Partner del progetto: realizzato con fondi protocollo di intesa fondazioni bancarie e volontariato
La città antica aveva due nuclei sin dal primo momento destinati alle funzioni pubbliche della città; l’area destinata alle attività politico-assembleari ed a quelle commerciali (l’agorà) e quella destinata a quelle religiose, generalmente concentrate nel luogo più prominente della città, l’acropoli.
Nel caso di Neapolis l’acropoli si colloca nell’area attualmente occupata dall’area ospedaliera; è questo un luogo molto particolare dell’antica città: era il lato più esposto, soprattutto agli attacchi da settentrione. Per questo un complesso sistema di fortificazioni, unito alla difesa naturale dei valloni che si estendevano lungo via Costantinopoli e via Foria, lo rendeva inespugnabile. Nel corso del I sec.d.C., persa ogni finalità difensiva, parte delle mura furono interrate ed il resto sfruttato per costruirvici abitazioni. Dal III-IV sec.d.C. l’area fu spopolata e divenne periferica rispetto al resto della città, utilizzata forse come area di necropoli.
Durante lavori di consolidamento della chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, effettuati nei primi anni ottanta, è venuto alla luce nell’area della navata, databile al III sec. a.C.. Esse sono orientate in senso N-S e forse rappresentano un sistema di fortificazioni poste sul ciglio della collina.
Negli stessi anni, nell”area di Villa Chiara, sono stati eseguiti in quest’area scavi che hanno messo in luce strutture pertinenti alla murazione di Neapolis greca (fasi del V e IV sec. a.C)
Un altro tratto di mura, forse collegato al primo, è visibile presso la clinica di Semeiotica.
Riguardo, infine, alla presenza di santuari sull’Acropoli, occorre ricordare che negli anni ’30, all’interno della clinica di Semeiotica, venne alla luce un’interessante stipe votiva, composta da oltre 700 oggetti fittili (statuine, busti, testine, ecc.) in terracotta, ascrivibili al IV-III sec.a.C., riconducibili presumibilmente al culto di Demetra. Finora però nessuna traccia di eventuali strutture pertinenti ad un santuario sono mai venute alla luce.
Per quanto riguarda l’area dell’agorà, oltre ad una sua definizione spaziale ben leggibile nell’attuale tessuto urbanistico, conosciamo soprattutto i monumenti riferibili alla città romana.
I teatri (quello scoperto ad ovest e l’odeion ad est, si estendevano fra la plateia superiore e quella mediana, nell’area alle spalle della chiesa di San Paolo Maggiore.
Riguardo alla loro origine, la struttura dei teatri risulta essenzialmente romana (II-I sec.a.C.), mentre non è stato possibile finora appurare la preesistenza in loco di edifici per spettacoli in età greca.
Il teatro scoperto presenta due fasi costruttive: della prima (forse dell’età augustea) si riconoscono solo le fondazioni della cavea e pochi altri resti in reticolato; alla seconda (età flavia) è ascrivibile tutto l’elevato in reticolato e laterizio. La cavea semicircolare aveva i gradini rivestiti di marmo bianco e poggiava su sostruzioni costituite al livello stradale da 23 settori radiali dei quali alcuni fungevano da ingressi (vomitoria) per il pubblico. Esisteva poi un corridoio (ambulacro) interno ed un doppio porticato esterno dal quale, attraverso doppie rampe di gradini, si accedeva ai livelli superiori della cavea. Per quello che riguarda la scaena, essa è per buona parte conservata, costruita in laterizio con rivestimento marmoreo e nicchioni per statue.
Più difficile ricavare dati dai pochi resti dell’odeion: anch’esso presenta una doppia fase costruttiva, la prima risalente all’età augustea o giulio-claudia e la seconda di età flavia.
Un altro importantissimo edificio della città antica è il Tempio dei Dioscuri, costruito nel I sec.d.C., fu trasformato in chiesa cristiana dedicata a San Paolo fra l’ottavo ed il non secolo.
Il tempio originario era lungo circa m.24 e largo 18 con sei colonne sulla facciata. Sul frontone era illustrata la scena di una parata: al centro dovevano essere le divinità a cui il tempio era dedicato (i Dioscuri e forse Partenope); ai lati figure mitologiche (tritoni), figure femminili ed alcune figure reclinate. Sotto la scena era l’iscrizione dedicatoria: “Tiberio Iulio Tarso fece ai Dioscuri ed alla città il tempio e le cose che sono nel tempio/ Pelagon liberto e procuratore dell’imperatore avendolo finito a sue spese lo dedicò”. Dall’iscrizione si apprende anche che il tempio era dedicato ai Dioscuri, il cui culto, molto antico, giunse in città da Cuma. Questo culto ebbe grossa importanza in età romana, a seguito dell’identificazione con i Dioscuri di tutte le coppie di prìncipi destinati alla successione.
Dell’originario tempio restano oggi solo due colonne attiche con capitelli corinzi particolarmente ricchi nella facciata e alcuni muri in opera reticolata e laterizio.
L’area sud-orientale dell’agorà è occupata dal complesso rinvenuto al di sotto della chiesa e del convento di San Lorenzo Maggiore.
Questo monumentale complesso si estende all’angolo fra via Tribunali e via San Gregorio Armeno e rappresenta un notevole esempio di stratificazione edilizia, avvenuta nel corso dei secoli.
A causa della conformazione non pianeggiante del territorio, in epoca greca in quest’area fu creato un terrazzamento, sostenuto da un muro di contenimento lungo tre lati (quello meridionale è a doppia cortina per contenere la spinta del terreno): lo spazio interno fu poi colmato artificialmente, in modo da avere a disposizione un pianoro, identificata con l’agorà.
Con l’arrivo dei Romani, l’area ricadde a ridosso del Foro e su di essa sorse il Macellum, il mercato della città, con botteghe estese su due livelli e con l’Erario.
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