza di fondi e interventi d’innovazione invasivi che
hanno suscitato le polemiche degli storici e l'intervento del Ministero
dei Beni Culturali, chiamato in causa da una serie di interpellanze
parlamentari. Da restaurare anche il chiostro rinascimentale e gli
affreschi settecenteschi che furono coperti negli anni '80 da pesanti
strati di intonaco. I 200 mila euro stanziati con un decreto governativo
saranno impiegati per far partire il primo lotto dei lavori. «Il
contributo sarà utilizzato - afferma il padre guardiano, Salvatore
Vilardi, per avviare il recupero di uno dei più importanti conventi
francescani della Campania che si onora di conservare le spoglie di San
Vito». Intanto alla Soprintendenza per i beni culturali ancora non è
pervenuto il progetto. «Aspettiamo i grafici e le relazioni. Chiederemo
un ripristino filologico» afferma la responsabile di zona della
Soprintendenza ai monumenti, Maria Frattolillo. Non è escluso che la
stessa Soprintendenza possa assumere la direzione dei lavori per evitare
danni irreversibili al monumento. «Appena saremo pronti -afferma padre
Salvatore - investiremo la Soprintendenza per decidere insieme il da
farsi». Si punta a far partire anche dei saggi archeologici per
individuare la basilica martiriale presistente al complesso risalente al
periodo medioevale. In base ai documenti storici, sarebbe questo il
luogo dove fu traslato prima dell'anno mille il corpo del martire San
Vito. Le tracce di questa basilica furono individuate negli anni Novanta
con i lavori del dopo terremoto e poi successivamente interrate. Nel
frattempo restano al palo i restauri delle chiese della Pietà e San
Lazzaro, del Purgatorio e del complesso Verna, inagibili da anni.
Congelati i 380 mila euro destinati dal Ministero all'insigne chiesa
collegiata e alla chiesa dell'Annunziata. E slitta ancora il
finanziamento per il recupero di palazzo Nicotera. Secondo le intenzioni
del Ministero, il prestigioso palazzo gentilizio dovrebbe ospitare il
museo dell'Opera e delle tradizioni religiose e popolari, ma tutto resta
fermo in alto mare. Una doccia fredda anche per gli scavi delle ville
romane di Santa Barbara e Ponte delle Tavole che rimarranno ancora sotto
terra. La mancanza di finanziamenti regionali e governativi non consente
di avviare le operazioni preliminari di acquisizione dei suoli e dei
sondaggi stratigrafici. (Fonte: IL MATTINO)
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08/05/2006
PRESENTATO LO SCAVO DI CELLARULO A BENEVENTO
Presentato stamani al teatro Comunale nel corso del convegno "Città
ed archeologia - I parchi archeologici urbani" promosso dal Comune di
Benevento con il supporto del Prusst "Calidone", lo studio "Benevento
nella tarda antichità. Dalla diagnostica archeologica in contrada
Cellarulo alla ricostruzione dell'assetto urbano". "Nell'agosto 2001 -
ha spiegato il curatore dello studio, professor Marcello Rotili - il
Comune di Benevento affidò al Dipartimento di studio delle componenti
culturali del territorio della Seconda Università di Napoli, di cui sono
direttore, l'incarico di contribuire alla progettazione del Parco
Archeologico-naturalistico di Cellarulo mediante un'attività di
diagnostica archeologica funzionale all'individuazione delle aree nelle
quali svolgere, con risultato utile, ricerche di campo nell'ambito della
futura, auspicabile realizzazione del parco e sulle quali strutturare
quindi il percorso di visita.
"Le attività diagnostiche - ha proseguito il professore Rotili - si sono
tradotte in un'occasione di ulteriore conoscenza della vicenda urbana in
età tardoantica, contribuendo a chiarire che i principali processi di
trasformazione risalgono al IV-V secolo, anticipando sensibilmente gli
interventi promossi dal Longobardi nel VI-VII secolo, che risultano
sensibilmente ridimensionati rispetto a quanto sostenuto da una lunga
tradizione di studi".
Il professore Rotili ha infine ringraziato la Soprintendenza ai Beni
Archeologici per le province di Salerno-Avellino e Benevento "con cui è
in corso una proficua collaborazione nell'ambito delle ricerche condotte
dalla fine del 2004 nell'area dell'Arco del Sacramento, l'insula
contigua a quella occupata dalla cattedrale beneventana, corrispondente,
almeno in parte, al foro della città. La correlazione tra i dati
conseguiti nell'area dell'Arco del Sacramento e a Cellarulo, settori
strategici per la comprensione di Benevento tardoantica, costituisce uno
dei principali fili conduttori del volume che presentiamo oggi. Uno
studio che ridefinisce il processo formativo della città retrodatandolo
di almeno un secolo e mezzo".
Nel corso del convegno, inserito nel progetto Abc (Arte Benevento
Cultura), la soprintendente ai Beni archeologici, Giuliana Tocco, si è
ulteriormente soffermata sul sito archeologico di Cellarulo, "la cui
particolare posizione rispetto alla città consentirebbe di istituire un
vero e proprio parco archeologico urbano, con il coinvolgimento di tutti
i principali monumenti e giacimenti culturali presenti sul territorio".
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05/05/2006
SCOPERTE DAGLI SCAVI DEL BATTISTERO DI NOCERA SUPERIORE (AV)
Stanno regalando emozionanti scoperte gli scavi cominciati qualche
settimana fa, a Nocera Superiore, per sondare il terreno su cui verrà
realizzato il parco archeologico. Sulla base di un progetto realizzato
dall'amministrazione comunale, sotto la preziosa direzione della
Soprintendenza per i beni archeologici di Salerno, per mano degli
addetti dell' ufficio scavi di Nocera Superiore, l'area un tempo
destinata a mercato boario sta pian piano lasciando scoprire che cosa
era nell'antichità. Difficile stabilire di cosa si tratti, ma dai primi
giorni di lavoro è emersa la presenza di un edificio abbastanza grande,
crollato su se stesso, che al suo interno nasconderebbe ancora i resti
delle persone che lo occupavano al momento della sua distruzione. Data
l'esiguità degli elementi a disposizione degli esperti, non è stato
ancora possibile stabilire a che epoca risale il materiale ritrovato. Ma
allo stato attuale dello scavo è già possibile intuire che avevano
ragione quanti, studiosi ed esperti, insistevano per cominciare lo scavo
nell'area più vicina al Battistero paleocristiano di Santa Maria
Maggiore. I ritrovamenti di questi giorni lasciano ben sperare anche per
i sondaggi che partiranno per la realizzazione della villa comunale,
nella zona adiacente il comune. Già ieri è stata riportata alla luce una
colonna, probabilmente di epoca romana, segno, anche lì, della presenza
di un edificio. (Fonte: IL MATTINO)
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05/05/2006
NUOVA SCOPERTA ARCHEOLOGICA A CASTEL SAN GIORGIO (SA)
Nuova scoperta archeologica su una grande superficie edificabile
alla frazione Aiello Campomanfoli di Castel San Giorgio dove si sta
costruendo un lotto di venti appartamenti su iniziativa dell’Iacp-Futura.
Risalgono ad un mese fa i primi ritrovamenti, i cui reperti furono
consegnati alla Soprintendenza di Salerno. In quella occasione i lavori
furono sospesi momentaneamente, in attesa che venisse recintata la
superfice interessata ai lavori di scavo. Compiuta questa operazione, i
lavori per la edificazione delle abitazioni ripresero regolarmente. Ora
ci si trova al cospetto di un’altra scoperta di grande interesse
archeologico. È venuto alla luce, nell’area recintata sottoposta ad
indagine, un muro risalente al ’79 d.C. all’anno cioè in cui avvenne la
eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano. Gli interessati
ai lavori, hano dato comunicazione del ritrovamento all’architetto
Lorenzo Santoro, nuovo responsabile dell’area archeologica dell’Agro
nocerino e di Cava de’ Tirreni, succeduto all’architetto Giuliana Tocco
Sciarelli da pochissimo tempo destinata all’Ufficio del Soprintendente
Zampino. Alla fine del 2005 fu un ispettore di polizia del posto e
rinvenire molti reperti consègnati alla Soprintendenza. Risalivano al
secondo secolo prima di Cristo sino al terzo dopo Cristo. «Se la notizia
fosse confermata - spiega il sindaco Andrea Donato - sarebbe la conferma
che Castel San Giorgio ha una sua precisa identità già dall’antichità e
che bisogna continuare nell’opera di rivalutazione delle bellezze
archeologiche e architettoniche del paese. (Fonte: IL MATTINO)
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04/05/2006
250MILA EURO PER COMPLETARE GLI SCAVI A SANT'EUSTACHIO - SALERNO
La Giunta comunale di Salerno su proposta del sindaco Mario De Biase
ha dato il via libera a uno stanziamento di 250mila euro per il
completamento delle indagini archeologiche nell’area di Sant’Eustachio
dove sono attualmente in corso i lavori per la costruzione dei 58
alloggi Peep. La delibera della Giunta comunale agevola il completamento
degli alloggi che daranno un importante contributo al superamento di
numerose situazioni di precariato abitativo. Alloggi che andranno a
sorgere nella zona orientale della città, nel quartiere di Sant’Eustachio.
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04/05/2006
PARCO DELL'APPIA ANTICA E SENTIERO DI ROCCA MONTIS DRACONIS A MONDRAGONE
(CE)
"Imponente. Questo è l'aggettivo adatto per descrivere il progetto
dell'Appia Antica e del sentiero di Rocca Montis Draconis" afferma
l'assessore alla Cultura Giovanni Schiappa. Il progetto è quello
relativo alla creazione del Parco dell'Appia Antica in località
Triglione, che affiancherà idealmente quello già in opera de "La Starza"
e del sentiero di Rocca Montis Draconis. Il finanziamento erogato dalla
Regione Campania ammonta a oltre 750.000 euro. Gli interventi
riguarderanno due aree distinte. La prima è l'area archeologica dell'Appia
nella quale è stato rinvenuto un tratto della antica via consolare
perfettamente conservata con un inserto di una strada secondaria che,
probabilmente, si collegava con il tratto rinvenuto nel costitutendo
parco archeologico de "La Starza". L'area sarà organizzata in modo tale
da consentire una visita organica e sequenziale non solo della strada ma
anche delle antiche tabernae rinvenute in occasione degli scavi per la
realizzazione del parcheggio comunale vicino al Cimitero. La seconda
parte dell'intervento riguarderà il sentiero che conduce da località
Cantarella fino al pianoro di Rocca Montis Draconis. Il sentiero, che
sarà adeguato per la percorrenza sia a piedi che in auto, sarà dotato di
segnaletica e di illuminazione pubblica fino alla pianoro sul quale sarà
predisposto un piccolo parcheggio ma soprattutto una area attrezzata
nella quale poter sostare e dove sarà costruito, sempre con materiali
eco-compatibili, un box informazioni per i turisti."Viene a
concretizzarsi un percorso non solo ideale ma reale" prosegue
l'assessore Schiappa "che, partendo dal Museo Civico e dal Centro
cittadino con le sue chiese, si inoltra nel cuore della Città e della
sua storia. Palazzo Ducale, la Chiesa di S. Michele con l'affresco
restaurato dall'Amministrazione, il borgo di Sant'Angelo con la chiesa
di San Mauro, il parco archeologico de "La Starza" e ora dell'Appia
Antica ed infine Rocca Montis Draconis. In tal modo i turisti potranno
attraversare e vedere non solo le vestigia di un passato ricco di
presistenze, ma anche di tipo naturalistico in modo da poter coniugare
cultura e natura." Il tratto di strada interessato dall'intervento è
lungo 1700 metri e consentirà in modo agevole di poter raggiungere con
facilità l'area pianeggiante a ridosso dell'insediamento medievale. Da
qui in poi sono previsti dei interventi di ripristino dell'antico
sentiero medievale per poter consentire un più agevole accesso all'area
che da diversi anni è oggetto di una campagna di scavo archeologico
finanziata totalmente dall'Amministrazione Comunale. "Una più
efficace tutela dell'area medievale può essere perseguita" afferma il
Sindaco Ugo Alfredo Conte "nel momento in cui viene garantita la
fruibilità e l'accessibilità a tutti, iniziando dai nostri concittadini.
Dobbiamo imparare a rispettare e a voler bene non solo al nostro passato
ma ai monumenti che la storia ci ha affidato. Una presenza continua
sulla montagna, imrpontata al rispetto del verde e dell'ecosistema
presenta, non potrà che portare utili benefici a tutti. Dobbiamo sia
come Amministrazione che come Città saper compiere un passo avanti di
grande coraggio: attivare un turismo intelligente, sensibile sia alla
natura che alla cultura ma che possa attivare un circuito economico
forte e duraturo"
Al fine di poter inserire in via permanente il sentiero di Rocca Montis
Draconis nell'ambito dei sentieri italiani l'assessore alla Cultura
Schiappa ha incontrato nei giorni scorsi il Presidente del Club Alpino
Italiano di Caserta Giuseppe Spina nonché il consigliere regionale del
CAI ing. Simone Merola. L'obiettivo è quello di dotare il percorso della
segnaletica convenionale in uso nei sentieri italiani al fine di fornire
non solo notizie di carattere storico-archeologico ma anche di tipo
naturalistico e sentieristico. "Abbiamo sottoscritto nei tempi passati
un protocollo d'intesa con il CAI Campania" prosegue l'assessore
Schiappa "proprio in vista di queste importanti realizzazioni sul
territorio. L'apporto del CAI consentirà di poter strutturare il
sentiero secondo le convenzioni in uso su tutto il territorio nazionale
ma, ed è la cosa più importante, consentirà di inserire il sentiero di
Mondragone nell'ambito di più vasto dei sentieri della provincia di
Caserta e della Campania". "Si tratta di una sensibilità rara" afferma
l'ing. Simone Merola "quella dimostrata dal Comune di Mondragone.
L'intervento del CAI, che offre una consulenza sostanzialmente gratuita,
permetterà di poter sviluppare una sinergia forte per valorizzare la
montagna del Petrino e consentire una serie di escursioni a cadenza
regolare che ne permettano una sempre migliore conoscenza e fruizione".
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28/04/2006
OSSA UMANE DALLO SCAVO DI ATRIPALDA (AV)
Ritrovate ossa umane tra l'antica struttura muraria venuta alla luce
in piazza Municipio. Una scoperta di notevole rilevanza, quella avvenuta
agli occhi dell'archeologa Pierina De Simone e di due operai, impegnati
da giorni nei saggi geologici in piazza Municipio. L'importante
ritrovamento di resti umani, tra cui denti ed ossa del corpo, è avvenuto
ieri mattina e segue di pochi giorni la scoperta delle vestigia
millenarie emerse dal sottosuolo lunedì scorso proprio durante i
carotaggi preventivi effettuati dalla Soprintendenza. A circa un metro
di profondità così si celavano i resti di un uomo. Sul posto
immediatamente sono giunti gli esperti dell'Ente di tutela del
patrimonio archeologico guidati dalla dottoressa Pescatore. Recintata la
zona si è poi decisi di allargare l'area interessata dai sondaggi, in
modo da raccogliere altre informazioni utili per la datazione dei
ritrovamenti. Effettuati anche rilievi grafici e fotografici per
l'archiviazione. «Dalle operazioni di scavo che stavamo eseguendo a mano
- racconta l'archeologa Pierina De Simone, che segue lo svolgimento dei
saggi preventivi per conto della Soprintendenza - sono emerse dalla
terra ossa umane». Denti, parti dello scheletro e del cranio tuttavia
non in buono stato di conservazione. Da qui la decisione di fermare in
quel punto lo scavo e spostare l'area interessata dai carotaggi. «Ora
stiamo allargando la zona di scavo - prosegue l'archeologa - in modo da
verificare la presenza o meno di altre evidenze archeologiche nel
sottosuolo». Non è la prima volta tuttavia che nel centro storico
riemergono dal sottosuolo della ossa umane. Circa due anni fa, sempre in
piazza Municipio, a poche decine di metri dal ritrovamento di ieri,
durante dei lavori di costruzione di una rampa d'accesso a dei garage,
emerse una cassa tombale risalente al 472-475 dopo Cristo, con
all'interno lo scheletro di un uomo in buono stato di conservazione.
Oltre al cranio, intatta la colonna vertebrale e tutte le articolazioni
delle gambe. Ai lati del corpo furono rinvenuti anche numerosi frammenti
di ferro e bronzo. Una scoperta di grande interesse visto che lo
scheletro risaliva ad oltre 1600 anni fa. (Fonte: IL MATTINO)
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28/04/2006
VICINA
L'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA ESPOSIZIONE AL MUSEO CIVICO DI MONDRAGONE
(CE)
Si avvicina sempre più l’inaugurazione del nuovo percorso espositivo
del Museo Civico Archeologico “Biagio Greco” di Mondragone, che oltre a
portare all’attenzione di molti sempre le novità del patrimonio
artistico, storico ed archeologico di questa parte della Campania,
saranno posti all’ammirazione di tutti reperti di straordinaria bellezza
e di grande suggestione che, alla luce delle recenti campagne di scavo
archeologico dislocati tra la costa e le zone interne, andranno a
riempire le sale del Museo di Mondragone, unico nel suo genere.
Così, a breve, grazie al lavoro congiunto dell’assessore alla cultura
Giovanni Schiappa e degli archeologi impegnati, si darà rilievo ad altri
reperti rinvenuti in aree della nostra terra che, solo da qualche anno,
sono state meglio approfondite, ma che meritano sempre maggiore
attenzione e cura, poichè in esse sono stratificate testimonianze di
varie epoche.
Il recupero e la valorizzazione dei Beni Culturali, va segnalato, che
sta diventando sempre più un punto fermo di questo secondo mandato
targano Ugo Alfredo Conte, a cui va riconosciuto l’alto senso civico e
la grande passione che infonde nel tentativo di recuperare uno dei più
interessanti patrimoni culturali nazionali.
La “perla” della nuova veste espositiva del Museo Civico Archeologico
“Biagio Greco” sarà rappresentato dalla statua della Venere di Sinuessa;
un vero e proprio rientro che, come previsto, sta compiendo tutti i
passi del lungo iter tecnico/burocratico per poter riportare la “Venere”
nella sua sede naturale; ricordiamo che attualmente si può ammirare
presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Risultano quasi ultimati i lavori di ripristino della Sala Grande del
Museo Civico, un tempo adibita a Biblioteca Comunale, che è stata
oggetto di interventi di ristrutturazione creando, così, un eccellente
spazio espositivo da dedicare alla statua della Venere, simbolo
indiscusso della città di Mondragone.
Il progetto, che è stato oggetto di valutazione da parte della
Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta guidata da Maria Luisa
Nava, ha previsto imponenti misure di sicurezza per garantire la
salvaguardia della statua.
I ripetuti sopralluoghi condotti da Maria Grazia Ruggi D’Aragona –
ispettrice di zona della Soprintendenza – hanno permesso di individuare
gli interventi necessari e sostanziali per un recupero efficiente della
sala espositiva, nonché le migliori misure di sicurezza.
Il Museo Civico Archeologico “Biagio Greco”, grazie all’attenzione
mostrata dall’Amministrazione Comunale e, in particolare,
dall’Assessorato alla Cultura può realmente contribuire a rendere
Mondragone una realtà culturale di ampio respiro e di grandi iniziative.
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28/04/2006
NUOVE
INDAGINI PER IL SITO DI ROCCA MONTIS DRAGONIS A MONDRAGONE (CE)
Due importanti iniziative sono state promosse dall'Assessore alla
Cultura Giovanni Schiappa in relazione alle attività scientifiche del
Museo Civico Archeologico "Biagio Greco".
La prima riguarda il trasporto delle ossa rinvenute nella necropoli di
Rocca Montis Draconis oggetto di indagine archeologica finanziata
dall'Amministrazione Comunale da diversi anni.
Le ossa saranno analizzate e studiate dall'Università di Torino -
Dipartimento di Biologia animale e dell'uomo.
"Le indagini scientifiche che saranno effettuate dall'Università di
Torino, senza oneri per l'Ente in quanto trattasi di collaborazione tra
enti di ricerca" afferma l'assessore Schiappa "saranno determinanti per
poter avere una conoscenza completa sui nostri antenati medievali.
Altezza media, dieta alimentare, malattie, elementi fisici distintivi
saranno tutte informazioni che l'Università di Torino potrà fornirci con
un quadro completo stante il trasferimento di circa sessanta sepolture.
I risultati saranno resi pubblici con una conferenza e in occasione del
rientro a questi resti nei nostri progenitori sarà data degna sepoltura
nel Cimitero Comunale con una collocazione che sottolinei la dignità e
l'importanza storica della sepoltura."
Sempre sul versante delle ricerche scientifiche, l'assessorato alla
Cultura ha finanziato un'indagine di ricerca archeologica con georadar
promossa dalla Seconda Università degli studi di Napoli - Facoltà di
Conservazione dei Beni Culturali di Santa Maria Capua Vetere, coordinata
dal prof. Carlo Rescigno e condotta dagli archeologi Domenico Lavino ed
Emilio Russo.
Le indagini, realizzate dall'Accademia Britannica di Roma, vogliono
verificare l'esistenza di anomalie che indichino la presenza di
strutture architettoniche di interesse per il periodo arcaico.
"Abbiamo aperto un nuovo filone di indagine con il prof. Rescigno della
SUN" prosegue l'assessore Schiappa "volendo dimostrare che abbiamo un
interesse globale a che la storia del nostro territorio sia approfondita
e conosciuta per ogni periodo temporale.
Dopo la preistoria e il medioevo, ritengo interessante poter documentare
la presenza di insediamenti per il periodo arcaico".
Non appena forniti dall'Accademia Britannica, i risultati saranno
presentati in una conferenza stampa in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologica ed in particolare con l'ufficio scavi di
Mondragone diretto dalla dott.ssa Maria Grazia Ruggi d'Aragona.
"Le iniziative di ricerca promosse a favore del Museo Civico" afferma il
Sindaco Ugo Alfredo Conte "dimostrano la serietà e la continuità nella
grande operazione di valorizzazione dei beni culturali ed archeologici.
Siamo attenti e pronti alle richieste che ci provengono sia dal
direttore del Museo - dott. Luigi Crimaco, sia dal mondo accedemico.
Stiamo dando un'immagine eccellente di Mondragone negli ambienti
universitari e di ricerca.
Non ci tiriamo mai indietro e, nel limite delle risorse di bilancio
disponibili, vogliamo poter dare ai nostri studenti ma anche all'intera
città una conoscenza approfondita e supportata da dati oggettivi di
quale sia stato il nostro passato".
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28/04/2006
AD ARPAIA (BN) ALLA LUCE MURA DELL'ABBAZIA MEDIEVALE
Mura ortogonali presumibilmente appartenenti alla struttura della
vecchia abbazia medioevale di San Fortunato, sono venute alla luce, ad
Arpaia, nel corso dei lavori di restauro del monastero. Rinvenute anche
due sepolture pressoché recenti, non ancora datate. Entrambi i
ritrovamenti si collocano nell'ambito degli interventi di restauro del
complesso abbaziale. Interventi che fanno parte del progetto finanziato
dal Por Campania 2000-2006 ed appaltato dalla Soprintendenza per i Beni
Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico
ed Etno-antropologico delle province di Caserta e Benevento, guidata
dalla soprintendente Giovanna Petrenga. Finanziati per un importo
complessivo a basa d'asta di 123.993,49 euro, finora i lavori hanno
riguardato il restauro del campanile del monastero e la ripresa delle
mura di cinta del complesso medioevale. Responsabile del procedimento e
progettista dei lavori, è l'architetto Salvatore Buonanno, l'impresa
esecutrice fa capo a Mario Izzo Costruzione s.r.l. di Casoria. Iniziato
lo scorso 24 gennaio, l'ultimazione del progetto è prevista per il 13
agosto 2007. Il rinvenimento delle mura e delle tombe di due defunti
hanno reso, però, necessario anche l'intervento della Soprintendenza
Archeologica delle province di Benevento, Avellino e Salerno. Sul posto,
infatti, per quanto attiene i reperti archeologici che affiorano in
superficie, sta dirigendo i lavori, l'archeologa Maria Fariello,
coadiuvata dal suo braccio destro, l'assistente Lucio Iuliano. È
previsto, dunque, un supplemento di indagini archeologiche che andranno
ad affiancare ed arricchire i lavori di restauro del complesso
monasteriale. Portando alla luce significativi pezzi di storia, vissuti
tra le mura della storica abbazia che, per secoli, dall'alto della sua
maestosità, ha visto scorrere la vita della gente di Arpaia, crocevia di
popoli e di tradizioni.
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26/04/2006
RIEMERGONO MURA ROMANE AD ATRIPALDA (AV)
Riemerge dal sottosuolo lo scorcio di una struttura muraria d’epoca
romana. La nuova scoperta è avvenuta ieri mattina nello spiazzale
antistante Palazzo di città, a meno di venti centimetri di profondità.
Tutta la zona del centro storico da ieri è interessata da una serie di
sondaggi effettuati dalla Soprintendenza e necessari al Comune per
ottenere il via libera all'intervento di ripavimentazione di due
antichissime piazze: piazza Municipio, piazza Di Donato - che fa da
ingresso alla chiesa madre di S. Ippolisto Martire - e vico Carlo, una
stradina che collega i due slarghi. Prima di iniziare i lavori, essendo
Atripalda un'area vincolata, di forte interesse storico per la presenza
dell'Antica Abellinum e dell'antichissima necropoli romana, la
Soprintendenza ha voluto effettuare delle ispezioni preventive nel
sottosuolo per accertarsi sulla presenza o meno di resti archeologici.
Ad effettuare i carotaggi due operai sotto la supervisione del
responsabile comunale del procedimento Arturo Roca e dell'archeologa
Pierina De Simone. «La zona è soggetta a vincolo archeologico - spiega
Arturo Roca dell'Utc - e visto che c'è un progetto di riqualificazione
da avviare, stiamo procedendo ad effettuare dei sondaggi preventivi». I
carotaggi si spingeranno fino ad oltre due metri di profondità, mediante
trivelle e scavo a mano. Nei prossimi giorni i saggi si trasferiranno in
vico Carlo e piazza Di Donato. «La profondità - spiega l'archeologa De
Simone - non è stabilita a priori. Si può scendere anche oltre i due
metri. Il saggio si chiude solo quando si raggiunge del suolo vergine.
Un lavoro che richiede tempo visto che nel momento in cui si incontrano
delle evidenze archeologiche si procede a mano con picconi e trowel.
Alla fine si effettua un rilievo grafico e fotografico per
l'archiviazione». E ieri mattina, già a 20 centimetri di profondità,
sono state rinvenute delle pietre in tufo che formano un antico muro
romano. Dall'importanza dei rinvenimenti dipende la possibilità o meno
per il comune di avviare i lavori di riqualificazione. L'anno scorso la
Soprintendenza vietò in via Appia la realizzazione di un percorso
pedonale visto che dai saggi preventivi emerse un antichissimo
anfiteatro romano, risalente ai primi anni dopo Cristo. Circa due anni
fa, proprio a pochi metri dallo scavo di ieri, fu rinvenuta una tomba
risalente ai primi secoli dopo Cristo con lo scheletro di un uomo in
buono stato di conservazione.
E intanto la Soprintendenza effettuerà un sopralluogo agli scavi.
Agli esperti, guidati dalla dottoressa Pescatore, toccherà effettuare
un'attenta analisi sulla struttura muraria d'epoca romana emersa dal
sottosuolo lunedì mattina durante dei saggi effettuati proprio dall'Ente
di tutela. Attraverso gli esami si cercherà di datare l'epoca certa di
costruzione delle vestigia millenarie. Un importante rinvenimento quello
di lunedì durante gli scavi di restauro di piazza Municipio a conferma
che il sito atripaldese, con l'antico insediamento di Abellinum, lo
Specus Martyrum e la necropoli cristiana risulta, per i rinvenimenti
effettuati, quello più interessante ed esteso in tutta l'Irpinia. «Si sa
che quelle zone del centro storico - commenta il sindaco Lina Rega -
insieme ad altre sono molto ricche dal punto di vista archeologico.
L'area è infatti soggetta a vincolo archeologico e visto che puntiamo a
riqualificare piazza Municipio, abbiamo effettuato dei sondaggi
preventivi con la Soprintendenza. Speriamo che i lavori previsti possano
proseguire e che non siano lesivi dei reperti storici che sono affiorati
dal sottosuolo. Chiaramente va valutato il tipo di reperto che c’è in
quella zona e domani (oggi ndr.) si continuerà l'esplorazione alla
presenza della stessa Soprintendenza. Poi si deciderà sul da farsi». Tra
l'altro proprio la Soprintendenza ha realizzato un progetto che punta
alla rinascita dell'antica Abellinum, la «civitas foederata» di Roma,
riportando alla luce altre vestigia millenarie, come anfiteatri,
acquedotti e case romane. In tutto circa 4 milioni di euro stanziati
dalla Regione Campania e rientranti nei fondi Fas. L'antichissima
colonia romana che sovrastava un tempo la valle del Sabato, tornerà così
alla luce nel suo antico splendore dopo anni di abbandono e degrado
attraverso la realizzazione di un parco archeologico sul modello di
quello esistente a Pompei. Un progetto di riqualificazione degli scavi
archeologici molto atteso e sul quale la città punta per un proprio
rilancio economico, culturale e turistico.(Fonte: IL MATTINO)
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21/04/2006
DEPREDATE
DUE TOMBE ROMANE A FRATTAMINORE (NA)
I predoni dell'arte. Tombaroli in azione la notte scorsa a
Frattaminore, dove in un campo appena arato hanno saccheggiato e
completamente spogliato due tombe di epoca atellana, risalenti al
periodo tra il secondo e terzo secolo avanti Cristo. Il podere dove è
avvenuto l'ennesimo saccheggio archeologico è situato in via Sant'Arpino,
una zona a ridosso del tracciato dell’antica via Atellana che collegava
Napoli a Capua. La stessa zona dove sei anni fa, nel corso dei lavori di
costruzione del nuovo edificio scolastico, venne alla luce una necropoli
composta di oltre cinquanta piccoli monumenti funerari della stessa
epoca, quasi tutti violati e saccheggiati nel corso degli anni. A
scoprire il furto è stato il proprietario del fondo agricolo, Mario Di
Laoura, 66 anni, che ieri mattina ha notato sotto una macchia di
ciliegi, il terreno smosso e ricoperto con un strato di pozzalana, il
materiale di deposito vulcanico che si trova a circa tre metri di
profondità. Il contadino, temendo che qualcuno avesse scavato le due
buche per nascondere cadaveri o armi, ha immediatamento lanciato
l'allarme al 113. Sul posto sono intervenuti gli agenti del
commissariato di Frattamaggiore, diretti dal vicequestore Pietropaolo
Auriemma, che hanno chiesto l'intevento dei pompieri. I vigili del fuoco
con una scavatrice hanno rimosso lo strato di terreno, scoprendo così la
tomba di tufo dentro la quale i ladri avevano fatto razzia dimenticando
però un piccolo lacrimatoio in terracotta di buona fattura. E proprio
grazie a questo ritrovamento, che gli esperti della soprintendenza ai
Beni Archeologici di Napoli, hanno potuto datare l'epoca del sito e
stimare approssimativamente che la tomba appartenesse ad una famiglia
agiata. L'altro sito verrà ispezionato oggi dall'archeologa Elena La
Forgia. La speranza è che i tombaroli non abbiano avuto il tempo di
violare la seconda tomba, lasciandola intatta con tutti i suoi tesori.
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19/04/2006
PARTE IL
RECUPERO DEL TEMPIO DI AUGUSTO AL RIONE TERRA DI POZZUOLI (NA)
Torna la vita nel Rione Terra di Pozzuoli, dopo quarant’anni di
desolante abbandono. Rinasce, l’antica rocca flegrea fondata dai Greci
di Samo, intorno al progetto di recupero del tempio-duomo devastato
dalle fiamme, dal bradisismo, dal degrado. Grazie a un concorso
internazionale bandito dalla Regione, il monumento simbolo di Pozzuoli e
dei Campi Flegrei sta per essere restituito alla storia, completamente
ristrutturato. Nel disegno del gruppo progettuale vincente (guidato dal
professore Marco Dezzi Bardeschi, di Firenze) una sintesi perfetta delle
due splendide linee architettoniche condensate nell’edificio che sorge a
picco sul mare del golfo flegreo: la cattedrale barocca, che sarà
riconsegnata al culto dei fedeli puteolani, e la struttura lapidea del
tempio pagano, pregevole esempio di classicismo dell’età romana augustea.
Il progetto, che la Regione impegnerà per il definitivo recupero
funzionale della cittadella puteolana (finanziato per nove milioni),
sarà in mostra dal 6 maggio nei locali di Palazzo Migliaresi, cuore del
Rione Terra, a pochi metri dall’ingresso di un percorso archeologico
sotterraneo considerato dagli studiosi una delle novità storiche più
importanti degli ultimi anni. Una vera e propria Pompei sotterranea,
ricca di suggestioni e testimonianze rare, che nei prossimi anni
rivelerà altre emozioni di grande interesse.
Insieme con il progetto vincitore, saranno esposti gli altri undici
studi ammessi alla selezione da una giuria di architetti e urbanisti di
rango internazionale. Al secondo posto si è classificato il piano del
gruppo guidato dall’architetto Guido Batocchioni, al terzo la proposta
del gruppo dell’architetto Luca Zevi. La mostra - preceduta, venerdì 5
maggio, da una cerimonia di presentazione con il Governatore Antonio
Bassolino, l’assessore regionale al turismo Marco Di Lello, il vescovo
di Pozzuoli, Gennaro Pascarella - è organizzata dalla Regione, dal
Comune di Pozzuoli e dall’Azienda Turismo dei Campi Flegrei, che
celebrerà nell’occasione i cinquant’anni dalla fondazione. (fonte: IL DENARO)
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19/04/2006
FORSE UN
IMPIANTO TERMALE A VIA BORGIA A BENEVENTO
I reperti venuti alla luce sono rilevanti risalendo all’epoca romana
e probabilmente nella zona sottostante l’attuale via Stefano Borgia
c’erano delle terme. Gli esperti della Sovrintendenza archeologica ne
sono convinti da tempo e la campagna di scavi portata avanti finora,
giorno dopo giorno, ha prodotto delle conferme. «Ora - dicono alla
Sovrintendenza - sono esauriti i fondi e ne occorrono degli altri».
Questi ulteriori fondi saranno reperiti al più presto perchè c’è la
volonta, da parte del Comune, di portare avanti e di concludere questa
campagna di scavi al più presto per dare la completa agibilità
dell’area, sia agli abitanti della zona che all’adiacente edificio della
Prefettura del tutto bloccato da questi scavi. Il Comune, d’intesa con
la Sovrintendenza, ha anche deciso che i reperti venuti fuori debbono
essere visibili. E l’ente locale ha pertanto deciso di affidare
all’architetto Palmieri di redigere un progetto che cosenta a questi
reperti e ad altri venuti alla luce a vico Tre settembre si essere
visibili. Un progetto e un’ulteriore campagna di scavi che saranno nei
prossimi giorni al centro di un incontro tra tecnici comunali e
Sovrintendenza archeologica.
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05/04/2006
SI PUNTA AL RECUPERO PER IL PARCO ARCHEOLOGICO DI MERCATO SAN SEVERINO
(SA)
Unità di intenti per completare il Parco archeologico regionale di
Mercato San Severino. C’è soddisfazione fra gli amministratori comunali
dopo la visita del presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino.
Confortanti anche le parole del Governatore e la sua disponibilità
“nell’acquisizione delle risorse necessarie a completare il recupero e
il restauro conservativo dell’intera area, con l’obiettivo di far
decollare definitivamente il Parco”, che per Bassolino “va inserito a
pieno titolo nei circuiti turistici della Regione”.
Accompagnato dal sindaco Rocco D’Auria, dal suo vice Giovanni Romano, da
Andrea De Simone, e da rappresentanti di Giunta e Consiglio comunale, il
presidente ha visitato la sede municipale e la ministruttura del Parco
dei Sanseverino, collocata presso il Palazzo Vanvitelliano. “La
grandezza del nostro territorio regionale — afferma Bassolino - è legata
a luoghi archeologici come questo di Mercato San Severino. È giusto
completare i lavori di scavo e di rinvenimento di reperti archeologici.
Inoltre, Palazzo Vanvitelliano è davvero bello, mi ricorda un po’ la
Reggia di Caserta ed è mio intento, insieme con l’amministrazione
comunale, lavorare per completare la parte archeologica, creando nuovi
spazi all’interno: un museo e un’area naturalistica più ampi”. Per
completare i lavori (castello e museo) saranno impiegati 3,6 milioni di
euro. La ministruttura museale, inaugurata a gennaio, ideata dal L.e.a.
(Laboratorio di Educazione Ambientale), diretto da Giuseppe Rescigno e
patrocinato dalla Regione, è nata con finalità divulgative degli
itinerari di carattere naturalistico e storico-archeologico del Parco
Archeologico. Si propone di fornire aggiornamenti sugli sviluppi delle
campagne di scavo promuovendo momenti di partecipazione attiva
dell’utenza attraverso laboratori, campi scuola e stage di
approfondimento.
Ed ecco la proposta del Governatore, che evidenzia il suo lato “da
sindaco”. “Occorre spostare gli uffici dell’attuale Comune in un altro
edificio — consiglia — mentre il Palazzo rimarrebbe semplicemente sede
di rappresentanza, oltre che museo e luogo di attività culturali (sale
espositive, convegni, mostre.). Credo che questa struttura abbia le
potenzialità per diventare un grande palazzo culturale, aperto a tutti,
a quattro passi dall’Università di Fisciano e destinato ad attirare un
turismo organizzato e colto”. D’Auria e Romano prendono al balzo la
palla lanciata da Bassolino è spiegano che un’idea c’è già: “Abbiamo
intenzione di creare un nuovo edificio comunale, se fosse possibile,
anche in questo caso, con un contributo dalla Regione”. “Una buona parte
possiamo finanziarla noi attraverso la riqualificazione urbanistica del
centro — afferma Romano — più precisamente dell’area industriale. Se
riuscissimo ad ottenere la restante parte potremmo coronare un sogno. Si
tratta di un progetto importante per la stessa Regione. Già nel ’98
avevamo intenzione di spostare gli uffici comunali nella scuola media
qui a fianco e fare del Palazzo un museo. Ma all’epoca, alcune forze
politiche erano contrarie al progetto e dal momento che era necessaria
l’unanimità (vincolo della legge 219), non se ne fece più nulla.
Attualmente il vincolo è in scadenza e il problema non sussiste più”.
“L’idea di Bassolino di mantenere la rappresentanza istituzionale nel
Palazzo mi sembra alquanto interessante e giusta — conclude il sindaco
-. È una strada che potremmo seguire”. Bassolino che ha espresso il
proprio apprezzamento per l’intesa istituzionale tra Comune e Regione
promossa finora grazie all’opera politica di De Simone, a prescindere
dalle diversità di schieramento politico delle due Amministrazioni ha
ribadito il suo impegno ad accompagnare il Comune nell’ampliamento del
Museo archeologico. (fonte: IL DENARO)
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04/04/2006
TOMBE TARDOROMANE A MONTEFREDANE (AV)
Tre tombe, quasi sicuramente del tardo Impero Romano, giacevano, da
secoli, nel sottosuolo di un terreno di Montefredane. La scoperta è
avvenuta casualmente, in quanto il proprietario del fondo,
l’imprenditore Mauro Mazzarotti, stava effettuando alcuni lavori di
miglioramento del terreno, per collocarvi, successivamente, un vigneto.
Una vera sorpresa, però, quando il mezzo meccanico, intento a scavare,
si è imbattuto nei cocci di terracotta. Immediatamente bloccati i
lavori, sono venute fuori numerose ossa umane sparse in tre sarcofaghi.
Ora la palla passa alla Sovrintendenza che dovrà verificare l’epoca
esatta delle tre tombe (non è escluso che ve ne siano altre), ma
soprattutto, dovrà capire se in quella zona, denominata S. Andrea, un
tempo vi fosse una vera e propria area cimiteriale organizzata (questa
resta l’ipotesi più certa). Tra una tomba è l’altra, infatti, c’è uno
strato di malta, dunque, non si tratta di una singola sepoltura che ebbe
luogo per caso in quel determinato luogo. Sono venute fuori, inoltre,
anche strutture murarie edificate, quindi, da non sottovalutare, perché
rispecchiano importanti criteri di costruzione di quel periodo storico.
Altro fattore da sottolineare, il ritrovamento anche di polveri
risalenti all’eruzione vulcanica del IV secolo. Una scoperta
particolare, in quanto i sarcofaghi si trovano in un punto intermedio
rispetto al Castello di Montefredane e alla Valle del Sabato. Ecco
perché sarebbe opportuno approfondire la storia che ruota attorno ai
numerosi insediamenti di quell’epoca. L’area, ora transennata per
sicurezza dai proprietari del fondo, che hanno dato la totale
collaborazione alle autorità competenti, è in attesa di un eventuale
ampiamento dello scavo; operazione che sarà curata dalla responsabile di
zona delle Sovrintendenze Archeologiche, che a fine settimana affettuerà
un primo sopralluogo. ”Una scoperta importante per il paese -spiega il
vicesindaco, Vera Trasente - che conferma gli insediamenti di metà
collina di quel tempo. Potrebbe essere un grande passo per un discorso
di sviluppo del territorio”. (fonte: IL MATTINO)
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30/03/2006
IN DIRITTURA D'ARRIVO IL MUSEO
ARCHEOLOGICO DI MONTESARCHIO
Da circa due anni la città di Montesarchio era diventata un cantiere
aperto. Diverse le opere pubbliche avviate, alcune delle quali (come le
zone circostanti la scuola elementare di via Matteotti), sono già state
concluse o, quasi al termine. Ma, l'elenco delle opere che
l'amministrazione comunale ha programmato per i prossimi mesi, e che è
pronta a cantierare attraverso l'assessorato ai lavori pubblici, è
sufficientemente lungo: dalla realizzazione di parcheggi, alla
riqualificazione di alcune strade anche secondarie, non dimenticando le
scuole cittadine ed il centro storico. A darne notizia è Michele
Tangredi, assessore ai lavori pubblici che, annuncia anche il
completamento dei lavori al castello che ospiterà il museo caudino. Per
il completamento del castello e l'allestimento del museo, è stata già
aggiudicata la gara d'appalto, per un importo di 598.000,26 euro e
pubblicato sul Burc del 27 marzo. «Valorizzare la città vecchia
rendendola fruibile ai turisti, è uno degli obiettivi
dell'amministrazione del sindaco Izzo. E quindi - afferma il titolare
dei Lavori pubblici - come amministratori ci siamo adoperati per
riuscire ad ottenere il maggior numero di finanziamenti. Naturalmente,
un obiettivo da raggiungere era quello di completare i lavori ai due
monumenti simbolo del paese, la torre ed il castello. Per quanto
riguarda il castello e l'allestimento del museo archeologico nazionale
del Sannio Caudino siamo in dirittura d'arrivo. Nei prossimi mesi,
contiamo di ottenere altri finanziamenti sempre per la riqualificazione
della Montesarchio storica e veder completati anche i lavori che
interessano la torre. Altri lavori saranno realizzati attraverso la
Comunità Montana del Taburno, grazie al particolare interessamento
dell'ex assessore Geppino Mauriello». Sempre per quanto riguarda alcune
zone del centro storico, sono già stati appaltati i «lavori di recupero
e ricomposizione della viabilità e spazi urbani». L'assessore Tangredi
evidenzia poi che, «nel programma delle opere pubbliche non sono state
dimenticate le frazioni. Tra non molto saranno avviati - dichiara - i
lavori per un campo sportivo polivalente alla frazione Varoni, mentre a
Cirignano saranno allestiti dei locali da adibire a spogliatoi e servizi
sul campo di calcetto. Sono previsti lavori anche di manutenzione
straordinaria per la scuola media, e per le elementari di Montesarchio e
Varoni». Le opere di riqualificazione della villa comunale, considerata
uno dei fiori all’occhiello di Montesarchio, saranno invece finanziate
con l'indennità di carica del sindaco. «Il sindaco - precisa l'assessore
- ha devoluto la sua indennità, pari a 3.098,74 euro mensili, degli anni
2004, 2005 e di quello in corso, per finanziare le opere della villa
comunale, un vero spazio naturalistico e culturale dl paese». (fonte: IL MATTINO)
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26/03/2006
UNA MAPPA DEI REPERTI SUBACQUEI
Anfore da frutta di epoca romana, una nave del Settecento carica di
pigne e un anfibio americano affondato nei giorni dello sbarco degli
Alleati a Salerno. Sono questi solo alcuni dei siti archeologici
individuati nelle acque che bagnano la Campania dai ricercatori di «Archeomar»,
il progetto voluto dal ministero per i Beni culturali per realizzare la
prima mappa dei reperti archeologici sommersi. In due anni, un'équipe di
archeologi marini ha passato al setaccio i fondali dei mari di quattro
regioni meridionali per censire e documentare le testimonianze del
passato. Un po' come facevano gli Urinatores, il corpo di nuotatori
subacquei specializzati dell'antica Roma, che lavoravano al recupero
delle merci finite accidentalmente in acqua. L'unica differenza è che,
in questo caso, i reperti non vengono portati a galla, ma restano lì,
sul fondo marino. Almeno per il momento. Ieri mattina a Napoli, nei
locali del Museo archeologico, la presentazione dei risultati della
ricerca. «L'indagine ha esplorato i fondali marini di Campania, Puglia,
Calabria e Basilicata - ha detto il vice ministro ai Beni culturali,
Antonio Martusciello - compiendo una mappatura completa delle ricchezze
sommerse nei mari del Mezzogiorno». «Dei mille siti individuati - ha
precisato Stefano De Caro, direttore regionale per i Beni paesaggistici
e culturali della Campania - ben 154 sono nelle acque della nostra
regione, tra cui relitti di navi, aerei, sottomarini, ancore e manufatti
che il mare ha conservato». Certo, non saranno i Bronzi di Riace o il
Satiro danzante, ma i rinvenimenti compiuti nelle acque campane
raccontano i costumi delle civiltà del passato, ricomponendo i tasselli
di una storia antica. A largo di Punta Campanella, ad esempio, è stato
ritrovato del vasellame che, con ogni probabilità, rimanda alle offerte
votive per la dea Minerva. «Fonti antiche - ha proseguito De Caro - ci
raccontano che i marinai erano soliti offrire del vino alla divinità
guerriera che, nella rivisitazione estrusco-italica della greca Atena,
aveva assunto anche le abilità di protettrice dei mestieri». Ed è
proprio l'età romana quella più ricca di reperti nei fondali della
«Campania Felix», con la metà dei resti classificati. «A largo di Capri,
a circa 130 metri sotto il livello del mare - aggiunge Maria Luisa Nava,
sovrintendente ai Beni archeologici di Napoli e Caserta - abbiamo
trovato delle anfore di terracotta di epoca imperiale che vengono dalla
Tunisia, a testimonianza degli scambi commerciali tra il Golfo di Napoli
e la sponda Sud del Mediterraneo». Alcuni reperti, rinvenuti
precedentemente l'inizio del progetto «Archeomar», sono stati trasferiti
nel Museo archeologico dei Campi Flegrei, nel Castello aragonese di
Baia. «Nel giro di due anni - ha aggiunto Nava - i locali del museo
raddoppieranno il loro spazio». (fonte: IL MATTINO)
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24/03/2006
NUOVI REPERTI AL MUSEO DI CALATIA A MADDALONI
«Domus/Casa - Forme dell'abitare da Calatia a Maddaloni» è la mostra
e il progetto culturale di ampio respiro nato intorno allo straordinario
ritrovamento di una dimora borghese di medie dimensioni risalente ad
epoca romana (I secolo a.C. - coeva di Pompei) nel settore meridionale
dell'area urbana dell'antica Calatia, esteso insediamento osco del quale
sono pervenute testimonianze disseminate nel territorio compreso tra
Caserta, San Nicola La Strada, San Marco Evangelista e Maddaloni.
Considerato lo stato di conservazione, una scoperta eclatante
relativamente al periodo e alla tipologia del sito nella zona indicata.
Frutto di scavi sistematici condotti dalla Soprintendenza ai Beni
Archeologici di Napoli e Caserta in collaborazione con la Sun. "Una vera
palestra di studio per gli allievi" così Carlo Rescigno, ordinario di
Tecnica dello scavo. L'iniziativa promossa dalla Provincia con adeguato
contributo economico già deliberato ma da inserire in bilancio
arricchirà l'offerta culturale del "Maggio dei Monumenti". Non sarà
possibile visitare il sito bensì il Museo Archeologico di Calatia a
Maddaloni ospitato in alcuni ambienti del Casino dei duchi Carafa
tuttora in corso di restauro. Proporrà al pubblico uno spaccato della
dimora allestito in grandezza naturale nel cortile del museo e - nelle
sale - una scelta dei reperti rinvenuti e pannelli sulla storia della
casa romana. Una cospicua eredità che trasla lentamente e la mostra si
propone ambiziosamente di illustrare continuità e mutamenti intervenuti
nel corso dei secoli sul tema dell'abitare nell'area calatina attraverso
eventi culturali correlati quali pranzi storici, exibit interattivi
sulla vita quotidiana, visite guidate realizzate da attori in costume e
conferenze che giungeranno a trattare il medioevo, l'età moderna, la
casa di re che è la Reggia. Michele Farina, assessore provinciale al
Turismo, sottolinea la massima disponibilità della Provincia a
valorizzare i giacimenti culturali del territorio. Soddisfazione ha
espresso anche la soprintendente Maria Luisa Nava. (fonte: IL MATTINO)
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18/03/2006
RIAPRE LA
CASA DEGLI AMORINI DORATI A POMPEI
Torna a essere visitabile dal tre aprile, e dopo quasi un quarto di
secolo, la Casa degli Amorini dorati. La domus risale al III secolo a.C.
ed è conosciuta come degli Amorini dorati per i puttini alati in
miniatura incisi su lamine d'oro che ornavano le pareti di una delle
stanze del peristilio. Fu chiusa appena dopo il terremoto dell'Ottanta
per i gravi danni subiti. La riapertura, dunque, segue gli interventi di
restauro che in questo frattempo hanno interessato sia l’architettura
sia le decorazioni parietali. L’abitazione, che era stata gia aperta in
via sperimentale per quattro mesi tra il dicembre 2004 e l'aprile del
2005, è considerata come una delle più belle e importanti case della
città antica. Secondo gli archeologi, al 79 d.C. la casa era abitata da
Cneus Poppaeus Habitus, imparentato (forse si tratta di un cugino o di
un liberto, uno schiavo liberato) con Poppea Sabina Minore, seconda
moglie di Nerone. Indirizzato all'imperatrice, sulla parete del
vestibolo, quando la casa venne riportata alla luce, si ritrovò difatti
un graffito che secondo l'epigrafista Matteo Della Corte assicurerebbe
una fugace presenza di Poppea nella casa. La domus, tra gli altri
elementi architettonici interessanti, aveva il peristilio strutturato
come a voler riprodurre una sorta di piccolo ambiente adatto alla
recitazione, circondato da rilievi, colonnine con maschere teatrali a
forma di satiro, oppure dall'aspetto comico e tragico. Ragion per cui,
sempre il Della Corte, suggerisce l'ipotesi che quella sorta di teatro
all'aperto fosse stato creato in onore di Nerone e che lo stesso
imperatore abbia potuto far sentire la sua voce tra quelle mura, nel
corso di una visita a Pompei. Un viaggio fatto proprio per ringraziare
Venere pompeiana, la dea protettrice della città, che lo aveva salvato
allorché a Napoli era crollato il teatro nel quale lui si stava
esibendo. La casa aveva anche un importante larario dedicato al culto di
Iside, cosa che fa ipotizzare che i suoi abitanti fossero seguaci di
quella religione egizia, così come lo era la loro rappresentante più
importante, l'imperatrice Poppea. I beni dei Poppaei, che avevano
intessuto un fitta rete commerciale con l’Egitto e le altre province
africane, però, non si limitano solo alla casa. Altre abitazioni
collegate alla Casa degli Amorini dorati appartenevano a Potito Poppaeo
Sabino e Caio Poppaeo Firmo. Secondo Amedeo Maiuri la casa aveva
conservato magnificamente le sue pitture per i lavori e le ridipinture
degli affreschi che erano in atto sino a poco prima dell'eruzione del 79
d.C.. Infatti i dipinti dei saloni a «fondo giallo», «fondo bianco» e
degli ambulacri del portico, vengono stimati risalenti al 63 d.C.,
appunto uno degli anni in cui si registrarono i terremoti annuncianti
l'eruzione, che quando si verificò trovò la sala centrale del triclinio
con le pareti ancora solo abbozzate. Particolarmente importanti, poi,
sono le pitture: Tetide, nell'officina di Vulcano; Giasone davanti a
Pelia; Achille con Briseide e Patroclo. Per visitare l'abitazione
bisognerà prenotarsi al sito www.arethusa.net. almeno un giorno prima.
Le visite saranno effettuate con cadenza giornaliera, dalle 9 alle 18,
ogni mezz'ora, e solo per gruppi formati al massimo da venti visitatori.(fonte: IL MATTINO)
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13/03/2006
DA APRILE IN MOSTRA ARGENTERIE ROMANE ALL'ARCHEOLOGICO DI NAPOLI
Cinquecento reperti, in gran parte costituiti da preziose argenterie
da mensa, per sottolineare quale valore avesse nelle case patrizie
dell’antica Roma quel metallo considerato un vero e proprio status
symbol. I pezzi - scyphi (tazze cilindriche), canthari (calici
ovoidali), calathi (bicchieri a tronco di cono), phialai (piatti,
vassoi), cucchiai da portate (trulla), mestoli, ma anche specchi,
spilloni e pettini lavorati a bulino, con complicati intarsi, o con
scene figurate di caccia, bucoliche e d’amore - saranno in mostra al
Museo Archeologico di Napoli, dal primo aprile al 30 ottobre, per la più
grande esposizione d’argenterie d’epoca romana mai allestita. La mostra,
intitolata «Il fascino discreto delle argenterie» e promossa dalla
Regione, è stata progettata dai sovrintendenti Maria Luisa Nava e Pietro
Guzzo. I corredi più corposi saranno quelli forniti dall’Archeologico
che sui circa mille pezzi sparsi tra i musei del mondo ne possiede quasi
la metà. Tra gli argenti esposti quelli della «Casa del Menandro» (118
reperti) e della «Casa di Inaco e Io» (65 pezzi). Dal Louvre di Parigi
giungeranno cinque argenti organici alla collezione (109 reperti) del
Tesoro di Boscoreale: le due coppe con i cigni, la coppia di bicchieri
con gli scheletri e una delle due saliere. Altri reperti arriveranno dai
musei di Roma. Vera star dell’esposizione sarà il tesoretto d’argenterie
ricco di venti elementi e trovato l’11 ottobre 2000, nello scavo di
Murecine, mentre si effettuavano i lavori per la terza corsia della
Napoli-Salerno. A far scattare l’idea della mostra è stato proprio
quello scavo: i suoi piatti, i bicchieri, le alzate, le coppe, formano
un classico completo «da quattro» di vasellame da tavola, argentum
potorium (per bere) e argentum escarium (per mangiare), sbalzato, dal
peso complessivo di circa quattro chilogrammi. Gli archeologi Salvatore
Nappo, Antonio De Simone e Federica Oliva trovarono i pezzi sistemati in
una gerla di vimini: probabilmente erano stati creati in una delle
botteghe orafe di Pozzuoli. (fonte: IL MATTINO)
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08/03/2006
PROGETTO
PER RIPORTARE ALLA LUCE IL DECUMANO DELL'ANTICA TEANO (CE)
La valorizzazione del centro storico passa anche attraverso la
sistemazione dell'antico decumano rappresentato dal basolato lavico
dell'asse Porta Roma/Porta Napoli, lungo il quale si trova l'ingresso
del monumentale Museo Archeologico di Teanum Sidicinum. Di questo è
convinto l'assessore all'Urbanistica Gian Paolo D'Aiello, su impulso del
quale la giunta, presieduta dal sindaco Raffaele Picierno, ha dato
mandato all'ufficio tecnico di attivarsi per la realizzazione
dell'importante intervento di riqualificazione, per il quale è stato
sottolineato che «esiste la possibilità di reperire fondi utilizzabili
anche all'interno del Pit Antica Capua». L’intervento incontra il favore
di tutto il ceto politico della cittadina. Favorevole all'iniziativa,
infatti, anche il consigliere di opposizione Antonio Feola, appartenente
al gruppo «Progresso Sidicino»: «Si tratta di un intervento
condivisibile anche perché renderà più sicuro l'antico decumano, oggi
pericoloso in più punti per alcune basole sporgenti, ma a patto -tiene a
precisare Feola- che non rimanga solo sulla carta come già accaduto per
un altro interessante progetto riguardante la riqualificazione di Teano
Scalo». Intanto, procedono i lavori di restauro (finanziati con oltre un
milione di euro) del complesso monumentale dell'ex Istituto «Regina
Margherita», che sarà destinato a ufficio turistico e per la promozione
dei prodotti tipici. Lo stesso assessore D'Aiello ieri mattina è
incontrato con il reggente della diocesi, Don Aurelio De Tora, per
ottenere l'accesso necessario per l'installazione di una gru che
consentirà di passare dai lavori di pulizia a quelli di carattere
strutturale. L'intervento rientra in un più ampio discorso di
valorizzazione del centro storico, che contempla anche una passeggiata
lungo la cinta muraria preromana.
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07/03/2006
APPUNTAMENTO CON LA PRIMAVERA NEGLI SCAVI DI POMPEI
Primavera a Pompei, terzo appuntamento dell’iniziativa “Le stagioni
dell’antica Pompei”.
Dal 9 marzo al 14 maggio i giardini delle case più belle, come la Casa
di Sallustio, dei Dioscuri, di Meleagro, del Citarista, del Fauno, della
Venere in Conchiglia, così come i vivai della Soprintendenza e gli spazi
verdi degli scavi saranno rimessi a nuovo e aperti al pubblico con
itinerari tematici e inediti.
Organizzata dal Laboratorio di Ricerche Applicate della Soprintendenza
archeologica di Pompei, “Tempo di primavera” è un’iniziativa che
interesserà l’intera area archeologica: protagonisti saranno gli orti e
i giardini della città antica, testimonianze uniche di come veniva
organizzato il verde nell’antichità. Nel vivaio di via dell’Abbondanza
verrà proposto un percorso tematico che mette a confronto le piante che
ornavano i giardini dell’antica Pompei con quelle introdotte durante gli
scavi dalla metà Settecento in poi, per abbellire l’area archeologica.
Con la collaborazione dell’Antica Erboristeria Pompeiana sarà possibile
acquistare i prodotti naturali come unguenti e profumi, realizzati con
le stesse tecniche e le essenze dell’antichità, così come i recenti vino
di viole e di rose, ultima sperimentazione nell’ambito delle ricerche
sull’alimentazione nel mondo antico. “Tempo di primavera” è anche
l’occasione per poter effettuare il circuito extra moenia, che si snoda
per 3200 metri su una superficie complessiva di circa venti ettari lungo
le mura della città antica. Il percorso offre al visitatore
testimonianze archeologiche inserite in un ambiente naturale di
particolare bellezza: pini centenari, maestosi platani, i roseti, le
lunghe siepi di biancospino e i lecci che ombreggiano le antiche tombe.
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01/03/2006
AVVIATI I LAVORI PER IL PARCO ARCHEOLOGICO "LA STARZA" A MONDRAGONE (CE)
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01/03/2006
PARCHEGGIO
COMUNALE SU AREA ARCHEOLOGICA A NOLA
Il comune di Nola ha deciso di trasformare l'area dell'ex mercato
del bestiame nella sede di alcuni uffici oltre che di un parcheggio.
Sulla stessa zona, sottoposta tra l'altro a vincolo archeologico vista
la vicinanza con l'anfiteatro romano, la sovrintendenza aveva già
predisposto un progetto per la realizzazione di un parco verde. E
scoppia la polemica. Dopo aver accolto per anni l'isola ecologica del
comune, la zona di via Foro Boario torna ad essere il pomo della
discordia tra chi la considera il naturale prolungamento del prestigioso
sito e le amministrazioni comunali che invece continuano ad assegnargli
destinazioni d'uso diverse. Questa volta a far scattare la querelle la
volontà, da parte dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco
Felice Napolitano, di recuperare, nell'ex mercato del bestiame, i posti
auto destinati alla sosta che si perderanno con l'imminente chiusura
della Travaglia. Non solo. Nello stesso luogo troveranno posto anche la
polizia ambientale, la protezione civile e gli uffici giudiziari. Ma la
sovrintendenza archeologica, che tra l'altro aveva chiesto sia i
finanziamenti del Pit Alto Clanis che l'assegnazione dell'area, ha preso
carta e penna e ha chiesto chiarimenti. «Quanto sta accadendo ci
dispiace moltissimo. Finora - spiega il responsabile nolano della
sovrintendenza archeologica, Giuseppe Vecchio - c'era stata fattiva
collaborazione con il comune. Speriamo che si tratti solo di un
malinteso. In ogni caso sull'area dell'ex mercato del bestiame insiste
un vincolo di destinazione a parco archeologico. Per gli uffici e i
parcheggi esistono aree a ciò destinate dal piano regolatore». «La
verità - continua Vecchio - è che questa città non riesce a valorizzare
il cospicuo patrimonio storico che ha ereditato». È braccio di ferro
dunque. Di quelli destinati a durare e soprattutto ad innescare un
vortice di polemiche. E intanto a confermare l'esistenza di un progetto
per la creazione di una zona verde intorno all'anfiteatro romano è l'ex
assessore ai beni culturali, Agnese Romano, attualmente delegata alle
finanze: «L'idea era quella di creare, in una superficie sottoposta a
vincolo archeologico, una zona come quella che circonda l'arena di
Verona. Il tutto per valorizzare un sito importante e per sfruttare al
massimo le sue potenzialità turistiche, culturali ed economiche». Un
intento ambizioso dunque. La possibilità di creare intorno al
prestigioso sito nuove occasioni di sviluppo. La sovrintendenza non
sembra però orientata a demordere. Non è da escludere infatti, come è
già accaduto per gli altri terreni che celano una fetta di anfiteatro
non ancora riportata alla luce, l'esproprio dell'ex mercato del bestiame
di via Foro Boario. La partita non sembra affatto chiusa ed in ballo tra
l'altro ci sono risorse che adesso rischiano di essere perse. Nei
prossimi giorni si attendono gli sviluppi su di una questione per la
quale il sindaco, Felice Napolitano, si trincera dietro un secco «no
comment». (Fonte: IL MATTINO)
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24/02/2006
TERMINATO IL RECUPERO DELL'ARCO DI TRAIANO A BENEVENTO
Con una una nota inviata al Comune di Benevento, la Soprintendenza
ai beni archeologici di Salerno, Benevento e Avellino ha comunicato di
aver completato i lavori di manutenzione dell'Arco di Traiano, lavori ai
quali ha collaborato lo stesso Comune con la fornitura di carrelli
elevatori e di maestranze. «L'intervento - ha scritto il soprintendente
Giuliana Tocco - eseguito dall'architetto Antonio Forcellino, uno degli
autori del precedente restauro, ha permesso di monitorare la superficie
marmorea che, a distanza di quasi cinque anni, dall'ultimazione dei
lavori, a testimonianza delle tecniche di restauro e dei prodotti usati,
si è rivelata in ottime condizioni, fatta eccezione per i depositi di
polveri inquinanti e del guano dei piccioni». Sempre nella nota della
Soprintendenza si consiglia, per ovviare a tali problemi, di sottoporre
il monumento a una regolare spolveratura con l'ausilio di acqua da
ripetere sulle superfici esterne ogni due anni, mentre nei pannelli del
fornice, non sottoposti al dilavamento della pioggia, almeno ogni anno.
Il Comune da parte sua, per il tramite del sindaco D'Alessandro, ha già
assicurato il massimo impegno per la continuativa salvaguardia del
prezioso monumento di epoca romana.
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23/02/2006
SI AL
RECUPERO DELLA VILLA ROMANA DI SANT'ANTONIO ABATE
Sono stati inseriti nei progetti a priorità assoluta le strutture
appartenenti a una villa romana ritrovate ad inizio febbraio alla
periferia di Sant'Antonio Abate. La decisione è stata presa dalla
sovrintendenza ai Beni archeologici di Pompei che, dopo vari
sopralluoghi sul sito di via Stabia, ha deciso di puntare sui reperti
abatesi per portare alla luce la costruzione. La notizia è stata accolta
con soddisfazione dal presidente dell'Unione dei Comuni Gennaro Somma,
il quale ha ribadito il massimo impegno dell'ente da lui presieduto per
la valorizzazione (anche dal punto di vista archeologico) del territorio
dei Monti Lattari. «Non è la prima volta - ha commentato Somma - che i
nostri comuni riportano alla luce testimonianze del passato. Bisogna
infatti ricordare che anche a Gragnano, la scorsa estate, furono
ritrovate all'interno della chiesa di San Marco due tombe risalenti alla
Casata dei Medici che, nel XV secolo, fondarono l'edificio religioso. Il
nostro obiettivo pertanto, sfruttando anche l'interesse primario della
Sovrintendenza, è quello di ripartire proprio da queste due sensazionali
scoperte per ridare lustro al nostro territorio». (Fonte: IL MATTINO)
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18/02/2006
SI RIPARTE PER IL PARCO ARCHEOLOGICO A CALES?
Dopo più di 20 anni di attesa, forse è stata scritta la pagina più
importante per tramutare in realtà il parco archeologico dell’antica
Cales: il primo parco «on the road» poiché accomunato al programma della
società Autostrade di realizzare l’uscita autostradale Cales. Al Comune
di Calvi, infatti, sono stati assegnati, nell’ambito dei fondi previsti
dal Pit antica Capua, finanziamenti per 760mila euro, con i quali
l’amministrazione comunale attiverà le procedure per il compimento degli
interventi di recupero e di valorizzazione dell’area medioevale.
Cattedrale romanica, dogana borbonica e castello aragonese che,
peraltro, dovrebbe divenire la sede del museo di Cales; quindi, saranno
al centro di lavori di riqualificazione sia sotto il profilo
strettamente artistico-culturale che logistico-organizzativo. Il
finanziamento, che rappresenta il più corposo sovvenzionamento mai
ottenuto da un’amministrazione comunale di Calvi (fatti salvi i 3
miliardi di lire con i quali la sovrintendenza riportò alla luce il
teatro romano) permetterà al Comune di poter portare a compimento gli
impegni sottoscritti nel protocollo d’intesa con le Autostrade e la
sovrintendenza. Piattaforma d’azione che prevedeva, appunto, per
l’amministrazione, il compito di valorizzazione dell’area medioevale;
per la sovrintendenza, l’attuazione di una campagna di scavi nell’area
romanico-etrusca che venne parzialmente sepolta dalla Napoli-Roma negli
anni ’50; mentre per le Autostrade, la realizzazione dello svincolo
autostradale denominato Cales. «Dopo tanto lavoro siamo finalmente
riusciti a porre una pietra miliare nella storia del parco dell’antica
Cales - commenta l’assessore ai Beni culturali Piero Salerno - ora il
museo nel castello aragonese e la riqualificazione dell’area medioevale
non sono più un miraggio. Da parte nostra c’è l’obbligo sia di eseguire
prontamente i lavori che di ottenere i finanziamenti dal progetto Arcus,
grazie al nostro proposito di sistemare le vie di accesso ai siti
archeologici». (Fonte: IL MATTINO)
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16/02/2006
RESTYLING PER IL BUE APIS A BENEVENTO
Grazie al protocollo d’intesa sottoscritto ieri a palazzo Mosti tra
il Comune ed il Lions Club Benevento Host sarà ”rimesso a nuovo” il
monumento denominato ”Bue Apis” in viale San Lorenzo. A siglare il
documento il sindaco Sandro D’Alessandro ed il presidente del Lions
Club, Raffaele Romano, alla presenza della dirigente della
Soprintendenza per i beni archeologici Giuliana Tocco. «Questa
iniziativa - ha sottolineato D’Alessandro a margine dell’incontro -
testimonia sia il costante impegno profuso dall’amministrazione per la
rivalutazione e la valorizzazione del vasto patrimonio culturale e
monumentale della città che la presenza strategica sul territorio di
associazioni che, attraverso il loro lavoro, supportano l’attività
dell’amministrazione per migliorare la città. Mi preme, inoltre,
sottolineare la proficuità della collaborazione da tempo è in atto con
la Soprintendenza». E la Soprintendenza, per bocca della Tocco, ha
lodato sia l’iniziativa relativa al Bue Apis che «la complessiva
riqualificazione della città, che distingue quest’amministrazione da
tante altre del Mezzogiorno». «È la prima volta che a Benevento si crea
una sinergia tra istituzioni ed associazioni per il recupero di un
monumento - ha invece tenuto a sottolineare Raffaele Romano - ed il
fatto di esserne stati i promotori non può che inorgoglirci». In base
all’accordo il Comune di Benevento provvederà a predisporre e realizzare
un progetto di sistemazione esterna del monumento teso anche a
preservare il bene da eventuali danneggiamenti da parte di autoveicoli,
ad installare un nuovo impianto di illuminazione del monumento e a
predisporre tutti gli atti necessari per favorire l’esecuzione dei
lavori. Al Lions Club competerà invece la progettazione e l’esecuzione
dei lavori di concerto con la Soprintendenza.
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16/02/2006
NASCE UN'
AREA MUSEALE A CAMPAGNA SULLA SALERNO-REGGIO CALABRIA
Da un concorso internazionale di idee arriva il progetto per
rinaturalizzare e valorizzare un tratto della Salerno-Reggio Calabria e
realizzare un'area museale con tutti i reperti archeologici rinvenuti
durante i lavori di ammodernamento. L'Anas, attraverso una commissione
internazionale, presieduta dall'architetto Mario Virano, ha scelto un
gruppo di architetti, ingegneri e paesaggisti che fa capo agli studi
Archea del prof. Marco Casamonti, Studio Franchi-Lunardini, Sistemi
industriali e Progetto Media. L'area espositiva e museale nascerà in
territorio di Campagna, a due passi dalla futura area di servizio che
sorgerà poco distante dal sito di stoccaggio di Basso dell'Olmo. La
progettazione prevede circa 1.000 mq espositivi, che ospiteranno reperti
risalenti all'età del ferro, raggiungibili attraverso la stessa
autostrada, sulla carreggiata sud, da un apposito svincolo e dall'area
di servizio in carreggiata nord, da un sottopasso autostradale. «Il
piano dà attuazione concreta al grande disegno di architettura delle
strade nel territorio - dice il presidente dell'Anas, Vincenzo Pozzi in
una nota - intendiamo integrare le infrastrutture nel territorio, come
elemento paesaggistico e culturale e non solo come elemento funzionale e
di servizio agli utenti». Pensare ad un'area museale sull'A3 è un'idea
vincente, che risponde alle caratteristiche del territorio, basta
considerare la gran mole di reperti ritrovati durante gli scavi, che
rimarranno sul territorio. Ora si dovrà passare alla fase operativa. Già
concreta, ed annunciata per la fine dell'anno, la realizzazione delle
due aree di servizio sulla Salerno-Reggio Calabria, in territorio di
Campagna. Sulla corsia sud ci sarà l'area ovest, da realizzare
accorpando le due aree in funzione - 71 mila metri quadrati; sulla
corsia nord ci sarà invece un'area nuova, su 85 mila metri quadrati,
realizzata a ridosso del sito di stoccaggio di Basso dell'Olmo. È l'area
est, lo stesso che vedrà nascere l'area espositiva. Per le due aree di
servizio verranno spesi ben 5 milioni di euro. Poi, saranno le aziende
concessionaria a costruire gli impianti per il carburante e gli spazi
adibiti alla ristorazione, le aree oil e food. Il protocollo d'intesa
per la costruzione è stato sottoscritto da Anas, Comune e
Soprintendenza. Ma se l'impegno dell'Anas è costruire tutto entro
l'anno, l'obiettivo è avere le due aree aperte all'utenza per l'estate
2007 (anno in cui è annunciata anche l'ultimazione del macrolotto
Sicignano-Atena). Preoccupati i sindacati, perché si aprano insieme
servizi oil e food, per salvaguardare i livelli occupazionali. Su questo
l'Anas rassicura. (Fonte: IL MATTINO)
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14/02/2006
APPROVATO IL PROGETTO PER L'AREA ARCHEOLOGICA DI CELLARULO A BENEVENTO
La giunta comunale presieduta dal sindaco Sandro D’Alessandro,
riunita a palazzo Mosti ha approvato, in linea tecnica, il progetto
definitivo che riguarda il complesso dei lavori per la sistemazione
idrogeologica riguardante l’intera area di contrada Cellarulo.
L'intervento è stato sviluppato, come si afferma in un documento stilato
dello stesso Comune, contestualmente alla proposta del parco
archeologico e del verde ed è finalizzato, soprattutto, alla protezione
dell'area archeologica dalle esondazioni del fiume Calore e anche alla
regimazione generale del territorio interessato delle acque piovane. Si
tratta, in buona sostanza, di opere propedeutiche all'intervento vero e
proprio di sistemazione del parco. L'area interessata è di circa
cinquanta ettari ed è delimitata, in particolare, da un meandro del
fiume Calore e dalla confluenza del suo immissario Sabato. È una zona,
come si può facilmente intuire, di forte rilievo
archeologico-paesaggistico-ambientale nonché storico, essendo stata
individuata quale sito originario della città sannita-irpina e
successivo anche come luogo d'impianto della città romana. Nella nota
del Comune, inoltre, si fa presente che l’L'intervento di sistemazione
avrà un costo complesso di 2.582.284,50 euro. L’intero importo sarà a
carico del ministero dell'Ambiente. Soltanto dopo l’effettuazione di
questi interventi si potrà intervenire sull'area archeologica vera e
propria che, come è noto, presenta reparti storici di grande interesse
storico e per la cui salvaguardia si stanno battendo non solo i partiti
ma anche le varie associazioni culturali e ambientaliste che operano nel
capoluogo sannita. (Fonte: IL MATTINO)
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09/02/2006
RIPRENDONO
GLI SCAVI ARCHEOLOGICI A POSITANO (SA)
Con lo spostamento della cabina Enel, collocata ai piedi del
campanile dell’Assunta, riprenderanno i lavori presso l'area
archeologica di Positano. L’autorizzazione al trasferimento delle
apparecchiature, che alimentano gran parte delle abitazioni e degli
esercizi commerciali della zona, è giunta ieri dalla soprintendenza
archeologica di Salerno e consentirà la riapertura del cantiere chiuso
ormai da un po’ di tempo. I lavori, fermi sia per motivi di accesso
dovuti alla presenza della cabina Enel che per il consolidamento
dell'area il cui progetto è al vaglio della soprintendenza, potrebbero
riprendere in breve tempo, consentendo così un’accelerazione nel
recupero dell’area di interesse storico venuta alla luce alla fine del
2003. La rimozione delle apparecchiature dell’Enel, che saranno
trasferite sotto i giardini del Palazzo Murat, consentiranno di aprire
un varco alla zona dove sono tuttora in corso gli scavi archeologici che
hanno portato alla luce i resti di una domus romana e di una millenaria
abbazia benedettina. Qui, verrà creato l’accesso all’area, i cui lavori
sono in fase di completamento, attraverso un percorso più comodo
fruibile anche ai portatori di handicap per i quali il progetto prevede
l’abbattimento delle barriere architettoniche. I resti della villa
romana e della millenaria abbazia benedettina furono rinvenuti durante i
lavori di restauro della cripta dell’Assunta. Dalle dimensioni
inizialmente esigue, il vano appartenente alla domus romana fu oggetto
di un programma di intervento presentato dalla direttrice dei musei
salernitani Matilde Romito e dall’archeologa Francesca Praianò, che ha
curato gli scavi durante i quali vennero alla luce anche numerosi
scheletri oltre ai resti settecenteschi dell’antica abbazia. Infatti,
nelle adiacenze della cripta inferiore, emersero tracce importanti della
costruzione risalente al Medioevo e dedicata a Santa Maria e San Vito.
Tra le più antiche della Costiera, la badia ospitò frati che, come
scriveva lo storico Errico Talamo, «furono uomini illustri e singolari
sia per la loro prudenza come per la varietà del sapere». (Fonte: IL
MATTINO)
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09/02/2006
RECUPERO
DELLE MASSERIE A TEANO (CE)
Le masserie storiche, un patrimonio da tutelare e valorizzare. Per
iniziativa del coordinamento dalla direzione regionale dei beni e delle
attività culturali, sono partiti proprio in questi giorni i sopralluoghi
per catalogare e documentare le antiche masserie ricadenti nella
perimetrazione del Parco archeologico, progetto su cui si punta anche
per lo sviluppo turistico della città. Operatori della soprintendenza
archeologica unitamente a quelli della soprintendenza ai beni storici e
architettonici di Caserta, infatti, si sono recati nelle prime tre
masserie più antiche (risalgono al Medioevo e quelle più recenti al
1700), dove, oltre ad acquisire tutta una serie di notizie, hanno
provveduto a realizzare anche un servizio fotografico. Il tutto servirà
per avviare la procedura di apposizione del vincolo finalizzato alla
tutela, al recupero e alla valorizzazione di importanti e interessanti
testimonianze del passato nell’ambito del più ampio discorso del Parco
archeologico, che va dal centro storico fino alla zona dove si trova
l’antica basilica di San Paride, patrono della città. Infatti, il Parco
archeologico non comprenderà solo monumenti, ma anche la campagna
circostante e le masserie di maggior pregio. Altre verranno catalogate e
documentate successivamente, in modo tale da avere un quadro completo e
dettagliato di un patrimonio che non va assolutamente perduto, anche
perché può svolgere una funzione di grande importanza per la migliore
fruizione del Parco stesso. Al suo interno, i principali monumenti sono
il museo archeologico (per il quale c’è anche un progetto di adozione da
parte delle scuole) e il teatro romano, che ieri mattina è stato al
centro di una visita guidata gratuita a cura dell’architetto Alfredo
Balasco, consulente della soprintendenza archeologica. Si è trattato del
secondo appuntamento, dopo quello di venerdì scorso, durante il quale
Virginia D’Avino ha illustrato il museo archeologico, collocato nello
splendido e panoramico complesso monumentale Loggione-Cavallerizza.
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05/2/2006
REPERTI RUBATI RECUPERATI AD ARIANO IRPINO (AV) ED A FORMIA (LT)
Due anfore vinarie in terracotta con evidenti incrostazioni marine,
risalenti probabilmente al II secolo a. C., sono state rinvenute dai
carabinieri di Ariano all'interno di un'auto parcheggiata da giorni in
via Fontananuova. Il proprietario, A. C., 35 anni, originario di Ariano,
è stato denunciato a piede libero per ricettazione. Sono stati alcuni
abitanti di Via Fontanuova a segnalare la presenza da diversi giorni di
un'auto all'interno della quale si potevano notare tele e altri strani
oggetti. I carabinieri di Ariano, diretti dal capitano Piasentin, dopo
aver sequestrato il mezzo, sono riusciti a risalire al proprietario. Nel
perquisire il mezzo, hanno rinvenuto oltre alle tele, per le quali si
sta cercando di scoprirne la provenienza, anche due belle anfore
vinarie, di epoca romana, ben conservate. La prima anfora misurava 98
centimetri e la seconda qualche centimetro in meno. Per ottenere
maggiori certezze sul valore di questo ritrovamento è stato interessato
il Nucleo Tutela Patrimoniale di Napoli dei carabinieri che ha inviato
sul posto il tenente Lorenzo Marinaccio, il quale ha confermato
l'importanza dell'interesse storico e archeologico dei due manufatti,
trasferiti nel laboratorio di restauro dell'Antiquarium della
Soprintendenza Archeolgica di Ariano, in Via Anzani. Il 35enne,
denunciato a piede libero, non ha saputo fornire spiegazioni convincenti
sulla presenza delle due anfore nella sua auto, limitandosi a sostenere
di averle acquistate in un centro della penisola sorrentina da un
venditore ambulante di oggetti di antiquariato.
Ancore romane del II secolo a.C. e altri reperti risalenti al
periodo romano sono stati recuperati dai militari del comando operativo
navale della Guardia di Finanza di Formia. Si è trattato di un
intervento provvidenziale da parte delle Fiamme Gialle, che hanno
evitato che i preziosi reperti, che si trovavano nei fondali del mare di
Formia, fossero portati via. I militari sono intervenuti nei pressi
dell’area portuale Vespucci, dove le testimonianze storiche erano state
sistemate in due apposite reti poggiate sui fondali. Il tutto era
collegato a una boa artigianale, una bottiglia di plastica, che serviva
da punto di riferimento agli autori del colpo, i quali, nella notte
avrebbero provveduto a portare via il tutto. I finanzieri di mare, a
bordo dell’unità Bso 248, hanno recuperato il materiale archeologico,
che è stato sequestrato e che, probabilmente, dopo la catalogazione
della Sovrintendenza, sarà sistemato nel museo di Formia. Del bottino
archeologico fanno parte, tra l’altro, due ancore romane di piombo,
risalenti al II secolo a.C., il collo di un’anfora, un piatto a varietà
nera, la parte superiore di un otre e una bitta utilizzata dai Romani
per legare le cime all’attracco delle navi.(Fonte: IL MATTINO)
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28/1/2006 SPUNTA UN
MOSAICO ROMANO A POZZUOLI (Na)
Tessere minute, bianche e nere, spirali e forme geometriche in un
intreccio floreale: ecco l'ultimo mosaico d'epoca imperiale dell'antica
Puteoli. Era uno degli elementi decorativi di una delle tante ville
suburbane, a poca distanza dall'anfiteatro Flavio. È stato scoperto in
via Campi Flegrei, a due passi dall'azienda di Cura e Soggiorno, durante
un lavoro di scavo dell'Enel. Sul posto è intervenuta Costanza
Gialanella, ispettrice della Soprintendenza ai Beni Archeologici che ha
proposto la copertura del mosaico in plexiglass, una struttura che
consentirà la visibilità dell'opera, senza sciupare le tessere, integre
e lucenti, come venti secoli fa. «Ci adopereremo a finanziare il
progetto - dice Franco Mancusi, presidente dell'azienda di Cura e
Soggiorno - attraverso la Regione». La scoperta consente di ridisegnare
un altro pezzo dell'antica Puteoli, città mercantile, il cui cuore era
tra il porto e l'anfiteatro, dove finora sono state scoperte tombe,
dimore lussuose, depositi di grano, ville residenziali e oltre una
decina di mosaici raffiguranti fiori e divinità. (Fonte: IL MATTINO)
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24/1/2006
REGGIA DI CASERTA IN PERICOLO: FERMATE I LAVORI!
È una corsa contro il tempo quella ingaggiata in queste ore dalle
associazioni casertane contro l’interramento di viale Douhet. Reduci da
un incontro serrato tenuto ieri mattina con il commissario prefettizio
Maria Elena Stasi, che ha soddisfatto solo in parte le perplessità
mostrate sull’opportunità dell’opera, i presidenti di Italia Nostra,
Lipu, Legambiente e Wwf si preparano a intraprendere nuove strade che
non escludono quella legale. L’unica, probabilmente, in grado di
bloccare un intervento che giudicano «pericoloso per la staticità della
Reggia e per le condotte interrate dell’acquedotto carolino». A
condizione che agiscano in fretta considerato che il tempo a
disposizione è ormai agli sgoccioli. Il cantiere, infatti, sarà
ufficialmente aperto tra poco più di una settimana e lo stesso
commissario prefettizio ha fatto sapere che non si torna indietro. La
gara è stata appaltata, i rilievi e le indagini architettoniche hanno
esaurito il loro compito mentre la ditta è al lavoro per predisporre il
piano di intervento. Costi quel che costi. E non solo in termini di
spesa (l’opera è finanziata per l’85 per cento con fondi europei) quanto
sul piano dell’impatto estetico-ambientale e archeologico che questa
infrastruttura avrà sul territorio e sul vicino Palazzo Reale. «Non ci
sembra che questi aspetti siano stati opportunamente valutati - dice il
presidente di Italia Nostra, Maria Rosaria Iacono - basti pensare che
nel progetto esecutivo dell’opera non figura la presenza delle condotte
dell’acquedotto carolino così come invece documentato da una pianta
storica del 1937 custodita nell’ufficio del Demanio di Caserta. A tutto
ciò si aggiunga la necessità di un parere definitivo della
Sovrintendenza per i beni archeologici in merito alla presenza di queste
condotte idriche». Elementi, a quanto pare, non sufficienti a bloccare
lo stato dell'arte perché, come sottolineato dalla stessa Stasi, «l’iter
amministrativo deve andare avanti». Rassicurazioni però sono giunte sul
fronte dei controlli, il commissario ha infatti garantito che i lavori
non saranno avviati fino a quando la ditta non avrà provveduto ad
effettuare tutti i sondaggi necessari a «fotografare» il mondo che si
cela sotto le ramificate fondamenta della Reggia vanvitelliana. «Faremo
i dovuti controlli per verificare la reale esistenza di queste condotte»
- gli fa eco il sub commissario Paolino Maddaloni, precisando che «non
esistono pericoli per il Palazzo Reale» e che «lo scavo sarà
costantemente monitorato da una squadra tecnica della facoltà di
Ingegneria della Sun». Una promessa che esaudisce solo parzialmente le
richieste avanzate dalle associazioni che propongono di adottare
strumenti meno impattivi di un sottopassaggio per pedonalizzare piazza
Carlo III: «Apprezziamo la disponibilità mostrata dai commissari nei
nostri confronti - spiega la dottoressa Iacono - anche perché da quando
abbiamo intrapreso questa battaglia (era il 2003) non siamo mai riusciti
ad ottenere un confronto decisivo sulla spinosa questione con
l’amministrazione comunale, tuttavia le garanzie fornite non fugano i
dubbi su un intervento a nostro avviso deleterio per la città e il suo
territorio». Dichiarazioni al vetriolo che sembrano rafforzare l’ipotesi
di impugnare il progetto esecutivo. Un’ipotesi che la dottoressa Iacono
non conferma, né smentisce: «È necessaria una seria e attenta
riflessione sul caso. Nelle prossime ore valutaremo la questione in
tutti i suoi aspetti e, sulla scorta dei sondaggi effettuati, decideremo
il da farsi».
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20/1/2006 NUOVI FONDI
PER IL PARCO ARCHEOLOGICO DI CAPPELLA (MONTE DI PROCIDA)
Parco Archeologico di Cappella: la Regione Campania stanzia altri
480mila euro per il parco che custodirà la necropoli della flotta
imperiale, ritrovata in piazza Mercato di Sabato. La somma si aggiunge
ai 500mila euro, assegnati con un accordo di programma tra Regione e
Stato. Lo scavo, condotto dalla Sovrintendenza, è terminato e il Comune
ha approvato il progetto definitivo. Presto il via alle opere. «Entro la
fine di gennaio parte il bando di gara per l'assegnazione dei lavori»
assicura Andrea Marasco, presidente della commissione edilizia. Il
prospetto, che rende accessibili gli edifici funerari ai visitatori,
prevede la costruzione di una struttura trasparente al di sopra della
necropoli. La facciata sulla strada è vetrata, mentre dal calpestio
della piazza emergono due cubi in acciaio forato. Illuminano il tutto
strisce in cristallo. «Il programma è prestigioso - dice il sindaco
Giuseppe Coppola - La realizzazione del parco è un'occasione di rilancio
e sviluppo». La necropoli era parte di un percorso funerario che partiva
dal Miseno, sede della flotta imperiale, e proseguiva fino a Cuma. Lo
scavo ha riportato alla luce due colombari, strutture ipogeiche del
periodo repubblicano e primo imperiale. Qui vi erano conservate le urne
cinerarie dei militari della Praetoria Classis Misenensis, la flotta al
servizio dell'imperatore. Sono state ritrovate 40 nicchie e 600
iscrizioni, restaurate con tecniche moderne. Il parco sarà una tappa
importante dell'itinerario monumentale flegreo.
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