Partner del progetto: realizzato con fondi protocollo di intesa fondazioni bancarie e volontariato
Poco note sono le strutture abitative di Neapolis; è noto che abitazioni sorsero nell’area di Sant’Aniello a Caponapoli, sovrapponendosi ad una parte delle mura difensive, ormai cadute in disuso.
Altri resti di abitazioni sono stati rinvenuti in vari interventi nel centro antico.
I resti di una domus di epoca repubblicana sono stati messi in luce nell’area archeologica di Vico Carminiello ai Mannesi, dove, in epoca imperiale, sorse un impianto termale.
E’ stato messo in luce un ambiente rettangolare, con una parete absidata, che presenta un pavimento a mosaico realizzato con tessere bianche e nera che formano un motivo a canestro.
In quest’area venne edificato un nuovo complesso all’inizio del I sec.d.C., realizzato su due livelli in opera reticolata e laterizia: quello inferiore era adibito ai servizi (cisterne, magazzini, ecc.), mentre quello superiore era destinato agli ambienti termali veri e propri. Un ambiente del piano inferiore fu trasformato nel corso del II sec.d.C. in Mitreo a seguito della divulgazione del culto persiano di Mitra. Il complesso fu poi abbandonato all’inizio del V sec. per il crollo della volta. Nel XVII secolo, sul luogo della struttura termale, fu edificata la chiesa del Carmine ai Mannesi che venne distrutta da una bomba nel 1943. Fu a seguito di questo evento che iniziarono ad essere messe in luce gli edifici sottostanti. Inoltrandosi nel complesso, al piano superiore, è da segnalare la presenza di due vasche, la prima con fontana centrale a gradoni e rivestita di marmo riutilizzata come sepoltura di un gruppo di infanti nell’alto medioevo, la seconda rivestita in signino. Meglio conservato il livello inferiore nel quale è possibile riconoscere due ambienti adibiti a Mitreo per la presenza sulla parete di fondo di un rilievo in stucco bianco, originariamente dipinto, rappresentante il dio Mitra nell’atto di sacrificare il toro. Al centro del complesso è una grande sala rettangolare mosaicata e, originariamente, affrescata. Intorno ad essa si svolgono altri ambienti termali. La facciata occidentale presentava un porticato che affacciava su un cardine.
Resti di una ricca domus, distrutta dal terremoto del 62 d.C., sono stati messi in luce durante i lavori di restauro di Palazzo Corigliano a Piazza San Domenico Maggiore; in particolare sono stati scavati alcuni pozzi in cui erano stati scaricati gli apparati decorativi della domus.
Altri ambienti, sempre riferibili ad un uso privato, sono stati rinvenuti al di sotto del Duomo e della Curia Arcivescovile. Sotto il Duomo vi è, infatti, un’interessante stratificazione che copre l’arco di tempo fra il IV sec.a.C. e il IV sec.d.C. Alcuni scavi composti da mura greche del IV sec.a.C., strutture romane pertinenti ad edifici per abitazioni ed alcuni pavimenti paleocristiani a mosaico a motivi floreali.
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